La nona ora era giunta. Una processione lenta, silenziosa, si spingeva lungo la valle Celata. Tutti i fratelli giunti a compiangere, a ricordare, ed onorare, quella che per tutti, ognuno in maniera diversa, era stata un stella, una luce di bontà e speranza.
Lentamente i presenti presero posto nel luogo che più di tutti si confaceva all'occasione. Il tempio dell'Ordine delle Madri, ordine sacro a Beltaine.
Ordine di cui Ilya voleva far parte, e di cui stava apprendendo i sacri precetti, per bocca dell'ultima delle Madri, Kiya Galenceleb.
Fu proprio lei, per cui Ilya era diventata a tutti gli effetti una figlia, ad officiare la cerimonia.
Lentamente, una volta che tutti i fratelli furono giunti, l'elfa si alzò, e con il cuore gonfio di dolore, si preparò a parlare.
Sostenuta solo dall'Amore, da quel sentimento che solo la luce di Beltaine può infondere,la sacerdotessa proclamava il suo ricordo della scomparsa sorella. Il dolore era palese, e le lacrime solcavano il suo volto, inesorabili. La commozione tra i presenti era molta.
Lentamente si voltò, e a passi lenti, aggrazziati, si avvicinò alla fontana.
Lentamente, tutti i presenti la imitarono, sfilando dinanzi alla fontana, spengendo in essa la luce delle loro candele.
Quando tutti ebbero compiuto quel gesto, e attendevano in silenzio, coi capi chini, e i volti commossi, la sacerdotessa ancora parlò.
Lì, in piedi dinanzi a tutti, sola in un dolore che pochi tra i presenti potevano comprendere, chiuse con le ultime parole quella toccante cerimonia.
"Che Ilya venga ricordata per sempre come Sacerdotessa di Beltaine
e che il suo ricordo qui
sia più forte
insieme alle altre sue sorelle dell'Ordine.
Ora andate, e ogni volta che volgerete lo sguardo al cielo
e le stelle brilleranno
ricordate..."
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