
IL PREZZO DELL'ETERNITÀ
CAPITOLO II - IL DEMONE BUROCRATE
Il silenzio regnava incontrastato sulla sommità della Torre Nera, quando il levarsi alto della voce del suo Signore lo infranse.
Dopo millenni di attesa, le parole blasfeme vergate sulla Pergamena del Patto per la prima volta venivano lette da un mortale che conosceva chi erano in grado di evocare e, come narravano le leggende, l'entità ad essa legata rispose alla chiamata.
A precedere il suo arrivo, scese dal cielo notturno una colonna di luce innaturale che al contatto con il suolo provocò un'accecante conflagrazione brillante di azzurro.

Quando il suo bagliore spegnendosi cedette il passo al buio, rosso come il sangue il Burocrate si ergeva imperscrutabile di fronte al lettore e alle figure riunite nel luogo in cui era apparso.

Dopo aver saputo da loro dove si trovava, spiegò che non sarebbe stato lui ad esaudire il desiderio del suo evocatore ma un'ulteriore entità di cui egli era soltanto il rappresentante, una grande Potenza delle Tenebre seconda soltanto a Vashnaar.

Ricordò inoltre che v'era un prezzo da pagare e specificò che il patto, una volta stipulato, non avrebbe potuto essere scisso da nessuno, nemmeno dai più alti esponenti dell'Abisso.

Volle conoscere infine chi era stato a convocarlo, affinché potesse avviare le procedure necessarie all'esaudimento della sua richiesta e, udito il nome di Na'Landor, ricorse alla Lingua Nera dei primordi per legarlo indissolubilmente al contratto che stabiliva gli obblighi dei due contraenti.
Le sue parole incomprensibili ai mortali, dopo essere state pronunciate, apparvero magicamente sulle pagine del Necronomicon, il libro rilegato in pelle umana che il Demone portava con sé.

Concluso il procedimento, affermò che mancava un'ultima formalità affinché entrasse in vigore quanto concordato: la firma del possessore della Pergamena del Patto scritta con il proprio sangue su di essa, a conferma delle sue intenzioni.
La notte successiva, il Burocrate venne richiamato sulla sommità della Torre Nera e, sotto il suo sguardo, quanto aveva chiesto venne realizzato, senza che altri ne fossero a conoscenza.
Allora il suo libro si trasformò in un enorme martello, con il quale il Demone colpì il manoscritto depositato dal firmatario in terra dinnanzi a lui, causandone la scomparsa in un'esplosione scintillante di luce azzurra.
Il patto così aveva assunto validità.

Era dunque giunto il momento per i due contraenti di incontrarsi.
Quando sarebbero stati uno di fronte all'altro, il primo avrebbe espresso il desiderio che il secondo avrebbe dovuto esaudire e sarebbe venuto a conoscenza del prezzo da pagare per ottenerne l'esaudimento.
Il Burocrate consentì quell'evento aprendo con un gesto della sua mano un portale che rendeva raggiungibile da Ardania la dimora della Potenza che serviva.
Varcandolo, il Signore della Torre Nera lasciò la sua sommità e apparve in un gelido sotterraneo oscuro e silenzioso, dove un manto di polvere antica di millenni copriva ogni cosa. Procedendo lungo i suoi corridoi disseminati di ossa, giunse infine in una vasta sala fiocamente illuminata dalle fiamme delle candele che mani ignote vi avevano posto e là rincontrò il Burocrate, seduto su un seggio di pietra accanto ad un imponente trono vuoto.
Alzandosi, il Demone gli ordinò di chinare il capo poiché quella era la dimora della Potenza di cui era al servizio e, sebbene essa non avesse ancora consistenza fisica, lo stava osservando. Fu allora che una voce abissale e profonda, di incomprensibile provenienza, riempì la grande stanza, dichiarando che qualunque desiderio espresso in quel momento sarebbe stato esaudito.

Quando venne il suo turno di parlare, il Principe dei seguaci mortali dell'Oscuro chiese di essere elevato alla pari delle Potenze Demoniache dell'Abisso e di acquisirne tutte le caratteristiche. Ciò lo avrebbe reso un figlio di Vashnaar puro nello spirito e nella sostanza, immortale e immensamente più potente di quanto non fosse mai stato, un membro completo e inarrestabile delle forze oscure. Senza che dovesse continuare a confrontarsi con i limiti che la sua condizione umana gli imponeva, i suoi nemici non avrebbero più nemmeno potuto sognare di sconfiggerlo.

Dopo averlo ascoltato, la voce gli rispose che in cambio esigeva il sacrificio di tutto quel che aveva nella sua vita mortale, tutto ciò che gli era più prezioso. Si trattava di un prezzo enorme ma il Signore della Torre Nera sapeva che niente di meno avrebbe potuto offrire per avvicinarsi come pretendeva all'Oscuro.

Poi tacque, lasciando la parola al Burocrate, che ordinò al suo evocatore mortale di condurre in quel luogo i suoi seguaci affinché fossero immolati e affermò che dell'annientamento del resto di ciò che possedeva si sarebbe occupato lui, secondo gli obblighi che il patto stabiliva.

La discesa verso l'Abisso era iniziata.
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