[ELD] Il cambio di rotta
Scritto da : Sharka Wolf in data : 06/10/2012 14:40:50

La luce del lampione tremava appena creando strani effetti d'ombra, la piazza non era mai sembrata così spoglia, rimase immobile, in silenzio, li dove quasi un anno prima tavole imbandite erano circondate da popoli in festa, li dove tutto era iniziato tutto stava volgendo al termine. Guardò per l'ultima volta la bacheca con quel foglietto appeso, guardò per l'ultima volta la piazza con i suoi sedili spogli e freddi, guardò per l'ultima volta la fiammella di quel lampione che nonostante il freddo venticello si ostinava a stare accesa. Poi si voltò di scatto e si diresse dal custode, aprì lo zaino ancora mezzo vuoto ed iniziò a riempirlo con tutto quel che gli capitava sotto mano, ma si bloccò quando con le dita della destra sfiorò la seta del grembiule, un sorriso distrasse i suoi tristi pensieri e la sua espressione si rilassò pensando a quelle sere festose in locanda, quando un barile di birra ed un grembiule di seta nera bastavano a farlo sentire vivo. Si incamminò dunque verso la locanda e rapidamente fece le scale fino a raggiungere la camera da letto, per un istante si fermò dinnanzi alla porta tenendo la maniglia ma senza aprire, voleva assaporare ogni momento, rivivere tra i ricordi quel sentimento, ad occhi bassi aprì la lignea porta di quella buia camera e vi entrò socchiudendo la porta alle sue spalle, la luce entrava timidamente da una finestra bassa ed appannata dalla brina del mattino, aprì l'armadio come per controllare ancora una volta di non aver lasciato nulla dei propri averi poi, senza voltarsi, fece qualche passo indietro verso il letto lasciandosi cadere di schiena ad occhi chiusi. Nella sua mente le immagini di quella notte insieme a lei, i suoi capelli morbidi e profumati, quella sua pelle chiara, i battiti del suo cuore, i suoi occhi; sotto la mano la coperta sembrava ancora calda di passione ma erano solo i ricordi a scaldare quel freddo mattino, ricordi che d'ora in avanti avrebbe rivissuto solo nella sua mente. Alzatosi riaprì la porta e con un lesto movimento se la richiuse alle spalle per poi poggiarsi di schiena su di essa, prese un profondo respiro ad occhi chiusi poi si voltò e tornò sulle scale; ancora molto c'era da fare prima di partire ed il tempo non era loro amico.



Guardando la forgia e l'ascensore che conduce alla terrazza, nuovi ricordi colorarono la sua mente. Riusciva a ricordare perfettamente le risa scaturite dall'utilizzo del macchinario nanico e le corse tra confratelli che si rincorrevano donando vita al villaggio. Spostando lo sguardo su Neely e la sua stalla poi rievocava tutte le battute di caccia partite da quella piazza. Un lieve sorriso gli comparve sul volto, ricordando gli incontri coi nani, o con nordici che finivano spesso con allegre bevute insieme di birra, quella piazza dalla quale erano partiti così tante volte oggi era per loro una partenza definitiva, chissà se sarebbero più tornati a Nuran Kar.



I confratelli erano in piazza a parlare tra loro, non voleva farsi vedere in quelle condizioni, era un momento difficile per tutti dunque decise di allontanarsi dal villaggio. Preso il destriero corse verso sud oltre le rupi ghiacciate, un gigantesco caprone brucava i rami bassi di un albero, nella mente tornarono i discorsi fatti coi nordici quando gli fù spiegata la provenienza di quelle creature, i giganti tenevano lontane le streghe dei ghiacci dalla baronia, quelle streghe che pochi mesi prima avevano invaso Helcaraxe e che lui aveva combattuto fianco a fianco con i nordici. Ma i ricordi non erano tutti felici, v'erano anche ricordi di quei momenti d'allerta di quando i demoni si presentarono in baronia rivendicando quelle zone come proprie, giorni in cui mezz'elfi e nani combatterono spalla a spalla un nemico comune, un nemico che come sempre venne ricacciato. Nuran Kar ormai la consideravano una casa, ed avevano promesso di difenderla a costo della vita, l'avevano promesso e mantennero quella promessa, chissà cosa è cambiato da quella notte.. chissà perchè i nani la loro promessa decisero di non mantenerla.



Si diresse ad ovest fino a raggiungere il luogo ove qualche mese prima era stato fatto il rituale ai Valar, gli tornarono alla mente i volti dei confratelli raccolti in preghiera, gli tornarono alla mente i ricordi di quei giorni spensierati, quando quelle terre erano per loro una casa e avrebbero dato la vita per proteggerle. Strinse le redini e rivestito di ira spronò il destriero e corse rapido verso ovest senza una meta precisa, correva come non faceva da tempo sfrecciando a fatica tra i pini innevati, alcuni orsilince tentavano di corrergli dietro ma rinunciavano dopo pochi passi, corse per un bel pò di strada fino a raggiungere il nido dei draghi, lasciò il destriero in un posto riparato e si addentrò di nascosto fino a raggiungere la tana dei ragni, pose la mano sull'incisione scolpita sulla roccia quella notte, quando coi nordici e i nani erano andati li a purificare la zona, quel luogo oggi non emanava più l'aura negativa di cui era impregnato e spostato appena lo sguardo scorse un bocciolo nato in mezzo alla neve, un fiore giallo come il sole, tanto delicato ma abbastanza forte da nascere in un luogo tanto pericoloso, si rincuorò nel vedere che almeno madre natura li stava ringraziando per le loro fatiche, nel vedere che almeno li, in quelle terre abbandonate da tutti avevano lasciato più che un incisione nella roccia.



Riprese il destriero e tornò a Nuran Kar, finalmente col cuore pieno di vigore si avvicinò ai confratelli e li spronò ad accelerare i tempi, rimanevano due giorni per finire il tutto e nulla doveva essere lasciato incompiuto. Mentre alcuni sistemavano la merce che era rimasta nel loro banco di vendita lui ed altri andarono a prendere le due navi che avevano in terre umane, giunti al porticciolo legarono le due imbarcazioni e mentre caricavano le merci nella stiva nella sua mente si manifestarono le immagini di quella notte, quando in compagnia dei nordici e dei djaredin, Eldor era li a glorificare i giusti perchè la loro benedizione scendesse su quel molo costruito con tanta fatica e tanto sacrificio, quel molo che era il più grande progetto realizzato a Nuran Kar negli ultimi mesi, tanto voluto dai Nani e costato parecchie fatiche ai mezz'elfi di Eldor, mezz'elfi senza i quali quel molo non sarebbe mai stato realizzato, ad alcuni venne la malsana idea di distruggerlo per ripicca, ma il Midian li convinse a desistere dal tentativo poichè la sua realizzazione era stata fatta non per fare un favore ai Freddalama ma per dimostrare che anche in un luogo tanto diverso e inospitale loro erano riusciti a realizzare qualcosa di buono, e che erano capaci di tutto ciò che gli era richiesto fare e la sua sopravvivenza nel tempo sarebbe stata la prova tangibile del loro successo, prova tangibile che, nonostante il parere contrario di Dakkar e altri, la loro permanenza a Nuran Kar non fu mai un fallimento ma una possibilità... possibilità che non tutti furono in grado di cogliere in quell'anno freddo.



Mentre li guardava partire con le navi diretti ad Helcaraxe dove già alcuni amici li attendevano, lei già pensava a come poter aiutare i suoi confratelli, si incamminò verso il destriero che l'attendeva in piazza ma i suoi passi si arrestarono dinnanzi alla bacheca dove stava affisso quel messaggio...perchè quel bando? perchè arrivare a una soluzione così drastica... nessuno sapeva, ancora, di quale potesse essere la motivazione che li avesse spinti a tanto...tuttavia quella rimaneva la realtà dei fatti, a prescindere dalla motivazione, loro ci avevano appena voltato le spalle, ci avevano banditi e per di più ci avevano dato troppo poco tempo per spostare tutti gli averi da qualche altra parte, quale parte poi era ancora tutto da inventare. Una lacrima le rigò il volto e dentro di se sentiva un forte dolore, era insopportabile... faceva male quella situazione, aveva riposto nei djaredin la massima fiducia e nutriva per essi un grande rispetto...ma quel bando...era stato come ricevere una pugnalata dritta nel cuore... Quel giorno, quando Khorak dei Kun aveva detto che li avrebbe aiutati perchè capiva la loro situazione, perchè come i mezz'elfi anche loro Djaredin sono un popolo che ha faticato molto nel trovare il proprio posto su Ardania, succubi del razzismo più sfrenato, quel giorno aveva visto in Khorak la figura di un mentore, quasi di un padre, così diverso da lei ma così vicino nello spirito; eppure adesso Khorak non c'era piu, quello Djare tanto saggio e benevolo non regnava più sulla Gemma e la sua parola ormai contava poco rispetto alla volontà di quel Tremil, Dakkar Cuorenero che tante volte ha goduto nel sottolineare quanto la nostra permanenza li dipendesse dal suo capriccio. Ritornò nella stanza della locanda dove teneva sul letto il mantello, lo indossò, prese la borsa e si recò al deposito. Per prima cosa doveva spostare tutto quello che aveva e non sapeva dove andare. Non poteva passare dal passo dell'Orus Mear per via dell'accampamento Hammin e non conosceva altre strade per arrivare a Seliand o a Eracles nè poteva utilizzare i suoi poteri magici per teletrasportarsi ad Amon, perchè l'aveva promesso al Midian, in nessuna occasione avrebbe usato la magia offendendo la cultura Djaredin. Rimase per ore a pensare a cosa poteva buttare, a come disporre le cose per rendere più facile il trasporto e ridurre il numero di viaggi che avrebbe dovuto fare. Rimase tutta la mattinata a sistemare la roba, quando vide arrivare Erdan e Ferior, i quali si premurarono di aiutarla a trasportare tutto ciò che aveva al Picco dell'Aquila. Diede alcune borse ad entrambi e sistemammo il resto nelle sacche che avevano legato ai cavalli, allacciato bene il mantello e tirato su il cappuccio, salì in groppa ad Oxidian e seguì i suoi due fratelli. Prima di uscire completamente dal villaggio si voltò per dargli un'ultima occhiata. Scrutando attentamente tutto il villaggio senza tralasciare alcun dettaglio, li si accavallavano una moltitudine di ricordi e uno più importante dell'altro: il noviziato che le permise di diventare consorella di Eldor, gli amori e gli addii, le allegre serate passate in locanda a chiacchierare, le volte in cui lei, Earin e Brezza si confidavano i loro segreti, la festa di Eldor, il ritorno di Syria, le chiacchierate con i confratelli, le liti tra Alkard e Fracor, gli insegnamenti dei djaredin, quella conferenza sul popolo dei nani che le garantì maggior rispetto e fiducia da parte di essi... così tante cose sono avvenute durante un solo lungo inverno e adesso dovevano lasciare quel luogo al quale si era tanto affezionata, le lacrime scendevano lungo il volto, si voltò mentre tirava un'altro pò il cappuccio del mantello per non farsi vedere da Ferior ed Erdan ed insieme a loro, lasciò il villaggio per l'ultima volta.



Mentre percorrevano i sentieri della baronia i confratelli discutevano tra loro di ciò che era successo in quei mesi, di quando i Djaredin dovevano preparare la guerra contro Ondolinde e Sileya ed il Tetrarca avevano spiegato come distruggere le evocazioni e combattere la magia, ricordarono delle prove fatte dai Djaredin con le granate antimagia e degli studi fatti sul flux assieme a Nola e Durgin, Erdan ricordò di Ixidor e di quando la Succube tentò di soggiogarlo per convincerlo a tradire gli eldoriani, e di come Ixidor si fece scudo con l'orgoglio e la forza d'animo che lo contraddistingue e si oppose alle lusinghe del demone, ricordarono dei demoni che la succube scagliò contro i mezz'elfi e di come uniti riuscirono a ricacciarli sempre, ricordarono della spedizione con Shiol e i nordici nei cunicoli dei demoni di ghiaccio, di come uccisero il principe di ghiaccio e della maledizione dello specchio nel quale apparse il demone che tentò di imprigionare l'anima del Midian, si ricordarono delle prove di noviziato, quando l'Elian li metteva alla prova in quelle gelide terre. Ogni angolo della baronia custodiva ricordi di un tempo ormai andato, tempo in cui Eldor avrebbe dato la vita per difendere quelle terre e che ora, a causa della frettolosa decisione di un Djaredin si era trasformata in un brutto sogno. Mentre percorrevano quei sentieri Erdan sorridendo si rivolse agli altri due ricordando i mesi addietro, quando lungo quella via preparavano il discorso da fare ad Amon per la festa di inaugurazione della nuova cittadella, mentre a passo spedito i destrieri percorrevano la stretta via sterrata ricordarono della fiera di HammerHeim nella quale si divertirono parecchio, e delle varie festività svolte ad Amon, di quando Ivamar e Stan decisero di aiutare gli Amoniani nella gestione della festa per il nuovo imperatore dimostrando dedizione e umiltà d'animo.



Fu così che dopo tre giorni dall'affissione del bando tutti si ritrovarono ad Helcaraxe, ma quanto sarebbe durata questa situazione? molti se lo domandavano ma non volevano conoscerne la risposta. I nordici si mostrarono cordiali ed ospitali, infondo tra loro e i mezz'elfi si era ormai creato un bel rapporto e tutto si doveva a quelle sere a Nuran Kar, dopo il loro arrivo in baronia anche i nordici avevano potuto gioire della loro presenza. Percorrendo le vie dell'isola si raccontavano gli avvenimenti trascorsi, il torneo "Testa di Troll" vinto da Sharka e Galdor, le celebrazioni fatte coi nordici per mare, le spedizioni contro i demoni e i ragni, i lunghi dibattiti sull'Yggdrasil, sulla Madre, sulla Magia, le bevute in locanda, le storie narrate attorno al fuoco, i rituali e le festività varie. I nordici sembravano un popolo molto diverso da come lo descrivono al sud, ricco di cultura e di onore ma quanto sarebbe durata la loro permanenza? Hammerheim bussava alle porte della Baronia, i nordici fieri non avrebbero mai chiesto loro l'aiuto necessario a ricacciare l'invasore, i nani d'altro canto non avrebbero acconsentito e i nordici probabilmente non avrebbero rinunciato all'amicizia del popolo della gemma per soccorrere un gruppo di mezz'elfi.



Tutti questi pensieri attanagliavano la mente dei confratelli, il Midian decise dunque di congedarli tutti per un mese dicendo loro di recarsi dagli amici piu prossimi, in quei regni oltremare dove la situazione era meno complicata. Così fecero e dopo un mese si ritrovarono in Helcaraxe, alcuni parlarono di Rotiniel, altri portavano notizie da Amon dove una guerra stava iniziando contro i cavalieri del monastero, altri invece portarono notizie dalle terre Selvagge, soprattutto da Loknar dove il vecchio amico Maluan aveva preso in mano la situazione e stava rimettendo in sesto la piccola cittadella. Fu così che dopo un mese dal bando di Nuran Kar ai confratelli si aprì una nuova porta che li avrebbe riportati li dove tutto era cominciato, li nelle terre selvagge dove con l'inizio del nuovo anno avrebbero detto definitivamente addio a questo gioioso ma sofferto Anno Freddo.




Nel mese di Adulain Eldor rinasceva ancora una volta e si poteva dare inizio ad un nuovo percorso. Giunti su Derit ritrovarono i vecchi amici di un tempo ormai andato, quella città, Loknar, con cui erano stati alleati per piu di sei anni, con la quale avevano condivisio gioie e tormenti del vivere nelle terre selvagge oggi era diventata la loro nuova casa.
L'accordo tra le due comunità venne stipulato e in breve tempo gli Eldoriani iniziarono ad integrarsi tra la popolazione, nel giro di due mesi Loknar fornì alla comunità mezz'elfica una sede così che i mezz'elfi si poterono mettere subito all'opera per aiutare i vecchi amici nel far crescere quella piccola cittadina.
Per Eldor iniziava una nuova missione; Derit era la loro nuova casa.


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