In memoria di colei che portò la Luce.
Scritto da : Fhyldren in data : 31/07/2007 23:27:29

Quella sera, molte persone erano al fine riunite per quel triste momento. La dipartita di Kiya dei Galenceleb.
Un'anima, una sorella, si era ricongiunta al Tulip, riabbracciando la Madre, e coloro che continuavano la loro vita terrena, dovevano ricordarla, e superare il dolore, assieme.
Il luogo scelto fu il bosco a Nord di Rotiniel, città che ormai era diventata la vera casa delle Sindar, accogliendola e perdonandola.
Lentamente tutti giunsero, accolti dal tiepido calore di quella notte estiva,e presero posto.
Prese per primo la parola il Sommo Sacerdote del Tempio di Rotiniel, il senatore Federyel.







Lentamente, il sindar si alzò e prese posto davanti ai fedeli e ai fratelli convenuti. Tra i presenti aleggiava una malinconia e una tristezza quasi palpabile.



Fece un cenno di intesa ad Isilmas, e egli iniziò a scavare una piccola buca. Poi prese parola.



"Ringrazio tutti i presenti per essere qui, a condividere questo momento"
Il volto dell'elfo era provato, ma parlava con pacatezza, e tranquillità. I suoi amici e fratelli, lo osservavano in trepidante commozione.
Nel mentre Isilmas continuava laboriosamente a piantare il piccolo germoglio.

"C'è una cosa, prima che il rituale abbia inizio, che debbo dire"

Un breve sospiro, e la rivelazione.

"Ella era mia Sposa"

"Nessuno può averlo saputo, poichè il giuramento è stato sigillato nell'intimità del nostro focolare, quando oramai i nostri cuori avevano inteso ciò che il volere dei Valar ci preservava."

Un'altra piccola pausa, mentre un piccolo velo di stupore si adagiava intorno a lui.
Alzò lo sguardo, e continuò:

"Vorrei che oltre che come Gran Sacerdotessa, e Elfa devota, ella venga ricordata anche come mia Sposa."
"Sulla sua condotta poco posso aggiungere, che i vostri occhi non abbiano già visto, e i vostri cuori giudicato."



Lentamente si chinò sulla terra appena smossa, e sfilò i bracciali che portava indosso.
Poi rivolgendosi a tutti:
"Depongo qui, davanti a voi, il simbolo del giuramento che la legava a me, mentre porto indosso ancora il suo."
Portò mano al ciondolo che portava al collo, la Luce di Beltaine, ultimo simbolo del disperso Ordine delle Madri, simbolo caro a Kiya più di qualsiasi altra cosa.
Lo sfiorò delicatamente con le labbra, socchiundendo gli occhi, in quello che voleva essere un mesto e dolce saluto.
Dopodichè depose nella terra appena smossa i bracciali, lo Spirito di Suldanas, pegno del suo amore.
Dopo aver delicatamente ricoperto di terra il simbolo, estrasse un piccolo libro, finemente decorato.
"Lascio qui, nel luogo del suo ricordo, un messaggio per lei."
Un lievissimo sorriso trasparì sul suo volto.
"Anche se non credo che ce ne sia effettivo bisogno, poichè sono sicuro che riesce a sentire e a vedere tutti noi."
Delicatamente anche il piccolo tomo venne interrato.

Terminato il piccolo gesto ci fu un momento di fervente preghiera, nel cui i devoti della Madre, Isilmas e Narya, infondevano la loro benedizione nel già giovane arbusto. Ella, nella sua infinita benevolenza, concesse ai suoi fedeli i suoi doni, a testimonianza della purezza e all'importanza di quell'evento.
Tra lo stupore e la meraviglia dei presenti, l'albero lentamente cresceva, mentre germogli e piccoli frutti iniziavano ad apparire, avvicinandosi alla maturazione a vista d'occhio.



Riprese poi la parola il Sommo Sacerdote, invitando chi altro volesse dei presenti a dare il proprio ricordo, e la propria testimonianza.
Per prima si fece avanti la sorella e la più cara amica di sempre, Lilith Calie. Dolci furono le sue parole, ricordando i momenti passati insieme. Momenti in cui avevano condiviso grandi responsabilità, momenti in cui il futuro dei popoli era dipeso solo dal loro giudizio.
Ma quella grande responsabilità non aveva mai impedito alla giovane Sindar di manifestare sempre la sua allegria, la sua spensieratezza, e la gioia di vivere, sentimenti che constantemente trasmetteva a chiunque le stesse attorno.
Raccontò di come il primo titolo di Lasse Calen, "Verde Foglia", sovrana di Tiond, venne proprio scelto da lei per Kiya.
Scelse quel nome perchè era la foglia più verde e rigogliosa di Tiond, e si disse molto onorata del fatto che quel nome era ancora in uso tra i Silvani, poichè in un certo senso era come se la figura di Kiya venisse costantemente ricordata.



Poi venne il turno di un'ospite proveniente da Tremec. Tra la curiosità generale, spiegò che all'Oasi erano giunte molte voci e diversi scritti riguardanti Kiya Galanceleb, riportando sia cose brutte che cose belle, ma il suo ricordo restava comunque quello di una grande regina. Lasciò un libro contenenti paroli dolci e gentili sulla'elfa, e si allontanò con molta discrezione.



Dopodichè si alzò e prese parola Narya Linmereth, anch'essa elfa devota a Beltaine, e discepola di Kiya nel primo periodo di vita a Rotiniel.



Spiegò cos'era stata per lei quell'elfa, ovvero una guida, un amica, una sorella, e gli lasciò un dolce e sentito messaggio.

"Kiya, so che ora vedi e senti tutti noi,
voglio dirti solamente grazie per averci illuminati
con la tua presenza."



Riprese la parola Federyel, avviandosi alla conclusione della cerimonia. Nel frattempo, grazie alla volontà e alla fede dei presenti, l'albero era giunto alla sua completa maturazione.



Le sue parole riecheggiarono nel buio di quella tiepida e calda notte, tra la crescente commozione e la consapevolezza di tutti i presenti.
A cerimonia conclusa, ad ognuno dei presenti venne data l'occasione di lasciare il proprio personale saluto.



Lentamente le persone defluirono, omaggiando per l'ultima volta la sorella, e mostrando la loro sincera amarezza all'elfo rimasto a vegliare il luogo della cerimonia.
Per ultima rimase la Tari Lindel, che fece anch'essa il suo personale omaggio all'amica e alla fedele compagna di molte escursioni.

Venne a portare il proprio omaggio, qualche tempo dopo, anche l'amata sorella Ely'en Feery, che chiese al fratello di deporre nei pressi dell'albero un fiore, a simboleggiare che l'amore che era stato data da Kiya, il suo ricordo, e l'amore verso di lei, sarebbero stati eterni.



Fhyldren continuò a vegliare quel luogo, tornando sempre nei giorni successivi, addolorato, anche se in cuor suo sapeva che la Luce che lo aveva guidato, che lei rappresentava, non sarebbe mai stata smarrita.


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