[HLX] Rotta verso Biancaluna
Scritto da : Uther Bjornsvart in data : 18/06/2015 12:57:54



Era il ventottesimo giorno di Adulain. La primavera era iniziata ormai da tempo e l'Aengusblòt , la grande festa in onore del Dìo Fabbro, era ormai alle porte. Il popolo di Helcaraxe tutta era presa nella preparazione della cerimonia che si sarebbe svolta a distanza di pochi giorni, cerimonia volta a rendere onore al Dìo Padre e a ricevere, ancora una volta, la sua approvazione. Quella stessa notte alcuni guerrieri dell'Isola , capeggiati dallo Jarl "Nero" Rone Ravenlock, decisero di imbarcarsi sul Roskìlde pronti a far rotta verso l'isola di Biancaluna, alla ricerca di un dono di grande valore da porgere al dio, qualcosa che fosse degno di essere offerto in suo onore durante la cerimonia. Erano consapevoli dell'accoglienza che il Clan ribelle dei Thongang (clan di intrepidi guerrieri e navigatori ineguagliabili) avrebbe dato loro, ma ignoravano del tutto che ad attenderli, vi era qualcos'altro oltre alle lame nemiche.. e l'avrebbero scoperto molto presto.

La navigazione verso la rotta stabilita fu resa favorevole dalla Dea delle Maree , che offrì loro un viaggio rapido e privo di pericoli. Le scure e gelide acque dei mari del nord quella notte erano silenziose e quiete. A bordo del galeone gli uomini notarono ben presto un gran movimento sulle coste dell'Isola di Biancaluna. I Thongang erano in agitazione verso est, ognuno di loro brandendo fra le mani la propria arma. Qualcosa di strano stava accadendo su quelle bianche sponde,pareva che qualcuno fosse giunto li prima di loro. Dopo aver gettato l'ancora poco distante dalla coste di quell'isola, i guerrieri iniziarono a calare e a salire sulle scialuppe, preparandosi ad affrontare i loro avversari. Remarono rapidamente, raggiungendo la costa con rapidità, pronti nello spirito e nel corpo all'imminente scontro che li stava attendendo.

A quel punto un corno si udì risuonare in lontananza e riempire l'aria. Era il segnale che lo scontro tanto atteso stava per avere inizio, che il loro arrivo era stato avvistato e gli uomini del Clan ribelle non si fecero attendere, gettandosi con furia verso gli invasori, brandendo i loro scudi e le loro armi e sollevando nella fredda notte alte grida di guerra. Le urla ed il fragore delle armi riecheggiava su tutta l'isola. Il sangue ed i corpi dei vinti ricadevano e si ammassavano sul manto innevato. I Thongang combatterono valorosamente, ma nulla potevano i loro sforzi contro la furia e le lame dei guerrieri di Helcaraxe, che continuarono il loro cammino dilaniando i corpi degli avversari.

Nonostante il caos della battaglia in atto però questi si accorsero che qualcosa di strano portava la linea nemica a dividersi. Sembrava quasi che un'altra battaglia fosse in atto sulla sponda Est dell'Isola, dal versante opposto a quello dov'erano sbarcati loro erano sbarcati. Così dopo aver ripulito la zona , spinti dalla curiosità, si incamminarono fino a raggiungerne l'altro lato. Più proseguivano nel loro cammino e meno insistenti si facevano gli assalti dei Thongang, fino a cessare del tutto. Quando giunsero sul posto rimasero sorpresi nel notare che ad attenderli vi era un vecchio uomo. Questo teneva in pugno un'ascia bipenne grande quasi quanto lui e , come se non bastasse, era circondato dai cadaveri di decine e decine di ribelli . A catturare l'attenzione degli uomini di Helcaraxe non furono tanto i cadaveri dei guerrieri ammassati ai suoi piedi .. quanto il manto di Kurdan allacciato alle spalle del vecchio Nordico.

Si avvicinarono a lui, incuriositi e cercando di capire chi fosse quell'uomo che portava il loro stesso manto cremisi. Fra l'incredulità generale, l'uomo si presentò loro con il nome di Kaec Valdar, uno degli Jarl più famosi della storia di Helcaraxe e ritenuto morto ormai da molto tempo, in seguito ad una malattia. Kaec spiegò loro che la malattia l'aveva portato ad un passo dalla morte, ma Gartax il Saggio, dopo una lunga convalescenza, riuscì a salvarlo. Raccontò di essersi ripreso da poco, e di aver voluto intraprendere il viaggio di ritorno verso l'Isola dei Ghiacci quando un temporale in mare aperto scagliò il suo Drakkar contro le coste di Biancaluna. Intrappolato sull'Isola, Kaec stava cercando di rubare una delle imbarcazioni dei Thongang per far ritorno a casa. Gli uomini di Helcaraxe erano increduli alle parole del Nordico, ma concessero al suo racconto il beneficio del dubbio. Oltre a questo, raccontò agli uomini di Helcaraxe degli strani movimenti che aveva scorto e di aver visto sbarcare dalle imbarcazioni dei Thongang alcune figure ammantate in lunghe tuniche nere. Figure che, secondo il suo dire, erano degli Stregoni. Alle parole di quell'uomo seguirono espressioni di incredulità miste a sgomento. Non vi era azione più disonorevole per qualunque uomo del Nord accompagnarsi a uomini blasfemi pronti a manipolare il Flux per i propri interessi e scopi, ma allo stesso tempo erano diffidenti verso quell'uomo che si presentava con un nome che aveva un certo peso nel passato del Clan. Spinti dal desiderio di capirne di piu in quella faccenda decisero allora di ripulire l'intera isola alla ricerca degli Stregoni, punendo con la morte gli uomini del Clan Thongang.

Kaec Valdar si unì alla compagnia ed insieme razziarono l'isola, dilaniando le carni di tutti coloro che intralciarono il loro cammino. Non impiegarono molto tempo nell'incontrare gli Stregoni, che, avendoli notati , iniziarono a lanciargli contro fulmini, sfere infuocate e ogni sorta di maleficio di cui potevano disporre.. nulla riuscì però a placare la furia dei nordici , e ben presto i loro corpi divennero cibo per le fiere di quelle terre. Riuscirono a trovare quello che probabilmente era il covo degli Stregoni, ovvero l'interno di una caverna scavata nel fianco della catena montuosa. Fiamme scure come la notte ne serravano l'accesso e tre Thongang al di fuori di essa , notando gli uomini del clan rivale e vedendosi in minoranza e circondati gettarono a terra le proprie armi.

Questi, spiegarono loro che non erano intenzionati ad affrontarli, ma bensì cercarono di liberare il loro capo clan. Raccontarono agli uomini di Helcaraxe di come il Maknar del loro Clan avesse perso il senno e di come la sua mente fosse stata avvelenata dalle parole dagli stregoni giunti dalle terre selvagge. Gli stessi pregarono gli uomini di Helcaraxe di fare ciò che non erano riusciti a compiere: uccidere il proprio Maknar offrendogli una morte onorevole e veloce. In cambio di cio sarebbero stati disposti a porre le proprie vite nelle mani loro mani. Lo Jarl Nero acconsentì alla loro richiesta, dopotutto, erano giunti su Biancaluna per cercare un sacrificio degno per il Dìo Aengus. Legarono i ribelli con delle funi tra di loro in modo che non potessero fuggire e li lasciarono fuori dalla caverna. Cercarono per molto tempo il modo di riuscire a spegnere le fiamme e quando lo ebbero trovato vi entrarono senza esitazioni ma con la dovuta cautela.

All'interno della profonda e buia caverna vi erano ad accoglierli alcuni Manipolatori del Flux, che diedero battaglia agli uomini del nord, senza però riuscire ad evitare l' avanzata che li avrebbe condotti fino alle sue profondità, dove ad attenderli vi era un macabro spettacolo. Riuscirono a trovare il Maknar dei Thongang, che si trovava al centro di uno strano disegno sul terreno, circondato da alcune candele e con alle sue spalle un altare in legno nero.

Prima che potessero reagire, dagli occhi del Maknar iniziò a fuoriuscire del sangue sempre più rapidamente fino a quando il suo corpo non ricadde esanime sul terreno. Il sangue sembrava muoversi in maniera innaturale e ben presto dal centro del circolo si aprì un portale che rigettò fuori creature immonde. I guerrieri del Nord non cedettero terreno, affrontando con valore qualsiasi empietà uscita da quel portale oscuro, affrettandosi a distruggere l'altare una volta terminato lo scontro.

Quando tutto cessò, si diressero all'uscita e successivamente al Roskìlde, seguiti dai Thongang che sembravano sollevati alla notizia della morte del loro Maknar. Una volta tornati sull'Isola e dopo aver offerto una sistemazione al vecchio guerriero che affermava di essere Kaec Valdar, gli uomini diressero i loro passi verso le proprie dimore. Avevano combattuto con valore ed erano riusciti a riportare sull'Isola di Helcaraxe quello che sarebbe stato uno dei doni più grandi e di certo più apprezzati da offrire al Dio della Forgia.

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