
Ventitreesima rotazione di Gridopossente del 4243esimo ciclo. Le attività procedevano come è sempre stato, la breve terribile parentesi della pestilenza non aveva interrotto i febbrili mestieranti djaredin, individui operosi e produttivi facenti parte di quel mastodontico macchinario noto ad Ardania come Kard Dorgast. Si stavano recando dal custode, dove avrebbero lasciato i propri attrezzi, concludendo così il proprio turno di lavoro. Era il momento di ringraziare la Triade prima di coricarsi: Borba, Borin, Dotia, Kheled e Tarja si salutarono. Djarek! E nessuno di loro avrebbe mai potuto immaginare cosa sarebbe accaduto alla Gemma quella sera e nelle rotazioni a seguire.

Un forte terremoto fece sussultare il lastricato della piazza della città. Memori degli sconvolgimenti terrestri che cambiarono il volto di Ardania e scombussolarono i cunicoli dello Djare, i Djaredin si fiondarono verso il Cuore della montagna per poter stimare quei danni gravi che s'erano tutti silenziosamente sognati nelle loro menti pragmatiche. Ai secchi, ai picconi!
Quando furono ai piedi della Gran Porta, la guardia del cancello intimò l'Alt! Nasoni e ogni tipo di bestie selvagge si erano ammassate a cingere d'assedio le mura millenarie della Recondita.
Picchiavano con i loro pugnoni, spingevano ed ululavano ma la solida pietra delle fortificazioni djaredin non cedette alla loro furia. Al di qua delle mura, i nani stavnao preparando la controoffensiva finché la terra non tremò nuovamente. Divenne chiaro allora che queste scosse non erano frutto della volontà della Triade, nè era dovuta all'attività magmatica ardana: i nemici scavarono cunicoli per farsi largo fino a Kard Dorgast.
La lotta fu estenuante. Assalti ad Est, assalti ad Ovest. Fiumi di sangue e sudore macchiarono i marmi scuri finché i Djaredin non ebbero vinto gli assalitori. Dopo aver richiusto i varchi i soldati cominciarono a pensare di avercela fatta. Oh! Solo avessero saputo quanto fu fatale quel momento di respiro e distrazione! Poveri loro.

Mentre combattevano melme putride, lamartigli e nasoni, un solitario nano con un grosso zaino era riuscito a valicare la Grande Porta. Era passato vivo in mezzo a quella moltitudine di avversari e dopo che il curatore si fu preso cura di lui, come tutti poi notarono, i nemici se ne andarono da dove erano venuti: nell'ombra. nessuno più li vide. Che il peggio fosse passato? Non restava altro che andare al tempio di Korg dove questo nano bisognoso aveva cercato ricovero.

Quel vagabondo dallo sguardo assente aveva preso il controllo del Tempio del Padre! Cosa!? Come aveva potuto tradire tutto ciò che era e in cui credeva: quel qualcuno non è più uno djaredin, un non nano.
Il non-più-djaredin si era venduto ai mandanti dell'assedio. Ormai fu limpido che tutta kard Dorgast era caduta nella trappola ordita dagli immondi Illithid, questi avevano fatto di tutto per distrarre la propria preda e portare fin nel cuore del regno l'odiata magia. Quale bruciante sconfitta!
Così come narrò Orrin il Rodolan, il tutto d i suoi occupanti erano caduti preda di questi mostri e dei loro artefatti arcani, innalzando uan schifosa barriera magica per sigillare l'ingresso. Tutto sembrava perduto. I pochi Djaredin ancora liberi all'interno si erano protetti da mura sacre per difendere loro spessi e la Sacra Fiamma: finché quel fuoco arde, per il Fiero popolo c'è vita e speranza.
Lo sconforto e la disperazione di tutti venne interrotta da un fischiante ronzio, tramite il quale il mandante dell'attacco parlò ai presenti.

Sperava questa Voce di prendere il popolo della montagna così facilmente? No, avrebbero resisto fin all'ultimo nano anziché finire nelle grinfie di quegli abomini. Ridacchiando la Voce si congedò avvolgendo tutti in quel suo ronzio demoniaco. La battaglia era perduta, la resistenza appena cominciata.
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