[HLX] Jol, AI 275
Scritto da : Adain Tanaor in data : 25/03/2011 19:38:08

"La neve lenta cade e tutto copre" A Helcaraxe anche i bambini conoscono questo detto. Anche le peggiori disgrazie, prima o poi, verranno coperte dalla neve, e fintanto che la neve cade, il popolo del Nord può continuare a vivere. Questo era quello che pensava ogni nordico il 24 Postapritore del 275. Un Helcaraxe dilaniata dai numerosi bandi e dalla scoperta che parecchi nordici erano in realtà dei traditori, si accingeva a celebrare lo Jol. Come ogni anno, da tradizione, il Regno dei Ghiacci avrebbe richiamato a Helcaraxe amici ed alleati per celebrare l'arrivo del nuovo inverno, la stagione portatrice del rigido freddo nordico, ma anche delle promesse per una nuova stagione calda. Genti proveniente da Amon, Kard Dorgast, e dall'isola di Tortuga, poi i raminghi, i tremecciani e i mezz'elfi della comunità di Eldor, tutti si riunirono nella piana davanti l'uscita Ovest di Helcaraxe per assistere alla Cerimonia di apertura. Lì il Maknar Nero Adain Tanaor iniziò a parlare, spiegando agli invitati in cosa consiste lo Jol, i significati e le usanze di questa festività.

Dopo un breve discorso introduttivo cedette la parola al Godar Oleg Uthred. Il discorso del Godar fu incentrato sul passato recente di Helcaraxe, duramente colpita dai tradimenti di persone che poco tempo prima erano considerate fratelli, e dall'oscurità che per una seconda volta aveva ricoperto tutta Ardania e che solo da poco era stata debellata. Alla fine su invito del Godar, i nordici e tutti gli invitati tolsero dalle loro teste ogni copricapo, in modo che la neve del nuovo inverno bagnasse i loro capi, come segno di buon auspicio. L'arrivo del nuovo inverno fu salutato con la prima sorpresa della festa. Gli amici Djaredin, dietro invito del Maknar Nero, fecero partire i loro razzi pirotecnici mentre tutti i nordici urlavano per acclamare il Signore della Forgia.

Quando i razzi djaredin smisero di illuminare il cielo, il Grande OL ebbe inizio. Per il secondo anno consecutivo, partecipanti di ogni squadra si sarebbero sfidati nelle gare del Grande OL, una serie di competizioni fatte con l'obbiettivo di lasciarsi alle spalle tutti gli avvenimenti negativi dell'anno passato. Quella sera si svolsero la Corsa degli Impavidi e la Grande Regata. La prima gara, nella quale i partecipanti dovevano correre a piedi nudi intorno l'isola di Helcaraxe uccidendo tre troll e portando le loro asce come prova, fu vinta dal nordico Baer Valdarsen, mentre la Grande Regata, in cui le drakkar dovevano circumnavigare l'isola di Wyniandor, fu ovviamente vinta dai Corsari. La fine della serata fu, come ogni festa nordica che si rispetti, occupata dal sontuoso banchetto organizzato dalle locandiere di Helcaraxe.

Tuttavia quel banchetto fu ben diverso da tutti quelli che la storia di Helcaraxe può ricordare. Mentre tutti gli invitati erano seduti a banchettare arrivò un ultimo invitato non atteso. Un giovane del Clan dei giganti apparve poco fuori le mura rispondendo ad un invito che lo Jarl Gunnarr Valdarsen aveva fatto tempo prima. Questa era l'ultima dimostrazione del rapporto di amicizia che si era formato tra nordici e giganti, dopo le incomprensioni iniziali. Inizialmente intimoriti, tutti gli altri invitati posarono le armi e cominciarono ad osservare affascinati quell'uomo così grande da bere un intero barile di birra con un solo sorso. Un gruppo di persone gli si fece intorno, curiosi di sapere di più su questo Clan di giganti che abitava la Baronia. Quando il giovane gigante fece ritorno verso casa, anche i nordici e gli invitati poterono andare a riposare.

Il giorno dopo, nordici ed invitati si ritrovarono davanti alla Rocca di Helcaraxe, per continuare i festeggiamenti. Il 25 di Postapritore era il giorno in cui si sarebbero svolti due dei giochi più tradizionali di Helcaraxe: il Testa di Troll e Lo Palo. Tre squadre si affrontarono sul campo del Testa di Troll: una composta da abitanti dell'Oasi, una composta da nordici ed una squadra mista. Non ci furono esclusioni di colpi, le squadre alternarono momenti di forza bruta a momenti di pure tattica, con azioni diversive finalizzate a distrarre gli avversari. L'esperienza della squadra nordica fu sufficiente solo nello scontro con la squadra mista, mentre contro la squadra di Tremec non bastò. I tremecciani si adattarono subito al gioco e sconfissero i nordici, vincendo così il Torneo. Gli spettatori, esaltati ed emozionati, e i partecipanti, feriti ed indolenziti, si spostarono quindi di nuovo sull'isola di Helcaraxe, per assistere ad un altro grande gioco di Helcaraxe: Lo Palo. Generazioni e generazioni di nordici nella storia di Helcaraxe, hanno sfidato la sorte arrampicandosi sul lungo palo unto d'olio, con lo scopo di raggiungere la cima.

Anche quell'anno, come negli anni precedenti, si creò una lunga fila di curiosi che volevano provare a raggiungere la sommità del palo. Solo in pochi ci riuscirono, per tre volte di fila, e quei pochi poterono partecipare alla finale. Dopo una tiratissima sfida tra il Capitano dei Corsari Scarlatti Pollo ed il Turas Adhler Valdarsen, quest'ultimo riuscì ad arrampicarsi lungo il palo in meno tempo, lasciando che la vittoria del Lo Palo restasse a Helcaraxe. Quella sera terminò il Grande OL. Il giorno dopo, il 26 Postapritore, era il giorno di chiusura dello Jol. I nordici si incontrarono un po' prima del previsto, senza avvisare gli invitati, e tutti insieme si recarono all'Yggdrasill. Lì celebrarono la tradizionale Danza del Sangue. Senza armature e vestiti solo di pelliccia, i nordici affrontarono i troll del Clan del Teschio Rosso, riportando in vita una tradizione che simboleggia la liberazione del sacro Yggdrasill. Ricoperti di sangue dalla testa ai piedi, i nordici accolsero gli invitati che intanto si erano riuniti davanti alla Rocca. Dopo aver tranquillizzato tutti quanti, il Maknar Nero Adain Tanaor condusse i presenti in una piana a NordOvest della città, vicino al Circolo delle Pietre. Lì pronunciò un discorso commemorativo per ricordare tutto quello che era successo a Helcaraxe poco tempo prima. Il discorso era in realtà solo un pretesto per poter far iniziare la vera sorpresa di quello Jol. Quando il Maknar ebbe terminato infatti, la squadra di Djaredin lì presente diede luogo al più grande spettacolo di razzi pirotecnici che si fosse mai visto. Mai il cielo di Ardania era stato illuminato da così tante luci. I genieri di Kard Dorgast diedero fondo a tutte le loro riserve di polvere nera per creare uno spettacolo indimenticabile.



Quando anche l'ultimo fuoco sparì nel cielo notturno, tutti gli invitati si spostarono sulle coste dell'isola, dove una drakkar era stata preparata per la cerimonia in onore di Danu. Ogni nordico posò nella drakkar un dono che, quando la drakkar sarebbe affondata, sarebbe giunto direttamente a Danu. All'urlo di "Danu Husbondi", i nordici osservarono la drakkar affondare e procedere lentamente verso l'abbraccio di Danu.

Infine, era giunto il momento dell'ultima cerimonia, quella più importante di tutte. Il gruppo si spostò quindi verso il Circolo di Pietre, dov'era stato allestito il tipico fantoccio. Lì tutti i nordici depositarono degli oggetti che rappresentavano qualcosa di negativo da lasciare nell'anno passato, o qualcosa di buon auspicio per l'anno futuro. A cominciare dallo Jarl, tutti i nordici posarono qualcosa. Furono lasciati doni come augurio per un raccolto prosperoso o oggetti che scacciavano nel passato i tradimenti di altri fratelli. Sui ceppi pronti ad ardere, fu messo un legno dello Jol passato a simboleggiare la continuità degli eventi.

Infine la torcia passò dalle mani di Gunnarr Valdarsen, Jarl e guida di Helcaraxe, alle mani di Adhler Valdarsen, il più giovane dei nordici presenti. Egli avvicinò la fiamma alla pira che, dopo un inizio titubante, prese definitivamente fuoco illuminando a giorno tutto lo spazio circostante. Con le urla di tutti i nordici che invocavano il nome di Aengus, tutti i presenti osservarono l'imponenente pira bruciare tutte le cose negative dell'anno passato e tutte le cose di augurio per l'anno che stava iniziando.

Solo in pochi restarono oltre il necessario, per guardare la neve spegnere lentamente il fuoco, fino a lasciare dei tronchi anneriti, lì dove prima c'era la grande struttura di legno. Perchè "la neve lenta cade e tutto ricopre", e questo i nordici lo sanno bene.

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