[Tiond] : L’Abbraccio di Aeltherfif e Neenth
Scritto da : Neenth in data : 31/03/2009 13:36:15




La sera si stava rivelando tranquilla e tiepida come lo era stata l'intera giornata, ma nel bosco come nella città di Tiond si respirava un'aria diversa, un'aria di attesa e trepidazione, che permeava ogni foglia e tronco, come ogni elfo e animale nella foresta della Verde.
Quella era la sera dell'unione tra la giovane Neenth della famiglia Eldrane e Aeltherfif, regnante primo della sua casata.
L'elfo vagava per la Verde con fare irrequieto, era da molto tempo che non veniva sommerso da un così forte sentimento d'attesa, come una nebbia attorno a lui attutiva ogni movimento e suono proveniente dai suoi fratelli e dall'ambiente circostante.
Stava per recarsi solitariamente nella sala del trono, quando venne avvicinato dal sacerdote del Padre, Maelbreth, della casata Brethert, il quale lo prese con sè, destandolo dal suo torpore, e portandolo da altri due fratelli: Maneharnon ed Arketon.




I tre presero il re da parte, e lo portarono con loro nel bosco, tra le familiari fronde, che lentamente aiutarono il ridestarsi dei sensi intorpiditi. Lentamente olfatto e udito ripresero il sopravvento, e il bosco riprese a vivere attorno a lui, con i suoi fruscìi, i suoi abitanti, i suoi sussurri. "Armati" gli dissero, "la caccia comincia".




Ed ecco quattro elfi, quattro predatori aggirarsi per il bosco, muscoli zanne e determinazione fusi in un solo movimento fluido, e riversato nella caccia come una colata di ferro nello stampo di un fabbro. Il cervo alza lo sguardo; il suo istinto è migliore dell'olfatto, suddito della direzione del vento, e anche dell'udito, vittima dell'agilità elfica.




Lo scatto è fulmineo, ma non superiore a quello dei quattro predatori; in poco tempo l'inseguimento ha termine, il cervo ha compreso che il Padre ha voluto così, e che la Madre ha acconsentito alla decisione; le frecce sono veloci e precise, la morte immediata.




I quattro elfi si avvicinano alla carcassa, ad onorarne la lotta e la caduta, il sacrificio e la volontà degli Dei. La caccia è conclusa, il cuore è sereno e lo sguardo tranquillo; quattro giovani lupi tornano nella tana, sorridenti e rincuorati.







La sera del dodicesimo giorno di Gwaeron, il 23 Macinale 273 secondo la conta imperiale, dunque, il popolo silvano si radunò in occasione della celebrazione dell’Abbraccio dell’Haran Aeltherfif.




In arcione ai loro destrieri, scivolando tra gli arbusti e le felci, oltrepassarono la piana di Ilkorin e raggiunsero la Valle dei Sussurri, presso il piccolo tempio dedicato al Saggio Earlann.
Il lago riluceva silenzioso sotto la luce di Nut, mentre i silvani si disponevano presso il luogo della cerimonia.
Il primo ospite ad esprimere ad Aeltherfif le proprie felicitazioni fu Mahel Eruannon, Aran di Ondolinde.




I Tawarwaith presero dunque posto, in attesa dell’arrivo degli altri popoli dell’Hildoriath.
Estel Morh, Beleg Doror di Tiond, e Maelbreth Brethert, Doror e Sacerdote del dio arciere, avrebbero officiato la cerimonia sotto la quercia antistante il tempio, simboleggiante il Tulip che fu testimone del Primo Abbraccio.




In breve tempo, le tre stirpi furono riunite e si potè procedere con la celebrazione.
I sacerdoti consacrarono l’area ai Belain e iniziarono ad innalzare invocazioni affinchè gli dèi giusti fossero presenti e testimoni della Sacra Unione.








L’Haran e la sua compagna furono poi invitati ad avvicinarsi alla quercia. Fu Arketon a condurre Neenth all’albero, quale Thond e prezioso fratello della sindar. Lì, alla presenza dei Belain, dei sacerdoti e dei popoli del Doriath tutto, Aeltherfif e Neenth si scambiarono le Promesse di un legame eterno, suggellandole infine con l’Abbraccio.








Mentre la coppia ancora si stringeva, Namahel en’Taur, guardiano di Neenth, raccolse una foglia e la pose contro le proprie labbra, e la verde melodia che ne scaturì riempì la fresca aria della sera. Il Dagor Amlug Màneharnon, le mani strette saldamente sull’elsa della spada e lo sguardo sugli amanti all’ombra della quercia, intonò lo stesso canto e lo fece salire al cielo con voce armoniosa, spandendolo tra i presenti come un antico profumo.




Il rito proseguì quindi al centro del piccolo lago.








Terminata la cerimonia, gli ospiti furono invitati a prendere parte al banchetto a Ilkorin, per festeggiare insieme il lieto giorno.
Le lanterne illuminavano le chiome degli alberi, sospinte appena dal vento e dai canti e dalle risate degli elfi; frondosa cornice di un evento ampiamente benedetto.




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