la Festa del Raccolto
Scritto da : Anyndel Ju'eivra in data : 30/08/2008 11:03:33

Nell'eterno ciclo che Ella ha voluto porre in se', per se' e le sue creature, un altro dei mesi noti ai piu` come Lithe si stava chiudendo.
Grande la belta` dei doni che Ella aveva concesso nell'anno trascorso, così come in ogni anno ed in ogni ciclo che quieto si concludeva per rinnovarsi, e per poter degnamente rinvigorire tale sentimento di commozione e gioia negli animi di ciascuno, l'Ordine Druidico organizzo` due serate di festeggiamenti e giochi.

Si approntarono quindi dei bersagli, un misterioso paiolo colmo di birra, un tavolo con cibi e bevande, nonche` un grande mucchio di legna secca, che sarebbe arsa al momento opportuno, con vicino un leggio di legno dorato.
Comparvero nelle bacheche pergamene decorate che recavano l'invito, a chiunque lo desiderasse, per il 30 e 31 lithe, ad avvicinarsi al rifugio druidico in terre umane.



Giunse dunque la prima serata e, mentre le luci d'Aguardar si facevano piu` fioche, giungevano i partecipanti. A ciascuno di loro venne offerta una ghirlanda, da indossare se avesse voluto e della birra per rinfrescarsi del viaggio compiuto. Prima che la ventiduesima ora giungesse, i desiderosi di competere nella gara di tiro con l'arco eran gia` numerosi, e si diede dunque inizio alla competizione di tiro.



Mentre i provetti tiratori (o anche solo i curiosi desiderosi di cimentarsi nella disciplina) si alternavano avanti ai bersagli e il parlare animato proseguiva, alcuni dei giunti, forse non del tutto memori della richiesta di lasciare ogni rancore, tentarono di accampar lite per questioni futili quale il colore del manto indossato. Parole di scherno che pero` vennero rapidamente sedate da un breve discorso del Gerofante d'Ardania, che invito` tutti i presenti, nonche` senza dubbio i litiganti, a quietar gli spiriti e godere dell'occasione e dei doni che la Madre a tutti aveva concesso e concedeva. Dell'oro, scagliato a terra rabbiosamente da uno di essi, vi rimase per allietare, con il colore dorato, la serata, svolgendo cosi` null'altro che funzione di gioia per l'occhio, anziche` oggetto di contesa o insulto.


Piu` del previsto durarono le competizioni, e la stanchezza si era fatta strada nei corpi dei presenti quando infine, per quattro dita di distanza, il conto delle frecce di Rubina della fratellanza Ramjalar supero` quello di Eru Silme, cancelliere dei Cavalieri dell'Alba.
La competizione ebbe cosi` una vincitrice e, dopo i saluti e gli auguri di ritrovarsi l'indomani, i piu` si diressero verso le proprie dimore oppure le vicine locande. Chi ancora non era pago di lieti sentimenti rimase la`, a contar le Belennil e assaporare la morbidezza dell'erba estiva.

La seconda giornata inizio` e schiuse lentamente, come un fiore che si volga alle luci del mattino. Per intrattener i sopraggiunti, Thorin diede inizio ad uno dei giochi programmati per la giornata precedente, gettando una mela nel calderone ripieno di birra ed invitando due o quattro temerari a tentare di addentarla, bendati e con le mani legate. La prima sfida, tra Corvo e Finam Arnor fu lunga ed agguerrita, una vera tenzone piu` per l'onore che per la mela. Alla fine, con il sotterfugio di spostar il calderone, Finam ebbe la meglio sul rivale.
Tale era stata la contesa che subito si trovarono altri volontari a tentare la fortuna.



Dopo alcune competizioni, che nulla ebbero da invidiar alla prima se non il quantitativo di birra bevuta, cullati dalla brezza serale, i presenti si avviarono per sedersi attorno al mucchio di legna secca, volgendo la loro attenzione al leggio ed a color che vi presero posto, per declamare i propri versi in preludio al rito.

Tre furono i componimenti declamati:

Con attento e lieto orecchio vennero accolti i componimenti. Nonostante fossero tutti graditi e ben ricevuti, la tenzone richiedeva un vincitore, e tale venne nominato Jan Larkin, di Rotiniel, la finezza del cui componimento conquisto` i favori ed il premio.

Si giunse cosi`, come giunge alla foce il fiume scorrendo pacato, al rito vero e proprio. Rosie O'Ryen inizio` dando concisa spiegazione dei simboli racchiusi nella corale gestualita' che andava compiendosi, invitando i presenti alla partecipazione. Cosi` come uniti erano stati nel dimostrar la gioia, cosi` unito si sarebbe levato il lor ringraziamento, attraverso la preghiera che avrebbero ripetuto come una sola voce tra le fronde.
Lontani rintocchi di Bodhran inondarono l'aria, andando e venendo come le onde sulla sabbia fine, accompagnando le voci insieme tessero il tema, di cui questo e` il testo.

"La voce del Gerofante d'Ardania: Garantiscici, Oh Madre, Protezione e nella Protezione....
Accorate voci dei presenti: Forza

La voce del Gerofante d'Ardania: E nella Forza...
Accorate voci dei presenti: Comprensione

La voce del Gerofante d'Ardania: E nella Comprensione...
Accorate voci dei presenti: Giustizia

La voce del Gerofante d'Ardania: e nella Giustizia,
Accorate voci dei presenti: Equilibrio

La voce del Gerofante d'Ardania:E nell'Equilibrio...
Accorate voci dei presenti: Amore per esso

La voce del Gerofante d'Ardania:E nel suo Amore,
Accorate voci dei presenti: Amore per ogni esistenza

La voce del Gerofante d'Ardania: E nell'amore per ogni esistenza...
Accorate voci dei presenti: Amore per l'energia creatrice"

Compiuta che fu tale preghiera, il Sacro Fuoco alimentato nella Fortezza di Paranor acceso a Samhain, giunto sin a codesto cerchio tramite la torcia che il Gerofante aveva portato con se', finalmente si congiunse di torcia in torcia, di ramoscello in ramoscello, tramutandosi in alte lingue danzanti e in divampando gioiosamente immensa pira. I fratelli presenti onorarono il fuoco versando un'offerta di luppolo fermentato sulle lingue ardenti che danzavano crepitando tra i rami.
Ed ecco che il calore del fuoco si sparse anche nei cuori di coloro che guardavano, il fuoco vivo che con passione abbracciava la legna lasciando ceneri che l'erba accoglieva, fine di un ciclo nell'inizio di un altro, tramite i meravigliosi doni di cui Ella e` prodiga per coloro che non dimentichino la gratitudine.



Un altro ciclo che ora si apprestava ad avviarsi, come si avviavano i partecipanti alle loro dimore.

Il rito era, infine, compiuto.

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