I. Il Martello Giustizia - Voci nelle Tenebre
Scritto da : Mirgal in data : 13/01/2007 22:51:06

I tempi oscuri della Guerra dei Sette Spiriti erano soltanto agli inizi e i mortali ancora non avevano compreso il significato e la portata dei primi eventi che si susseguivano dinnanzi ai loro occhi.
In una di quelle notti, i Seguaci di Vashnaar riuniti nella Torre Nera udirono delle note provenire dall’arpa “Voce dell’Abisso”, senza che vi fosse qualcuno a pizzicarne le corde.
In concomitanza, una voce remota parlò nella mente del suo padrone, chiedendogli di suonare quello strumento demoniaco per permettergli di sfruttarne la musica come collegamento tra il mondo dei viventi e il Regno dell’Oscuro.
Quando egli soddisfece quella richiesta, la misteriosa entità che l’aveva espressa poté creare un varco tra le due dimensioni e manifestarsi sulla sommità della Torre.
I presenti furono pieni di stupore quando l’essere spettrale al loro cospetto si presentò come Zerghor Mahnistad, colui il quale un anno prima era stato alla guida dei due eserciti demoniaci che avevano invaso Hammerheim e Amon, mentre i rispettivi combattenti erano stati attirati e intrappolati in una città sotterranea. Quando sembrava ormai giunto il suo trionfo, egli era stato però ucciso da alcuni mortali armati con artefatti divini e, con lui, erano stati sconfitti i suoi eserciti.
Dopo tanto tempo, egli era tornato nel mondo poiché doveva consegnare al Culto della Torre Nera ciò che gli aveva promesso un anno addietro come ricompensa per i suoi servigi. Non sarebbe potuto permanere a lungo lontano dall’Abisso in quella forma incorporea, così lo spettro di Zerghor si affrettò a lasciare a terra un martello e a raccontare a quei mortali la sua storia.
Si trattava di Giustizia, l’arma sacra del Paladino Magnus, che il Cavaliere dell’Alba decaduto Quentin Valinor gli aveva sottratto e aveva portato con sé nell’Abisso quando vi era disceso. Ora essa veniva affidata alle mani dei Cultisti, con la richiesta di Zeghor di renderla uno strumento dell’Oscuro.
Terminato il suo discorso, lo spettro fece ritorno nel luogo da cui era venuto.



I Seguaci di Vashnaar si interrogarono a lungo su come impiegare un’arma sacra secondo i desideri del loro Dio ed infine decisero di chiedere consiglio al Signore dei Ghoul Kuranes, recandosi nella sua remota fortezza raggiungibile soltanto attraverso il Luogo degli Spiriti.



Egli rivelò loro che sfruttare il martello per compiere il volere dell’Unico sarebbe stato impossibile poiché nell’arma dimorava lo spirito di una creatura celeste. Avrebbero quindi dovuto espellerlo, facendolo sostituire da uno spirito più potente, che per raggiungere l’obiettivo che si erano prefissati avrebbe dovuto essere quello di un’entità oscura.
Kuranes indicò Tjodalv, il Signore dei Ghiacci, come il demone adatto alle circostanze poiché, essendo dotato del totale controllo del proprio spirito, sarebbe stato facilmente in grado di possedere il martello piegandone il potere ai propri desideri.
Di Tjodalv non si sapeva però la dimora e non si avevano più notizie da quando i Druidi lo avevano liberato molto tempo addietro senza volerlo.
Al ritorno dalla fortezza di Kuranes, il Signore della Torre Nera pensò quindi di contattare il demone sfruttando la sua arpa, che gli conferiva il potere di creare visioni nei sogni dei dormienti.
Il suo scopo era quello di indicargli una data e un luogo in cui presentarsi per dare udienza ai Cultisti dell’Oscuro e ascoltare la loro proposta.
Era dai tempi della prima venuta di Zerghor Mahnistad che, suonandola, egli non varcava i confini tra la realtà e i sogni con la sua musica e, sebbene mai prima di allora avesse ricorso ad essa nei confronti di un figlio dell’Abisso, raggiunse i sogni di Tjodalv con le visioni a cui diede vita, ottenendo il suo fine.
Quando tutto sembrava compiuto, avvenne però un terribile prodigio.



Il suonatore, l’arpa e tutti i presenti vennero trasportati da una volontà superiore in un luogo oscuro e nebbioso a loro ignoto e, nel silenzio totale che vi regnava, udirono improvvisamente, potente come un rombo di tuono, la voce di Ireuel, il Signore degli Incubi e della Paura, uno dei Sette Spiriti di Vashnaar.
Le sue parole rivelarono loro che quello era il Reame dei Sogni, su cui egli dominava e in cui non voleva intrusioni come quella della musica suonata poc’anzi.



I Cultisti vennero inoltre a sapere che il demone che avevano contattato grazie all’arpa era uno dei candidati a divenire Custode di Ireuel.



A quest’ultimo erano state infatti consegnate due piume, una dal demone Elg’and e l’altra da Tjodalv, entrambe identiche alla famigerata piuma nera consegnata ad Orcam De Leon da uno dei precedenti Custodi del sonno del Signore dei Sogni.
Essa da Ireuel era stata resa l’oggetto di una competizione demoniaca incentrata sul suo recupero che avrebbe garantito al vincitore il ruolo di nuovo Custode.
Fu chi prima aveva suonato l’arpa a rivelare allo Spirito che ciò che gli aveva recato Elg’and era in realtà un falso creato dagli Elfi per ingannarlo e che quindi avrebbe dovuto ritenere Tjodalv il trionfatore.
Il Sovrano di quel Reame rispose che avrebbe punito Elg’and per il suo errore e che non si sarebbe curato del destino di Tjodalv fin quando non avesse ricevuto il premio che gli spettava poiché, se dei mortali fossero riusciti a nuocergli, ciò avrebbe significato che non sarebbe stato degno di essere un suo Custode.



Detto ciò, espulse i suoi temporanei prigionieri dai suoi domini con l’ordine di non osare più disturbarlo in futuro.
Essi si destarono storditi sulla sommità della Torre Nera, dove precedentemente si trovavano, come se avessero a lungo dormito e l’esperienza vissuta fosse stata soltanto un sogno.
Sapevano però che così non era stato…


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