
Diffondere la cultura e difendere le tradizioni sono due importanti compiti di cui, da sempre a Tremec, le ancelle della Prediletta si fanno carico; e quale modo migliore vi può essere, per condividere la conoscenza con i propri fratelli ed amici, del raccontare storie, leggende e fatti realmente accaduti intorno ad un fuoco? Specialmente in un momento cosi duro per i figli di Tremec, dispersi per Ardania come granelli di sabbia dal Kamshin.
Fu cosi che la Gran Sacerdotessa di Lostris decise di rispolverare una vecchia abitudine da tempo dimenticata all’Oasi; con l’aiuto delle vestali fece circolare la notizia dell’evento ed incaricò Asiya di preparare alcuni piatti tipici da consumare durante la serata ed Azuz di mettere il suo liuto e la sua arpa al servizio dei narratori. Poi pensò al venerabile Alafer e ai druidi che nel momento del bisogno erano stati molto vicini all’Oasi, alla saggezza dell’ordine del Turbante Verde e alle molte cose che la Grande Madre e la Prediletta hanno in comune. Decise cosi di scrivere al Gerofante e ad Alafer stesso, affinché estendessero l’invito ai loro confratelli, nella speranza di rafforzare il legame già instaurato in passato.

La sera del 21 Forense allo scoccare della decima ora, nei pressi della porta sud, diversi cittadini ed alcuni membri dell’ordine druidico sedettero, in cerchio attorno al fuoco.

Uno dopo l’altro raccontarono una storia e prestarono attenzione a quelle narrate dai loro interlocutori, come richiedeva l’unica regola della serata. Il primo racconto spettò a Nawal della tenda Kamal. Ella raccontò del grande Sultano Huttah il vecchio e di sua moglie Tablis; poi venne il turno di Deerhat, detto il Moscio, che scelse un racconto derviscio su Isa ibn Mahadi. Il successivo fu Abadon Zashar, il quale narrò, invece, di Mombata e la Sollevazione degli Spiriti, scelta che, in vero, non piacque molto ai tremecciani presenti;

poi toccò ad Anyndel, giovane novizio dell’Ordine druidico, il quale scelse di narrare un episodio della storia elfica riguardante Arion Syrmyl e la sua spada, su come essa venne adoperata, persa e quindi riforgiata; l’Ezzedin preferi` astenersi dalla narrazione per la sera, cedendo la propria parola alla successiva persona, ovvero Rosie O’Ryen, sommo Gerofante dell’Ordine. Ella narro` la leggenda di un grande e potente guerriero sconfitto e dilaniato dall'ultima feroce creatura incontrata, le sue membra disperse nel vento, nella terra, nel mare. E vuole la leggenda che se il vento, la terra, il mare e la volontà di qualche avveduto dovessero un giorno ricongiungere cio' che dilaniato fu, l'eroe rinascerebbe, piu' forte di prima per la forza degli elementi che accumulati in se; il turno fu quindi dell’anziano Ghijas, il quale rievoco` di fronte ai presenti un lontano ricordo di un amico, Gilbert Ridfort, e di come lo spirito maligno che aveva preso possesso del suo corpo e del suo spirito venne scacciato, salvandolo, dalla sacerdotessa Melshir. Quella storia, Ghijas fece osservare, non doveva avere un significato universale, ma invero ne aveva per lui stesso, come per ciascuno ne avevano le proprie esperienze. Venne quindi data la parola a Waqih ibn Usul, ed egli narro` ai presenti una storia di vigore e di saggezza, quando Usul, terrore del deserto, accorse ad aiutare i suoi uomini, chiusi fuori da Tremec dal sultano, soli davanti ad un esercito di ofidiani, e venne per questo eroico gesto premiato con la liberta`, sua ed i suoi combattenti. Anur Qais e Dijon, il fu sultano, inizialmente scelsero di non narrare nulla per la serata. Si condivisero quindi varie prelibatezze, tra cui il formaggio di latte di lama, datteri e noci di cocco appena aperte, patate da cuocere sotto la cenere e il pregiato oro nero di Tremec.

Mentre tutti erano intenti a gustare le esotiche delizie attorno alla fiamma crepitante, il Moscio pose a Rosie una semplice domanda – ovvero perche` i druidi non portassero sandali. Dopo la risposta del Gerofante, ovvero che un sentiero andava conosciuto anche percorrendolo con il piede scalzo, in ogni momento, Dijon narro` di come l’abitudine di camminare tra le sabbe con il piede scalzo fosse diffusa anche a Tremec, sin da quando il profeta se li era tolti per sentirsi a contatto con la sabbia benedetta, senza contare la comodita` del vagare tra le dune senza impedimenti.

Rania della tenda degli Udeen, Gran Sacerdotessa, propose quindi agli altri un ultimo racconto, che narrava di un mercante e delle sue quattro mogli, delle quali solo una volle seguirlo alla morte, un racconto atto a ricordare l’importanza della cura del proprio spirito, spesso trascurato rispetto al corpo, agli affari ed agli agi.
Le luci della notte brillavano gia` chiare quando la Gran Sacerdotessa concluse la narrazione ed il gruppo, riunitosi attorno a quel focolare, si sciolse tra saluti e congedi, ciascuno portando con se granelli di sabbia del deserto al piede e fini grani di conoscenza, saggezza e tradizione nella mente.
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