
I preparativi per lo Jol erano stati lunghi ed impegnativi, ma alla fine tutto quel giorno era pronto.
Era il 26 PostApritore del 274 ed Helcaraxe si accingeva a festeggiare l’arrivo del nuovo inverno.
Quell’anno però il Sacro Jol richiedeva ancor più dedizione, a causa degli ultimi avvenimenti che avevano visto Il Regno dei Ghiacci Stridenti scontrarsi con gli elfi tiondini per il controllo di nuove terre nella Colonia. C’erano inoltre stati diversi attriti all’interno dei Clan, e la fratellanza doveva essere risaldata.
Per questo si erano organizzate le cose in grande: era infatti stato introdotto il Grande OL, la competizione tra numerose squadre delle diverse città alleate che si sarebbero dovute cimentare in cinque gare diverse.
La giornata si era aperta con il torneo di Testa di Troll, uno tra i giochi più amati dai nordici.
Sul posto si presentarono tre squadre: una degli Orsi Bianchi della famiglia Slanger, una dei nordici che si fecero chiamare “Le Foglioline”, e una dei Corsari Scarlatti.

Alla fine di tutti gli scontri però le squadre erano in parità, e allora come tradizione vuole al Nord le cose si risolsero in una grande rissa, dove gli Slanger ebbero la meglio.
Intanto il mercato era in festa: i venditori esponevano la loro merce migliore realizzata dai mastri artigiani di Helcaraxe, e gli allevatori mostravano ai visitatori le vbestie che con meticolosa cura avevano cresciuto e addestrato nei mesi passati.
Giunta la sera Helcaraxe si preparava a iniziare il Grande OL, che doveva rappresentare non una semplice competizione ma una vera e propria purificazione attraverso lo sfogo ludico, per preparare tutti al Grande Falò del giorno dopo con il quale si sarebbe segnato un nuovo inizio.
Le gare iniziarono quando le prime stelle facevano capolino tra le nuvole del freddo inverno.

La prima gara, Il lancio dell’Artiglio, consisteva in uno scontro al lancio dei coltelli tra due avversari. Tutti i rappresentanti delle città si cimentarono con abilità, ma alla fine Alexi, un fratello del Nord, si aggiudicò il ciondolo con incisa Wunjo, la runa del divertimento.

Intanto piccole e veloci drakkar giungevano sulla costa nord dell’Isola Madre, pronte per la Grande Regata, e i coraggiosi che si dovevano mettere alla prova nella Corsa degli Impavidi si allineavano sulla linea di partenza.

Quando fu tutto pronto, il Guardiano dei Ghiacci Adain e Jennifer diedero il via. Ampie vele si allontanavano verso l’orizzonte, e gli impavidi si addentravano nelle foreste innevate.

Il primo a giungere davanti al Tempio di Aengus fu il Corsaro detto Arpione, e a lui venne consegnato il ciondolo con Uruz, la runa della forza e del coraggio.
Ma il mare ancora non mostrava alcuna vela, e allora Bjorn Hjorvaror, Jarl Dei Ghiacci Stridenti, Signore del Clan dell'Orso Nero, Colono di Hulborg, Mastro Birraio del Nord, Grigliatore di Orecchie, Protettore della zuppa di funghi e Custode della ricette, salì sul suo palco e con un discorso pieno di calore e fede verso il suo Regno e Il Signore della Forgia proclamò che era giunto il momento di togliersi i copricapo, per permettere alla neve nuova di posarsi sulle teste della sua gente e con essa purificarsi e rinascere come il nuovo anno fa in un ciclo di morte e rinascita continuo.

Intanto la Drakkar vincitrice aveva calato l’ancora: erano i Corsari a guidarla, e a loro fu consegnato il ciondolo con Laukaz, la runa delle acque e di Danu.
Ma un’altra gara, simbolicamente assai importante, attendeva i partecipanti: Lo Palo della Vita, gioco tanto antico quanto i ghiacci degli alti picchi.

La scalata da alcuni fu intrapresa con grande abilità, da altri appena tentata, ma alla fine ancora una volta fu un Corsaro, conosciuto come Pollo, a guadagnarsi la vittoria, e a lui fu consegnato il ciondolo con Dagaz, la runa dell’evoluzione e della purificazione.
Così si giungeva alla sfida più attesa: Il Torneo dei Valorosi, a cui solo i più forti e terribili guerrieri erano in grado di partecipare. In cinque erano, ma solo uno si sarebbe aggiudicato Thurisaz, la runa del valore in battaglia.

Gli scontri furono assai cruenti. Il Capozanna Herach seguiva il tutto con grande perizia, e fu necessario interpellare anche il pubblico per ripescare gli sfidanti migliori che dovevano andare allo spareggio. Così successe con Aislif, la femmina nordica a cui per acclamazione della folla fu permesso di partecipare a un ulteriore scontro.
Esso fu avvincente: la donna mostrò tutto il suo valore ma alla fine l’amoniano ebbe la meglio; i fratelli nordici, con il calore che solo ad Helcaraxe si può assaporare, si strinsero intorno ad Aslif dall’orgoglio ferito.
La finale fu contesa tra l’amoniano e il corsaro. Le loro armi come martelli sull’incudine rombavano sulla piana di Kaek Valdar, e la folla acclamava a turno il proprio campione.

Ma alla fine il braccio del corsaro affondò il colpo della vittoria. A lui venne consegnata la spada Runica del Valoroso, e tra i corsari fu gran festa.
Fu così che tutte le gare avevano trovato un vincitore; c’era però ancora da proclamare la città vincitrice del Grande OL, che per successi aggiudicati risultò essere quella della ciurma dei Corsari Scarlatti, i quali si gettarono come bestie feroci sulla preda quando gli fu consegnato il premio tanto atteso: cinquantamila monete d’oro sonanti e una bellissima lama runica.

Tutto quella sera terminò nella Birreria del Troll Ubriaco, ma ancora un giorno di festa attendeva il popolo dei ghiacci.
Esso si aprì con l’Asta del Nord. Mercanti e forestieri, guerrieri nordici e vecchi si ritrovarono nel luogo deputato e iniziarono a fare i propri rilanci per aggiudicarsi l’oggetto migliore. Il vecchio Wulfrik Zannarotta era il battitore, e astuto come una volpe seguiva i rilanci incitando i compratori, mentre Kane Morbiach mostrava le migliori armi runiche della Rocca ai possibili acquirenti, aiutato dalla Biarki Rajuca Festhuck.

Grande fu l’interesse degli astanti per tutte quelle meraviglie di metallo, e molti se le aggiudicarono a prezzi fruttuosi, ma Kane il Kessel con il suo impeccabile fiuto per gli affari quel giorno riempì la sua armeria aggiudicandosi tutti i pezzi migliori!
Mai competere con un Kessel quando si tratta di affari …
Quando il sole era ormai del tutto tramontato la folla iniziò a ritrovarsi davanti alla Rocca: era giunto il momento del grande fuoco, il Rogo del Fantoccio.
Disposti intorno al Circolo di Pietra, i presenti silenziosi osservavano quel grande ammasso di fieno e legna che si ergeva come un gigante e sovrastava i presenti con ombra nel crepuscolo.
Così il primo tra i veterani di Helcaraxe a prendere la parola fu il Barone Claus Von Kessel. Con la sue memoria che tante cose aveva scorto nei tempi passati introdusse ai presenti ciò che il popolo di Helcaraxe si apprestava a compiere: un rito antico, dove il fuoco avrebbe divorato un passato ormai avvizzito per dar vita ad un nuovo inizio. Questo era infatti lo Jol, una vera e propria rinascita dalla cenere del vecchio inverno.
Fu poi il turno dell’amato Jarl, che con la voce possente rivolse le sue parole ad Aengus per benedire quel fuoco sacro che stava per divampare.
A Jennifer fu consegnata la piccola scatola in cui erano conservate le ceneri dell’ultimo Jol, ed Ella le sparse intorno come tradizione richiede.

Con un gesto fulmineo gettò la torcia, e il fuoco si alimentò come folgore della tempesta:

Era il momento di alimentarlo, e quindi tutti i presenti furono invitati a gettare nel rogo ciò che volevano lasciarsi indietro. Ad uno ad uno nordici e stranieri seguirono il rituale, ed infine le fiamme si scagliarono alte verso il cielo.

Finiti gli ultimi discorsi, tra cui quello del Maknar Bianco che con grande gioia annunciò che presto avrebbe sposato la sua amata Gerhilde, le urla di trepidazione si espansero in tutta la piana: era giunto il momento della Danza del Sangue!
Nordici dalle lunghe barbe e dalle braccia forti come acciaio si tolsero tutte le vesti rimanendo solo con l’inseparabile kilt del clan, e furiosi si lanciarono contro ogni cosa che trovarono sul loro cammino. Ai piedi dell’Yggdrasill decine di Troll caddero in una pozza di sangue, facendo diventare la neve sanguigna come lava fumante.
Quella danza di guerra e sangue si protrasse fino davanti al tempio di Aengus, dove gli uomini si ripresero e lasciarono parole di fede al Signore della Forgia.
Rinnovato il proprio ardore verso il Signore del Valhalla, alcune figure si mossero veloci, distaccandosi dal gruppo e recandosi alla locanda assieme a Wulfrik il Rumenal: il loro scopo era prepararsi velocemente per interpretare, guidati dalle parole del vecchio saggio, un'antica storia di onore e senso del dovere.
Nel mentre, la folla che si era raccolta al Tempio del Fuoco cominciò a dirigersi verso la Rocca, decisa a festeggiare in Locanda. Ma qui si trovarono ad assistere alla coinvolgente recitazione del Rumenal e dei suoi assistenti. Il pubblico festoso accolse lo spettacolo con piacere, e quella sera la Rocca si trasformò in un grande palcoscenico.

Poi tutti si ritrovarono al Troll Ubriaco. Maiali arrosto, cacciagione, tutto ciò che abbondava al Nord era sui tavoli della locanda. Grande festa in quella sala ci fu quella notte, e tutto si concluse con la Torre del Luppolo, una gara di birra per propiziare la nuova stagione di caccia e raccolta, che se l’aggiudicò il nordico Cisarius, felicemente tornato a casa ubriaco e con un barilotto stracolmo della birra migliore!

Lo Jol si era concluso, il nuovo inverno era stato accolto come tradizione sanciva, e ora il Nord si risvegliava in un’alba di speranza e nuova forza!
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