In aiuto agli Elfi
Scritto da : Eru Silme in data : 16/03/2008 14:58:30

La luce del sole di mezzogiorno brillava attraverso le vetrate della sala delle Riunioni, riscaldando la stanza e riempiendola di riflessi multicolori. Dall'esterno delle poderose mura della Fortezza proveniva una miriade di suoni ovattati: il clangore lontano di magli al lavoro nelle fucine, i tonfi delle asce dei taglialegna, le urla degli addestratori intenti a dirigere le giovani reclute.




"La vita ferve come sempre..." fu il pensiero del Cancelliere, mentre guardava dalle finestre, la pergamena che aveva letto fino ad un attimo prima arrotolata di nuovo in pugno. "e come sempre, il dovere chiama". Con un sospiro si girò ad osservare i suoi Fratelli riuniti attorno al grande tavolo ligneo. Lo sguardo subito corse ai due migliori fabbri dell'Ordine, l'Aspirante Cavaliere Dan Argard e lo scudiero Alexandros Jorin:
- Tutto qui, quindi? Non abbiamo altre scorte di mithryl pronte all'uso?

- Abbiamo fatto il conto diverse volte, Cancelliere - la sicurezza nella voce di Alexandros non lasciava molti dubbi, sottolineata dal cenno di assenso del sacerdote Sallius, anch'egli valente fabbro e minatore.

- Le vene di mithryl sono scarse, e oggigiorno rendono meno che un tempo... - con un sospiro Dan si appoggiò allo schienale della sedia, passandosi una mano in faccia. - Purtroppo i materiali si consumano, ma le scorte non si ripristinano da sole. Vero è che al servizio dell'Ordine non c'è mai molto tempo da dedicare a semplici spedizioni minerarie! - Aggiunse con un sorriso ironico, forse ripensando all'assalto dei draghi serpentini di qualche giorno prima, o all'esercito di non morti fermato dai Fratelli ancora più di recente. - Abbiamo qualche armatura di scorta, credo... potremmo consegnare anche quelle - un brusio e alcuni cenni di assenso accompagnarono quella proposta - ma resta il fatto che non basta per gli elfi. Dovremo trovarne altro!

- E quindi, vediamo ... - Eru si avvicinò di nuovo al tavolo, puntando il dito su una mappa fittamente annotata - facendo due conti... - puntò un dito su un angolo della mappa.
I Fratelli annuirono: restava solo l'isola dei Draghi.

La chiamata era giunta poco tempo prima, portata da Inwe: impegnati in una lotta mortale per la salvezza di Tiond, gli elfi della Splendente necessitavano delle migliori armature, e di grandi quantità di materiali per forgiarle. Fra di essi particolarmente richiesto il prezioso mitrhyl, così raro e pericoloso da trovare... Potevano i Fratelli aiutare ancora una volta le genti elfiche, cercando di procurarsene un carico in tempo per la proggettata battaglia di liberazione? La Prima Guardiana Felycia non ebbe esitazioni ad accogliere la richiesta: cocì come accaduto più volte in passato, le forze dell'Ordine si sarebbero prontamente mobilitate per fare quanto in loro potere.




Ravvisata la necessità di scavare oltremare il prezioso minerale, venne rapidamente allestita una spedizione: mentre audacemente una missione esplorativa condotta da Mirlok e Alexandros si recava sul posto per identificare i siti adatti, il Cancelliere coordinava i Fratelli, ammassando sulla "Soffio di Danu" tende, picchetti, asce e picconi, cibarie e quant'altro fosse necessario per sostenere un gruppo di lavoratori per qualche giorno.
Vennero ricontrollate le mappe disponibili, e l'enorme biblioteca della Fortezza venne passata al setaccio in cerca di informazioni utili.

In breve tempo la spedizione fu pronta, e si prese il largo.




Dopo una traversata rapida e priva di incidenti, se si esclude qualche sporadico dardo di balestra tirato dai Drow dall'alto delle proprie scogliere, si potè giungere nel posto prescelto.
I Fratelli sbarcarono, con i cercatori di tracce in testa a battere il terreno per identificare eventuali pericoli; poi, assicuratisi che i draghi più vicini erano a distanza di sicurezza, vennero erette le tende, sotto la supervisione del Cancelliere stesso, e i minatori poterono mettersi all'opera.




Per lunghi giorni essi scavarono senza sosta lungo l'aspro fianco della montagna; instancabili, sotto la pioggia o sotto il sole, cavalieri veterani, semplici novizi e persino volonterosi aspiranti si alternarono nella fatica, mentre le pattuglie dei Fratelli proteggevano loro le spalle battendo le fitte foreste; sebbene l'Ordine, guidato dal Gran Maestro PhoenixFlame in persona, avesse stretto mesi prima un accordo coi draghi dell'isola, era tuttavia probabile che elementi più giovani e aggressivi potessero assalire il campo senza badare quali insegne sventolassero su di esso.

Numerosi furono gli avvicendamenti, i viaggi per riportare un po' alla volta i preziosi materiali accumulati, primo fra tutti l'agognato Mithryl: ne' la durezza della fatica, ne' venti contrari e tempeste valsero a scoraggiarli e a distoglierli dal compito loro affidato.
Giorno e notte i viaggi continuarono costantemente, portando cibo e rifornimenti alla piccola spedizione, e riportando indietro preziose risorse.



Gli Dei guardarono con occhi benigni ai loro altruistici sforzi; solo una perdita funestò la missione, quando un branco di draghi di mare assalì la "Soffio di Danu", con a bordo il guardiano Novizio Sallius ed Eru Silme al timone. Vistosi infatti braccato, con un drago che si avventava oltre la murata per colpirlo, quest'ultimo riuscì con un ultimo colpo di timone a buttare la nave sottocosta prima di essere abbattuto, permettendo al suo Fratello di salvarsi a riva.
Giunse infine la sera del giorno concordato per la consegna; lasciato il campo, la prua a fendere le acque illuminate di rosso dal sole del tramonto, i cavalieri fecero un'ultima volta rotta per l'approdo di Forte Fenice, dove formarono una carovana per riportare i minerali raccolti alle fucine del Monastero.




Trasformato in lingotti con la forza dei magli e il sudore della fronte, il Mitrhyl venne infine caricato nuovamente su una nave: assieme al metallo non lavorato, l'Ordine aveva imballato anche una armatura già pronta, appartenuta a uno dei Fratelli del passato, e da lui portata in battaglia più volte contro il male.




La nave condusse rapidamente la Prima Guardiana Felycia e la sua scorta al luogo convenuto per la consegna, la piccola cittadina di Ilkorin: qui trovarono ad attenderli lo stesso Inwe, che grato prese in consegna il materiale.




Ma una sopresa attendeva l'esausta Felycia e i suoi compagni: lo stesso Aran della Splendente, informato del loro arrivo, si presentò in città. Ammantato della calma e della dignità del suo rango, egli ringraziò di cuore i cavalieri, riconoscendo con dignitosa semplicità il legame forgiato negli anni fra l'Ordine e le genti del Doriath.




"Non possiamo che ringraziarvi tutti..."

Poche parole, semplici e sincere.
Forse altri le avrebbero considerate una ricompensa da poco per gli sforzi compiuti...
Ma sicuramente non i Cavalieri dell'Alba, che le serbarono nel loro cuore mentre le coste elfiche scomparivano all'orizzonte.

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