
Iniziò tutto nella tarda serata, un segnale di allarme proveniva dai campi adiacenti alle entrate della valle celata, qualcosa stava minacciando la tranquillità della Città di Ondolinde: un albero spoglio di foglie sorto inspiegabilmente dal terreno si avventò contro i contadini che, stancati da una dura giornata di lavoro, non riuscirono a scampare alle radici tentacolari del tetro albero. Tempestivo fù l’intervento dei soldati e molti i contadini tratti in salvo, tuttavia, avevamo perso dei fratelli. Il giorno dopo il rapimento dei contadini la cittadinanza recatasi in raccoglimento al Tulip fu colta da una visione di massa in cui una maestosa torre spiccava alla cascata che dava vita all’elvenquistnen, nella visione sulla cima della torre si notavano gli elfi rapiti, gli elfi prontamente iniziarono indagini su quel luogo, persuasi dalla veridicità della visione, ma i loro occhi nulla riuscivano a percepire, ma quello che gli occhi non vedevano era avvertito da altri sensi, una zona ben definita in quell’area emanava miasmi nauseabondi che impedivano a chiunque di procedere in quella direzione, le informazioni erano ancora poche, gli elfi tornarono tra le alte cime della valle.
Giorni di terrore li aspettavano, il timore che altri fratelli sparissero era grande , e assolutamente fondato, nelle tranquille notti un vento innaturale spirava per le vie della bianca città, un vento che man mano cresceva… prendeva forma e impeto, e diveniva un immensa tromba d’aria che avventandosi sugli elfi li trascinava via, cosi perdemmo gli allevatori.. e la ninque heri.

In compenso se da un lato non riuscivamo a tenere testa a questi oscuri fenomeni dall’altra le indagini svolte dagli elfi portarono a scoprire informazioni importanti, la torre era celata agli occhi da un incanto e a tirare le fila dall’interno della torre era un mago dalle sembianze umane che tutto osservava da dietro uno specchio, a detta di codesto mago, tutto ciò che gli interessava, era osservarci.
Scoperta la natura magica dei fenomeni gli elfi si armarono di armi capaci di disperdere le energie magiche e di corazze dall’alta resistenza al flux , tali accorgimenti ebbero i loro effetti, i mezzi magici con cui il misterioso mago portava via gli elfi non avevano effetto contro le corazze, e le armi riuscivano a sortire effetti positivi

Grazie a questa scoperta il popolo degli alti organizzò un piano di azione per irrompere nella torre e salvare gli elfi rapiti, un mago utilizzando la magia oscura da tempo proibita all’interno delle mura per le sue nefaste influenze abbasso la potenza magica della barriera che celava la torre, guerrieri con pesanti lame capaci di fendere il flux indebbolivano il tessuto arcano, e infine sacerdoti richiamavano la benevolenza di Morrigan su di loro affinchè riuscissero a dissipare quell’incanto

Le porte della torre sigillate dall’interno erano invalicabili al gruppo, che come unica alternativa per entrare ebbero una fune accortamente lasciata la in modo che qualcuno salisse in cima ad essa. Inizialmente gli elfi erano titubanti sul da fare, consci delle possibilità di una trappola cercarono altre strade, ma nulla: l’unica soluzione era quella e saliti sulla cima esplorando la torre ebbero modo di esplorarla. La torre era apparentemente disabitata, popolata solo di gatti di ogni razza . I gatti giravano attorno ad un manoscritto, sul quale il mago aveva lasciato scritta la sua sfida: difatti egli non aveva alcun interesse per la valle o per il doriath, cercava solo lo svago e il divertimento, e lo cercava lanciandoci una sfida. La posta in palio era la vita dei nostri fratelli e della nostra Bianca Dama. Gli elfi scesero dunque nei sotterranei della torre come chiesto nel manoscritto e si trovarono dinnanzi al primo enigma, “la stanza della porta a combinazione”. In tale stanza 8 tavoli con otto teschi erano le serrature che spalancavano la prima porta, l’unico indizio per la loro apertura erano 3 cifre scritte uno specchio, che andavano però lette in senso inverso per scoprire l‘esatta combinazione. Aperta la porta, il gruppo si trovò davanti a un demonietto di piccole dimensioni e dalla pelle di pietra, che in quel sotterraneo custodiva una stanza nella quale su lunghi pilastri era scolpita la storia di un uomo e del suo triste viaggio: era raffigurata la storia di un gruppo partito da un villaggio verso una torre, ma solo una persona riusci infine ad arrivare a destinazione. Passando oltre la triste storia scolpita sulla pietra, il gruppo si ritrovo in un lungo corridoio una porta per tornare indietro e una che portava avanti, ma ogni porta era un falso passaggio, che tramite incanti portava una volta in una stanza, altre volte in un’altra: l’unica porta vera era l’uscita che portava in una nuova stanza dimile alla precedente anche questa aveva un custode di pietra, e delle steli con il continuo della storia, dove narrava le sorti dell’uomo all’interno della torre

La prova successiva faceva cadere il gruppo in un labirinto di stanze, dove si poteva trovare la strada giusta solo risolvendo gli enigmi che di volta in volta venivano posti. Ogni stanza conteneva due oggetti, che indicavano la strada: aprire una porta spesso portava ad una stanza identica, e gli elfi quasi disperavano di poter uscire fin quando, risolto l’ultimo enigma, si trovarono dinnanzi ad una enorme scacchiera sulla quale vi erano disposti pezzi del gioco degli scacchi. Per superare la scacchiera era necessario muoversi sui quadrati della stessa, come se si fosse un pezzo del gioco stesso, con una conoscenza sufficiente del gioco degli scacchi per evitare di essere vittima dei pezzi neri. Chi provava a usare il flux per passare dall’altra parte veniva colpito da atroci tormenti: nella partita del Mago della Torre le regole erano chiare: solo l’ingegno avrebbe permesso la vittoria.



Scoperta la parola chiave e oltrepassata la porta il gruppo si trovò un buffo individuo vestito da giullare il quale era li a ripetere in continuo delle indicazioni, interpretate queste il gruppo si divise in due e entro in 2 diversi portali, scelta saggia e giusta un sistema di leve necessitava di essere attivato in entrambi i lati per far giungere il gruppo al seguente enigma. Tuttavia ormai la tensione era grande e la pressione per i fratelli rapiti anche, uno dei due portali portava in un piacevole luogo pacifico e privo di ombre, l’altro conduceva in un tetro corridoio nel quale tremende ombre di demoni danzavano come al tremore di una candela .
Quando i 2 gruppi si riunirono avevano da scoprire come aprire una nuova porta, stavolta nessun indizio avrebbe concesso loro il sicuro passaggio: la soluzione era da cercare in una stanza adiacente, dove un indizio suggeriva di cercare una luce innaturale. Una volta entrati nella stanza il gruppo si trovò avanti una grande quantità di bauli, tuttavia solo uno sarebbe stato quello giusto: intuitivamente l’idea fu quella di spegnere ogni tipo di luce presente nella stanza, idea giusta, un baule tra tutti gli altri emanava una luce


spostato quello l’enigma fu risolto, procedendo nel nuovo corridoio appena aperto il gruppo fronteggio un nuovo demone che custodiva un altro pezzo di storia, ivi vi era raccontato come l’uomo che precedentemente era giunto alla torre stesse lentamente chiudendo il suo cuore prendendo il posto del precedente signore della torre, abbattuto il nuovo ostacolo, e procedendo ancora il gruppo si trovò davanti a un profondo precipizio apparentemente senza fondo

Mentre il gruppo osservava incredulo la distanza fra le due sponde una luce rivelò loro la strada: più tardi scoprirono che rimanendo fermi e immobili un passaggio di luce e polvere si rivelava loro, per concedergli un sicuro passaggio. L’ultima prova era passata, e davanti a loro vi era solo una stanza maestosa e pregna di tranquillità e nel mezzo di questa su una sorta di altare vi era posto un baule finemente decorato con all’interno una scultura cristallina di un gattino, il trofeo che il mago aveva dedicato a coloro capaci di seguire i suoi tortuosi enigmi. Afferrata la statua a conferma che il gioco del mago era terminato entrarono nell’ultimo portale che li avrebbe fatti sbucare in cima alla torre, dove gli elfi rapiti erano rinchiusi in una gabbia inaccessibile. Fu allora che comparve il mago che aveva organizato tutto questo, dall’aria divertita dal gioco si rivolse agli elfi come seccato che gia tutto fosse finito, concesse loro la liberazione dei loro compagni, esclamando che certamente sarebbe andato via giacchè aveva esaurito ogni divertimento in quella zona. Lo scambio di battute continuò ancora per un breve periodo, finchè gli elfi non riportarono tra le bianche mura tutti i cittadini rapiti, assicurandosi che stessero bene.


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