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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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Un alito di vento autunnale scosse le chiome dello stanco leccio che stava lì, a sonnecchiare, al chiaro di un'argentea e piena Nut, nelDoriath del nord. Alcuni passi lenti, seguiti dallo scalpiccio di destrieri di diverse morfologie, si rincorrevano nei boschi delle terre dell’Imperituro Valinor, i lunghi mantelli danzavano e spostavano rosse foglie secche, alcune lucenti falci accompagnavano cavalieri elfi di diversa etnia e qualcuno salmodiava o cantava o godeva silenzioso di quell’incanto: un solo popolo verso la stessa meta, il Tulip.

La necessità, la dolce impellenza di fare quella visita, era sorta una sera quando un gruppo di teleri aveva visitato il Bianco e Sacro Albero, custodito nella Valle Celata di Ondolinde. Gli Elfi, in preghiera e scambio di idee, avevano pensato di coinvolgere anche gli altri fratelli, un pellegrinaggio, voluto dalla Matriarca Midne e approvato dalla nuova guida del Tempio, Isil. Così espresso quel dolce desiderio ai Quenya custodi, unitamente ai Sindar, la sera era stata fissata e la voce disseminata per le città elfiche, tra i moli azzurri di Rotiniel, le strade candide di Valinor, gli Alberi delle valli e dei boschi.

Tre etnie, un solo popolo, una medesima radice. I Teleri erano fieri di ospitare, per l’inizio del pellegrinaggio, i fratelli di Valinor nel nuovo tempio consacrato ai Gemelli Valar, Eralann e Morrigan, così che i manti, chiari ed azzurri, si mescolassero, eterogenei come in un grande mare, di onde e spuma.

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Le guide Galuneth e Isil erano in armoniosa comunione di preghiera ed intenti, i membri dei Templi, delle Accademie e degli Eserciti, erano al loro seguito, così come ogni artigiano, artista, ogni giovane delle radure o più anziano pensatore. Quando si incamminarono infatti, varcando gli splendenti e nuovi cancelli della rinnovata Rotiniel, gli Elfi non avevano più uno stendardo a dividerli, ma un unico signore ad unirli: il Tulip, principio del tutto.

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Grande chioma candida, sacra alla Dea Beltaine, ancestrale germoglio di ciò che un tempo fu la grande stirpe degli Elfi, al primordio delle nascite.

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Il Ninque Alda, così chiamato nell’idioma classico, apparve loro immoto, in quella cornice di canti e luci, Guardiani di Tulip e religiosi, e immenso, nella sua forma spirituale che gli occhi elfici erano avvezzi a vedere prima ancora della sua forma lignea.

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Avanzavano allora i fratelli, con ricordi di guerre, lotte, litigi, ma sempre in armonioso ritorno all’abbraccio, sorridendosi e disponendosi, inchinandosi, emozionandosi. Il suono del vento tra le foglie del Tulip li avvolgeva, poi l’ancestrale suono dei Padri che dimorano in Lui, cantava al loro orecchio, e i predicatori del culto, le guide, non dovettero fare altro che ricordare, rammentare rendere lucido ancora un volta il pensiero della stirpe degli Elfi.

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Midne, dolce madrina della superba concezione di Collettività, incatenò i presenti col fervore del suo percorso, fatto di convinzione ferrea e di amore per le stirpi unite. E Mythras, guida silvana del candido Valinor, con orgoglio ricordò l’eterna lotta contro il più tetro dei mali: la corruzione dell’invidia. Fecondo fu il sorriso e il favellar di Isil, il Primo Astro di Rotiniel, nel ricordare gli antenati, i doni dei Valar ai propri figli, e delicato fu il rinnovato fervore della fede di Galuneth, Sommo Sole del Valinor.

Come se non fosse passato alcun tempo, come se le 100 casate non fossero mai esistite, le diaspore, i disaccordi, le separazioni e le riunioni, tutti gli Eldar erano lì, figli di un unico scintillio di magia e vita, nel grembo della valle di Beltaine, ispirati dal potere di Morrigan e dal sapere di Eralann, sicuri del forte arco di Suldanas.

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E Lure sorrise, celando una lieve lacrima sulla guancia, per molti decenni era stata lì a pregare da sola, per concessione di qualche fratello di Ondolinde, e quanto mai come in quel momento si rese conto del senso di appartenenza. Che andava oltre qualsiasi colore, oltre qualsiasi storia. E sorrise a Midne.

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