
Da tempi immemori il Sacro Ordine Druidico conserva e custodisce la Saggezza di Ardania.
A lungo i fratelli hanno perlustrato mari e monti, pianure e colline alla ricerca di sacri tomi, depositari della conoscenza degli Antichi.
Cerimonie, preghiere, canti da secoli dispersi e sconosciuti alle genti, ma di grande potere e influenza per la storia del Sacro Ordine.
Gilbert Mallorn, il Sommo Gerofante, era da tempo impegato in tali ricerche, quando una notte, durante uno dei suoi viaggi solitari, ebbe un incontro del tutto particolare... un vecchio saggio di nome Herold gli aveva confidato dei segreti, segreti sul suo passato e su quello dei suoi fratelli, notizie antiche di secoli che aspettavano di essere rivelate.
Eccitato dall'incontro il Sommo richiamò a sè i Druidi, e non fu difficile radunarli tutti: grande era l'apprensione per quanto Gilbert aveva scoperto...

Fu così che la notte tra il 12 e il 13 Solfeggiante dell'anno 269 i Druidi si diedero appuntamento sulle coste di Paranor.
Erano passati lunghi mesi dall'ultima volta che la Sacra Isola aveva ospitato
tanti Fratelli tutti assieme.
Era una splendida notte d'estate, le stelle splendevano in cielo affianco alla candida luna, perfettamente tonda e bianca come mai si era vista.
La fauna dell'isola sembrava essersi risvegliata da un insolito letargo, i lupi erano giocosi e mansueti come teneri agnellini, lucciole e farfalle variopinte coloravano le fronde degli alberi e creavano un'atmosfera paradisiaca, che da tempo non si vedeva su Ardania, neppure sulle coste della magica Isola.

Quando finanche i Druidi Erranti e i giovani ritardatari furono arrivati, Gilbert si distolse dalla sua meditazione e si avvicinò loro.
I Figli della Madre cessarono di giocare con i lupi e gli altri animali dell'isola e ascoltarono in silenzio le parole del loro Maestro.
Solo, un lupo nero era rimasto nel cerchio formato dai Druidi radunati, sembrava seguire anch'egli il racconto di Gilbert...
Nel bosco, la notte precedente, Herold svelò l'esistenza di uomo, un vecchio eremita di nome Abdil Semreth, in possesso di arcane conoscenze sul'Ordine Druidico.
L'uomo era stato dipinto da Herold come un personaggio schivo e solitario, considerato pazzo dalle genti tra cui era vissuto, si era rintanato tra le ombre delle paludi umane, vivendo di stenti e di meditazione.
Come non sarebbe stato facile trovarlo, non lo sarebbe stato neppure parlare con lui. Tuttavia, a detta del Saggio, alle giuste domande avrebbe risposto con giuste risposte.
La missione dunque consisteva nel partire per le coste delle Terre Selvagge e rintracciare Abdil, seguendo le tracce che un uomo vecchio e stanco avrebbe potuto lasciare sul suo cammino.
Dopo qualche minuto di raccogliemento spirituale, i Fratelli salparono l'ancora della grande nave alla volta delle paludi.

Giunti sulla terraferma iniziarono le ricerche. I Druidi si movevano uniti, in branco come i lupi. Tanti erano i pericoli da affrontare in quella terra malsana.
L'aria era pesante per l'umidità, e dalle ombre spuntavano creture affamate di sangue e di orrore. Tra impervi ostacoli e brutali scontri con le temibili aberrazioni che vivono nelle paludi, i Druidi riuscirono a scovare degli indizi...
Scintillanti fuochi coloravano le ombre della notte...
I Figli della Madre seguirono il percorso segnato dalle fiamme, finchè le loro gambe non affondarono nella sabbia. Erano arrivati al deserto, poco a Nord dell'Oasi di Tremec, quando videro in lontananza, accovacciato tra le rocce, un vecchio che riposava...

Era vestito di stracci e aveva una lunga barba bianca. Dormiva, con i piedi dentro la sabbia dorata e la schiena appoggiata alla parete rocciosa.
Il suo sonno fu interrotto dalle urla e dai terribili versi dei mostri del deserto, orribili
creature deformi attirate dall'arrivo dei Druidi.
Abbattuti gli ultimi ostacoli, i Figli della Madre poterono finalmente avvicinarsi all'anziano uomo. Dall'aspetto sarebbe potuto essere lui, il vecchio, pazzo Abdil, ma dovevano assicurarsene, e quell'uomo sembrava non voler rivelare il suo nome.
La prima a farsi avanti fu Jaden, la Grande Druida dei Ghiacci.
Provò con l'uso del suo intelletto, con la logica a far parlare il vecchio, ma non riuscì. L'uomo voleva una "ricompensa" per svelare il suo nome, Jaden avrebbe dovuto portargli una viverna viva per dimostrare di meritare la sua fiducia.
La sorella partì dunque, accompagnata da altri Druidi, alla ricerca dell'animale, mentre gli altri Fratelli cercavano di scucire una confessione all'anziano eremita.
Tutto lasciava presagire che fosse lui l'uomo che stavano cercando, sembrava molto attento alle parole e ai gesti delle druide, ignorando quasi o denigrando i Fratelli di sesso maschile.
Fu così che Irys decise di ostentare la sua femminilità, per cercare di concupirlo... Tuttavia, neppure le moine della giovane druida riuscirono a ingannarlo.

Aspettarono tutti Jaden e gli altri fratelli, che tornarono con due viverne, vive e innocue come scoiattoli. Al che il vecchio rivelò di essere l'uomo che i Druidi cercavano, Abdil Semreth.
La sua espressione cambio radicalmente, da vecchio marpione schivo e scontroso, assunse le sembianze di un Saggio plurisecolare, un profeta dalla saggezza inestimabile.
Chiese ai Druidi di parlare con la loro guida, con Gilbert, e dopo qualche domanda e piccoli indovinelli strategici posò sulla sabbia un enorme libro impolverato contenente, a suo dire, preghiere, storie ed eventi della storia di Ardania da secoli dimenticati da tutti i Popoli.

Abdil era molto vecchio, e stanco, così, svolto il suo compito, si dileguò tra le rocce da cui era comparso, avvolto nelle ombre della notte...
Il Sommo raccolse il tomo da terra.
Gli occhi dei Druidi seguivano in silenzio lo spostamento del libro, dalla sabbia alle braccia di Gilbert, come fossero dei poveretti affamati in contemplazione dell'unico pezzo di pane.
Il Gerofante aprì il libro, con la fronte corrugata per la concentrazione, sfogliò le prime pagine ed iniziò a leggere...
I Fratelli rimasero in silenzio, in ascolto della lettura di Gilbert. Erano tante le notizie contenute nel libro.
Non si sbagliava Herold, e neppure Abdil.
Avevano finalmente trovato un segno del loro passato, un ricordo dei vecchi riti ancestrali, praticati dai loro predecessori in tempi remoti, ormai dimenticati e sommersi dalle nuove memorie.

Grande era l'eccitazione, e ancora di più lo era la fierezza nei cuori dei Fratelli, per aver portato a termine una missione difficile e lungo ricercata, e per essersi sentiti uniti come mai prima di quel momento.
Così, seguendo le rimembranze della vita cittadina del giovane Alafer, decisero di rendere grazie al Gerofante, simbolo vivente della potenza e della Saggezza della Grande Madre, con inchino ed esclamazioni di gioia e affetto verso Gilbert, che li aveva condotti a tale scoperta.

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