[OND] Festa del Galalaitalë
Scritto da : Lontay'losse in data : 18/02/2014 11:33:29

13 Nénime della Quarantesima Parte della Ventunesima Fioritura.
I Moriquendi ancora assaltavano le mura di Ceoris, dopo che il loro attacco divise in due la ridente cittadina. Continuamente bloccata nella nera morsa dei Drow, sembrava quasi che il tempo si fosse fermato nel Doriath del Sud, con i neri stendardi che fronteggiavano senza paura quelli Ciano di Rotiniel.

La Terra Sacra del Doriath però, nonostante gli Elfi Oscuri, continuava a sospirare; la Vita continuava a fluire come dolce fiume ed era dunque tempo di render grazie a coLei che fu agli albori del Tempo disegnatrice delle verdi distese, delle polle d’acqua chiara e dei bianchi monti ammantati dalla neve.

L’Ordine del Sole quindi decise di render grazie all’Amille Valarion tramite la Festa della Fertilità, il Galalaitalë.



Gli ospiti si radunarono nella Bianca Piazza di Ondolinde, ove si mischiarono i più diversi manti: eran presenti le cappe orifoglia di Tiond, il ciano dei Teleri di Rotiniel con i loro concittadini mezz’elfi, i manti arancio dei Cavalieri dell’Alba e persino quelli color bosco dei Ramjalar, giunti a render onore alla Genitrice di tutto ed a i loro alleati ed amici.

La lenta processione portò tutti al Tempio delle Madri, a Nord della Valle Celata, ove risiedeva l’Antico Ordine dedicato a Beltaine da cui nacque, come frutto, l’Ordine del Sole.

Velya Lòteluin, Minya Aiwe en’Silala, erede di una delle ultime Sacerdotesse dell’Ordine delle Madri, prima che lo stesso si ritirasse entro le mura del Tempio, prese lentamente posto vicino agli officianti, imbracciando l’arpa e cominciando a suonare le sue dolci note.



Il primo a prender parola fu Erestor Cyriatan, Silmaril en’Silala, elfo Telero devoto al Minya Lùva Suldanas. Il suo fu un intervento rapido e conciso, per quanto possa esserlo quello d’un Elda, coerente con la sua natura d’Elfo Telero.

Egli parlò delle sfaccettature della parola “fertilità” che richiamava forse, implicitamente, qualcosa di prettamente materiale quali i frutti sugli alberi, i raccolti od il bestiame in salute; eppure, faceva notare, ci si scorda del lato più profondo di tale termine, ci si scorda del divino: prima ancora della nascita degli Eldar, nacquero i Valàr quali, appunto, frutti di Tulip. E su tal punto rimarcò, nella lingua dei suoi Padri, affinché il lato divino della Vita potè esser non solo chiaro, ma anche apprezzato.

Ella è frutto del Tulip,
Valier yávë en'Tulip,
Ella è creatrice del sole,
Valie ceredir Anor,
Ella è creatrice delle foreste,
Valie ceredir Taurë,
Ella è portatrice di luce,
Valie sil glawar,
Ella è portatrice di vita,
Valie sil kuile.




In seguito alle parole del Silmaril, prese parola Lòntay’Lòsse Turundumelion, Tar’Calion en’Silala e Ministro del Culto di Morrigan tra le Bianche Mura.

Il giovane Elfo volle ricordare come, nonostante le truppe Drow disposte a Sud di Ceoris, la Vita che la Madre Beltaine aveva creato era più forte di tutto, più forte di qualunque Armata od empio male. Egli volle ricordare come, nelle Ere Passate, i Drow furono scacciati dagli Elfi uniti solo grazie all’aiuto dell’Amore di Beltaine, che abbandonò i cuori degli Antichi Fratelli e li costrinse alla sconfitta, che scelsero poi di render imperdonabile scegliendo l’Esilio al Perdono.

E son proprio gli Eldar, uniti, la vera forza della Collettività; e per far capire questo, il giovane Tar’Calion mostrò ai presenti un frutto, un melograno: all’esterno era fulgido, rosso e vivo; la scorza coriacea e resistente. Con un gesto secco –e non senza una certa difficoltà- Lòntay’Lòsse però rivelò la verità del frutto e sulla sua consistenza: il segreto della resistenza del melograno è, come diceva un Antico Aran, nei suoi semi che, uniti, lo rendono impenetrabile.

Da questo concetto, il giovane Sacerdote spiegò agli Eldar presenti la necessità di procreare, avvolti nell’amore della Madre Beltaine; per questo, invitò tutti gli Elfi giunti alla Silala ad avvicinare l’Eldar amato, quella notte, sussurrando il loro affetto senza paura e facendo dono all’Amille Eldarion di quell’Amore.



L’Ankalistar e Turnar Anwa Elendur poi, alla fine della celebrazione, invitò tutti gli ospiti presso il Bosco Antico Lunare. Una grande tavolata trovava posto entro le fronde dai più disparati colori, più antiche quasi d’Ondolinde stessa.

Le lanterne illuminavano gentilmente il Bosco, rilucendo sugli arcaici tronchi, e creando un’atmosfera unica, che non mancò d’ammaliare gli ospiti: grazie all’aria che vi si respirava ed all’influsso del suono delle fronde scosse dal dolce vento primaverile, i gentili fiori di lino vennero sfiorati più volte dai danzatori, mentre i musici elfici cantavano e suonavano riempiendo di note la sera.

Non solo Velya dei Lòteluin sublimò la serata con le sue note, ma anche EcoArmonioso, Elda di Stirpe Telera della fratellanza Ramjalar che, con la sua arpa, accompagnava le voci ed i movimenti dei presenti.



La serata proseguì con gioia e serenità e, nonostante gli Empi a Sud, le risate ed i dolci sussurri tra gli amanti poterono ascoltarsi fino all’alba.

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