Holmganga!
Scritto da : Adain Tanaor in data : 20/06/2008 20:47:29

Il 27 Madrigale dell’Anno Imperiale 272 non fu un giorno come tanti per il popolo dei Ghiacci. Per Nanuk Valdarsen, Yggdrasil di Helcaraxe, la decisione dello Jarl di riammettere Arnagarour nelle terre innevate era inconcepibile. Nonostante si fosse ribellato al precedente Jarl, nonostante avesse disertato nella guerra contro gli uomini del Sud, nonostante avesse tradito il suo Clan, Arnagarour stava per rientrare nella famiglia Valdar. Contrastare la decisione dello Jarl era impossibile, ma una cosa poteva essere fatta, una cosa che rendesse nota a tutti la verità, una cosa capace di cancellare qualsiasi dubbio. Così battendo un pungo sul tavolo ruggì: “Holmganga!”. L’Holmganga, un’antichissima tradizione nordica nata come un combattimento per dimostrare o difendere la propria verità. Arnagarour e Nanuk Valdarsen si sarebbero scontrati in un duello e Aengus stesso avrebbe guidato la mano di colui che riteneva dalla parte del giusto, portando l’altro ad un’inevitabile sconfitta. Quella sera del 27 Madrigale il popolo di Helcaraxe si riunì in piazza attendendo con ansia e trepidazione l’inizio dello scontro. I due avversari si ritrovarono in piazza e con il passare del tempo una piccola folla li raggiunse. Quando infine arrivò anche Droogdush Kraham, Jarl di Helcaraxe, tutto era pronto e il gruppo si diresse nella zona dove tutto era stato predisposto.



Poco oltre le mura della città era stato allestito il luogo dove si sarebbe svolta l’Holmganga. Non un’arena, ma la nuda neve, sulla quale i due avrebbero combattuto scalzi, circondati dai propri fratelli. Il gruppo procedeva lento e solenne, camminando in silenzio. Davanti a tutti c’erano Arnagarour e Nanuk, quest’ultimo seguito da una grassa capra. La tradizione era che un grasso animale sarebbe stato ucciso e condiviso in un banchetto d’amicizia alla fine del duello.



A quel punto lo Jarl parlò.





Mentre parlava i due nordici iniziarono a prepararsi. Con movimenti lenti e precisi si tolsero l’armatura e, rimasti quasi completamente nudi, si armarono con un’ascia e uno scudo. Nel frattempo il numero dei fratelli accorsi ad assistere era aumentato rapidamente, e disponendosi in cerchio intorno ai due li avevano completamente circondati.



Lo Jarl finì di parlare, alzò la mano e annunciò l’inizio dell’Holmganga.



I colpi si susseguirono rapidi e precisi. I due avversari si studiavano consci delle rispettive capacità e frenati dal rispetto reciproco. I muscoli si gonfiavano e gli occhi dei contendenti erano fissi sull’avversario. Era una danza meravigliosa e spietata. Lo sguardo dei cittadini di Helcaraxe era ipnotizzato dai movimenti dei due guerrieri, rapidi ma allo stesso tempo potenti.







Il popolo dei ghiacci assistette in silenzio. Arnagarour sembrò prevalere sin dall’inizio. I suoi colpi avevano colpito con precisione e delle profonde ferite si erano aperte sul corpo di Nanuk. Il Valdar era però ben lontano dal dichiararsi sconfitto e ringhiando si lanciava di continuo sul suo avversario. Le asce cozzarono e per un attimo i due sfidanti si separarono. Fu allora che qualcosa nello sguardo di Arnagarour cambiò.



Il suo corpo fu sconvolto da alcune convulsioni e urla strazianti di dolore riempirono la fredda aria del Nord. Tutto il suo corpo iniziò a ricoprirsi di una densa peluria bianca che cresceva rapidamente. Il possente nordico si accasciò a terra gettando lo scudo e l’ascia sulla neve. Le unghie sulle sue mani crebbero notevolmente mentre sulla schiena continuavano a crescere chiazze di pelo. Il popolo di Helcaraxe guardava impassibile, eccezion fatta per i giovani turas che mai avevano visto nulla di simile. Dopo pochi interminabili istanti Arnagarour aveva lasciato il posto ad un maestoso orso bianco.



L’orso si avventò contro Nanuk che nulla riuscì a fare contro una simile creatura. Dopo due colpi il Valdar cadde sulla neve.


Dopo aver abbattuto Nanuk l’orso si accucciò e lentamente l’animale riprese le sembianze dell’uomo. Davanti agli occhi stupiti e allo stesso tempo spaventati dei nordici, l’orso ridivenne uomo e Arnagarour apparve.



Cadde a terra in ginocchio urlando di dolore. Un indescrivibile conflitto interno sconvolgeva la mente di Arnagarour. L’uomo e la bestia. Il sano di mente e il folle. L’uomo d’onore e il sanguinario. Egli era tutto questo e anche molto di più. L’odio covato per lungo tempo aveva preso vita dentro di lui e aveva creato un Arnagarour nuovo. In quel momento così delicato, dove il Signore della forgia avrebbe deciso se egli meritava la nomea di Nidhing oppure no, l’Arnagarour pieno d’odio iniziò una lotta tutta mentale contro l’Arnagarour legato ad Helcaraxe che cercava disperatamente la salvezza. Mentre Nanuk osservava morente a terra egli si accasciò a terra e tutti i presenti videro per alcuni istanti un Arnagarour e per alcuni istanti un altro. Smorfie di terrore si dipingevano sui volti di alcuni mentre i più forti osservavano la scena con una maschera di impassibilità, ma tutti erano colpiti profondamente dallo spettacolo che gli si parava davanti.



Questo scontro invisibile sembrò durare in eterno ma alla fine un Arnagarour prese il sopravvento. L’Arnagarour che tutti avevano conosciuto come un grande guerriero e come un uomo d’onore si avvicinò allo Jarl e disse:





L’apparente vincitore si rivolse quindi allo Jarl per chieder consiglio. Per quanto grande potesse essere il suo potere, neanche lui poteva decidere quale devoesse essere l’esito dell’Holmganga, è una decisione di Aengus che si manifesta attraverso le azioni dei due sfidanti. Aengus doveva decidere attraverso le mani di Arnagarour. I volti dei presenti si rilassarono e tutto sembrava finito poichè Arnagarour aveva deciso di risparmiare il fratello e la sua decisione sembrava essere l’espressione del Signore della Forgia. Decisione che non poteva che lasciare tutti soddisfatti: Arnagarour era stato un fratello per molti, nonostante la sua dipartita e allo stesso tempo nessuno voleva vedere Nanuk morire. Tuttavia l’Holmganga poteva avere un solo esito e la tradizione non era stata ancora onorata. Così con un ultima agonizzante convulsione, Arnagarour cambiò un’altra volta aspetto e, raccolta l’ascia, si scagliò contro un Nanuk debole e indifeso. Fu sufficiente un solo colpo d’ascia, ben assestato, per uccidere Nanuk Valdarsen che cadde a terra esalando l’ultimo respiro.



Compiuto quest’ultimo gesto, Arnagarour tornò calmo e a bassa voce annunciò che la tradizione era stata rispettata. L’atto finale dell’Holmganga lasciò tutti increduli e un profondo senso di sgomento pervase il cuore di ogni spettatore. In particolare lo Jarl, che aveva tentato disperatamente di fermarlo ma che nulla aveva potuto fare per evitare l’inevitabile. L’Holmganga ha sempre richiesto la morte di un partecipante e questo era l’unico modo per risolvere la questione. Droogdush impugnò il Martello di Ruth, l’arma sacra al clan Valdar e urlò contro Arnagarour.





Bastò quel gesto per indurre molti nordici a impugnare le armi. Così fecero il Maknar Nero Ethaulf Von Kessel, il vecchio Jarl Rone Ravenlock e molti altri, fedeli alle decisioni dello Jarl presero l’arco o l’ascia in mano.





Tra lo stupore di tutti i presenti, Droogdush si scagliò contro Arnagarour e lo colpì con incredibile forza con il Martello di Ruth. Così il nordico cadde senza vita accanto al corpo di Nanuk e il silenzio cadde sul gruppo. Dopo alcuni istanti lo Jarl parlò e si rivolse al Signore del Fuoco.





Mentre egli parlava un altro fatto sconvolse i nordici riunitisi. Aengus mostrò ancora una volta il suo volere, riportando in vita l’anima di Arnagarour, tra lo stupore di tutti i presenti. Arnagarour ricomparve con un volto sereno, come se quell’ultima esperienza ultraterrena avesse cambiato qualcosa dentro di lui.



La morte di Nanuk aveva provocato un gran dolore nel cuore di tutti i nordici, ma per lo Jarl in particolare era stato un duro colpo. Molti anni avevano passato fianco a fianco, prima come padre e figlio, poi come fratelli e l’uomo che Aengus aveva deciso di riportare in vita, l’aveva tolta pochi istanti prima a Nanuk. Come tutti gli altri fu quindi molto sorpreso di vedere il volere del Signore del Fuoco manifestarsi, e in un modo assolutamente inaspettato. Messi da parte i contrastanti pensieri che affollavano la sua mente, Droogdush si rivolse ad Arnagarour.





I nordici osservarono, incapaci di parlare, lo Jarl mentre condannava ad un’esistenza da Nidhing Arnagarour, una pena dolorosissima per un nordico: essere costretti a vivere lontano dalla propria terra e dai propri fratelli e con la fama di essere un uomo disonorevole. La pena corrispondeva alla perdita dell’onore e della famiglia, due cose a cui un vero nordico non può rinunciare.
Ad un certo punto un altro intervento fece sobbalzare i presenti, così intenti ad ascoltare lo Jarl. Fu Rone Ravenlock, Yggdrasil di Helcaraxe e ultimo Jarl prima di Droogdush che ebbe l’ardire di interromperlo. Proprio Rone era stato, tempo addietro, la causa dell’esilio di Arnagarour. Egli infatti non era riuscito ad accettare l’idea della sua nomina a Maknar Nero, e gettato il mantello cremisi, aveva lasciato la città dei Ghiacci Eterni. Senza dubbio, a tutti i presenti vennero in mente le parole di Arnagarour, al momento del suo ritorno quando disse con una risata folle:

“Ravenlock, il mio Fato è legato a te. Tu sei stato la mia rovina e tu sarai l'unica salvezza per la mia mente di orso pazzo”.






Il discorso di Rone attirò inesorabilmente lo sguardo di tutti quanti e l’atmosfera rimase come sospesa, mentre l’Yggdrasil parlava. Anche Droogdush ascoltava attentamente, contrastato tra l’odio per Arnagarour, l’affetto per Nanuk morto e il rispetto delle tradizioni. E così disse:





Il popolo dei ghiacci era chiamato a decidere. Era chiamato a schierarsi in questa scomoda contesa. Era chiamato a prendere le parti dello Jarl, contro Arnagarour, oppure ad avvicinarsi a Rone per difenderlo e seguire il volere di Aengus. E il Popolo dei Ghiacci decise. Il Popolo dei Ghiacci si schierò e lo fece conscio di quale fosse il volere del Dio della Forgia. Lentamente, e con il capo chino, una piccola folla si portò alle spalle di Rone. La decisione era chiara, il Popolo dei Ghiacci aveva parlato. Arnagarour aveva sconfitto Nanuk nella sacra Holmganga quindi Aengus era dalla sua parte. E proprio il duro Arnagarour, nel vedere che i suoi fratelli si schieravano in sua difesa, si sciolse in un pianto commosso.





Lo Jarl accolse la decisione del suo popolo e Rone si avvicinò lentamente alle spoglie di Nanuk. Solennemente, le prese tra le braccia, incamminandosi verso Est, verso la cattedrale di Aengus. Alcuni lo seguirono, altri rimasero in silenzio, fermi vicino al luogo dove il valoroso era caduto.



Lento fu il suo viaggio fino alla cattedrale, appesantito dal corpo senza vita di Nanuk e per alcuni minuti, un fiume incandescente di torce illuminò la città di Helcaraxe, un fiume che fu probabilmente ben visibile dall’alto dei cieli, dove risiedono gli Dei e da dove il Padre Aengus aveva guidato la mano di Arnagarour. Giunto nella cattedrale, Rone posò il corpo su di una panca e lì i nordici lo salutarono per l’ultima volta.



Per ultimo arrivò lo Jarl e con lui si chiuse la fila di coloro che erano giunti per onorare un grande guerriero.





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