[KAR] La Ricostruzione del Ponte sull'Eldrin
Scritto da : Surgur Norogkorl in data : 14/02/2013 11:48:30

Le armi dei tuoi nemici possono rubarti la vita;
I ladri possono rubare i tuoi soldi;
La vergogna puo' rubare la tua reputazione;
Ma le tue abilita', una volta imparate, le conservi per sempre

Antico detto Djaredin




Era freddo ai piedi dell’Orus Maer. Il mese di Zert in questi luoghi porta con sé ancora il gelo dell’inverno, e dalle nevi della Baronia poco lontana spirava un vento ghiacciato.
Il buio era sceso da tempo e una sparuta compagnia di Djaredin usciva allora, in sella a scarafaggi e cuordiroccia, dall’avamposto fortificato di Crag Grigor.
Erano presenti i cugini Boindil Biancolampo, Noreak FiammaRovente, Grelle StraziaRospi, Setek Spinonero, Gork Fortebraccio, i gemelli Ori e Fiamma, Bor Hok degli Scudodiquercia, Azaghal Nadarunn e Talemor Fiammanera,
oltre che il Morgat Giramondo e l’Archon Norogkorl che guidava la spedizione: i gambe lunghe chiedevano ancora una volta l’aiuto della perizia tecnica Djaredin per porre rimedio a ciò che l’insensata rivalità tra i loro regni aveva distrutto.

Il gruppo, dopo una marcia resa ostica dagli attacchi dei briganti che infestano la zona, raggiunse finalmente le rive dell’Eldrin, laddove si ergeva fino a poco tempo prima il ponte che collegava il regno delle Westlands al resto del continente, distrutto appunto nella guerra da poco trascorsa.
Trovarono ad aspettarli, sull’altra riva, una nutrita schiera di Hammin e Cavalieri dal manto dell’Alba, arrivati puntuali all’appuntamento pattuito.
I Cavalieri inoltre s’erano equipaggiati di una bagnarola per rimuovere i detriti dall’acqua, portandosi avanti col lavoro.



Bando alle ciancie, dopo un rapido scambio di saluti con gli uomini, subito gli operosi Djaredin presero ad allestire il necessario per i lavori, scaricando dalle schiene dure degli scarafaggi dei grossi e resistenti cordoni in fibra di muffa del sottosuolo.
A terra vennero fissati dei grossi pali ai quali vennero assicurate le estremità delle corde, e con l’ausilio di pesanti pietre ne vennero gettate le cime fino all’altra riva, dove vennero prontamente afferrate dagli uomini che le fissarono a loro volta, tendendo la corda per creare un traballante passaggio.





Tra gli ordini e le imprecazioni l’operazione venne ripetuta anche sull’altra estremità del ponte, a creare dei supporti per potervi poi lavorare efficacemente.



Grazie ai passaggi con le corde gli Djaredin poterono finalmente attraversare il corso d’acqua, assicurando sé stessi e i materiali da costruzione a robuste pulegge per evitare di cadere nell’acqua vorticosa.
Giunti sull’altra costa e lasciato un presidio di cugini armati a vegliare sull’opera, iniziò lo scarico dei materiali sulla costa Hammin, principalmente assi e legni come precedentemente pattuito col Primo Ministro Farabel della Capitale delle Westlands.




Iniziò quindi il vero e proprio lavoro al ponte.
Armati di picconi, mazze, bastoni ricurvi e pesanti martelli gli operosi nani presero a fracassare ciò che restava della vecchia passerella del ponte, ormai poco più di un mucchio di assi mezzo carbonizzate.
Una volta divelti completamente i legni bruciati e quelli marci, e dopo aver fatto sgombrare la zona da tale immondizia i nani si organizzarono per la ricostruzione con un’ordinata catena di lavoro.

In testa lavoravano i genieri, guidati dal progetto precedentemente studiato dalla Corporazione delle Arti e dei Segreti e supervisionati dal mastro carpentiere Biancolampo, mentre i cugini guerrieri, più abituati ai pesi e alla fatica, dopo aver riposto l’armatura trasportavano i materiali.

Asse dopo asse il ponte iniziava a prendere forma.



Indicazioni, sbuffi e martellate risuonavano nella fredda serata, portati a valle dal vento e dalla corrente impetuosa dell’Eldrin, che scorreva implacabile sotto gli djaredin.
Il lavoro procedeva spedito, testimonianza esso stesso dell’abilità e dell’inesauribile ingegno dei nani.



Il sudore che imperlava la fronte dei cugini al lavoro, quasi un pegno alla Triade, cadeva insieme alle martellate sulle assi ben piallate, fissate tra loro con chiodi piantati con perizia e traversine, per poi divenire tutt’uno con l’acqua vorticosa dell’Eldrin.


Dopo un duro lavoro, finalmente la passerella fu completata fino a toccare la riva a Nord, collegando di nuovo Hammerheim col resto del continente umano.

Lasciati alcuni cugini a verificarne l’integrità, per poi rimuovere i sostegni ed i materiali in eccesso, i cugini Biancolampo e Straziarospi presero a ricostruire i cordami e i meccanismi per permettere il sollevamento della passerella,
tra lo stupore e la curiosità degli uomini li presenti.





Ancora una volta l’ingegno e le abilità degli Djaredin avevano superato gli incanti degli umgi.

L’arte, la scienza e la tecnologia nanica avevano ricostruito, col sudore della fronte e la benedizione della Triade, ciò che la blasfema e dissennata magia degli uomini aveva distrutto.

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