
Era ormai buio quando Elymas giunse al villaggio di Nosper, vi era odore di novità nell’aria e si udiva una lieta canzone per la strada. Davanti la locanda, seduto col suo strumento in mano, cantava soavemente un uomo dagli eleganti tratti di un volto senza età, i cui occhi sembravano aver attraversato i vasti sentieri del tempo, e la voce una limpida armonia proveniente da un animo tormentato. Sedeva e cantava una triste storia, l’amara vicenda riguardante l’amore di una ninfa, Ayriin, per un uomo che si spinse oltre i suoi confini, sconvolto dai dolci amplessi di lei.

Guardandolo e ascoltando le sue tristi parole Elymas ripensò ai tempi in cui anche lui soleva suonare e intonare dolci canti ispirato da splendide fanciulle e irraggiungibili passioni. Commosso da tanti sentimenti ritornati alla mente dopo tanto tempo regalò al misterioso cantore un’arpa azzurra donatagli da una dolce fanciulla che aveva perduto, e un libro con scritta una soave poesia sulla notte. L’uomo rimase colpito da tale gesto, tanto che prese Elymas da parte e gli disse di credere alle leggende che poco prima aveva cantato, poiché esse non erano solo le vaghe parole di un giramondo, bensì la vera storia di un triste amore. Elymas rispose che un tempo avrebbe creduto, nessuna leggenda nasce dalla polvere, ma che oramai in lui la passione era solo un lontano riflesso come l’ultimo baluginare di una fievole fiamma in un camino oscuro. Il cantore gli disse che la ninfa era ancora là, che essa era divenuta di pietra, sospesa tra la vita e la morte, imprigionata dal suo stesso amore per l’uomo che non era un uomo… in qualche luogo lontano nel Doriath….

Queste ultime parole lasciarono Elymas perplesso, e per i giorni a venire il dubbio lo assalì, e infine decise di partire, solo, per le vicine terre elfiche. Giunto a Rotiniel decise di andare a esplorare le selvagge terre degli elfi senza chiamare nessuno, solo e a piedi si sarebbe mosso molto più rapidamente e con indiscrezione. Ed ecco che inaspettatamente, mentre rovistava tra i sudici stracci di un cadavere di Vilderon ucciso da poco, recuperò un pezzetto di carta sporco e strappato in più punti, che inizialmente scambiò per un comune straccio. Tornato in piazza a Rotiniel notò il pezzettino di carta e con stupore crescente capì che si trattava di una mappa, la osservò in ogni punto senza capire dove conducesse e dietro trovò una scritta: “1 di 5” e poco più sotto “Ayriin”. Fu in quel momento che Daryl, il postino della città, notò il pezzo di carta e si ricordò di un suo amico che si interessava di quelle cose, e che forse poteva decifrare la mappa, e rivelò ad Elymas il suo nome: Wally, uno scrittore andato a vivere per misteriosi motivi a Tortuga nella solitudine del faro portuale.

Casualmente passava di lì Shaddar, un recente compagno di Elymas; lo chiamò e gli mostrò la mappa, dicendogli ogni cosa, e insieme decisero di partire subito per Tortuga alla ricerca di questo Wally… sarebbe stato un viaggio lungo e pericoloso che iniziò a Ceoris e terminò, dopo non pochi travagli, alla baia Nord dell’isola dei pirati. Chiesero agli abitanti della città, o almeno della periferia, informazioni su questo Wally ed ecco che dopo aver chiesto a vari artigiani della zona il luogo in cui avrebbero potuto trovarlo, e non solo artigiani….

Trovarono infine il luogo: il Faro di Tortuga, e dentro, Wally.

Egli si dimostrò da subito molto timoroso e timido, tanto che i due dovettero ricorrere a maniere poco educate per farlo calmare. Elymas e Shaddar narrarono al pauroso scrittore la storia che fin’ora avevano udito, ed egli disse loro che la conosceva bene, da piccolo gli venne narrata anche a lui e anche lui si era appassionato molto a quella triste vicenda. Consegnatagli la mappa attesero che la decifrasse ma Wally disse loro che avrebbe richiesto più tempo di una nottata, e gli disse che li avrebbe richiamati tramite missiva nel momento in cui avrebbe scoperto il luogo che indicava l’entrata della grotta in cui giaceva imprigionata la ninfa, Ayriin. Così, a metà tra la delusione e la gioia, Elymas e il suo compagno tornarono alla barca sperando di passare inosservati per l’isola. Ma ecco che giunti al molo un orrendo boato simile al franare di rocce nei monti o al ruggito di bestie antiche e malvagie si levò in alto nell’aria, facendo vibrare ogni cosa viva o inanimata che ci fosse intorno… i due si affrettarono a salire sulla nave e a mollare gli ormeggi quando spuntò fuori dalla foresta una gigantesca piovra che strisciando sul molo ruggì un’altra volta, quindi esitò, e infine si buttò in acqua all’inseguimento. Per un soffio la barca non si distrusse sotto i poderosi colpi dei suoi tentacoli, e grazie al vento favorevole i due compagni riuscirono a fuggire da quel luogo e tornarono nel Doriath.

Trascorsero molti giorni nell’estenuante attesa, e in questo periodo Elymas capì che non solo lui possedeva un pezzo di mappa, ma anche altri… Alcuni lo cercarono e gli parlarono, altri non si fecero neppure vedere, ma di sicuro lo scrittore di Tortuga, Wally, non era rimasto sulle sue come promesso ma era stato trovato da altri. Ed ecco finalmente che un giorno Daryl consegnò una missiva ad Elymas, che subito la lesse senza indugiare. “Ho scoperto l’entrata…” così iniziava il messaggio firmato da Wally in persona, e alla fine scriveva di attenderlo a Rotiniel quella stessa sera per partire verso l’entrata della grotta in cui la ninfa giaceva ancora imprigionata, Elymas tremava all’idea di poterla liberare con le sue forze: amava gli esseri vergini dei boschi ma quanto una ninfa mai avrebbe pensato di potersi spingersi tanto oltre. Quella sera chiamò un suo fedele compare, Amrahil, amico da tempi immemori e compagno di tante avventure, e insieme scoprirono di non essere i soli ad essere interessati a quella storia… in piazza parecchi uomini e donne attendevano con trepidazione che giungesse lo scrittore tortughese, ed eccolo finalmente.

Tutti insieme partirono infine, equipaggiati per quella che probabilmente sarebbe stata una missione quasi disperata e molto vaga, solo una era la loro sicurezza: in quella grotta, quella prigione come l’avevano chiamata, non li avrebbe attesi solo una ninfa di pietra… qualcosa attendeva nell’oscurità del profondo… una mente fredda, che osservava tutto e tutti con una coscienza silenziosa e malvagia. Viaggiarono fino al lago tra Ceoris e Rotiniel, e lì, tra le acque placide e i piedi della montagna, cercarono le possibili entrate al sottosuolo. Trovata un’apertura sotto un ampio albero vi entrarono uno a uno, ed ecco che davanti a loro si parava una gigantesca grotta buia e fredda, sul cui terreno giacevano immobili le impronte di un essere enorme e pesante, il cui lezzo nauseante impregnava l’aria tutt’intorno, sembrava che dei guardiani custodissero quella prigione… Eccolo comparire davanti al gruppo: l’attacco scattò senza esitare e tutti insieme collaborando degnamente lo sconfissero. Per tre volte dovettero scoprire il modo di accedere al livello sottostante del sotterraneo e per tre volte dovettero abbattere il guardiano di ogni livello,

finché giunti all’ultimo livello Amrahil trovò in un baule con dentro un meraviglioso gioiello, simile a una goccia di luce, esso era la Lacrima di Ayriin. Elymas ricordava che secondo la storia la Lacrima doveva essere immersa nel sangue dell’uomo che non lo era, e tornati in superficie, non senza difficoltà…

… in cerca di qualcosa che potesse assomigliare a un lago di sangue trovarono invece una persona che nessuno aspettava… il cantore era dinanzi a loro col suo strumento in mano, lo sguardo appagato e antico… egli disse loro con voce empia che avevano raggiunto la fine della storia, e che ora era giunto il momento di fare ciò per cui erano venuti in quel luogo, liberare Ayriin dal suo maleficio, ed ecco che tra il dubbio e lo stupore crescente di tutti gli occhi del cantore divennero rossi come fuoco, la sua pelle squamosa e dalla schiena due protuberanze prendevano sempre più la forma di ali ampie e poderose, egli era l’uomo della storia, egli era ora dinanzi a loro, e la sua forma rivelava infine ciò che era veramente: non un uomo ma un colossale drago dell’antichità. Il combattimento fu breve e letale, colto sui fianchi il drago cedette e cadde a terra senza vita, al ché la Lacrima di Ayriin venne immersa nel suo sangue, e fu in quel momento che dalla fontana lì dietro la statua di pietra divenne carne, la ninfa, splendida e luminosa, scese e parlò con voce flebile.

Furono tristi parole… e visti i resti del suo amato decise di rimanere lì per sempre, di giacere dove giacquero le spoglie del suo amore, e sotto lo stupore di tutti divenne un albero proprio nel punto in cui il drago era stato ucciso.

Così dunque finì la leggenda dell’amore di Ayriin ed Earyon, della ninfa e il drago….
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