
Stava scendendo la sera su Amon. Le ombre si stavano sempre più allungando mentre gli ultimi raggi del sole sparivano dietro la catena dell'Orus Maer.
In piazza, alla luce dei lampioni e delle torce, fervevano i preparativi: soldati con la tunica bianca correvano dentro e fuori il mastio, nella frenetica ricerca di pozioni, armi e armature per lo scontro ormai imminente. I cavalli scalpitavano nel recinto mentre gli stallieri li controllavano per l'ultima volta.
Al grido "IN RIGA!" tutti lasciarano quanto stavan facendo e svelti corsero a disporsi di fronte al Console Andrew.
"Amoniani, siete pronti?"
Un coro di si gli rispose.
"Non deludetemi. Combattete come sapete fare e nessuno ci resisterà. Usque ad finem Urbi fidelis!"
Dalle gole di ogni legionario presente uscì un "Usque ad finem Urbi fidelis!" e la Legione prese la strada della miniera.
Appena fuori le mura la riga venne riformata.

"State pronti ora. Ankleg ha sistemato due suoi golem nel mezzo del prato: ci sistemeremo là e attenderemo gli elfi."
Ordinatamente la Legione si dispose al centro della prateria, i guerrieri davanti, i maghi dietro e gli arcieri ai fianchi. Tutto era pronto.
Khain era l'unico a piedi, il legionario a cui era stato ordinato di urlare da che parte fossero giunti i nemici: le possibilità eran due, il fianco della montagna o la strada per Eracles. L'attesa di qualche minuto si trasformò in una decina e poi in mezz'ora: la schiena iniziava a dolere al legionario che continuava a chinarsi a terra alla ricerca di orme, quand'ecco, dal limitare della foresta, fece capolino un cavaliere con un mantello azzurro.

"Vengono da sud ovest" urlò Khain e la Legione ruotò per disporsi verso il bosco.
Il Console e i Tribuni avanzarono mentre chi era dietro si preparava alla battaglia ormai imminente. Quando tornarono erano tutti pronti e all'urlo di "Carica!" i cavalli scattarono verso gli alberi.
Fu un massacro.
Consapevoli della superiorità numerica e militare i cavalieri travolsero la resistenza elfica e massacrarono chi si opponeva loro. Khain, con tutti i cavalli che correvano a destra e a manca, non trovò modo di rendersi utile col pugnale così, stanco di correre, prese le bolas(si puo dire?) e iniziò a farle roteare sulla testa scagliandole verso chi a cavallo fuggiva. Il tutto non durò che pochi minuti anche se alcuni altri andaron persi per abbattere gli ultimi nemici sfuggiti alla carica iniziale. L'ultimo a cadere fu il Senatore Orcam.
Riuniti di nuovo in riga i Legionari non poterono che apprezzare il coraggio dei Rotinrim che si eran comunque battuti con onore e che ora, di fronte ai manti rossi, ammettevano la sconfitta.

Una volta rientrati in città fu un continuo congratularsi l'un l'altro. Chi era meno stanco si diresse alla taverna per festeggiare.
Quando ormai fu tardi e il sidro non si misurava più a bicchieri ma solo a caraffe, ancora degli amoniani scherzavano nella taverna al grido "chi non salta un Rotinrim è!".

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