Il cuoco rapito
Scritto da : Haradion in data : 29/04/2006 13:08:31

Erano ormai settimane che di Archibald non si avevano più notizie.
Il cuoco del Monastero, fedele esecutore delle ricette di Martinus,
cui era affidata la mensa del piano superiore della Fortezza del Sacro Verbo,
era semplicemente svanito nel nulla.
Le ultime voci ricevute lo davano per morto, disperso in qualche
recesso delle fogne di Hammerheim, e Hammerheim in quei giorni era
sotto quarantena per una terribile pestilenza.
Altre notizie si accavallarono, alcune più altre meno fondate,
sulla pestilenza e sul pover'uomo, al che due Cavalieri dell'Alba
(sebbene uno si sentisse decisamente più monaco che cavaliere,
ma non fatelo sapere al Gran Maestro)
decisero di infrangere per un'ora il voto di rispetto delle
leggi terrene in favore della virtù della carità verso il povero scomparso.
Indossati panni grezzi, coperti il più possibile tanto dalle esalazioni
quanto dagli sguardi indiscreti, i due presero il largo da un punto
qualsiasi del Continente umano, facendo rotta verso la costa sud di Hammerheim
e pregando gli Dei per un vento degno di questo nome.


...a dire il vero uno dei due pregava un po' a suo modo,
ma gli Dei non se la sono mai presa per questo.
Almeno fino ad ora.
Una volta sbarcati, camminando rasente i muri e con quattro occhi più aperti possibile,

giunsero all'ingresso delle fognature della città.
Uno dei due era preparato allo spettacolo che gli si parò davanti
pochi passi dopo l'ingresso: era stato lui ad avvertire
i miliziani della presenza di un cadavere e un messaggio nelle fogne.
Poteva avere qualche legame con la pestilenza?
Qualcuno stava tentando di intimorire i regnanti locali
magari per prenderne il posto? Non lo avrebbero mai saputo.


Tenendo i bavagli ben stretti contro la bocca e centellinando
i respiri, i due attraversarono il piano inferiore e la zona terminale
delle fogne, una caverna putrida e graveolente. In una piccola nicchia laterale della roccia
trovarono quello che temevano di trovare.
Il corpo ormai putrefatto di Archibald, le sue insegne chiuse in una sacca,
interiora e sangue a terra, topi a banchettare
e uno strano marchingegno che poteva essere collegato ad una parete
che suonava decisamente a vuoto.

Tornarono indietro col cuore stretto e lo stomaco in disordine,
bruciando prima possibile i vestiti che avevano indosso
e calandosi per intero nel fiume, per rimuovere ogni possibilità
di contagio, e se possibile anche il ricordo di ciò che avevano visto.

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