
Tortuga! Da tempo Soulsinger aveva cominciato ad associare quella parola a "casa". E si sentiva davvero a casa, per la prima volta. Il misterioso mezzelfo che si era offerto di portarlo via dalla capitale, quel lontano giorno in cui abbandonò Hammerheime, era nientemeno che un marinaio dei Corsari Scarlatti. A sua volta, Soulsinger che per tutti era adesso Tamburello, imparò le regole dei marinai corsari e le bellezze dei Tropici. Era affezionato a quell'isolotto armato di cannoni dove si beve grog e si duella all'insulto e a tutta la ciurma, ivi abitante. Di ritorno a Tortuga, una sera come tante, Soulsinger scrutò l'orizzonte con il cannocchiale come al solito per scorgere il suo ormeggio.

Ma tra la Manigolda del Mare dalle vele nere ed il suo ormeggio vi era qualcosa di cui aveva sentito parlare solo nelle leggende marinare:

Il pensiero volò subito ai suoi compagni sulla terraferma.

Ci pensò poco, in verità. Quel kraken nella baia di Tortuga era un vero e proprio pericolo; se qualcuno fosse passato senza guardare il cannocchiale sarebbe sicuramente morto e la sua nave affondata. Ordinò al mozzo di manovrare per l'ultima volta ai suoi comandi, mentre si calcava il cappello da pirata come simbolo di chi si opponeva all'orrenda creatura come se le vele rosse e nere non chiarissero già bene che era un Corsaro Scarlatto. Non sperava affatto di sopraffare un kraken, ma il trambusto creato avrebbe attirato l'attenzione di Asparago o Barbagialla in suo soccorso. Estrasse l'arco e mirò piuttosto tremante mentre il mozzo remava piano verso la bestia. Anche il kraken ci pensò poco, in verità. Appena si avvide della Manigolda del Mare che veniva da nord, allungò i suoi sudici tentacoli verso l'imbarcazione pirata.

E si iniziò. Il timoniere, sotto gli urli di Tamburello manovrava ora a destra e ora a sinistra tenendosi prudentemente lontano dai tentacoli mentre Tamburello le scoccava di santa ragione fermandosi solo per suonare qualcosa e riprendere fiato.

Le frecce continuavan a piovere. La bestia emetteva gorgheggi assai inquietanti. Il mozzo decise di ammutinare ma Tamburello, sempre scoccando "fermo lì fellone!! Se tocchi acqua muori sicuro, tricheco! Continua a remare e forse lo becco negli occhi, questa schifezza!!". Il mozzo si limitò a farlo mentre con voce tremolante ripeteva "Aiutaci Danu.. Aiutaci Danu.. Aiutaci Danu..". D'un tratto una freccia si conficcò in un occhio del kraken facendolo quasi ululare dal dolore. Rivolse i lunghi tentacoli al cielo, cercando di colpire alla cieca la Manigolda ma il mozzo stranamente manovrò bene. Ora iniziava a scappare verso ovest. "Mozzo!! Inseguiamolo!! Quando lo saprà il capitano ci aspetterà una ricompensa! Remare remare razza di totano!!". Alla fine, esausto e con frecce conficcate ovunque, il kraken ululò di nuovo e mise il ventre al cielo, galleggiando sotto il tramonto.

Si avvicinirono lenti al corpo galleggiante. Tamburello recise svelto i tentacoli. Era ancora incredulo. "Per la barba di Danu che non ha... Un kraken!! Si migliora, eh mozzo?" Il mozzo era ancora sudato intento a pregare, tra il meravigliato e il ringraziante gli dèi. La Manigolda del Mare era in pezzi, ma non così tanto da non arrivare a Tortuga.
"Rotta per Tortuga, marinaio! Abbiamo una storia da raccontare!!"
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