L'Impero di Luugh si espande...
Scritto da : Zarathos in data : 20/07/2006 19:59:36

Ormai da tempo gli elfi figli dell’Unico, occupandosi dei propri doveri, notavano un insolito movimento dei propri laboriosi fratelli scuri. Il battere, in lontananza, di solidi martelli li svegliava, mentre i bagliori d’insoliti cristalli trasportati tra i cunicoli li affascinava. I fratelli drow stavano lavorando a qualcosa di incredibile, e gli elfi lo sapevano: una nuova ala della gloriosa Luughnasad stava per essere terminata, e tutti quanti erano consumati d’impazienza nel vedere, ancora una volta, il risultato dell’opera di cui andavano fieri da sempre. Erano in molti, quel giorno, gli elfi adoratori dell’Unico raccolti nella Sede dell’Ordine a colloquiare e adempiere ai propri compiti, quando la porta principale si spalancò violentemente: un volto femminile con espressione decisa e orgogliosa entrò appena varcando la soglia dell’edificio, osservando i presenti, che a loro volta incrociarono il suo sguardo in attesa della sua parola. Parole, tuttavia, non furono minimamente proferite. La drow prese la sacca che portava con sé ed estrasse una torcia, la accese con fare deciso e riprese ad osservare gli elfi nel salone, per poi voltarsi e, senza emettere suono, incamminarsi a passo spedito lungo la via. Senza farsi minimamente attendere, gli elfi raccolsero velocemente i propri effetti più rilevanti, per poi correre stando al veloce passo della loro guida. Vi erano ormai giunti. I volti impazienti lasciavano appena trapelare la fatica del percorso, e mentre le loro braccia posavano sulle spalle i propri effetti personali, proseguendo lentamente, i loro sguardi intensi sembravano già riflettere con orgoglio l’agognata meta. Seppur affaticati e appesantiti dai bagagli, non allentavano il passo e seguivano con agitazione la guida drow, che li conduceva sapientemente attraverso i cunicoli sempre più umidi e tortuosi, dai quali lati si dipartivano numerose grotte interne ed alcove. I membri dell’Ordine e i novizi si erano dovuti caricare sulle spalle tutte le proprie cose e si erano messi in cammino verso la nuova dimora; dal canto loro, i fratelli drow avevano lavorato a lungo per ripulire e riarredare un avamposto poco popolato, che era quasi una “costola” dell’immensa Luughnasad. La guida drow procedeva a passo spedito lungo i rocciosi corridoi, incurante delle fatiche degli elfi, mentre la sua torcia illuminava il percorso davanti a loro e l’impazienza nei fratelli aumentava vertiginosamente, nella viva speranza di intravedere la destinazione, da un momento all’altro, stagliarsi riflessa nei loro occhi cremisi del fuoco dell’agitazione. Procedendo attraverso quelle apparentemente interminabili vie, ad un tratto il paesaggio cominciò a mutare: gli stretti cunicoli, tanto da non poter permettere agli elfi di farsi accompagnare da bestie da soma, iniziarono ad allargarsi, trasformandosi in caverne con alti soffitti, protetti da una roccia piacevolmente lavorata dal tempo; si ridusse la pendenza e l’irregolarità del terreno, mentre funghi di grosse dimensioni e varie aggregazioni di cristalli con colori mutevoli dal verde al violaceo spuntavano dal terreno battuto. Il gruppo di elfi giunse di fronte agli imponenti cancelli di ferro, e mentre i loro volti non potevano nascondere la meraviglia, un lieve ma deciso gesto di mano della guida drow fece muovere i fratelli dalla pelle scura, che sorvegliavano accuratamente l’entrata, aprendo l’enorme barriera di ferro. I piedi degli elfi procedevano a stento sulle piastrelle di sasso, ancora increduli, mentre i loro sguardi completamente incantati ammiravano ogni angolo e ogni minima rifinitura di quella spettacolare dimostrazione della tradizione d’architettura drow. Alla loro sinistra, un alto edificio si ergeva imponente, portando appeso lo stemma della Banca.



Scrutando davanti a loro, si poteva distintamente riconoscere l’imponente Inquisizione, mentre ancora oltre si riusciva ad individuare la Sede dell’Ordine con altissime mura e un imponente terrazzo: una costruzione autorevole e solenne, immensa a tal punto da rendere insignificanti ed irrisorie le piccole ed orgogliose creature figlie dell’Unico.



Stupefatti dalla grandiosità di quegli edifici ricchi di archi, volte, pilastri, colonne, pinnacoli, vetrate, statue e rilievi, i cultisti, dopo aver affidato a banchieri e custodi i loro bauli e le loro bisacce, non persero tempo a dividersi e a girovagare per le strade e i vicoli, con le bocche spalancate e gli sguardi persi nell’ammirazione. Grande fu la gioia dei sacerdoti nell’ammirare la facciata gotica della Cattedrale del Perfetto, ed essi non seppero trattenersi dall’entrare per porgere i propri saluti all’Unico.



I fratelli artigiani non persero tempo, corsero ad ammirare le botteghe perfettamente fornite e i relativi lavori, non senza porgere i propri sinceri complimenti ai loro esperti fautori.



Qualche fratello, stanco per il procedere con i bagagli lungo tutto il cammino, si mise in sconsolata ricerca della locanda: questa non poteva che offrire ottimi pasti e un confortevole riposo.



Gli elfi erano tuttavia troppo eccitati e meravigliati per pensare a lungo alle proprie fatiche, e costeggiando una pozza di acido di colore giallo-verde da una parte e sentendo il rumore delle macine del fornaio dall’altra, tornarono sui loro passi.



Vi era poi un edificio di un solo piano che esibiva sul tetto un’imponente statua raffigurante un drow con orgogliosamente in pugno il proprio arco: si trattava ovviamente del laboratorio dell’arcolaio Elind, un’elfa dalla pelle scura la cui bellezza era superata solo dalla maestria nell’intagliare archi, balestre e frecce d’ogni sorta. Andando verso Est i nuovi venuti costeggiarono la macelleria e il teatro dandovi delle fugaci sbirciate: chissà il perché di quella strana combinazione di edifici, forse ai bardi di questo luogo piace scrivere ballate e poemi traendo ispirazione dai lamenti e dalle urla bestiali.



Infine, più ad est di tutto, svettava il Palazzo dell’Ordine: quattro piani che si ergevano autoritariamente giungendo vicini a toccare la volta cavernosa, quasi come a volerla sostenere e innalzare. Gli sguardi degli elfi, stregati da tanta magnificenza, avrebbero affermato che non è possibile dare un’idea, a vocaboli, di quell’edificio così arioso e slanciato, se solo avessero potuto parlare. Un altro particolare che avrebbe colpito lo spettatore, sarebbe stata la presenza di una terrazza immensa situata al terzo piano, costantemente colpita da spifferi d’aria grazie ad un geniale sistema d’aerazione creato dagli ingegneri drow.



Decine, se non centinaia, le altre affascinanti particolarità scaturite dalle brillanti menti dei fratelli, che gli elfi poterono osservare e visitare con estrema cura, scordando totalmente la propria fatica. Fu così che, un lento passo dopo l’altro, i devoti figli dell’Unico poterono esplorare estasiati la loro nuova dimora, nonché sorridere compiaciuti, fieri ed orgogliosi dell’incredibile operato dei loro fratelli dalla pelle scura. Rinsaldati nello spirito, rinforzati nel fisico e saldi nella loro fede, i membri dell’Ordine delle Ombre ripresero con ancor più vigore ed impegno i propri doveri, e mentre le loro braccia operose non si davano tregua, i loro occhi ardevano del fuoco di una nuova energia.

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