
*Kiya tornò a casa dopo una lunga giornata di lavoro, salì le scale
e si sedette al piccolo scrittoio di fronte al caldo fuoco del
camino. Guardando le fiamme che lentamente danzavano davanti ai
suoi occhi, prese alcuni fogli di carta fina e ingiallita, e iniziò
a scrivere un racconto degno di esser tramandato ai posteri.*
"A questo libro, e a voi lettore, lascio il compito di tramandare
questa storia ai posteri, affinché ciò che è accaduto mai venga
dimenticato e affinché altri mai facciano il medesimo errore.
Questa che mi appresto a narrarvi è la storia di Azzurrina una
bambina telera vissuta nel periodo della fondazione della Perla e
degli avvenimenti che coinvolsero lei e la sua famiglia.
Venni a conoscenza della sua storia per puro caso, una sera di
Orifoglia, mentre ad una riunione del tempio si discuteva di alcuni
fatti strani accaduti in un'abitazione poco fuori Rotiniel.
In tale abitazione, oramai da tempo dimora fissa di spiriti,
avvennero alcuni fatti strani che attirarono l'attenzione dei
passanti. Chi vi si addentrava, raccontava di aver udito un pianto
e di aver visto la dimora prender fuoco, inoltre strane scritte sul
muro fatte col sangue riportavano il nome di "Azzurrina", che
allora non sapevamo chi fosse.
Sotto la luminosa guida della Senatrice e Gran Maestro del Tempio
Lindel i membri dell'ordine ricevettero il compito di investigare
su cotali avvenimenti.
Quando io mi unii alla ricerca di una spiegazione insieme alla mia
novizia Narya, seppi che due libri erano già stati rinvenuti dai
Paladini, uno presso la biblioteca di Rotiniel e il secondo presso
quella di Tremec. Tali libri contenevano il racconto, riportato a
voce dal padre allo scrittore, della storia di Azzurrina e della
sua famiglia. Tali racconti però erano solo una parte della triste
storia.

Da "Storie Dimenticate" di Naagev Loreth
Premessa: Questa è la triste storia di un giovane fanciulla telera
di nome Azzurrina, così come mi è stata tramandata dal padre.
"Erano i tempi felici e prosperi che seguirono la fondazione della
Perla. Una piccola comunità portuale nella quale principalmente si
viveva di pesca e di esplorazioni.
Giovani Teleri solcavano l'oceano su splendide navi dalle vele
azzurre come il cielo. Azzurri come gli occhi della mia giovane
bambina. Vivevamo in una villetta poco distante dalla città. Una
zona tranquilla, immersa nel verde, circondata da campi di fiori e
dalla quale si poteva vedere scorgere il sole dal mare. Uno
spettacolo che nessuno potrebbe mai dimenticare. Eravamo felici. E
ci sembrava giusto condividere la nostra felicità con chiunque.
Accettavamo spesso di dare riparo agli stranieri che attraversavano
quella parte del Doriath. Cosa che si fece più interessante quando
apparvero i primi umani ed i primi mezz'elfi. Eravamo incuriositi
da quelle persone, così come loro erano incuriositi da noi. Ma la
nostra curiosità ci costò caro. In una notte buia, un umano bussò
alla nostra porta. Era infreddolito e stanco, e per noi fu un
piacere dargli ristoro. Azzurrina sembrava letteralmente rapita da
quella figura ammantata. L'uomo si mostrò cortese. Durante la cena
colloquiammo amabilmente dinnanzi una tazza di buon sidro ed un
cervo ancora caldo. Ci salutammo con un sorriso, prima di recarci
nelle nostre stanze. Un sorriso che non dimenticherò mai.
Mia moglie mi destò nel cuore della notte urlando dal terrore: la
nostra stanza stava andando a fuoco... ed io non me ne ero reso
conto.
Intorpidito dal fumo presi la mano di mia moglie e scesi giù, nella
grande sala, urlando a squarciagola per svegliare tutti. Ciò che
vedemmo entrando nella stanza, cambiò per sempre la nostra vita."
A questo punto del libro le pagine erano state strappate ma
sull'ultima pagina rimasta intatta vi era raffigurata una palma.
Fu questo indizio che portò i paladini presso l'Oasi di Tremec dove
rinvenirono il secondo libro.

Da "Scacciando il Male" di Naagev Loreth
"Ero furibondo! Come aveva osato? Nella mia dimora...
Lo avevamo ospitato. Lo avevamo sfamato. E lui ci ripagava così.
Guardai gli occhi senza vita della mia bambina. Il suo sangue,
riversato a terra a formare una strana figura. Una stella a 5 punti
inscritta in un cerchio.
E lui, con lo sguardo fisso nel vuoto, mentre contemplava parole
arcane. "L'ho voluta premiare" disse rivolgendosi a me e a mia
moglie, distrutti dal dolore.
"Ella ora è una creatura dell'Oscuro. Ella vivrà in eterno. La
bellezza della sua anima non sfiorirà mai"
Stese il braccio, come a voler afferrare qualcosa di invisibile
dinnanzi a se. Come a voler carpire l'anima... di mia figlia.
Trasalii.
Afferrai un candelabro, la prima cosa che mi capitò a tiro, e mi
scaraventai con odio contro la sua testa.
Cadde esanime a terra, con il cranio martoriato dai colpi.
Con gli occhi colmi di disperazione, guardai il corpo senza vita di
Azzurrina.
Quella notte, per la prima volta, maledissi gli Dei e tutto ciò di
buono che essi avevano creato.
Non me lo avrebbero mai perdonato."
Anche su questo libro nell'ultima pagina trovammo una
raffigurazione, questa volta vi era un libro trafitto da una spada.
Per lungo tempo non riuscimmo a venir a capo della situazione,
incominciavamo a saperne di più su ciò che era accaduto in quella
casa, ma non era abbastanza.
Decisi quindi di mandare una missiva ad ogni biblioteca d'ardania a
me conosciuta con la speranza che esistessero altri libri di questo
Naagev Loreth. Dopo molte lune una risposta giunse dal Monastero
dei Cavalieri dell'Alba informandoci che erano in possesso di uno
strano libro di quell'autore. Salpai quindi alla volta delle terre
umane in compagnia della mia novizia Narya, della Paladina Nyah e
dell'accolito, nonché mio vecchio e caro amico, Bucozin.
Giunti al monastero fummo accompagnati nell'immensa biblioteca dove
trovammo l'ultimo libro, e con esso le informazioni che cercavamo.

Da "Divina Punizione" di Naagev Loreth
"Dal nulla apparve una figura ammantata di bianco. Era
impressionante nel suo bagliore. Capii subito che non si trattava
di un essere maligno. Ma la sua aura era tutto tranne che benevola,
almeno nei miei riguardi.
"Ti prego, salvala" dissi indicando il corpo senza vita di mia
figlia.
La bianca figura si voltò e fissò la fanciulla.
"La salverò. Ma non prima di averti dato l'opportuna punizione."
"Tu hai mancato di rispetto agli Dei. Nel momento del bisogno, hai
maledetto il loro operato. Nessuno che ambisca ad essere sacerdote
degli Dei può osare tanto."
Era il tono di una sentenza di tribunale. Per il mio crimine. Per
la mia mancanza di fede venivo punito. Per la mia arroganza,
scacciato dalla grazia divina. Mia moglie mi stringeva forte le
mani, stretta dinnanzi a me, con gli occhi ancora sconvolti dallo
sfacelo.
"Tu, Vinye vivrai in eterno... tormentato dalle piaghe della
malattia e della solitudine. Non ti sarà concesso tornare in questo
luogo finché non si sarà realizzata la profezia."
La prima sentenza lasciò il vuoto nel mio cuore ed in quello di mia
moglie.
"Tu, Elen" disse rivolgendosi alla mia amata "Che hai scelto di
condividere la buona e la cattiva sorte, resterai qui in questa
dimora. Come spettro ti aggirerai in queste sale. E non ti sarà
concesso uscirne finché non si sarà realizzata la profezia."
La seconda sentenza... distrusse il mio cuore.
"In quanto ad Azzurrina, Lei verrà con me al cospetto degli Dei, in
attesa della fine."
Così... venni scacciato dalla mia dimora. Con il peso della
maledizione divina sulla mia anima, vagai per centinaia di anni
alla ricerca di una soluzione...
Prego ancora un giorno che qualcuno realizzi la profezia.
La dove io ho fallito, forse qualcuno degno avrà successo.
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Qui termina la storia così come mi è stata raccontata. Molti
sostennero che questo Vinye fosse solo un vecchio Telero ubriaco
dal sidro.
Ma il suo racconto toccò il mio cuore come non accadeva da anni.
L'ultima cosa che mi disse prima di andar via riguardava la
profezia.
"L'ho nascosta" disse "dove Arabella consuma il suo riposo."
Poi sparì senza farsi più vedere."
Letto quest'ultimo libro salpammo veloci verso Rotiniel per poi
dirigere i nostri passi entro il Doriath del Nord presso un piccolo
cimitero dove risiede la tomba dell'antica e gloriosa regina di
Tiond.
Finalmente conoscevamo la storia di ciò che era accaduto e mentre
vaghevamo per il piccolo cimitero alla ricerca di qualcosa che
potesse aiutarci, la consapevolezza che era nostro dovere porre
fine ai dolori di questa famiglia, si fece più intensa.
Tra le lapidi del cimitero strani epitaffi attirarono la nostra
attenzione:
"Rivelale il nome e sarà liberata"
"ed infine ogni torto sarà perdonato"
Sapevamo ora a chi apparteneva il pianto che i passanti udivano
nella dimora e sapevamo che dovevamo far sapere allo spirito chi
era. Corremmo alla casa infestata senza n’eppur prender fiato e
entrati iniziammo a chiamare a gran voce il nome di Elen la madre
di Azzurrina.

Poco dopo il suo spirito ci apparve, pensavamo di esser giunti
finalmente alla conclusione di tutto, pensavamo di poterla
finalmente liberare. Le chiedemmo se ricordava chi fosse ma ella
non sapeva più nulla. Cercammo di farle capire che era Elen la
madre di Azzurrina ma, seppur ricordando pian piano qualcosa,
rifiutava gli avvenimenti della tremenda notte.
Parlò allora di un custode che le impediva di uscire dalla casa, le
chiedemmo di chiamarcelo e quando apparve davanti ai nostri occhi
lo informammo che eravamo a conoscenza dei fatti e che eravamo li
per porre fine alla profezia. Egli ci disse che l'unico modo era
far accettare a Elen ciò che era accaduto a lei e alla sua famiglia
e che se avessimo fallito sarebbero dovuto passare altri 50 anni
prima di riprovarci.
Lasciammo la dimora quindi con la promessa che saremmo tornati
presto per liberarla.
Passarono alcuni giorni da quando parlammo col Custode e, una sera
di Nembonume particolarmente stellata ci avviammo verso la dimora
per porre fine alla profezia.
Richiamammo lo spirito di Elen e il Custode e, con l'aiuto dei tre
libri rinvenuti, iniziammo a narrarle la sua storia.

I miei compagni di avventura cercarono di far rivivere quei momenti
ad Elen affinché finalmente li accettasse.

Non so dirvi quanto tempo passammo in quella dimora, eravamo
totalmente presi nel far ricordare a Elen tutto.
Concluso il racconto Elen finalmente ricordò tutto e, con fatica
accettò i fatti. Il Custode decretò la profezia avverata e la pena
di Elen e Azzurrina conclusa. Poco dopo ci apparvero in carne e
ossa e, dopo averci ringraziati sparirono per tornare dagli Dei.

Il Custode ci disse che il Padre avrebbe scontato per altri 10 anni
la sua punizione per poi ricongiungersi alla sua amata famiglia.
Lasciandoci alle spalle la dimora infestata ancora per lungo tempo
da spiriti maligni, avevamo il cuore leggero e colpo di gioia.
Eravamo consapevoli di aver riunito una famiglia.

A questo libro, e a voi lettore, lascio il compito di tramandare
questa storia ai posteri, affinché ciò che è accaduto mai venga
dimenticato e affinché altri mai facciano il medesimo errore.
Kiya dei Galenceleb"
*Kiya raccolse tutti i fogli sparsi per la stanza e dopo averli
letti, sorridendo si diresse verso la biblioteca.*
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