
Il rigoglioso rinascere della natura era oramai al culmine nel Doriath, nel mese di Lótessë, Madrigale come lo chiamavano le creature di razza umana. In quell’anno della Quarantesima Parte della Ventunesima Fioritura, Makindur Eldamar, il Bianco Aran di Ondolinde, aveva convocato a palazzo i suoi figli, la stirpe Quenya, e la Prima dei Conciliari, Velya dei Lotéluin, poiché doveva parlare al suo popolo, e proclamare il suo nuovo portavoce ufficiale.

Velya, che nei mesi precedenti aveva affiancato il vecchio Turnar Anwa, il Primo Conciliare, nella gestione di Ondolinde, sotto l’egidia di Makindur, veniva scortata a palazzo dai due fratelli di sangue, Minaythnir e N’yan, in splendente armatura, forgiata per l’occasione alla Forgia Celeste di Ondolinde.

L’elfa giunse al cospetto dell’Aran che, in alta e regale uniforme, l’attendeva nella sala del trono.

Il Palazzo Reale, che raramente si dischiude gli ospiti esterni, custode della Reliquia del Tulip, quella sera incantevole era gremita di fratelli e ospiti.
C’erano gli amici Ramjalar, gli Alleati Cavalieri dell’Alba e naturalmente i Sindar della Calen e i Quenya di chiaro vestiti.

Makindur degli Eldamar, figlio del Padre Fondatore Finwerin, raccontò con la sua voce ferma ma incantevole, delle nuove disposizioni che avrebbero regolato il Bianco Concilio, l’organo dei Consiglieri dell’Aran che gestisce gli affari culturali, militari e religiosi di Ondolinde. Descrisse del lavoro svolto per uniformare le esigenze di tutti i fratelli Quenya alla necessità di governare la Collettività, ed infine, con saggia risolutezza, proclamò il Governatore della città, suo portavoce e guida del Bianco Concilio, il Saggio Bianco, Velya Lotéluin, la Ninque Sàila.

Profonda commozione e giubilo si levarono nell’addobbata sala, colma di boccioli candidi e di cori levati a festa. L’elfa si inchinò ricevendo i simboli del suo incarico, la benedizione di Makindur e le parole mistiche e colme di fede di Lontay’losse, il Silmaril, la guida religiosa, della città.
Ma come ogni cosa che tra gli Elfi ha principio e svolgimento armonioso, come canto che delle note più alte, e poi più basse, si fa giostra, così anche questa occasione veniva celebrata con una sfida ed un gioco: il Falco d’Alabastro.
Voluto da Satras en’Zatyriel, proclamato quella stessa sera Telco – Radice – ad onorare il passato impegno come Primo Conciliare, e da Lontay’losse, la competizione, prima nella sua edizione, veniva dedicata alla Ninque Sàila, un tempo Falco del Doriath, che ora si spogliava di tale incarico dovendo assolvere ad uno più importante.

Il Falco d’Alabastro celebrava la congiunzione delle stelle della costellazione del Falco al vertice in quel momento, come segno voluto da Morrigan, benedetto quindi dal suo ministro Lontay’losse, e l’arte del tiro con l’arco tipico della stirpe elfica.
La partecipazione fu numerosa, la leggerezza del momento non fu turbata e, in fine, proclamati e premiati i vincitori sotto lo sguardo festante dei presenti.

Poi ogni cosa, come sempre, riprese il suo naturale corso, nella Valle Celata di Ondolinde…

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