
Amon, 16 Nembonume 277
Due settimane di continue schermaglie avevano permesso agli amoniani
di fortificare adeguatamente le zone occupate
e di ricacciare gli orchi inviata in rinforzo dal sud del loro regno
e dalla fortezza nascosta sui monti Orquiriam.
Lasciato un piccolo presidio di guardia ai forti
il grosso della legione si diresse quindi all'imboccatura di uno stretto cunicolo
per giungere sulla cima delle montagne,
alla roccaforte dove i maghi dei pelleverde creavano le aberrazioni.
Prima di partire il Sommo Templare Daven Trindar invocò la benedizione dei Giusti
affinchè il loro sguardo si posasse sulla Legione.

Gli amoniani uccisero rapidamente le poche guardie a presidio del passaggio
ed esploratori vennero inviati in avanscoperta
mentre il resto degli uomini si preparava ad assaltare.

Ruggendo il proprio grido di guerra i legionari caricarono gli orchi.
Demoni ed altre evocazioni vennero richiamati dagli sciamani
ed oscure magie colpirono i cremisi,
ma nulla riuscì ad infrangere lo schieramento amoniano
che avanzò fin sotto i bastioni della fortezza nemica.
Le porte vennero aperte e la Legione fece irruzione all'interno delle mura
uccidendo i pochi orchi sopravvissuti al primo assalto.
Grida di vittoria si levarono dagli amoniani
ma ancora non era finita.

Gli amoniani scesero nei tenebrosi sotterranei della fortezza
alla ricerca delle aberrazioni e dei loro creatori.
Quelle creature, un incrocio a metà tra un orco e un minotauro,
vennero trovate chiuse in una piccola cella
e furono prontamente uccise.

La Legione continuò la propria avanzata inoltrandosi sempre più in quei corridoi
sino ad una grande sala quadrangolare al cui centro sorgeva un'imponente statua
raffigurante il Primo Guerriero Crom, sfregiato dai pelleverde.
A terra, attorno alla statua, erano accatastati cumuli d'ossa e mantelli cremisi ormai logori
risalenti agli anni in cui quella fortezza ancora apparteneva ad Amon.
Spiriti inquieti si palesarono ululando la propria pena
ma vennero respinti dai legionari ancora infuriati per l'offesa arrecata al Dio.
Alzando le mani e volgendo lo sguardo alla statua del Padre
il Sommo Templare celebrò un rituale per purificare quel luogo
e concedere la pace agli amoniani che lì avevano trovato la morte.

Tra le ossa fu ritrovata una piccola sacca
con al suo interno conservati alcuni oggetti appartenuti ad uno di quegli uomini coraggiosi.
Tali cimeli vennero raccolti delicatamente ed avvolti in panni di stoffa
per essere riportati ad Amon e lì osservati con maggiore attenzione.

Più risoluti di quando avevano varcato i cancelli della fortezza
gli amoniani ripresero l'esplorazione, giungendo infine ad un salone immenso.
Un'orda di orchi li attendeva ed alla loro guida uno sciamano dai grandi poteri.
La Legione caricò il nemico, falciando le fila degli orchi
che indietreggiarono intimoriti da una tale furia.
Parole grutturali si levarono dallo sciamano che, con un gesto dalla propria mano,
piegò l'aria della sala materializzando portali da cui nuove truppe fuoriuscivano in continuazione.
La battaglia, data ormai per vinta dagli amoniani, si riaccese
ma per quanti portali lo sciamano potesse evocare
gli orchi che si aggregavano ai propri compagni cadevano sotto i colpi dei legionari.

Dopo un duro scontro anche lo sciamano venne abbattuto, pugnalato al cuore.
La vittoria era di Amon e la Legione abbandonò quelle sale
per far esplodere le gallerie ed impedire che altri rinforzi potessero giungere
dagli sciamani della fortezza


Amon aveva colto una grande vittoria, ma ancora non era finita.
Il Console Leintart fece schierare i legionari e pronunciò poche parole
per spronarli ad un ultimo assalto verso il forte che settimane prima aveva resistito.

Impugnate le armi gli amoniani caricarono l'avamposto orchesco
e la battaglia infuriò attorno ai bastioni e sin dentro le palizzate.
I pelleverde combattevano con la forza della disperazione
ma la disciplina della Legione ebbe la meglio
ed in poco tempo il forte cadde nelle mani di Amon.

La battaglia era finita.
Ancora una volta il leone rampante si innalzava fiero dinnanzi al nemico.
A passo di marcia gli amoniani fecero ritorno nell'Impero
dove i preziosi cimeli rinvenuti furono esposti
affinchè tutte le genti dell'Impero potessero osservarli.

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