Imbolc: il Buio e la Luce
Scritto da : Dagon Alhazred in data : 22/02/2006 10:36:47

Raggiunsi il cerchio di pietre che il tempo era quasi giunto.
Da ovest, aldilà del massiccio roccioso, tenui sprazzi di luce arrancante si aggrappavano ad ogni cosa, disegnandone i sempre più labili contorni, sino a cedere il passo al ritorno ineluttabile dell'oscurità.
Scorsi alcune sorelle e fratelli già intenti ad affaccendarsi nei preparativi. I Gran Druidi, Abis il Sulthananeth, Jaden e Rosie O'Ryen, l'errante Taurnill e il novizio Dracoon. Alcuni di loro erano intenti a governare le docili creature che erano state condotte in quei luoghi: pecore, capre, mucche; altri disponevano in terra ordinatamente boccali e secchi, l'occorrente per officiare il rito e rendere partecipi coloro che vi avrebbero presenziato.
Recavo il prezioso tomo nello zaino, accuratamente riposto dentro una custodia lignea intarsiata.
Con mano tremante Kaminith Eld, anziano membro dell'Ordine Druidico da tempo ritiratosi a vita solitaria, ne aveva vergato il contenuto, attingendo ai ricordi della sua esistenza millenaria poco prima che il suo ciclo vitale si compisse. La labile traccia di inchiostro di mallo di noce scorreva a fatica sulla pergamena, fermandosi a tratti con l'affievolirsi dei pensieri, attendendo che tenui correnti sospingessero a riaffiorare sulla riva della memoria ricordi da tempo sopiti, affinchè dessero nuova linfa alla stanca mano.







Iniziarono ad accorrere pian piano; coloro che avevano risposto al richiamo della Madre, in sparuti gruppi, si disponevano attorno al cerchio soffermandosi in fugaci scambi di saluti e sguardi incuriositi verso il luogo del rito.
Socchiusi gli occhi, un tenue sussurro dischiuse le mie labbra "Itro Ialum Art" ... sentì il mio corpo percorso da fremiti indescrivibili fondersi pian piano in un tutt'uno pulsante con la nuda terra, percorrerla in profondità assaporando l'essenza più profonda della madre, per riemergere al centro del circolo, tra luci, rocce e fiori. Poi, impugnato il bastone, lasciai spazio alle mie parole affinchè scivolassero lievi sugli sguardi stupiti dei presenti:
"Dia Duit popoli di Ardania a nome del Sacro Ordine Druidico tutto!
Vi ringrazio per essere giunti in questo luogo per celebrare insieme a noi un antico rito druidico, conosciuto tra i nostri antichi fratelli col nome di Imbolc.
Per noi druidi questo è il giorno in cui viene scandita la divisione tra buio e luce, il giorno in cui la Madre apre davanti ai nostri occhi quella che noi consideriamo la metà luminosa dell'anno, durante la quale Natura si manifesta in tutta la sua rigogliosa magnificenza. Seppure il mese da noi chiamato Luiso, ma conosciuto ai più col nome di Forense, rechi ancora con se freddo e gelo, ricordate che sotto le ultime nevi e sui rami sferzati da gelidi venti Natura si prepara a germogliare e che in ogni creatura della Madre la vita è pronta a rifiorire. Esseri semplici e docili come le pecore e le capre che qui a noi nostri piedi brucano i ciuffi d'erba ce lo testimoniano in questi giorni in cui in segno di fertilità il primo fiorire del latte dalle loro mammelle ci annuncia la rinascita della vita in ogni dove.
Sia questo candido liquido dono di queste creature, gradito e succoso nutrimento che alimenti l'imprescindibile amore verso la Madre, sia esso puro e prezioso elisir di luce per le nostre anime, affinchè nel suo continuo rinnovarsi la luce si rifaccia strada sull'oscurità, nel perenne volere di Colei che tutto anima e muove."



Impugnato il bastone, feci un cenno ai druidi: "Che il rito abbia inizio".
I loro passi fruscianti si mischiarono allo scalpiccìo delle greggi che placide pascolavano all'interno del cerchio. Mi unì agli altri fratelli e, chini sui paioli ai piedi degli animali, carezzammo con mani sapienti le loro mammelle rigonfie, ringraziando la Madre per ogni candida goccia che si univa alle altre.
Con i secchi traboccanti di vita ci avvicinammo ai presenti e, seguendo il sacro cerchio descritto attorno alle rocce, ricolmammo più volte i boccali che erano stati precedentemente distribuiti ai partecipanti.



Tra sommesse preghiere di ringraziamento lasciammo che il caldo latte appena munto placasse la sete del corpo e dello spirito, offrendosi simbolicamente come portatore di luce e vita. Mentre gli ultimi sorsi accompagnavano il levarsi di boccali al termine del rito, riguadagnai il centro del cerchio e col viso rischiarato da un radioso sorriso ne proclamai il compimento.
Un'improvvisa brezza marina spazzò via le mie parole e trascinò con se gli applausi dei partecipanti; la salace e fresca aria salmastra si mischiò sulle mie labbra col dolce tepore del latte, le ombre si erano ormai distese ovunque su quella radura, ma di lì a qualche ora, il dirompere della luce all'orizzonte le avrebbe ricacciate nuovamente indietro ... sorrisi a quella strana sensazione, pensando al continuo e bizzarro mescolarsi di opposti che si succede costantemente, in perenne equilibrio: salato e dolce, freddo e caldo ... buio e luce.



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