TJODALV – il Signore dei Ghiacci – II^ parte
Scritto da : Melian McMeow in data : 21/04/2005 19:13:14

ADULAINMADRIGALE anno 268

Pochi giorni passarono per trovare un nuovo ricettacolo ed un altro gruppo di Elfi, tra cui sempre il mago Naubrannon la cui presenza era ormai necessaria, si recò nuovamente all'isola del fuoco a consegnare il cristallo, le uniche parole che proferì la creatura furono "Accorrete all'isola ghiacciata, vedrete una cosa che pochi hanno avuto modo di vedere, anche per una stirpe longeva come la vostra...vedrete la caduta di un signore dell'abisso”. Veloci come il vento gli Elfi navigarono verso l'isola quando in lontananza un'ombra sull'acqua si avvicinò a loro, alzati gli occhi al cielo videro una possente figura alata superarli in volo…



Lo scontro tra i due Demoni Arcani iniziò prima che le svelte navi elfiche potessero raggiungere l’isola. La battaglia fu feroce: i demoni si graffiavano e mordevano, fuoco e ghiaccio si scontravano in una presa mortale, con uno sforzo enorme Samiha ebbe il sopravvento e in fretta, prima che il demone potesse tornare, ne imprigionò l'essenza nel ricettacolo.



Ancora furente si voltò verso gli Elfi, ma questa volta la sete di sangue a lungo alimentata era per una volta sazia. Samiha si limitò a posare a terra il ricettacolo, conscio che l'antica stirpe lo avrebbe certamente custodito con saggezza, evitando ad ogni costo il ritorno della malefica entità.
"Senza la vostra intercessione la mia vendetta avrebbe atteso ancora a lungo, per questo le vostre vite verranno risparmiate....per questa volta, ma se dovessi incontrarvi ancora non sperate in un simile trattamento" - detto questo il demone si alzò in cielo per fare ritorno alle terre dove risiedeva la sua dimora.

Il pericolo era stato finalmente allontanato, da Ere la Splendente non aveva rischiato tanto. Negli ultimi giorni di Adulain gli Elfi tornarono in città per annunciare la notizia in tutta la valle, celata dalla magia degli alberi e dai monti dell'Elvenquist. All'uscita Est incontrarono la druida Melian McMeow con un antico e malandato Albero, Onodrim, come viene chiamata la sua stirpe in lingua Elfica, di nome Autunno.
La giovane Sindar stava scortando l’antico albero al Bosco di Tiond, nella fitta e impervia foresta che circonda la Verde, dove egli aveva deciso di piantare per l’ultima volta le sue radici e lasciarsi così trasportare dagli ultimi anni della sua lunga vita. Aveva a lungo vissuto nell’oscurità dei boschi umani, e da tempo desiderava tornare al regno Elfico. Giunto all’estremità Est delle Terre Selvagge incontrò la druida Melian, che si offrì di scortarlo fino ai Boschi del Doriath.



Mentre Autunno raccontava il motivo della sua visita l’artefatto che Naurbrannon teneva nello zaino iniziò a vibrare. Temendo il peggio il mago lo prese in mano, il cristallo, bianco come il ghiaccio continuava a vibrare, piccole crepe si erano create sulla sua superficie, prima liscia e intonsa, come se fortissime scosse di terremoto stessero sconvolgendo il piccolo mondo al suo interno. Il volto terrorizzato degli Elfi attirò l'attenzione del nobile Pastore delle Foreste, che si avvicinò a Naurbrannon e gli tolse il cristallo dalle mani. Disse di conoscere una pratica per far sì che il demone contenuto nel cristallo non si disperdesse, una pratica che gli avevano insegnato gli altri Onodrim, più anziani di lui.
I presenti rimasero impietriti mentre Autunno osservava con attenzione il cristallo tremare. Dopo un attento esame e un attimo di esitazione, l’Antico albero conficcò il cristallo nel suo petto, emettendo strazianti grida di dolore.



"NO..." Fu la parola che uscì dalle voci unisone dei fratelli Quenya e della druida, ma dopo averli guardati tutti con lo sguardo onorevole di colui che sa di compiere un'enorme sacrificio, l'Antica creatura fuggì tra i boschi. A nessun risultato portarono le ricerche condotte dai presenti. Del buon Autunno, che aveva sacrificato la sua vita e il suo sogno di trovare la pace tra i suoi fratelli, non si seppe più nulla.

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