Il giusto ritorno a Ceoris dei profughi
Scritto da : Isilmahtar in data : 20/11/2006 01:50:42

La sera del 13 di Nembonume dell’anno 270, due settimane dopo che Rotiniel aveva occupato Ceoris, fu organizzato il rientro di quegli artigiani, commercianti e contadini di stirpe umana e mezz’elfa che erano stati accolti proprio dalla Perla al termine della guerra contro i Vir, dopo che avevano dovuto lasciare le loro case al villaggio per volontà di Tiond.

Mentre una nave stava per salpare per portare a casa i profughi, un nutrito gruppo di Rotinirm con alla loro testa l’Aran Isilmahtar marciava per raggiungere Ceoris per garantirne la sicurezza.

Mezz’ora dopo quelli di pattuglia lungo le coste potevano finalmente avvistare le vele della nave in arrivo che si apprestava ad attraccare a nord del palazzo di Ceoris.





Furono momenti emozionanti, e i mantelli azzurri furono travolti dalle urla di giubilo e dai ringraziamenti di quegli uomini e mezz’elfi che finalmente facevano ritorno alle loro case.



Furono scambiati sinceri auguri e ringraziamenti, e la promessa da parte di Rotiniel di garantire un’esistenza pacifica, lontano dalle influenze razziste degli elfi dell’Alleanza.



Mentre si completava lo sbarco e la gente riprendeva posto tra i proprio amici, l’Aran radunò la Perla e annunciò i nuovi ordini, stabilendo che da quella sera ci si sarebbe ritirati dai territori a ovest della catena montuosa che dava accesso alle grotte dei Vilderon, e lasciando un corridoio neutrale agli elfi per raggiungere il deserto elfico.

In questo modo, pur sapendo che l’Alleanza non avrebbe ancora riconosciuto ufficialmente che Ceoris ora rientrava nei confini di Rotiniel, l’Aran intendeva allentare la tensione che si era creata e che aveva portato anche a violenti scontri.



Nonostante ciò, 3 giorni dopo gli Elfi dell’Alleanza, che pure avevano contestato aspramente l’arrivo di Rotiniel a Ceoris ma che neppure avevano dimostrato il coraggio di dichiararsi pronti a sfidarla in campo aperto per sostenere le loro tesi e la loro presunta superiorità razziale, passarono all’azione con un atto che nulla aveva di saggio o lungimirante, ma che dimostrava solo desiderio di ripicca, risultando peraltro assai patetico.

In un numero di circa 50, violarono con le armi sguainate la sacralità di uno dei grandi templi liberi del Doriath, il tempio sull’acqua di Earlaan – Dio patrono della Perla - il cui accesso si trovava proprio sulla costa presso la montagna dei Vilderon, territori per l’appunto neutrale, e mandarono ambasciatori alla Perla per informare su tale atto, con lo scopo di dichiararlo vietato a tutti i cittadini di Rotiniel.

L’Aran e i Senatori erano in quelle ore a Loknar per discutere di faccende di estremà gravita per il Doriath tutto ma appena rientrarono e furono avvisati di quanto successo presero una scorta e si recano al tempio per parlare.
Isilmahtar avanzò di un passo rispetto agli altri e annunciò che non era lì per combattare, solo per parlare, ma probabilmente era ormai opinione presso quegli elfi che ogni sua parola fosse menzogna e nonostante la loro schiacciante superiorità numerica, forse intimoriti dalla scorta, iniziano a recitare incantesimi di protezione, benedizioni e evocare in gran numero creature arcane e a pregare i propri Dei per avere la protezione dei loro guardiani.

A nulla valsero le sue rassicurazioni, lo schieramento degli elfi dopo appena un minuto pullulava di creature sacre o incantante e quell’esercito possente sembrava davvero pronto alla guerra contro gli 8 Rotinrim.



La Ninque Heri Lymi’en Areya e la Lasse Calen Rahel proclamarono davanti all’Aran Isilmahtar e al Gran Maestro del Tempio di Rotiniel Lindel che la Perla era secondo loro indegna di accedervi, così come era indegna e peccatrice nel custodire il Drago Smeraldo che la Verde aveva perso e mai recuperato, così come non poteva reclamare come sua Ceoris.

Ma l’Alleanza era tuttavia disposta a restituire l’accesso al Tempio se il Drago Smeraldo fosse stato restituito alla Verde e Ceoris fosse stata abbandonata...
Ma che assurdità era mai questa?
Profanare con le armi un tempio consacrato a Earlaan, un Dio da sempre patrono di Rotiniel, sito in un territorio neutrale e sempre stato accessibile a tutti, perché loro ritenevano tutta Rotiniel indegna di venerarlo? Chi erano loro per dirlo? Earlaan si era forse riflesso nelle loro coppe di sidro la sera prima per spingerli a fare dichiarazioni tanto audaci contro non un individuo, ma un’intero popolo? E Rotiniel poi veniva accusata di aver messo sottochiave il Drago Smeralgo impedendo agli elfi di poterlo pregare, quando era stato più volte detto prima dei reciproci bandi che sarebbe stato necessaria una richiesta scritta ma che le porte del Senato sarebbero state aperte ai credenti che desideravano onorarlo. No, neppure questo andava bene, il Drago sarebbe dovuto tornare a Tiond perché gli elfi potessero custodirlo in un palazzo senza porte e senza protezione per rendere libera da vincoli la sua venerazione, ma a cui sarebbe stato comunque vietato l’accesso ai Rotinrim se con il loro mantello indosso.
E cosa c’entrava Ceoris con la fede negli Dei elfici ora?
Non era forse chiaro quanto desiderio di rivalsa ci fosse in quella ridicola occupazione di un Tempio libero? Gli bruciava così tanto che ora chi era stato allontanto aveva potuto tornare a casa? O che Rotiniel potesse riportare alla vita quel posto dopo mesi e mesi di declino?

Isilmahtar chieste e insistette più volte per avere una risposta chiara e secca alla domanda “E’ un’atto di guerra questo? Ci volete dichiarare guerra?” Ma né la Ninque Heri né la Lasse Calen ebbero il coraggio di dare un “si” o un “no”, continuando invece a giocare con le parole e accusando ancora e ancora Rotiniel delle stesse colpe inventate.
Quindi Rotiniel era in torto? Eppure essi non avevano il coraggio di agire secondo quella giustizia che stavano professando.

All’Aran parve di capire infine che la Ninque Heri, forse stremata dalle sue insistenze aveva dato conferma al suo sospetto e ordinò ai Rotinrim di ritirarsi, attendendosi per il giorno dopo una dichiarazione di guerra ufficiale che non arrivò mai.
Ancora una volta audaci solo a parole.

Consultandosi nei giorni successivi col Gran Maestro Lindel si convenne che la Perla non avrebbe contribuito a profanare il Tempio ingaggiando battaglia lì con gli elfi né sarebbe stato saggio o sensanto sprecare il sangue della popolazione in altri scontri, poiché comunque la libertà di Culto della Perla era sufficientemente garantita dalla presenza di un tempio consacrato a Earlaan e Morrigan all’interno delle mura e uno a Suldanas nei territori di Ceoris.
Questo almeno per il momento.
E finchè non fosse stato versato sangue di fedeli Rotinrim

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