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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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By Nyr
#15429
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I mezz'elfi lasciarono i cancelli di Amon silenti, scivolando come ombre nell'oscurità favorita dall'assenza di Nut, che quella notte, aveva deciso di non rischiarare le tenebre, coperta da pesanti nubi nere cariche di pioggia.

Quando giunsero alla caverna, attraversando boschi e radure, trovarono Earon già pronto ad attenderli.
Il mezz'elfo li aveva anticipati, verificando che la zona fosse sicura e soprattutto senza orecchie o occhi estranei.

Lasciarono i lupi all'imboccatura interna della grotta, costituita da uno stretto e corto corridoio, che finiva poi in una prima sala piccola. Poco più avanti, una ripida scalinata portava ad un piano rialzato, dove una fonte interna, alimentava un piccolo laghetto di acqua fresca.

I mezz'elfi si sistemarono lì, mettendo a terra un paio di torce per rischiarare il buio del posto, e qualche sgabello, per permettere ai presenti di non sedere sul terreno freddo e umido.

Gerath ruppe il silenzio, riferendo ai presenti gli oscuri accadimenti che avevano allarmato alcuni Fratelli.

Oscure e minacciose parole, pronunciate da una voce altrettanto empia, risuonarono nella testa di tre Fratelli.

Berthir, Merilwen e Aldarion Namara.

La voce era la stessa, e le frasi cariche di odio e rabbia, anch'esse.

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“...parole e visioni intrusive prendano il sopravvento della tua già fragile mente. Accoglile poiché non vi è alcuna speranza, se non quella di una fine dignitosa...”

“ ...che ogni notte sia ricolma di incubi, noi vi troveremo anche nei sogni...”

Mentre raccontavano ai Fratelli ciò era risuonato nelle loro menti, i mezz'elfi ascoltavano angosciosamente, turbati e inquieti, guardandosi di tanto in tanto intorno, scrutando nell'oscurità della caverna.

“...sterilità, sterilità ed epurazione. Che le stirpe maledetta sia mondata dalla sua esistenza, simbolo d'Imperfezione...”

“...che il perfetto e gli artigli della figlia ti privino dell'onore di calpestare il sacro Doriath e ti arrechino supplizio, dolore e sofferenza per il resto dell'esistenza...”

“...il vostro impuro sangue nutrirà le sacre creature...”

“...che tu possa sentir scorrere nelle tue vene il mortale veleno della figlia di Luugh, possa questo risalire al tuo cuore soffocandolo...”

“...il Dolore è solo per chi può giovarne, l'unica Pietà è la morte. An Luugh, An Kheltra...”

Queste ed altre le parole proferite da Merilwen e Berthir, che mentre si alternavano al racconto, annuivano reciprocamente, trovando conferma nelle parole l'uno dell'altro (o rapportate via missiva, come nel caso di Aldarion), che non erano vittime di uno strano scherzo della mente. Qualcuno o qualcosa, aveva comunicato con loro, e benché tutti in posti diversi, l'entità era riuscita a raggiungerli.
Quando ebbero finito il racconto, i nuovi giunti nella Confraternita, Henya e Killian Aytharion e i vecchi Figli di Eldor, avevano più domande che risposte.

Chi era (o erano) il mandante delle parole?

Quesiti che non trovarono una risposta quella notte.
Ma una cosa era certa.

I Midian cercarono di rassicurare i Fratelli, e se stessi.

Non dovevano temere quelle vacue parole, poiché nessuno di loro sarebbe stato lasciato solo.

Mai più soli.

Nemmeno avrebbero dovuto temere per le loro vite.

Mai più prede.

I Figli di Eldor, insieme, avrebbero affrontato anche questa minaccia che sembrava provenire da un luogo remoto, mettendo a repentaglio la vita e la Stirpe dei mezz'elfi.

Così ai nuovi venuti, fu spiegata la Caccia Selvaggia, la Caccia Eterna ai nemici della Stirpe, e di come insieme, i Figli di Eldor non avrebbero mai dovuto temere Luugh, Kelhtra e la sua oscura prole.

Intanto, qualcuno nell'oscurità ascoltava in silenzio.
Fin quando i mezz'elfi si accorsero della sua inopportuna presenza...
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By Alathorn_Bk
#15703
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Diversi giorni erano trascorsi da quando i Corvi volarono sui cieli Ardani, consegnando fra le mani dei Midian notizie nefaste e talmente raccapriccianti da riuscire a gelar il sangue del più intrepido.
Voci. Sussurri trascinati dalla fresca brezza primaverile che ai Mezz'elfi pareva togliere ogni traccia di calore dal proprio sangue. Prosciugando ogni pensiero nella mente del malcapitato, lasciandogli un'insonne malanimo e dolore che l'avrebbero accompagnato fino alla fine dei suoi giorni.

Maledizioni, maldicenze e malignità di ogni sorta impossibile da riportare o da ripetere, poichè nessuna creatura Ardana che abbia un minimo d'animo in corpo riuscirebbe a sopportare il fardello delle profanazioni abominevoli lanciate alla Confraternita dei Figli di Eldor.

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Immediatamente gli sguardi dei Confratelli si riunirono. Cercando nell'unione di una stirpe altrimenti divisa la forza per andare avanti, ma solamente dopo alcuni giorni i mezz'elfi decisero di agire.
Sangue e Sentenze colpirono la stirpe dei Mezz'elfi nei giorni che venirono. I seguaci dell'Invidioso affrontarono gli oceani del nostro mondo per sbarcare nel continente degli uomini, perseguendo la Caccia Selvaggia contro la stirpe spezzata, ma essi sopravvissero, nonostante la ferocia e la sete di sangue dei Seguaci dell'Invidioso.

Non vi era pace per i Figli di Eldor, eppure la loro caparbietà era paragonabile alla dura roccia del cuore della montagna più imponente, poiché ora sapevano come agire.

Si riunirono una seconda volta. La fiaccolata dei Mezz'elfi li condusse in un luogo pacifico, ove i Confratelli giunsero da ogni angolo Ardano, cercando nei Fratelli e nelle Sorelle la forza di andare avanti, di gridare al mondo intero la loro rabbia e la volontà di trovare pace.

Sotto la guida dei Midian, i Confratelli si prepararono a quello che era un rituale in onore a Suldanas, il Vendicatore. Il Padre. Un rituale che li avrebbe protetti dallo sguardo imperscrutabile che era fisso su di loro... e che li avrebbe aiutati a comprendere la natura del male che era pronto a colpirli nel profondo del loro animo.

L'Adunanza si sciolse, ma non prima di ricevere un dono. Archi costruiti con il favore di Suldanas dalle mani di un sacerdote appartenente alla Confraternita. Preparati e consegnati avvolti da pellicce di lupo con un unico scopo: Annientare i loro persecutori.

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I Confratelli si guardarono un'ultima volta negli occhi prima di congedarsi. La Caccia era lungi dall'esser conclusa, ma i Figli di Eldor erano consapevoli della loro forza.

Niente li avrebbe spezzati.

Niente li avrebbe separati.

Mai più Prede.

Mai più Soli.


.. Continua ..
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By Alathorn_Bk
#16131
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Diciottesimo giorno dell'Adulain - Anno Imperiale 284

La fresca brezza estiva soffiava lieve, penetrando implacabile fra le vie di Amon quando dinanzi al Mastio Legionari e Figli di Eldor si preparavano alla partenza verso il fronte, armati e pronti ad affrontare i pericoli delle Terre Selvagge.

Amon ed i Figli di Eldor avevano stretto un patto, settimane fa ed i Mezz'elfi erano pronti a fare la loro parte in cambio dell'aiuto della Legione nei giorni che verranno, tenendo sempre lo sguardo fisso sulla Montagna che per la stirpe dei Mezz'elfi era molto più di una casa, che celata oltre gli antichi ed imponenti Cancelli in Adamantio, custodiva le rovine di Eldor, ora infestate da più che neri orchi.

La marcia fu lenta attraverso i cunicoli degli Orquirian. Resa ancor più ardua per il transito di numerosi muli da soma, che legati a delle robuste corde seguivano goffamente il corteo, trascinando sulle stanche ma robuste schiene gli attrezzi e l'occorrente per rafforzare le difese dell'avamposto Amoniano contro gli assalti del nemico comune: Orchi.

Raggiunte le Terre Selvagge la torretta amoniana era li ad attenderli. La radura ai pendii degli Orquirian era silenziosa, quasi come se stesse attendendo la loro venuta. Fu qui che i due gruppi si divisero: i Lagionari, guidati dal Console pattugliarono le terre Orchesche, mentre i Figli di Eldor si rimboccarono le mani, iniziando a tagliare la legna, trasformandola con estrema abilità in robuste palizzate in quercia.
Era una notte tranquilla.

Quasi una beffa, pensando al comitato d'accoglienza che sbucò dalla selva delle Terre Orchesche e che si scagliò contro i Mezz'elfi, ma tutti furono lieti di quel momento di duro lavoro avvolto dalla piacevole brezza primaverile.

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Fu una lunga notte, ma infine l'avamposto Amoniano divenne ben più preparato ad eventuali scorribande degli Orchi.

Il patto fu consolidato ancora una volta quella notte, ed entrambe le Fazioni imboccarono nuovamente le vie sotterrane, facendo ritorno al forte Agravain, dove ai Mezz'elfi venne concesso, per volere dei Leoni, una piccola abitazione, un luogo dove poter sostare, riunirsi e riorganizzarsi fra un viaggio e l'altro.

Un grande onore, visto la sacralità del posto per la Guerriera ed i suoi abitanti.

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I due popoli si salutarono con reciproco rispetto, consolidando quanto era gia stato pattuito dinanzi al Mastio, lune fa. I Figli di Eldor avrebbero ricevuto aiuto nella riconquista di Eldor. Ai Mezz'elfi il compito di unire le forze e di fornire supporto all'avamposto contro quello che era il loro nemico in comune. Gli Orchi delle Terre Selvagge.
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By Alathorn_Bk
#16361
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Ventunesimo giorno dell'Adulain - Anno Imperiale 284

La fiaccolata avanzava lesta attraverso i boschi a sud ovest di Amon. La luna era ormai alta e le luci delle

torce penetravano attraverso l'oscirità della foresta, scacciando le tenebre con la forza della sua fiamma.
Altrettanto salda e determinata doveva essere la volontà dei Mezz'elfi, poichè l'empia voce che aveva maledetto la Stirpe di Eldor continuava a risuonare con malvagità nelle menti della Confraternita.

I Mezz'elfi erano oggi riuniti per iniziare i preparativi del Rituale che avrebbe fatto chiarezza sugli strani accadimenti che stavano colpendo con estrema rapidità sempre più fratelli e sorelle. Un'empia voce nella menti dei mezz'elfi che sproloquiava e sentenziava con le più malevole parole e maledizioni contro la Stirpe di Surtur. Era quindi giunta l'ora di agire.

Mai più il popolo di Eldor si sarebbe piegato, ne diviso. La nottata vedeva un unica meta: la Valle dei Theratan nelle profondità delle Terre Selvagge, ove avrebbero catturato una di quelle creature per sacrificare la prole della velenosa ed infida Kheltra tra le fiamme purificatrici di Suldanas.

Avanzarono senza sosta ed imperterriti sino a raggiungere le coste di Chesire, dove ad attenderli vi era una grande Fregata dalle vele blu. Per la prima volta gli occhi della Confraternita si posarono sul maestoso legno in quercia finemente lavorato. La fregata venne battezzata e benedetta dal, fu così che il "Flagello di Luugh" prese il largo con a bordo la Confraternita dei Figli di Eldor.

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Le vele blu si gonfiarono sino a tendersi al massimo.. e fu allora che la udirono.
L'empia voce risuonava nelle menti dei Confratelli, ora più forte che mai. Un chiaro segno intimidatorio da parte dell'entità che aveva preso di mira la Stirpe di Eldor, cercando di accrescere il timore nei cuori dei mezz'elfi. Ma essi erano pavidi e dimostrarono il loro coraggio.
Armi furono alzate in cielo.
Urla di coraggio.
Invocazioni a Suldanas
Invocazioni allo stesso Crom, da alcuni.

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Il coraggio dei mezz'elfi non venne meno quella notte e ad ogni parola malevola che s'insinuava nella loro mente essi risposero con coraggio, dimostrando che niente li avrebbe fermati.
La Flagello di Luugh li condusse a riva in una valle nella parte occidentale delle Terre Selvagge. Legarono gli ormeggi e si prepararono a scendere, ma prima di proseguire per la loro meta, i tre Midian richiamarono l'attenzione di tutti, conducendo i Fratelli nel cuore della valle.

In alternanza presero la parola e spiegarono con parole solenni al resto dei Confratelli l'importanza del luogo ove ora i loro piedi si posavano. Proprio in questo punto, una terra senza padroni, sarebbe sorto un'avamposto che sarebbe servito loro per avvicinarsi ancor di più alla loro antica ed unica casa: Eldor. In questo modo l'occhio dei Figli di Eldor sarebbe stato più vicino alla loro meta.

Fu così che Aegon Athelas, assieme all'aiuto di Earon en'Deryon e Gerath en'Eldor poggiò un enorme roccia sul terreno, estretta dal Midian Garante dalla Montagna che tutti loro conoscevano bene: Eldor. Tra i Confratelli ci fu un momento di raccoglimento, e tutti si prostrarono dinanzi alla Roccia che in quel momento simboleggiava una cosa che molto a lungo stava mancando alla Stirpe di Eldor: Casa.

Fu allora che i mezz'elfi giurarono, dinanzi a quella stessa Pietra, che avrebbero combattuto fino alla fine per liberare Eldor e tornare finalmente a Casa. Nel frattempo, avrebbero allestito l'accampamento in quella terra che avevano soprannominato Edoras, potendo così controllare più da vicino la loro meta. La loro antica casa.

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La marcia proseguì, accompagnata dal sibilio malevolo nelle menti dei Mezz'elfi, ignara però che il loro coraggio si trovava accanto ad ogni compagno, e quella notte la Confraternita era forte e sicura di sè, così come lo sarebbe stata nei giorni a venire.
Raggiunsero la landa desolata dei Terathan e puntarono la loro preda.
La caccia fu rapida.
Catturarono un Terathan e lo condussero in una casa abbandonata nelle Terre Selvagge, dove resterà imprigionata fino all'atteso giorno del Rituale.

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Era stata una lunga nottata. Le Belenill risplendevano e rischiarivano le Terre Selvagge accompagnate dalla loro sorella Nùt mentre i Mezz'elfi fecero ritorno sulla Flagello di Luugh, ove avrebbero fatto ritorno.

Ormai mancava poco.

Il Rituale presto sarà compiuto.
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By Alathorn_Bk
#16541
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Ventiduesimo giorno dell'Adulain - Anno 284

Quando gli imponenti portoni del Mastio si chiusero alle spalle dei due Mezz'elfi una piacevole brezza estiva era li ad accoglierli. La piazza attorno alla fortezza era desolata se non fosse stato per le guardie che pattugliavano le vie della Guerriera.

Earon e Gerath si scambiarono un'occhiata da sotto i loro cappucci blu notte, avviandosi in groppa ai loro lupi verso Forte Agravain.

Una parola non venne pronunciata durante il tragitto, ma negli occhi dei mezz'elfi era ben marcata quell'espressione assorta e riflessiva che accompagna i sognatori ed i pensatori.

Poche parole erano state pronunciate al concilio con le più alte cariche Amoniane, ma ricche di significato e speranza per la Stirpe di Eldor, poichè il momento che a lungo avevano atteso non era a loro così lontano.

Amon aveva proposto loro un Patto.

Un patto che vedeva prospettarsi una battaglia ai Cancelli di Adamantio di Eldor e che vedeva come unico obiettivo scacciare la feccia orchesca del Clan Narku dalle viscere della montagna.

Un patto che vedeva Amon ed i Figli di Eldor marciare fianco a fianco.

Un patto che avrebbe concesso ai Mezzelfi di tornare nella loro Antica Casa, poichè Eldor apparteneva alla Stirpe Mezz'elfica ed a nessun'altro. Nella mente di Earon e Gerath non vi era nient'altro, sino all'arrivo alle porte della piccola abitazione concessa dal popolo di Amon ai Confratelli.

La aprirono. La porta cigolò rumorosamente, occorreva olearla, ed al suo interno trovarono Aegon, che sembrava esser tornato di recente da un lungo e faticoso viaggio a giudicare dagli indumenti ed il volto stanco e patito.

I volti dei due mezz'elfi erano concentrati ed assorti come lo erano stati per tutto il viaggio. Non dissero una parola per un lungo istante prima di avvicinarsi al Midian Garante, che osservò i due con espressione stranita ed incuriosita.

L'unica fonte di luce della casa era una flebile e danzante fiamma di una torcia. Al di fuori della casa, fra le vie vicine di Agravain s'intravedeva la sagoma dei tre che dapprima sembravano parlare pacatamente, quasi immobili. Poi, le loro movenze si fecero più frenetiche, come se un improvvisa scarica di energia ed entusiasmo riaccese gli animi dei tre Midian.

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Aegon venne messo a corrente di quanto era stato riferito quella notte, tra le fredde ed imponenti mura del Mastio e non poteva credere a ciò che stava sentendo.

A lungo si erano affaccendati per far si che questi giorni giungessero in fretta.

I giorni della tempesta e della spada.

Il giorno del ritorno a Casa.

Il vento soffiava fuori dalla piccola casa. La luna era alta e l'unica torcia accesa era quella che lasciava intravedere la sagoma dei tre mezz'elfi confabulare all'interno.

"La Battaglia per Eldor, sta per avere inizio"
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By Alathorn_Bk
#17390
- VAI AL VIDEO RACCONTO -

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Ventottesimo giorno dell'Adulain - Anno Imperiale 284 - Terre Selvagge - Edoras

Gli astri risplendevano di luce argentea, illuminando pallidamente le Terre Selvagge. Il gruppo di Mezz'elfi si avviava in contrade pericolose, attraversando la foresta consapevoli che ben presto il momento sarebbe arrivato. Era ormai tempo, il Rituale che avrebbe fatto chiarezza sulla maledizione che a lungo era stata scagliata contro la Confraternita dei Figli di Eldor. Un misterioso e maligno male che si era insinuato negli animi dei Mezz'elfi e che stava mettendo a dura prova la loro forza di volontà.

In molti sarebbero impazziti nell'udire le macabre parole di quella voce sibillina e strisciante che con tanta facilità penetrava nella loro testa. Parole, incubi e visioni che aveva messo a dura prova la sanità mentale di tutti loro.. Eppure neanche per un istante la loro caparbietà vacillò, e diressero i loro passi verso la casa abbandonata per recuperare il mostruoso prigioniero Terathan.

Qualcosa però li mise in guardia.

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Arrivati alle rovine della cascina udirono un rapido rumore. Come se qualcosa si stesse allontanando nella boscaglia. Alla porta vi era legato uno stallone dal manto scuro come la notte. Qualcuno li aveva preceduti. Messi in allerta, i Mezz'elfi aprirono il passaggio segreto e scesero nell'oscurità della stanza sotterranea con le armi pronte. Arrivati alla prigione della creatura aberrante non trovarono il Terathan, ma bensì qualcosa che ai loro occhi era assai più ripugnante ed innaturale.

Un Quenya dall'armatura scura come l'abisso più profondo, avvolto in una cappa color sangue, si trovò nella prigione ormai vacante. Le catene furono spezzate e del Terathan non vi era traccia. Il Quenya sfilò l'elmo, rivelandosi come Khel'dar, YarenLoki dei Guerrieri del Sangue.

Era stato lui a liberare la creatura, in quanto progenie della Velenosa Kheltra. Il verso stridulo della bestia doveva averlo attirato fin li.. Il loro sacrificio era dunque scappato ed ormai lontano. Vi era però qualcosa di più prezioso da offrire al Padre Suldanas quella notte. Il Primo seguace di Luugh su questa terra. Un assassino che durante la sua lunga vita ha trucidato, torturato ed ucciso un innumerevole quantità di mezz'elfi: Khel'dar stesso.

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Il Quenya si oppose alla cattura combattendo con ferocia, ma la superiorità numerica era troppa anche per un guerriero del suo calibro. Venne ferito, disarmato e legato, ed infine si avviarono con il Quenya ormai ridotto allo stremo delle forze verso Edoras, pronti a celebrare il Rituale. Quando arrivarono all'avamposto, iniziarono i preparativi. Il sambuco e l'altare vennero adornati con ginseng e fiori degli spiriti. Il prigioniero venne portato dinnanzi alla pira.

L'odio annebbiò la vista dei Mezz'elfi. Era loro intenzione offrire il YarenLoki stesso in sacrificio a Suldanas, vendicando così la morte di molti Confratelli caduti per mano dei seguaci della Velenosa e del Bugiardo fra atroci sofferenze.

La Caccia Selvaggia aveva portato via molte vite. Brav'uomini e donne che cercavano solamente di vivere una vita dignitosa assieme ai propri simili, insieme alla propria famiglia. Il desiderio di Vendetta fu placato da un presagio che divenne nitido nella mente di Merilwen, la Strega della Confraternita:" Se il sangue dello YarenLoki avrebbe macchiato l'erba di quel luogo, qualcosa di orribile sarebbe accaduto".

Fu così che decisero, quando sarebbe giunto il momento, di consegnare a Suldanas l'empio simbolo dei Seguaci dell'Invidioso: il mantello color sangue.

Nùt raggiunse il suo Zenit.
Il fuoco venne acceso.
Henya ed Aerendir tenevano fermo il prigioniero. Imbavagliato e dal viso imperlato di sudore e sangue.
Merilwen iniziò a concnetrarsi, mentre Aegon iniziò a bruciare l'incenso sindarin attorno alla strega.
Targur restò di vedetta su uno degli alberi più alti della radura, tenendo il suo arco pronto, ma il suo sguardo attento al rituale.
Gerath, Earon ed Aldarion ed il resto dei Fratelli si radunò attorno al fuoco, alimentando le fiamme con dei rami di sambuco.

Il Rituale iniziò.

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Il Rituale iniziò.
Un silenzio innaturale avvolse la radura. I grilli cessarono il loro eterno frinire. Gli uccelli notturni ed altre creature del sottobosco sembravano essere svaniti. Il solo rumore nell'aria era la voce del Sacerdote, il crepitio della legna, il lamento del prigioniero, le parole della strega, che divennero man mano sempre più marcate ed inquietanti. Il tuono della sua voce mutò in qualcosa di inquietante.

Quando Merilwen, ormai posseduta da una forza misteriosa poggiò la mano sulla fronte di Khel'dar, che cercò di ribellarsi ma tenuto saldamente da Aerendir ed Henya, un oscurità avvolse tutti.
Sussurri. Voci.. ed infine la Visione.

Le menti dei Mezz'elfi viaggiarono oltre il tempo e lo spazio. Quando i loro occhi erano in grado nuovamente di vedere, si trovarono lontani da Edoras.. al cospetto del Tulip Nero. l'Empio e Scuro albero era circondato da più che neri Quenya ed appesi fra i rami più bassi vi era qualcosa che fece impallidire i Mezz'elfi: Teste mozzate dei loro fratelli caduti pendevano da una corda insanguinata.

I Guerrieri del Sangue agitarono le loro mani e pronunciarono arcane parole in lingua elfica. Lampi e fulmini illuminavano il cielo. Alcuni di essi colpirono i rami più alti, senza però recar loro danno.

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Una voce riecheggiò nell'aria, talmente scura e viscida che sembrava provenire dagli abissi più impenetrabili di questo mondo:
"I Sussurri dell'Unico Avveleneranno la tua Mente. L'Unico Rimedio è la Purificazione"


La visione cessò, catapultandoli un'ultima volta nell'oscurità prima di riportarli alle mura di Edoras.
Stanchi, spauriti e stremati, i Confratelli terminarono il rituale, gettando la Cappa di Sangue tra le Fiamme Sacre.

I Volti dei Mezz'elfi erano colmi di terrore e paura. Ma anche di rabbia ed ira. Si avvicinarono al prigioniero. Per lui non sarebbe giunta la fine, per quanto il desiderio di tutti era di vederlo appeso alla forca. Il destino dello Yaren Loki era di essere usato come merce di scambio: La sua liberazione per l'annullamento del Maleficio.

Un messaggero partì subito alla volta di Nolwe, accompagnato con il favore delle tenebre mentre Kel'dhar venne scortato nella sua prigione, non dopo aver strappato dalla sua chioma argentea diverse ciocche di capelli. Reagente che un giorno sarebbe tornato lo utile.

I Mezz'elfi erano scossi e stanchi. Ma il loro obiettivo era stato raggiunto.

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Per Edoras era arrivata la prima prova, dalla sua costruzione. Incessanti turni di guardia, lavori alle difese ed alle mura dell'avamposto vennero rapidamente approntati. Ben presto alle porte dell'Avamposto di Edoras sarebbe giunta l'armata dei Machtar Yaren a reclamare la loro guida.
Dovevano essere pronti a tutto.

.. Continua ...
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By Nyr
#18339
I mezz’elfi attendevano vigili a Edoras l’arrivo dei Luughiti.
Il messaggio scagliato con una freccia a Nolwe doveva essere stato sicuramente recepito, e vista l’importanza, non avrebbero tardato ad arrivare.

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Nut rischiarava con la sua pallida luce le Terre Selvagge, mentre percorreva nella Volta Superiore la sua strada verso l’apice.

Rumori nella boscaglia attirarono l’attenzione dei mezz’elfi a guardia dell’ingresso, che richiamarono gli altri Fratelli all’attenzione. Qualcuno si stava facendo strada nella boscaglia poco distante dalla radura che separava il Campo dalla foresta.

Dopo qualche istante il drappello di Machtar Yaren sbucò fuori dagli alberi, svelandosi all’argentea luce della luna.

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Gli elfi erano numerosi e armati.
Non si perse tempo in falsi convenevoli.
L’odio che vicendevolmente provavano l’un l’altro non aveva bisogno di essere celato, nè di spiegazioni.

Quella notte, si trovavano lì per un motivo ben preciso.

I Luughiti avevano scagliato una maledizione contro i mezz’elfi che li tormentava giorno e notte, veglia e sonno.

I Mezz’Elfi avevano catturato la loro guida, lo YarenLoki, ed erano pronti a tutto per spezzarla.

Entrambi quella notte, chiedevano qualcosa l’uno dall’altro.

Le trattative partirono subito.
I Luughiti volevano una prova tangibile che Kel’dhar fosse ancora vivo e incolume.
I Mezz’Elfi chiedevano da parte loro che la maledizione venisse spezzata.

Non mancarono i momenti di tensione, attimi in cui lo scontro tra le due fazioni si fece più reale che mai. Ma entrambi avrebbero avuto qualcosa da perdere quella notte, a prescindere dall’esito della battaglia.

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Dopo una lunga ed estenuante trattativa, i Mezz’Elfi acconsentirono a mostrare agli Elfi il prigioniero.

Fu così che tirarono fuori dalla buca che i carcerieri avevano scavato e ben nascosto nell’accampamento, il prigioniero che, sporco di fango e di terra, fu mostrato ai suoi compagni.

Rassicurati che quanto i mezz’elfi asserivano fosse vero, gli elfi seguaci dell’Invidioso svelarono il simulacro.
Una testa mozzata di mezz’elfo.

Uno dei loro sacerdoti la estrasse da una sacca tirandola via con i capelli.

Con aria trionfa, la avvicinò al suo volto e sussurrò delle parole oscure.
Quelle stesse parole risuonarono nella mente dei mezz’elfi.

Così la visione che i mezz’elfi avevano avuto la sera prima, fu ancora più chiara.

Attraverso l’oscuro rituale compiuto intorno all’Albero Nero, i Luughiti erano riusciti a maledire i Figli di Eldor, e attraverso il sacrificio delle teste mozzate, riuscivano a “torturare” le menti delle loro vittime sussurrando le loro minacce alla testa che in quel momento gli veniva mostrata.

Organizzarono così lo scambio.

La testa per lo YarenLoki.

Lo scambio avvenne nella radura poco distante, e solo due - uno per gruppo, vi parteciparono.

Kel’dhar, stanco e provato, camminava a piccoli passi, costretto così dalle catene che ancora portava ai polsi e alle caviglie, tenuto dal mezz’elfo, mentre il sacerdote teneva ancora per i capelli la testa mozzata.

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Quest’ultima fu lanciata nel terreno, che sobbalzando e rotolando raggiunse i piedi del mezz’elfo, guardandolo con occhi sbarrati e bocca aperta.

Gerath guardò con disgusto il feticcio, poi diede uno strattone al prigioniero, spingendolo in avanti.

Kel’dhar, incespicando, si diresse verso il suo compagno.

I tre si guardarono un’ultima volta.
Minacce di rivalsa volarono da una parte all’altra.
Poi, gli Elfi ripiegarono sparendo nella foresta.

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I mezz’elfi avevano quasi spezzato la maledizione, ma affinchè tutto venisse compiuto, avevano ancora una cosa da fare.

Accesero un fuoco al centro del campo.
Qui, Berthir, sacerdote di Suldanas, pronunciò alcune parole, per poi gettare tra le fiamme benedette dal Dio della Vendetta la testa.

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Quando finalmente le fiamme finirono di divorare la carne putrescente, una sensazione di sollievo si alzò dal Campo.

I Mezz’Elfi dei Figli di Eldor avevano spezzato la maledizione, le loro menti e i loro spiriti erano ora leggeri, sgravati da quell’oscurità che li aveva ottenebrati per lungo tempo.

Nut aveva iniziato la sua parabola discendente.
I Mezz’Elfi sarebbero rimasti ad Edoras quella notte, e silenti, iniziarono i turni di guardia mentre alcuni andarono a riposare nelle tende.

Quella notte, la pace e la quiete avrebbero trovato casa ad Edoras e nei cuori dei Figli di Eldor.

Uno dei pochi momenti di tregua per un popolo inquieto e alla ricerca di un suo posto su Ardania.
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By Alathorn_Bk
#19327
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Undicesimo giorno del Madrigale - Anno Imperiale 284

Armate di Uomini, Mezz'elfi e Druidi marciarono da ogni via cittadina, dirigendosi alle porte del Mastio, dove stava radunandosi l'esercito che ben presto avrebbe marciato nei territori orcheschi con in mente un'unico proposito: distruggere il Clan Narku e scacciare Shagat ed i suoi orchi dalle rovine di Eldor e riconsegnarle ai loro legittimi proprietari: I Mezz'elfi dei Figli di Eldor.

Mesi di preparativi e di attesa erano trascorsi prima della marcia contro i Pelleverde che giorno dopo giorno aumentavano d'intraprendenza e di numero. Ormai era risaputo che Shagat non'era un'orco come gli altri.
Era scaltro.
Intraprendente.
Furbo e Calcolatore.
Qualità che persino negli uomini potevano venir meno. Eppure gli eserciti dei Cavalieri dell'Alba, Druidjah, Amon e dei Figli di Eldor erano li, pronti a combattere per ciò in cui credevano e per spazzare dalla faccia della terra la piaga che stava crescendo nelle profondità di Ardania.

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Quando Nùt raggiunse il suo zenit, prendendo il suo posto accanto alle argentee Belenill, i corni risuonarono fra le mura di Amon: era tempo di marciare. Il tempo della Guerra era giunto.
I Figli di Eldor attesero a lungo questo momento. Gli animi dei confratelli erano infuocati e la loro mente salda. Sapevano che questa per loro sarebbe stata finalmente l'occasione di poter tornare nella loro antica casa. Che sarebbe stata l'occasione per poter onorare i loro cari defunti e poter concedere loro il riposo che meritano ormai da molto tempo.
Durante la marcia, molti dei Confratelli rifletterono sul lungo cammino che li aveva condotti fino questo momento: giorni, mesi, anni difficili che avrebbero messo a dura prova anche il più intrepido.

Una vita di vagabondaggio e di ricerca.
Una vita di sofferenza e sacrificio.
Una vita donata alla causa dei Figli Eldor ed alla stirpe Mezz'elfica.
Fino a chè la loro strada non li condusse ad Amon.

Luogo in cui mai avrebbero giurato di trovare l'aiuto che da tanto stavano cercando. Inizialmente erano visti con diffidenza e con sospetto, ma con il passare del tempo, il supporto reciproco sul fronte orchesco con il tempo ha lentamente mutato i pensieri di entrambe le fazioni in rispetto reciproco.

Così come capita ai veri guerrieri, le battaglie fianco a fianco, le esplorazioni, i mesi di convivenza erano riusciti a spazzar via quella diffidenza che riservarono ai Mezz'elfi.

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Gli Eserciti si radunarono all'imbocco del tunnel sotterraneo ad Ovest di Forte Agravain un'ultima volta, organizzando le loro fila prima di iniziare la marcia verso Eldor, ma una volta addentrati nelle viscere della terra, trovarono gli Orchi pronti ad accoglierli.
Schere di Orchi. Orde fin dove occhio potevano vedere erano li ad attenderli, come se sapessero in anticipo le mosse degli eserciti riuniti.
La battaglia fu lunga come l'intera notte.

Amoniani, Figli di Eldor, Druidi e Cavalieri dell'Alba combatterono con tutte le loro forze ed il loro valore. Ma per ogni orco abbattuto, altri cento sembravano sbucare come formiche dagli antri oscuri della caverna, fino a quando una squadra di sabotatori non fece crollare la via che conduceva ad Eldor.

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Shagat stessa fece la sua comparsa dalle viscere della terra, osservando con aria di sfida coloro che erano venuti per porre fine alla sua vita.

Bastò un suo cenno ed i massi iniziarono a prender forma attorno agli eserciti, tramutandoli in enormi elementali della Terra al suo servizio. Ormai quella via era impraticabile, e dopo una lunga battaglia l'esercito si trovò costretto a ripiegare.

Cercarono invano di raggiungere Eldor attraverso altre vie, ma gli Orchi del Clan Narku erano pronti ad ogni evenienza, respingendo e barricandosi all'interno di quella che ad oggi è la loro roccaforte: Eldor.
Questo fu l'epilogo dello scontro. In molti persero la vita quella notte in una battaglia che vide il Clan Narku trionfante contro un esercito che avrebbe sopraffatto qualsiasi avversario. Era chiaro che la minaccia di Shagat era ben più grave di quanto non sembrasse.. La potenza dimostrata quella notte aveva messo in chiaro una cosa: Se solo volesse, l'intero continente umano non avrebbe scampo.

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I sopravvissuti tornarono ad Amon, curando i loro feriti.
La battaglia per Eldor era perduta.. ma non la guerra.
I pensieri dei Mezz'elfi erano scuri quella notte. Quella che doveva essere la loro battaglia si era trasformata in una clamorosa sconfitta.

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Mai però si sarebbero arresi.

Quella notte le parole che udirono tempo fa dagli spiriti stessi di Eldor si fece ancora più forte: "Eldor non è un luogo".
Shagat doveva essere fermata ad ogni costo ed i Figli di Eldor avrebbero fatto la loro parte.. Ormai questo era diventato più importante di qualsiasi altra cosa.

.. continua ..
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By Alathorn_Bk
#20327
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Le foreste del Doriath erano familiari ai Mezz’elfi che sbarcarono rapidamente dalla Lancia di Eldor, affrettandosi a trovar riparo nel sottobosco dell’antica foresta. La notte aveva raggiunto la sua ora più buia e l’oscurità regnava sovrana. Questo avrebbe facilitato il loro cammino attraverso la boscaglia. I raggi argentei di Nùt e delle Belenill erano ormai un ricordo, poiché sopra le loro teste si aggrovigliavano selvaggiamente rami e foglie degli eterni alberi del Doriath.

Il loro intento era chiaro: lanciare un messaggio.
I Figli di Eldor si avviarono colmi di coraggio verso le terre dei Guerrieri del Sangue, seguaci ed eretici predicatori delle follie proferite da Kheltra e Luugh. Elfi di ogni stirpe che ormai da tempo immemore tormentava e cacciava i Pereldar come se fossero una piaga purulenta da estirpare dalla faccia di questo mondo.

Mai più avrebbero subito ingiustizie.
Troppo a lungo i Figli di Eldor avevano subito. Maledizioni, tormenti, attacchi e torture.
Era giunto il tempo di agire per primi.

Armati di coraggio e di determinazione, raggiunsero le caverne della catena montuosa a Sud di Nolwe, dove iniziò la loro discesa verso il territorio dei Drow.

Ragni di ogni razza e dimensione assalirono da ogni crepa oscura dell’abisso la compagnia dei mezz’elfi che andava avanzando, ma nulla pote' fermare la loro furia e determinazione.
La battaglia fu ardua e lunga, ma i Figli di Eldor ebbero la meglio.
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Avanzarono. Trucidarono e decapitarono ogni Drow che gli capitò alla portata della propria arma, insozzando il terreno del loro sangue corrotto e perverso. Solo quando il sacco fu colmo delle empie teste tornarono in superficie, pronti a dissacrare il piccolo ed empio santuario dedicato a Luugh.
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Con rapidità iniziarono a sistemare delle pozioni esplosive nell'empio luogo, pronti a scoccare successivamente una freccia incendiaria che avrebbe innescato una grande esplosione. Prima di allontanarsi in gran fretta lasciarono ai piedi dell'entrata un manto strappato dalla carcassa di un Drow. Sul tessuto viola vi era un messaggio scritto con lo stesso sangue dell'Elfo Oscuro: Falso Valar.
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Ma la notte era ancora lungi dal concludersi, poiché i Figli di Eldor diressero i loro passi verso il ponte a nord che conduce alla scura roccaforte dei Machtar Yaren, Nolwe: luogo che rappresenta tutto ciò che vi è di sbagliato e perverso in questo mondo.

Fu proprio in quei boschi che incontrarono un nutrito gruppo seguaci dell’Invidioso, ancora ignari di ciò che stava per accadere, ma pronti a scacciare gli invasori mezz’elfi dalle loro terre. L’inseguimento e il depistaggio durò diverso tempo, ma con non poca fatica riuscirono a seminare ed a disperdere gli Elfi nella boscaglia. Mentre il caos regnava sovrano nella foresta alcuni dei mezz’elfi iniziarono ad impalare le teste del Drow proprio dinanzi al ponte.

Mai prima di quel momento i mezz’elfi avevano marciato nei territori di Nolwe, ma da quel momento in avanti tutto sarebbe cambiato.

I folli seguaci della Velenosa e dell’Invidioso non si sarebbero mai più sentiti al sicuro nei loro boschi, poichè le frecce dei Figli di Eldor potrebbero colpirli alle spalle da un momento all'altro.
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Il messaggio era chiaro ed era stato consegnato. Per i mezz’elfi non restava altro che far ritorno nelle terre Amoniane, continuando il duro lavoro che li attendeva ai piedi dell’Orquirian e di quella che un giorno molto vicino verrà chiamata Casa.
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