
4236° Ciclo Solare
Ventottesima rotazione del mese di Junst
Regno di Djare

Guerra delle Ombre
Queste parole ormai giravano da giorni tra il popolo djaredin. Così ci si riferiva a quel periodo di disordini e oscurità che attanagliava l’intera Ardania.
Le tenebre erano calate ovunque. Anche la Gemma Recondita aveva avuto i suoi problemi.
E ora più che mai i nani si radunavano nel luogo più frequentato e accogliente di tutto il Regno di Djare: la locanda della Zitella Inacidita.

L’atmosfera non era certo quella di un giorno di festa.
L’argomento principale di tutte le discussioni erano le tenebre. Tutti i presenti erano insolitamente nervosi, quasi avvertissero l’arrivo di qualcosa di insolito.
E così fu …
Mentre alcuni cugini erano intenti a chiacchierare sulla scalinata di accesso alla locanda, una squadra di Bortrox mandata in esplorazione nei cunicoli tornava dando l’allarme.
Qualcosa si stava avvicinando alla città: il terreno tremava quasi fosse scosso da una scarica di terremoto.
Ma non era un terremoto
Si trattava di un’orda in avvicinamento
Immediatamente la locanda si svuotò e tutti i nani presenti corsero al cancello dove si organizzarono per tenere testa al nemico: il loro compito era rallentarne l’avanzata per dare il tempo necessario a tutta Kard Dorgast di prepararsi.
Lo Djare incitava i compagni di sempre, amici e fratelli di mille battaglie.
“…e ricordate che le mura più spesse non sono fatte di roccia e metallo, ma con il coraggio e la determinazione dei nani!"
Non ci volle molto a capire di cosa si trattava: il loro puzzo li precedeva…orchi numerosi come non mai…musidiporco li chiamavano i nani…

Ben presto i nani si schierarono a protezione del Grande Cancello, accesso principale alla città.
Attendevano in silenzio. Il terreno tremava.
L’uno di fianco all’altro, i nani in prima linea, protetti da antiche corazze ed enormi scudi, avevano gli occhi fissi sulle tenebre, nel punto in cui sarebbero dovuti emergere i primi nemici. Dietro di loro la seconda linea formata da genieri e sacerdoti, pronti a dar manforte ai propri compagni e a far cadere sulle teste dei nemici fuoco e ferro a volontà. Li accompagnava insolitamente un umano, amico del popolo dajredin, Boris Kolimasky.
L’attesa si fece snervante, ma disciplinatamente ogni nano rimase al proprio posto.
Sembravano arrivare a centinaia, forse anche più…

Le urla di guerra salirono fino alla volta dell'enorme caverna, seguiti dai cupi canti di guerra dei nani, da insulti e sfide in direzione dei nemici.
Superato lo stupore e il terrore delle fiamme, l’orda di orchi caricò la linea difensiva nanica: l'impatto fu tremendo. I nani puntarono i loro enormi scudi per terra e spinsero per non retrocedere. Gli altri orchi si ammassarono sui loro compagni, li schiacciarono, li spinsero contro le armi dei loro nemici. Non si curavano della propria vita, erano spinti da qualcosa: erano affamati.
Dopo aver resistito alla carica, dalle retrovie djaredin partì una pioggia di ferro e fuoco: i genieri erano entrati in azione. I proiettili sibilavano e colpivano con precisione, le granate dilaniavano, le fiamme degli sputafuoco bruciavano e mandavano nel panico il nemico.
Atterriti e sorpresi gli orchi arretrarono di qualche passo: i nani partirono alla carica.
Le micidiali asce mutilavano, gli enormi martelli fracassavano: era una danza inarrestabile di morte e distruzione

Nonostante la schiacciante inferiorità numerica, i nani avanzarono facendosi strada tra le schiere nemiche.
Orchi, troll, ogre e tutti gli altri abomini, cadevono sotto i colpi degli djaredin. I nani caricavano ripetutamente, per poi arretrare e riorganizzarsi. I nemici in fuga venivano ignorati: i genieri erano sempre pronti a piantarli un proiettile nella schiena.
I sacerdoti sorreggevano i compagni con le loro invocazioni alla Triade.
La battaglia proseguiva: ormai il cunicolo era completamente pieno dei cadaveri degli orchi. Il pavimento era impregnato del sangue nero dei nemici dei nani ed era difficile mantenere l'equilibrio.
Le armi cominciavano a diventare sempre più pesanti.
Il respiro sempre più veloce e affannoso.
Ma nessuno pensò minimamente di cedere. Continuarono a combattere fianco a fianco, pronti a sorreggersi a vicenda, a parare un colpo diretto ad un nano vicino, a far scudo col proprio corpo ad un amico ferito. Il manipolo di difensori era un unico corpo: tante piccole rocce a formare una montagna, una montagna incrollabile e inamovibile.
Con un ultimo impeto, i nani arrivarono alla fine del cunicolo, da dove gli stregoni degli orchi lanciavano le loro micidiali magie. Gli ultimi invasori caddero senza poter opporre molta resistenza.
Improvvisamente però la volta soprastante l’accesso al sistema dei cunicoli cominciò a tremare: enormi blocchi di roccia vennero giù e i nani non poterono fare altro che arretrare.

Ma i nani non festeggiarono.
Nonostante la stanchezza e le ferite, il primo pensiero andò ai caduti: a loro fu rivolta una preghiera affinché Dera vegliasse il cammino che li avrebbe fatti ricongiungere al padre di tutti i nani, Korg il Dio Guerriero.
I corpi dei caduti furono trasportati sugli scudi fino in città.
I feriti vennero prontamente assistiti.

"La fiamma segreta dei nostri cuori brucia con la memoria di guerre perdute ed eroi massacrati, ma come la pietra dalla quale noi veniamo, noi resistiamo!"
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