I druidi e il Bodhran
Scritto da : Dagon Alhazred in data : 25/12/2005 18:07:51

La notte del 2 dodecabrullo anno 269, Elessar ci condusse a Rotiniel da Senrindonel esperto musicologo e costruttore di strumenti ci aveva convocati al Teatro della Perla.



Abis, Ghijas, Dagon Alhazred, Taurnill, Elessar en'Kamit ed io ci accomodammo nella stanza che lo ospitava proprio e fortunamente in questi giorni.

Tenendo a freno la mia irruente loquacità, esposi le motivazioni che ci spingevano quasi in massa a disturbarlo. Gli raccontai di Gartax, del suo dono, della necessita’ di reperire, su suggerimento di Bilial, uno strumento che potesse accompagnare il ritmico evolversi della giornata rituale.



I Fratelli avvolsero Senrindonel di suggerimenti e loro interpretazioni sui suoni che a loro parere dovessero scaturire da tale strumento. Elessar desiderava ascoltare un suono simile al vento, all’acqua e al crepitio delle fiamme. Dagon suggerì un suono lieve che accompagni il rito nel suo divenire e nel contempo, senza motivo essere di distrazione.

Senrindonel titubante si voltò verso una scaffalatura, e prendendo tempo nella cernita di ciò che ivi era custodito, ci raccontò parte della sua vita.

“Sapete, durante gli anni trascorsi a girare la nostra amata Ardania, ho appreso tante cose. Soprattutto ciò che riguarda la costruzione di strumenti musicali e la musica. Più volte mi è capitato di rinvenire strumenti rari in decadimento o pessimo stato di conservazione. Li restauravo con cura e catalogavo nel mio diario”. Prese finalmente quanto citato e lo sfogliò rapidamente. “Anno 254, era il primo mese dell'anno quando scrissi queste parole. Qui parlo di un certo strumento che trovai nella foresta vicino a Ceoris. Era malridotto e certamente era caduto dalla sacca di qualcuno. Lo portai con me a Rotiniel e nessuno lo conosceva. A Tiond qualcuno mi disse di averlo già visto. Poi chiesi consiglio al saggio Abdil di Tremec e lui mi illuminò a riguardo. Si trattava di uno strumento che anticamente i vostri antenati usavano durante i loro riti per la Madre. Mi riferì anche il nome:

Tamburo Bodhran

Sostituendo la pelle da cui era composto e parte della cassa armonica, lo riportai a nuovo. Mai tentai di percuoterlo, con l’intento di riconsegnarlo integro ai legittimi proprietari.”



Fu così che ci consegnò il prezioso strumento, domandandoci solo un rimborso in pelli di orco e la promessa di un invito per presenziare al rito, naturalmente accordato. Ci accomiatammo tutti e Ghjias accompagnò i suoi saluti con questo augurio:

“Che la melodia della notte vi avvolga nel suo lieto abbraccio, sotto il dolce sguardo della nostra Grande Madre”.

-dagli Annali druidici, scritto da Rosie O'Ryen-

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