Alban Elued, l'Equinozio
Scritto da : Anyndel in data : 23/10/2012 19:55:42




Alta si ergeva, nella spianata a nord del circolo, la catasta ben assortita con fascine di rami, legna secca, paglia e fieno; posizionati con maestria sin dal giorno prima e circondati da alcune pietre, in parte per precauzione ed in parte per contenere il simbolo del fuoco ardente con un non meno pregno simbolo della terra.



Altri tre piccoli mucchi di ramaglia erano disposti attorno, nella spianata, accatastati con cura a poca distanza da quello che stava per divenire il grande falò, protagonista e fulcro della celebrazione.

Furono poi opportunamente sistemate tra i cespugli lanterne, esili gabbie d'ombra e adamantio, in numero eguale, a simboleggiare l’equità tra il buio e la luce.



Era giunto il giorno quell'anno divinato per il rituale, nella conta degli umani era la sera del 21 Solfeggiante 276esimo AI, 20esimo di Muin per l'Ordine, equinozio d'Autunno, uno dei due giorni dell'Equilibrio di quel ciclo annuale.

I druidi si affaccendavano nei dettagli finali mentre Aguardar, chiudendo il proprio occhio, infoltiva le ombre intorno ai primi pellegrini, che giungevano, alcuni esausti per il lungo viaggio.
Gente pervenuta da ogni angolo di Ardania, grazie anche alla disponibilità dell’Aran di Rotiniel, Galdor, che aveva concesso libertà di circolazione nelle terre che Rotiniel dichiarava sue a quasi tutti i popoli, per poter celebrare in serenità l’evento.



Per ristorare i viandanti ed adempiere alla tradizione dell'abbondanza dell'Equinozio, erano state approntate ceste colme di vivande prelibate: biscotti, marmellate, pani fragranti da poco sfornati e abbondante frutta fresca raccolta da quanti avevano gratitudine per le cospicue messi ricevute da Ella.



Aguardar aveva oramai compiuto il suo ciclo quando il Gerofante si rivolse agli intervenuti per ringraziarli della partecipazione e, con gesto d’intesa, fu data accensione alla grande catasta da lati diversi.
I druidi conversarono con il fuoco delle torce e, con lieve gesto, le gettarono tra i rami. Il fuoco, lieto, avvolse con foga la legna, come guidato da un'invisibile fluire, la sapiente disposizione degli strati l'aiuto` e in un istante le lingue convennero in una colonna ardente.



Altissime si levarono le fiamme, tanto da essere scorte da Rotiniel e da Ceoris... tanto da far accorrere altri ancora, a rituale iniziato.
Con gesti lenti ed accurati i druidi raccolsero fiamme dal vigoroso fuoco e, portandolo con torce, appiccarono vampa anche ai tre mucchi laterali ed alle torce distribuite a chi dei presenti aveva espresso desiderio di celebrare il rituale. Questi si disposero vicino ai mucchi, rivolti al grande falò.

Mentre il fuoco disponeva dei piccoli falò, consumando la legna ed il fieno, il Gerofante colse occasione per esplicare il significato del momento, l'equilibrio tra luce ed oscurità, l'immersione nella fase scura, di introspezione e generazione, invitando le genti a meditare sull’essenza della vita e sull’equilibrio, a godere della serenità e abbandonarsi alla quiete dell'istante, raccogliendo le energie per i tempi che inevitabilmente sarebbero giunti.



Quando il fuoco ebbe avuto la meglio sul fieno colto alla Festa del Raccolto, i Druidi si apprestarono ad accompagnare la luce nell'oscurita`.
Già durante il discorso erano state celermente e compostamente spente le lanterne e le piccole candele che fino a poco prima avevano illuminato il luogo del rituale. Poi vennero estinte nei contenitori d'acqua le torce, ricongiungendo così fuoco e acqua, travasando simbolicamente la luce in essi. Da questi contenitori ne attinsero i Druidi, con piccole ciotole finemente intagliate, avviandosi verso i tre mucchi di legna laterali. Rovesciarono le ciotole e l'acqua parve estremamente viva e rapida nell'agguantar le fiamme ed estinguerle.
Poi, le riempirono nuovamente e lasciarono che i presenti ne versassero sopra le braci, osservando quel fluire e le tracce che depositava nella cenere, leggendovi, come secondo antico costume, echi delle trame del tempo venturo.



Giunse il momento di concludere il rito. Il Gerofante prese dalla pietra la fiaccola di Alban Elued, simbolo della imperitura luce, confezionata con ramo di quercia e tasso, e la avvicinò al grande fuoco, che questa accolse, gioiosamente. Dopodiché, i tre contenitori colmi d’acqua vennero consacrati alla loro funzione e rovesciati alla base del rogo, oramai quasi cumulo di braci.
Obbedienti, le fiamme cedettero il passo e svanirono, lasciando solo i presenti con le loro torce ad illuminare il luogo.



La notte era giunta al suo culmine e scambiati i saluti e le benedizioni con i presenti, i partecipanti vennero invitati a tornare alle proprie dimore e si dispersero in ogni direzione per, tenendo ben salda ed alta la fiaccola che avrebbe acceso il focolare del nuovo giorno, lieta fiamma che avrebbe perdurato nell'oscurità, mentre i Druidi si dileguarono misteriosamente nella boscaglia, lasciando alcuna traccia di se o della fiaccola di Alban Elued.

Come il Gerofante aveva espresso, per loro vi era ancora un viaggio da compiere.


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