Il prezzo dell'eternità - Capitolo IV
Scritto da : Mirgal in data : 07/09/2009 02:51:47

IL PREZZO DELL'ETERNITÀ

CAPITOLO IV - L'ECATOMBE DI LOKNAR



La primavera giunse nelle Foreste di Triskele accompagnata da piogge torrenziali che, per più di un mese, impedirono alla città di Loknar di salutare la sua venuta con i consueti riti di benedizione delle mandrie, delle coltivazioni e delle foreste, che caratterizzavano la ricorrenza annuale del Ritorno ai Campi.
Così, quando tornò il sereno negli ultimi giorni di Adulain, il Primo Consigliere Mirgal suggerì al Connestabile Rudolf Nitian di organizzare, nonostante il ritardo, il necessario affinché i festeggiamenti avessero luogo, come voleva la tradizione. Tutta la popolazione venne allora avvisata dell'imminente evento, affinché la partecipazione fosse numerosa, e i Druidi di Paranor vennero invitati come gli anni precedenti per svolgere le celebrazioni.
Nessuno poteva immaginare il reale motivo per cui tutti quei preparativi erano stati ordinati.
Nel giorno a lungo atteso la piazza di Loknar era gremita di gente e, all'arrivo dei rappresentanti dell'Ordine della Quercia, come programmato ebbero inizio i riti.





La popolazione si raccolse attorno alle sue guide spirituali prima presso i campi della città, poi dove dimoravano le sue mandrie ed infine all'esterno delle sue mura. In ognuno di quei luoghi, alla Madre venne chiesto di donare fertilità alla flora e alla fauna e di garantire loro la sua benevola protezione dalle minacce innaturali delle Terre Selvagge.





Fu allora che, mentre tutti erano radunati nella Grande Radura a pregare, un'immensa ombra oscurò gli astri del cielo notturno e fu avvistata la creatura alata che la proiettava mentre in volo si dirigeva verso la città di Loknar, in quel momento priva dei suoi migliori difensori.
Presagendo il peggio, immediatamente il Connestabile ordinò di precipitarsi nella piazza cittadina, dove quel probabile nemico stava scendendo.
Giunti là, i Loknariani assistettero ad uno spettacolo agghiacciante: il Municipio era in fiamme e un imponente Demone si ergeva sul suo balcone, attendendoli.





Brandendo la sua enorme spada minacciosamente, l'invasore infernale affermò solamente che si trovava là per radere al suolo la città con le sue armate e, subito dopo, comandò il loro attacco. Alle sue parole, nubi oscure percorse da fulmini purpurei si raccolsero sopra l'abitato e una letale pioggia di fuoco iniziò a riversarsi sugli edifici e sulla popolazione, mentre dalle tenebre emergevano innumerevoli e assetati di sangue i figli dell'Abisso che gli obbedivano.
Così aveva principio l'attuazione dell'ultimo sacrificio previsto dall'empio contratto firmato altrove, che prevedeva l'olocausto di Loknar, il cuore del potere temporale del Signore della Torre Nera. Offerta da lui su un piatto d'argento, sfruttando la propria autorità di Primo Consigliere, la città sarebbe stata consumata dalle fiamme di quel Demone dell'antichità che dal Burocrate era stato di recente risvegliato dalla pietra in cui dormiva.





Colti alla sprovvista e senza nessuno a guidarli a causa del tradimento di chi fino ad allora ne era stato il condottiero, i Loknariani sfiorarono il completo massacro.
Nel caos che regnava, tra gli esseri immondi che sciamavano ovunque, le costruzioni che crollavano in preda al fuoco, il fumo che annebbiava la vista e l'odore nauseabondo del carne bruciata, non riuscirono nemmeno ad impedire che l'emissario del Burocrate ghermisse Rudolf Nitian e lo portasse con sé sulla cima di un edificio, dove non avrebbero potuto salvarlo.





Lassù, sotto lo sguardo impotente di tutti i suoi concittadini, all'anziano Connestabile venne brutalmente strappata la vita: strangolato dal potente Demone, l'ultima visione che ebbe prima di spirare fu quella del suo sogno trasformato in un incubo, della sua Loknar incendiata e dei cadaveri della sua amata gente sparsi per le strade.





Di fronte all'accaduto, l'orrore assalì i pochi sopravvissuti che, ormai in rotta e con le loro massime autorità morte o disperse in quel finimondo, furono costretti ad abbandonare la città sotto l'incalzare dei loro carnefici.





Vedendoli ritirarsi, il Signore dei loro nemici commise l'errore di considerarli definitivamente sconfitti e ritenere a pochi passi dal compimento il suo incarico di farne completa strage. Non conosceva infatti la tempra di quella gente che si era stabilita e viveva dove nessun altro avrebbe ardito farlo, che fino ad allora unita aveva superato ogni avversità e che aveva fatto pentire amaramente chiunque avesse osato nuocerle.
Inaspettatamente per gli invasori, i Loknariani fuori dalle mura rialzarono il capo e, dopo essersi riorganizzati, mossero al contrattacco per scacciarli e riprendersi la loro dimora.





La battaglia riesplose feroce ma stavolta, colti alla sprovvista, i Demoni iniziarono a subire perdite sempre più pesanti a causa dell'impetuosa avanzata degli avversari che, furiosi per quel che avevano subito, si abbattevano contro di loro come una scura tempesta. Anche l'emissario del Burocrate scese in campo nel tentativo di evitare la disfatta delle sue forze ma nemmeno il suo potere fu sufficiente ad impedire l'incredibile rivincita dei mortali che aveva sfidato e, per non condividere la morte con i suoi servitori, infine fu costretto a fuggire.
Molto altro sangue era stato versato da quegli uomini e quelle donne ma, quando tornò il silenzio, la loro città era di nuovo libera.
Tuttavia in loro, mentre poco dopo si aggiravano smarriti tra i cadaveri dei loro cari e i resti delle loro case, cresceva la consapevolezza che la Signora delle Terre Selvagge aveva ormai cessato di esistere, con la sua temuta supremazia militare, la sua invidiabile potenza economica e i suoi stimati centri di cultura che in anni di duro lavoro si era creata, elevandosi dalla sua condizione iniziale di umile villaggio di frontiera.





Coperta di sangue e profonde ferite per la soddisfazione di chi, fino a quella notte, ne era stato l'occulto padrone, Loknar aveva ora davanti a sé un difficile nuovo inizio e avrebbe dovuto dimostrare che, nonostante quell'ecatombe, il suo cuore batteva ancora.





Intanto, lontano da tutta quella sofferenza di cui era stato l'artefice, il Principe delle Tenebre si apprestava a goderne i frutti.




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