[Kard Dorgast]: Fiera di Amon
Scritto da : Dakkar Felekdum in data : 18/01/2008 18:26:59

4236° Ciclo Solare
Diciottesima rotazione del mese di Felekdum
Regno di Djare

“Le lame del nemico potran rubare i tuoi lunghi anni
I ladri potran rubare il tuo oro
Le malelingue potranno rubare la tua reputazione
Ma l’abilità, una volta imparata, te la tieni per sempre”

Il lavoro e l’abilità sono di estrema importanza per tutti i nani. Produrre un manufatto di estrema bellezza e vedere i frutti di un duro lavoro, sono una soddisfazione paragonabile solo ad un’ottima birra bevuta in compagnia dei propri cugini e accompagnata da una fumata di erbapipa d’annata.
C’era un tempo in cui gli altri popoli cercavano i Figli di Korg per i loro prodotti artigianali, un tempo in cui non era raro imbattersi in carovane che da Kard partivano raggiungendo molti luoghi di Ardania.
Un tempo lontano, ma ancora vivo nella memoria di alcuni nani e nei racconti dei membri più anziani.
Ma un popolo non è nulla senza le azioni dei propri antenati, senza la propria storia e la propria identità. Il tutto vuol dire una sola cosa: tradizione.
Per i nani le tradizioni sono “la voce degli antenati” e come tale va rispettata e onorata.



La diciottesima rotazione del mese di Felekdum dell’Anno 4236, è una data che molti nani ricorderanno per sempre: il giorno in cui le carovane dei nani hanno ripreso a solcare la superficie di Ardania.
La voce si era sparsa per tutto il continente umano e quella sera in molti erano giunti ad Amon, dove poco fuori le mura cittadine era stata allestita una fiera: vi erano Nordici da Helcaraxe, Loknariani, raminghi, genti di Tortuga, selvaggi di Waka Nui e gli stessi Amoniani che gentilmente avevano ospitato la Fiera.



Ognuno degli avventori si diresse verso il banco che più lo interessava: c’era chi era alla ricerca di metallo, chi armi e armature forgiate dai nani, chi la leggendaria birra dei nani, chi semplicemente cercava svago e un modo facile di fare soldi: il gioco d’azzardo.



Ben presto i banchi della mercanzia vennero presi d’assalto e i nani si ritrovarono a dover far fronte ad un’enorme quantità di richieste. A testa bassa e con determinazione, cercarono di adempiere al loro dovere: cercare di vendere al prezzo più vantaggioso possibile, cosa semplice per un nano, facile come aprire in due il cranio di un orco.



Più i bauli delle merci si svuotavano più la fame d’oro cresceva: i nani volevano far ritorno alla Gemma con i carri vuoti e le tasche piene di monete.
Infatti molti di loro avevano cominciato ad attirare i curiosi in vari modi: chi con il lancio di qualche fuoco pirotecnico, chi semplicemente elogiando i prodotti artigianali creati dalle abili mani di un mastro djaredin.



Non mancò molto che anche umani e mezz’elfi accorsi si lasciassero prendere dalla frenesia di acquistare qualsiasi cosa e molti addirittura arrivarono a proporre la propria merce personale: la fiera si trasformò presto in un immenso mercato in cui tutti urlavano, contrattavano, litigavano ma dal quale tutti uscirono soddisfatti e convinti di aver fatto un ottimo affare, primi fra tutti i nani, i quali riportarono a Kard Dorgast grandi quantità d’oro.



Il tempo volò letteralmente e la notte si fece sempre più buia.
La Fiera non poteva non concludersi che con il classico spettacolo dei genieri djaredin: il cielo si riempì di una miriade di fuochi colorati e la zona sovrastante la fiera si illuminò a giorno.
Molte persone in seguito, dissero che lo spettacolo era talmente imponente e maestoso da potersi perfino osservare dalla vicina cittadina di Eracles.



Nel tragitto di ritorno, ogni nano ripeteva tra sé e con un sorriso sulle labbra un vecchio proverbio djaredin:

“Non avere oro è come non avere un puntello in una frana dentro una grotta
Non avere oro è come non avere un largo scudo contro una salva di frecce”

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