
Ebbene quel giorno sembrava giunto.
A mia insaputa un grande piano era riuscito alla perfezione ed i Drow avevano conquistato la cittadella, la parte alta della collina su cui sorge Ondolinde; il bianco palazzo costruito attorno al Tulip era presidiato dagli eserciti dal manto viola.
Quello che gli antichi elfi avevano ideato come estrema via di fuga si era tramutato in via di accesso per il Tulip.
Il piano era riuscito alla perfezione....
Solo l'incessante gocciolio dell'acqua a scendere lungo le stalattiti accompagnava la sua fremente attesa di nuovi sviluppi al termine della guerra.
Quando, poco dopo, fecero ritorno dal campo gli altri fratelli, anche l'ultima ombra che velava il suo cuore svanì d'incanto. Del resto, quella ritirata con l'esercito in rotta non lo preoccupava di certo poiché tutto era stato astutamente calcolato sin dall'inizio dal Generale.
Prese congedo dai suoi compagni e si diresse con passo sicuro e aria soddisfatta verso il Tribunale, dove Mal'Even gli comparve d'innanzi in tutta la sua magnificenza:
A'dos quarth Ul'Saruk! - Si mise sull'attenti.
Avete fatto un eccellente lavoro là fuori... ora vieni, voglio renderti partecipe della nostra vittoria... - Pronunciò con tono deciso e soddisfatto.

Venne condotto in prossimità di uno immenso portale la cui aura magica quasi lo stordì a un primo contatto tanta era l'energia che emanava.
Strinse gli occhi e con un movimento deciso lo oltrepassò sicuro della presenza del proprio Generale al suo fianco.
Quello che gli si presentò davanti quando riaprì lentamente gli occhi lo lasciò a bocca aperta: i drow, attraverso il passaggio sotterraneo, erano riusciti a far breccia nel Bianco Palazzo di Ondolinde e conquistarlo grazie all'uso di una strana magia. Senza che ebbe modo di accorgersene, una sottile lacrima solcò il suo viso mentre guardava esterrefatto il Tulip. Mal'Even scoppiò in una fragorosa risata che riecheggiò per tutte le vie della Cittadella.
E' fatta! - Esclamò levando gli occhi al cielo.

Corse immediatamente a Luughnasad a chiamare il Comandante e lo accompagnò sul luogo del trionfo trascinandolo per il mantello.

Entrando a palazzo guardai di nuovo il Tulip, come da tempo non potevo fare, ed esso mi sembrò più splendente attorniato dai Drow, come se Tulip fosse piu radioso per la loro presenza.

Mi incamminai verso l'esterno accompagnato da Zarathos, e vidi tutti gli elfi ammucchiati innanzi ad una barriera di energia che gli impediva l'accesso. Tutte le entrate alla cittadella erano bloccate. I maghi che si teletrasportavano al di qua della barriera venivano raggiunti da rapide frecce drow.

Si recarono immediatamente al limitare della Cittadella dove la battaglia stava ancora imperversando. Presto, gli elfi, attirati dalla loro vista, si ammassarono lungo le scalinate cercando di ucciderli... ma con grande sorpresa si accorsero che le freccie che gli venivano scagliate contro si infrangevano contro una barriera trasparente e che le magie dei pagani non sortivano alcun effetto.
Li fissò uno ad uno in volto... non si trattenne... alzò le mani al cielo e disse con impeto:
Il tempo degli elfi qui a Ondolinde è finito. Quello dei drow e dei loro servitori, è cominciato!

Raggiunta quella barriera udii parole arcane e vidi alzarsi verso di me molte frecce pronte ad essere scoccate. Un millesimo di secondo... pensavo di non riuscire nemmeno a schivarne una... ma presto mi resi conto che nulla poteva colpirmi perchè dietro di me con le mani alzate vi era Osgood, che proteggeva i suoi alleati dall'odio elfico. Avemmo dunque la possibilità di vedere ancora il grande sacerdote che Luugh aveva piu volte mandato a compiere il suo volere in terra elfica.

In quel preciso istante giunse alle loro spalle Osgood, sovrano degli elfi oscuri. I due servitori di Luugh si inchinarono al suo cospetto e rimasero immobili ad ascoltare quanto il Signore aveva da comunicare a quel gruppo di stolti elfi.


Questa volta egli sembrava piu radioso e grande ai miei occhi, che fino a quel momento non lo avevano mai guardato come un portatore della parola sacra di Luugh, ma come un nemico in vecchie battaglie combattute dal mio stolto e giovane alter ego in passato. Eppure egli mi proteggeva ora e mi voleva come alleato nel momento del trionfo, me come i miei fratelli tutti. Ulteriori conferme delle menzogne degli elfi si palesavano innanzi a me, Luugh sapeva perdonare i suoi figli rinsaviti, e li proteggeva con la sua Grandezza contro l'insulsa invidia profusa negli elfi da Beltaine e Suldanas, i grandi mistificatori e traditori della razza elfica tutta.


L'occasione era giunta e le chiavi della città furono chieste allo sparuto e variopinto gruppo di elfi innanzi a noi. Non accettarono l'atto di clemenza mostrato, indugiando con la loro saccenza perfino innanzi ad Osgood. Folli!

Una volta che il Signore si ritirò alle stanze reali, il Comandante Oscuro intimò agli elfi di consegnargli le chiavi della città... ma questi, nella loro illimitata arroganza, si rifiutarono di asservire alla sua richiesta.

Ritiratosi nelle sue stanze reali Osgood con i suoi immensi poteri lascio su di noi una protezione contro gli attacchi dettati dall'odio degli elfi. Al mio intelletto non sfuggi la semplicità della preghiera, e nemmeno il suo potere... derivante dalla sua natura difensiva.
Ancora una volta ci toccava difenderci da questi elfi che nemmeno innanzi alla grandezza di Luugh e del suo sacerdote avevano compreso la verità e proseguivano negli attacchi...

Fu così il tempo di rincasare lasciando gli infedeli al triste destino che oramai da soli si erano segnati rifiutando la Verità e le nostre magnanime offerte.

Finalmente disponevamo del luogo tanto agognato, di generazione in generazione, i drow avevano tentato di tornare custodi della bianca reliquia, ed ora noi gioivamo del comune successo.
Vissuto da: Willhelm Elendune’ e Zarathos.
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