Azzurrina, la storia di una bimba telera
Scritto da : Kiya Galenceleb in data : 13/11/2006 16:40:31

*Kiya tornò a casa dopo una lunga giornata di lavoro, salì le scale e si sedette al piccolo scrittoio di fronte al caldo fuoco del camino. Guardando le fiamme che lentamente danzavano davanti ai suoi occhi, prese alcuni fogli di carta fina e ingiallita, e iniziò a scrivere un racconto degno di esser tramandato ai posteri.*


"A questo libro, e a voi lettore, lascio il compito di tramandare questa storia ai posteri, affinché ciò che è accaduto mai venga dimenticato e affinché altri mai facciano il medesimo errore.

Questa che mi appresto a narrarvi è la storia di Azzurrina una bambina telera vissuta nel periodo della fondazione della Perla e degli avvenimenti che coinvolsero lei e la sua famiglia.
Venni a conoscenza della sua storia per puro caso, una sera di Orifoglia, mentre ad una riunione del tempio si discuteva di alcuni fatti strani accaduti in un'abitazione poco fuori Rotiniel.
In tale abitazione, oramai da tempo dimora fissa di spiriti, avvennero alcuni fatti strani che attirarono l'attenzione dei passanti. Chi vi si addentrava, raccontava di aver udito un pianto e di aver visto la dimora prender fuoco, inoltre strane scritte sul muro fatte col sangue riportavano il nome di "Azzurrina", che allora non sapevamo chi fosse.
Sotto la luminosa guida della Senatrice e Gran Maestro del Tempio Lindel i membri dell'ordine ricevettero il compito di investigare su cotali avvenimenti.
Quando io mi unii alla ricerca di una spiegazione insieme alla mia novizia Narya, seppi che due libri erano già stati rinvenuti dai Paladini, uno presso la biblioteca di Rotiniel e il secondo presso quella di Tremec. Tali libri contenevano il racconto, riportato a voce dal padre allo scrittore, della storia di Azzurrina e della sua famiglia. Tali racconti però erano solo una parte della triste storia.




Da "Storie Dimenticate" di Naagev Loreth

Premessa: Questa è la triste storia di un giovane fanciulla telera di nome Azzurrina, così come mi è stata tramandata dal padre.

"Erano i tempi felici e prosperi che seguirono la fondazione della Perla. Una piccola comunità portuale nella quale principalmente si viveva di pesca e di esplorazioni.
Giovani Teleri solcavano l'oceano su splendide navi dalle vele azzurre come il cielo. Azzurri come gli occhi della mia giovane bambina. Vivevamo in una villetta poco distante dalla città. Una zona tranquilla, immersa nel verde, circondata da campi di fiori e dalla quale si poteva vedere scorgere il sole dal mare. Uno spettacolo che nessuno potrebbe mai dimenticare. Eravamo felici. E ci sembrava giusto condividere la nostra felicità con chiunque. Accettavamo spesso di dare riparo agli stranieri che attraversavano quella parte del Doriath. Cosa che si fece più interessante quando apparvero i primi umani ed i primi mezz'elfi. Eravamo incuriositi da quelle persone, così come loro erano incuriositi da noi. Ma la nostra curiosità ci costò caro. In una notte buia, un umano bussò alla nostra porta. Era infreddolito e stanco, e per noi fu un piacere dargli ristoro. Azzurrina sembrava letteralmente rapita da quella figura ammantata. L'uomo si mostrò cortese. Durante la cena colloquiammo amabilmente dinnanzi una tazza di buon sidro ed un cervo ancora caldo. Ci salutammo con un sorriso, prima di recarci nelle nostre stanze. Un sorriso che non dimenticherò mai.

Mia moglie mi destò nel cuore della notte urlando dal terrore: la nostra stanza stava andando a fuoco... ed io non me ne ero reso conto.
Intorpidito dal fumo presi la mano di mia moglie e scesi giù, nella grande sala, urlando a squarciagola per svegliare tutti. Ciò che vedemmo entrando nella stanza, cambiò per sempre la nostra vita."

A questo punto del libro le pagine erano state strappate ma sull'ultima pagina rimasta intatta vi era raffigurata una palma.
Fu questo indizio che portò i paladini presso l'Oasi di Tremec dove rinvenirono il secondo libro.




Da "Scacciando il Male" di Naagev Loreth

"Ero furibondo! Come aveva osato? Nella mia dimora...
Lo avevamo ospitato. Lo avevamo sfamato. E lui ci ripagava così.
Guardai gli occhi senza vita della mia bambina. Il suo sangue, riversato a terra a formare una strana figura. Una stella a 5 punti inscritta in un cerchio.
E lui, con lo sguardo fisso nel vuoto, mentre contemplava parole arcane. "L'ho voluta premiare" disse rivolgendosi a me e a mia moglie, distrutti dal dolore.
"Ella ora è una creatura dell'Oscuro. Ella vivrà in eterno. La bellezza della sua anima non sfiorirà mai"
Stese il braccio, come a voler afferrare qualcosa di invisibile dinnanzi a se. Come a voler carpire l'anima... di mia figlia.
Trasalii.
Afferrai un candelabro, la prima cosa che mi capitò a tiro, e mi scaraventai con odio contro la sua testa.
Cadde esanime a terra, con il cranio martoriato dai colpi.
Con gli occhi colmi di disperazione, guardai il corpo senza vita di Azzurrina.
Quella notte, per la prima volta, maledissi gli Dei e tutto ciò di buono che essi avevano creato. Non me lo avrebbero mai perdonato."

Anche su questo libro nell'ultima pagina trovammo una raffigurazione, questa volta vi era un libro trafitto da una spada.
Per lungo tempo non riuscimmo a venir a capo della situazione, incominciavamo a saperne di più su ciò che era accaduto in quella casa, ma non era abbastanza.
Decisi quindi di mandare una missiva ad ogni biblioteca d'ardania a me conosciuta con la speranza che esistessero altri libri di questo Naagev Loreth. Dopo molte lune una risposta giunse dal Monastero dei Cavalieri dell'Alba informandoci che erano in possesso di uno strano libro di quell'autore. Salpai quindi alla volta delle terre umane in compagnia della mia novizia Narya, della Paladina Nyah e dell'accolito, nonché mio vecchio e caro amico, Bucozin.
Giunti al monastero fummo accompagnati nell'immensa biblioteca dove trovammo l'ultimo libro, e con esso le informazioni che cercavamo.




Da "Divina Punizione" di Naagev Loreth

"Dal nulla apparve una figura ammantata di bianco. Era impressionante nel suo bagliore. Capii subito che non si trattava di un essere maligno. Ma la sua aura era tutto tranne che benevola, almeno nei miei riguardi.
"Ti prego, salvala" dissi indicando il corpo senza vita di mia figlia.
La bianca figura si voltò e fissò la fanciulla.
"La salverò. Ma non prima di averti dato l'opportuna punizione."
"Tu hai mancato di rispetto agli Dei. Nel momento del bisogno, hai maledetto il loro operato. Nessuno che ambisca ad essere sacerdote degli Dei può osare tanto."
Era il tono di una sentenza di tribunale. Per il mio crimine. Per la mia mancanza di fede venivo punito. Per la mia arroganza, scacciato dalla grazia divina. Mia moglie mi stringeva forte le mani, stretta dinnanzi a me, con gli occhi ancora sconvolti dallo sfacelo.
"Tu, Vinye vivrai in eterno... tormentato dalle piaghe della malattia e della solitudine. Non ti sarà concesso tornare in questo luogo finché non si sarà realizzata la profezia."

La prima sentenza lasciò il vuoto nel mio cuore ed in quello di mia moglie.

"Tu, Elen" disse rivolgendosi alla mia amata "Che hai scelto di condividere la buona e la cattiva sorte, resterai qui in questa dimora. Come spettro ti aggirerai in queste sale. E non ti sarà concesso uscirne finché non si sarà realizzata la profezia."

La seconda sentenza... distrusse il mio cuore.

"In quanto ad Azzurrina, Lei verrà con me al cospetto degli Dei, in attesa della fine."

Così... venni scacciato dalla mia dimora. Con il peso della maledizione divina sulla mia anima, vagai per centinaia di anni alla ricerca di una soluzione...

Prego ancora un giorno che qualcuno realizzi la profezia.
La dove io ho fallito, forse qualcuno degno avrà successo.

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Qui termina la storia così come mi è stata raccontata. Molti sostennero che questo Vinye fosse solo un vecchio Telero ubriaco dal sidro.
Ma il suo racconto toccò il mio cuore come non accadeva da anni.
L'ultima cosa che mi disse prima di andar via riguardava la profezia.

"L'ho nascosta" disse "dove Arabella consuma il suo riposo."
Poi sparì senza farsi più vedere."



Letto quest'ultimo libro salpammo veloci verso Rotiniel per poi dirigere i nostri passi entro il Doriath del Nord presso un piccolo cimitero dove risiede la tomba dell'antica e gloriosa regina di Tiond.
Finalmente conoscevamo la storia di ciò che era accaduto e mentre vaghevamo per il piccolo cimitero alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarci, la consapevolezza che era nostro dovere porre fine ai dolori di questa famiglia, si fece più intensa.
Tra le lapidi del cimitero strani epitaffi attirarono la nostra attenzione:

"Rivelale il nome e sarà liberata"

"ed infine ogni torto sarà perdonato"

Sapevamo ora a chi apparteneva il pianto che i passanti udivano nella dimora e sapevamo che dovevamo far sapere allo spirito chi era. Corremmo alla casa infestata senza n’eppur prender fiato e entrati iniziammo a chiamare a gran voce il nome di Elen la madre di Azzurrina.




Poco dopo il suo spirito ci apparve, pensavamo di esser giunti finalmente alla conclusione di tutto, pensavamo di poterla finalmente liberare. Le chiedemmo se ricordava chi fosse ma ella non sapeva più nulla. Cercammo di farle capire che era Elen la madre di Azzurrina ma, seppur ricordando pian piano qualcosa, rifiutava gli avvenimenti della tremenda notte.
Parlò allora di un custode che le impediva di uscire dalla casa, le chiedemmo di chiamarcelo e quando apparve davanti ai nostri occhi lo informammo che eravamo a conoscenza dei fatti e che eravamo li per porre fine alla profezia. Egli ci disse che l'unico modo era far accettare a Elen ciò che era accaduto a lei e alla sua famiglia e che se avessimo fallito sarebbero dovuto passare altri 50 anni prima di riprovarci.
Lasciammo la dimora quindi con la promessa che saremmo tornati presto per liberarla.

Passarono alcuni giorni da quando parlammo col Custode e, una sera di Nembonume particolarmente stellata ci avviammo verso la dimora per porre fine alla profezia.
Richiamammo lo spirito di Elen e il Custode e, con l'aiuto dei tre libri rinvenuti, iniziammo a narrarle la sua storia.




I miei compagni di avventura cercarono di far rivivere quei momenti ad Elen affinché finalmente li accettasse.




Non so dirvi quanto tempo passammo in quella dimora, eravamo totalmente presi nel far ricordare a Elen tutto.
Concluso il racconto Elen finalmente ricordò tutto e, con fatica accettò i fatti. Il Custode decretò la profezia avverata e la pena di Elen e Azzurrina conclusa. Poco dopo ci apparvero in carne e ossa e, dopo averci ringraziati sparirono per tornare dagli Dei.



Il Custode ci disse che il Padre avrebbe scontato per altri 10 anni la sua punizione per poi ricongiungersi alla sua amata famiglia.
Lasciandoci alle spalle la dimora infestata ancora per lungo tempo da spiriti maligni, avevamo il cuore leggero e colpo di gioia. Eravamo consapevoli di aver riunito una famiglia.




A questo libro, e a voi lettore, lascio il compito di tramandare questa storia ai posteri, affinché ciò che è accaduto mai venga dimenticato e affinché altri mai facciano il medesimo errore.

Kiya dei Galenceleb"


*Kiya raccolse tutti i fogli sparsi per la stanza e dopo averli letti, sorridendo si diresse verso la biblioteca.*

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