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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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By Alathorn_Bk
#1264
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Gerath camminava silente nel cuore dei Boschi della Rugiada. Nùt aveva raggiunto il suo zenit e schiariva con la sua pallida luce argentea l’intera foresta.
Molto tempo era trascorso da quando lui ed Earon salparono dalle Terre Selvagge per dirigersi nel luogo in cui il conflitto ed il pericolo per la propria gente si faceva sempre più forte. Un’ombra destinata a diventare sempre più grande ed oscura.

Entrambi sapevano che non sarebbe stato un viaggio facile, ma questo non li perse d’animo, decisi ad abbandonare tutto quello che fino a poche notti fa avevano costruito nel continente degli Uomini per abbracciare la causa che li aveva uniti fin dal loro primo incontro: la sopravvivenza e la prosperità dei Mezz’elfi. Il sogno di un posto da chiamare casa.

E’ buffo, pensò Gerath, come un desiderio così effimero e scontato per gran parte dei Popoli Ardani fosse un sogno ed un ossessione così grande per quelli che venivano chiamati “Figli di Surtur”. Un sogno che sembrava essere più lontano delle Belenill stesse ed oscurato da nubi scure che prendevano il nome dei seguaci del Bugiardo.

Il cacciatore si sedette sulla fredda pietra sulle rive del Lago. A poche miglia a Sud la statua di Suldanas sovrastava gli antichi alberi della Foresta, come se volesse raggiungere Nùt stessa.
Gerath prese fra le mani l’enorme zanna d’orso, osservandola meditabondo e sorridendo appena percettibilmente. Pensò ad Aegon, un mezz’elfo incontrato a Rotiniel con il quale condividevano gli stessi desideri e che ben presto trasformò il duo in un trio.

Non era un mezz’elfo di fede, almeno non fino al momento in cui Suldanas non lo scelse per portare la sua furia vendicativa sulle terre dei mortali, ma pensò che Aegon stesso fosse un segnale dei Valar. Non erano soli in questa battaglia e lui ne era la prova.

Il dolore che portava con sé da quella lontana notte nelle viscere di Eldor non sembrava cessare. Così come il ricordo della sua famiglia… ma per la prima volta, questo non era un solo un fardello. Suldanas lo aveva scelto.. E la sua furia sarebbe stata la sua arma più potente.

Era solo l’inizio.

I Pereldar torneranno un popolo fiero. Un popolo unito contro coloro che li perseguitavano.
Pensò Gerath, ancora una volta, mentre osservava Nùt in silenzio in compagnia del soffio del vento.
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By Alathorn_Bk
#1266
Il Mezz'Elfo aveva viaggiato con la magia.
Sarebbe stato un lungo viaggio da affrontare attraverso il mare, per cui, questa volta, scelse il mezzo più breve - ma più pericoloso.

Il portale lo portò a destinazione, con un po' di sollievo da parte del mago.
Benchè ci fosse abituato, era sempre un rischio.
Non si contano i maghi sbucati davanti a demoni - o viceversa - di cui oggi si sente parlare solo nelle ballate di qualche musico.

Dopo essersi guardato rapidamente intorno, Earon si mosse subito verso la sua meta in sella a quello che sembrava essere un cavallo.

Il Mezz'Elfo incontrò poca resistenza lungo la strada, e i pochi orchi che incontrò vennero inghiottiti dall'oscurità delle creature più nere della notte che aveva evocato (o plasmato) con la magia.

Una volta giunto davanti alle Porte, o ciò che ne rimaneva, Earon inspirò profondamente, restando per brevi, ma lunghi attimi in silenzio.

Dopo qualche minuto, estrasse dalla sacca due candele, le accese con fare liturgico, e le posizionò ai lati di quello che un tempo era l'ingresso che conduceva ad Eldor.

Si chinò davanti ad essa, chiudendosi in una profonda preghiera.


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Poi si alzò.
Estrasse un biglietto piegato da una delle tasche interne della cappa, e mormorando alcune parole, lo bruciò sul fuoco di una delle candele.

"In verità vi dico, si approssima l'Era della Spada e dell'Ascia, l'era della Tempesta e del Lupo, l'era della Luce che trafigge l'Oscurità.
Rinascerà l'Antico Popolo, dal seme piantato.
Un seme che non germoglierà, ma divamperà come fiamma.
La terra gronderà di sangue.
*il biglietto è firmato con due segni runici MM*"


Terminato quello che sembrava a tutti gli effetti un rito, il Mezz'Elfo si alzò.
Con un gesto della mano il destriero e le due creature scomparvero - o si dissolsero - nel nulla.

Pronunciò parole arcane.
Un portale si aprì davanti a lui, emanando luce blu e bianca.

Si voltò un'ultima volta, prima di sparire inghiottito dalla luce.
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By Alathorn_Bk
#1268
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Il Lupo Grigio affondò le mani fra le acque del Fiume Raggio di Luna, pulendosi il volto sporco di terriccio e sudore. Aveva camminato a lungo quel giorno e Rotiniel ormai era vicina.

Tutto stava procedendo al meglio.

L’Adunanza era stata annunciata ed i figli di Eldor avevano l’occasione di poter utilizzare una parola che per gran parte dei popoli Ardani è considerata ormai frivola e scontata: Casa.
Sarebbero stati tempi difficili. Tempi di lotta. Di ricostruzione. Ma anche di speranza.
Ceoris poteva offrire nuovamente rifugio ai Mezz’elfi e nonostante le avversità che incombevano Gerath aveva speranza. Sapeva che il popolo di Eldor era coriaceo.

Ciononostante non poteva fare a meno di riflettere sulle parole di uno strano individuo incontrato oltre le mura di Rotiniel, diversi giorni fa. Le parole di quello che si era presentato come “Un Figlio di Eldor” avevano turbato la mente del Cacciatore.

Il Mezz’elfo avvolto in un lungo saio verde foresta aveva sollevato alcuni dubbi nella mente di Gerath, che ora fissava il suo riflesso sullo specchio d’acqua cristallino dinanzi a sé.

“Cerca Ivamar.. poi mi farò vivo presto”
Queste furono le ultime parole del Mezz’elfo, prima di svanire come un’ombra tra gli alberi della Foresta, senza rivelare il suo volto o la sua identità.

Molte erano le domande:
Chi era realmente quel Mezz’elfo? E Cosa voleva ?
Gerath raccolse la bisaccia dal manto erboso, caricandola in spalla.
Era pronto ad un nuova caccia. Ma questa volta in cerca di risposte.
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By Alathorn_Bk
#1269
Si respirava un’aria nuova in quel che restava del villaggio di Ceoris.
Il fetido odore di morte continuava a permeare l’intera zona, come a voler ricordare ai Guardiani che per loro non ci sarebbe stato altro ad attenderli se non morte e rovina. Ma questa notte la rassegnazione fece spazio a qualcos’altro nell’animo dei suoi difensori: la Speranza.

l’Ora dell’Adunanza Mezz’elfica era scoccata. Il tempo per una nuova casa per la Stirpe dei Figli di Surtur era finalmente giunto.

Earon en’Deryion, Gerath en’Eldor ed Aegon Athelas furono coloro che diedero inizio a tutto. nel Regno di Rotiniel trovarono accoglienza e disponibilità. Il tempo per un nuovo inizio era propizio ed i Tre era pronta a sfruttare questa occasione insieme a tutti coloro che avrebbero varcato i cancelli di Ceoris.

La stirpe Mezz’elfica mai aveva trovato pace.
Mai aveva trovato un posto dove poter vivere con i suoi simili senza essere giudicato. Disprezzato. Sottomesso o non preso in considerazione, e con il risveglio di un antico nemico era giunto il momento di dare una svolta alla storia.

I Seguaci dell'Invidioso erano tornati e pronti a tormentare la Stirpe dei Mezz’elfi, come a voler pulire dalla faccia di Ardania quello che per loro era stato l’errore più grande dei Valar.

Quando Nùt raggiunse il suo Zenit, i cancelli di Ceoris si aprirono. In molti accorsero ad udire la voce dei Tre. Alcuni furono spinti solo dalla curiosità; Sindar, Quenya, Teleri ed Umani. Altri invece decisi a seguire un ideale che a lungo era rimasto assopito nell’animo della loro stirpe: il desiderio di una nuova casa. Di rivendicare un posto su Ardania.

I Figli di Eldor sarebbero sorti quella notte, ed affianco ai loro alleati Rotinrim avrebbero combattuto i figli di Luugh. Riconquistando e ricostruendo sia Ceoris che il glorioso regno che un tempo apparteneva alla loro Stirpe.
Molti erano gli intenti. Come riportare pace ai caduti nel Regno Sotto la Montagna, Eldor.
Sarebbero stati tempi difficili. Tempi di cambiamento. Ma la Stirpe dei Mezz’elfi era coriacea.

A Ceoris quella notte non vi era spazio per la paura, ma per la speranza di un nuovo inizio.
I Mezz’elfi dovevano tornare ad essere uniti.
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By Alathorn_Bk
#1270
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19 Víressë o Gwirith della 6a Parte della 22a Fioritura - 19 Adulain Anno Imperiale 283

Aerandir! Dietro di te!"

Gwyn urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. Il Guerriero Mezz'elfo era circondato da enormi Grimlock che cercavano di schiacciarlo con le loro rudimentali clave in osso.
Aerandir parò un colpo con lo scudo, rotolando a destra. Un fendente bastò per lacerare le carni del Grimlock quel tanto che bastava per farlo sbilanciare all'indietro.

Le mura di pietra del sottosuolo vibravano ad ogni colpo, lasciando cadere polvere e detriti sul campo di battaglia.

"Sono in troppi! Dobbiamo ripiegare!"
Il volto di Earon era sporco di sangue e terriccio, la sua gola impastata di polvere, ma nulla placò la furia del Mezz'elfo, che continuava a gettare sui Giganti la furia dei Pareldar sotto forma di colonne infuocate. I suoi Elementali delle Tenebre, neri come una notte senza Nùt, avvolgevano i Grimlock, cercando di dare man forte ad Aerandir. Una pietra colpì in pieno lo Stregone, scagliandolo contro la parete di roccia.

Il Grimlock si avvicinò famelico al Mezz'elfo, ancora stordito dall'urto.
Una pioggia di frecce colpì il Mostruoso Gigante alla schiena, che si voltò quasi ad un passo da Earon. Dinnanzi a lui una schiera di figure spettrali, avvolte da una lunga cappa logora, erano lì a sfidarlo.

"Scoccate!"

Urlarono all'unisono Aegon e Gerath, che capeggiavano la schiera di Arcieri Eterei tenendo con decisione fra le loro mani il Flagello di Suldanas.
Una seconda pioggia di frecce colpì il Grimlock, che vacillò ancora un istante... ma quel tanto che bastava per far si che le parole arcane di Earon fecero divorare da fiamme il Gigante.

Il gruppo era stremato. Ma il peggio doveva ancora palesarsi dinanzi ai Figli di Eldor ed i Teleri di Rotiniel.

Un Grimlock, ormai in fin di vita, emise uno strano verso, un richiamo che trascinò alcuni dei Mezz'elfi presenti indietro nel tempo... Alla Caduta di Eldor stessa.

Il verso gutturale riecheggiò in tutta la galleria. Dall'oscurità del cunicolo e da ogni crepa un rumore si faceva più insistente: schiere di ragni giganti piombarono sulla Compagnia, sbattendo le loro tenaglie con aria famelica.

Questo però non placò la loro determinazione. Sapevano che sarebbe stato difficile quando si diressero nelle Terre Selvagge, ma questo non li scoraggiò. Erano giunti li con un obiettivo: Cercare una via che conducesse nelle profondità di Eldor.

La battaglia fu estenuante. I Ragni Giganti continuavano a sbucare dalle pareti. Gettandosi sulla Compagnia con la stessa violenza di un'onda che s'infrange contro la costa.

Merenwen si trovava al centro dello scontro, continuando ad invocare Beltaine ed a rimarginare le ferite dei combattenti. Le sue preghiere erano talmente forti da contrastare gli urli gutturali dei Grimlock. La sua voce penetrò nelle profondità dell'animo dei Guerrieri e gli diede rinnovata forza.

"Rispediteli nell'Abisso, Fratelli! Suldanas è al nostro Fianco!"
Gerath urlò snudando i canini. I suoi Fratelli risposero urlando a squarciagola e continuando a lottare. Aerandir sembrava posseduto dallo spirito della furia stesso. La frenesia aveva intorpidito la sua mente, rendendolo spesso imprudente, senza esser mai in difficoltà difronte al Grimlock più grande.
La Battaglia era stata lunga e faticosa.

Il terreno era cosparso dei corpi di Grimlock e Ragni: da molto tempo questo non accadeva, o almeno così pensavano i presenti. Fra di loro vi erano alcuni Mezz'elfi che avevano assistito alla caduta di Eldor... Ricordavano le schiere di Grimlock fiancheggiate da più che neri Ragni Giganti. Gli stessi che oggi sono caduti sotto le loro lame.

Ci fu un istante per rifiatare. Ma non durò a lungo.

Aerandir, andato in avanscoperta, corse verso il gruppo, urlando a squarcia gola. Era inseguito da un numero sproporzionato di Grimlock.

"SCAPPATE! METTETEVI IN SALVO!"

Fu allora che la Compagnia ripiegò. Risalendo le scale della vecchia Locanda di Loknar. Ma questa non segnò la fine del viaggio.

La stirpe dei Mezz'elfi è coriacea. Testarda. Intraprendente... E molto spesso sprovveduta. Per questo decisero di ignorare il pericolo e cercarono un'altra via che conducesse nell'entroterra, riuscendo con successo a trovare un punto d'accesso nelle viscere della terra.

Si fecero strada a lungo attraverso i cunicoli oscuri del Sottosuolo. Ad ogni loro passo sentivano attraverso la nuda roccia il richiamo della loro terra. Sentivano il richiamo di coloro che sono morti combattendo in nome della loro Stirpe.. Sentivano il richiamo di Eldor.

l'Aria era rarefatta. I loro polmoni si riempivano di polvere ad ogni respiro.. Ma infine trovarono un passaggio che sembrava condurre ancora più in profondità. Gli animi di molti si accesero. Forse avevano trovato quel che cercavano.

Ormai stanchi, si diressero verso l'uscita. Consapevoli che ben presto sarebbero tornati per proseguire la loro ricerca.
Molto presto i Grimlock che infestano Eldor troveranno dei Mezz'elfi che respirano. E combatteranno ancora una volta.
Last edited by Alathorn_Bk on Wed Oct 16, 2019 7:51 pm, edited 1 time in total.
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By Alathorn_Bk
#1272
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I colpi dei picconi dei mezz'elfi riecheggiavano fra le pareti rocciose della miniera. Era una notte fresca ed una piacevole brezza penetrava nell'oscurità della grotta illuminata solo da poche candele sparpagliate ed appese contro i muri, facendo danzare le fiamme. Gerath ed Earon non erano di certo mastri minatori, ma imbracciarono ugualmente il piccone e si decisero a contribuire alla causa.

Ceoris doveva essere rinforzata. Le difese dovevano essere fortificate e le case ricostruite. Una nuova alba ben presto sarebbe sorta sul villaggio, scacciando le ombre della guerra ed il fetore della morte nelle sponde a Sud del fiume e lanciando un messaggio ai Drow che non distoglievano lo sguardo su di loro.
Erano stanchi. Inesperti. Ma questo non fermò la loro forza di volontà.

Scavarono fino a notte fonda. Cantando, bevendo e raccontandosi storie ed avventure passate per allietare la nottata di duro lavoro.

Al di fuori della miniera il silenzio della notte era assordante... Interrotto solamente dalle risate dei due Mezzelfi, o per meglio dire, dei due Fratelli.
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By Alathorn_Bk
#1319
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23esimo giorno di Solfeggiante dell’A.I. 283, secondo conta umana - 26 esimo giorno di Yavanniè o Ivanneth VI Parte della XXII Fioritura di Tulip, secondo conta elfica.

La Montagna di Eldor era vicina.
Il nutrito gruppo di Mezz’elfi costeggiava le rive del Darukhal, nel cuore delle Terre Selvagge in direzione delle pendici dell’Orquirian, ove un tempo sorgeva il loro Regno ormai in rovina.

Era una notte buia. Più di molte altre. Un ammasso di nuvole sorvolava i cieli Ardani dirette ad Est, eclissando la luce guida di Nùt e delle sorelle Belenìll come a voler preannunciare al mondo intero un oscuro proposito.

Questo però non fermò il cammino dei Mezzelfi, che sotto la guida dei Tre Midian, Earon en’Deryon, Aegon Athelas e Gerath en’Eldor procedevano a passo lento verso le antiche porte ormai in rovina. La notte del Giuramento era ormai giunta e niente avrebbe placato il loro cammino.

Dinanzi alle antiche Rovine i nuovi Mezzelfi avrebbero prestato un giuramento di fedeltà che li avrebbe legati alla causa dei Figli di Eldor. Combattendo e lottando per il bene della propria Stirpe.

Vivere e morire per i propri fratelli. Sacrificarsi per il bene della propria Stirpe.
Lottare e Prosperare insieme per la propria casa. Per la propria Famiglia.
Mai più il popolo dei Pereldar sarebbe stato diviso.


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All’arrivo dinanzi a quello che per i Figli di Eldor era il luogo più sacro, la Compagnia venne assalita da enormi Grimlock che si fecero strada attraverso le sale di Eldor, sbucando dalle rovine e dalle tombe dei loro Padri. I Giganti si scagliarono contro i Mezzelfi con ferocia immonda, come se fossero sorpresi di vedere dinanzi alle Porte di Eldor, dei Mezzelfi ancora in vita pronti a dargli battaglia così come allora.

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La battaglia fu violenta. Orde di Grimlock risalivano in superficie riversandosi verso i Mezzelfi come un’onda che s’infrange contro la costa. Ma la Stirpe dei Pereldar era tenace. Non potevano cedere terreno. Non dinanzi alle mura di Eldor. Combatterono ancora e ancora, consapevoli che al loro fianco vi erano gli sguardi e la forza dei loro Padri.

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I Grimlock, gli Orchi ed i Mezzelfi si diedero battaglia, mentre le nubi continuavano ad addensarsi sopra le loro teste, spinti da una forza innaturale verso Est. Il terreno era cosparso di cadaveri dilaniati dalle ferite.
Improvvisamente, dalla sponda orientale del Darukhal fecero la loro comparsa degli uomini dalla pelle scura come l’ebano e guerrieri dal mantello nero come l’abisso più profondo: I Selvaggi della Giungla ed i guerrieri di Loknar soccorsero i Figli di Eldor, così come accadde in passato su quelle stesse terre.


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Le Terre Selvagge quella notte erano in tumulto. I rumori della battaglia riecheggiavano nelle profondità di Eldor, facendosi strada attraverso le macerie che sbarravano l’entrata.

Il momento fu solenne.
La giovane Eladriel, orfana di Amon.
Il prode Aerandir Seregon, Capitano dell’Esercito dei Rotinrim.
Aldarion Namara, il giovane e volenteroso Cacciatore.

Tutti loro, uno dopo l’altro di fronte alle porte di pietra pronunciarono Il Giuramento, dinanzi a coloro che sono venuti prima di loro e sono morti per difendere la propria casa. La propria famiglia.

Urla disumane.
Urla di battaglia.
Urla di dolore.
Ed infine urla di gioia.


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Vittoriosi, i Mezzelfi alzarono le armi al cielo. Zuppi di sangue e sudore. Ai loro piedi decine e decine di Orchi, Grimlock e Lupi Giganti giacevano inermi. Avendoli ringraziati, i loro soccorritori presero a dirigersi, con le loro armate, verso Est, seguendo le scure nubi, pronti a combattere un nemico ignoto. Le armate, quindi, si divisero, ma con la promessa di rincontrarsi pochi istanti dopo, nuovamente pronti a dar battaglia, fianco a fianco.

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il Giuramento ebbe inizio dinanzi alle antiche ma sempre maestose Porte che conducevano alla Città sotto la Montagna. Fra le fessure aperte dai Grimlock, l’occhio più attento scorgeva ancora lo splendore del loro antico Regno, disseminato ora dai corpi dei loro antenati.

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"Dinanzi alle antiche Porte di Pietra, il mio Giuramento ha inizio.
Possa il mio braccio non stancarsi mai,
Possano le mie gambe non cedere mai.
Possa la mia mente mostrare resilienza,
il mio spirito esser forte
e la mia volontà incrollabile,
di fronte al nemico.

Mi unirò a voi, Fratelli e Sorelle.
Mi unirò a voi, nelle profonde oscurità laddove avete combattuto.
Mi unirò a voi, sostenendo a mia volta il vostro sacrificio,
il quale non può essere rinnegato in alcun modo.
Mi unirò a voi, quando le antiche Sale di Eldor verranno liberate,
e quando voi potrete riposare in pace.
Il vostro sacrificio non sarà dimenticato, ed un giorno,
Mi unirò a voi."
- Il Giuramento dei Figli di Eldor -


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Il momento fu solenne.
La giovane Eladriel, orfana di Amon.
Il prode Aerandir Seregon, Capitano dell’Esercito dei Rotinrim.
Aldarion Namara, il giovane e volenteroso Cacciatore.

Tutti loro, uno dopo l’altro di fronte alle porte di pietra pronunciarono Il Giuramento, dinanzi a coloro che sono venuti prima di loro e sono morti per difendere la propria casa. La propria famiglia.
Le parole dei Pereldar riecheggiavano nelle profondità della caverna e tutti provarono un senso di malinconia mentre alcuni suoni, come echi di una battaglia, tornarono nelle loro menti, seguite poi da un soffio di vento caldo che si fece strada attraverso i saloni di Eldor, risalendo in superficie ed avvolgendo i Mezzelfi, come un respiro antico.


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In quel momento, quando l’ultimo dei Pereldar prestò il suo giuramento, si udì un breve accenno di voci e risate, che risuonava attorno ai Mezzelfi, per poi spegnersi improvvisamente, svanendo così com’era arrivato.

Lo stupore dei Mezzelfi fu generale e creò sgomento. E solo quando una voce penetrò nella mente dei presenti fu chiaro cosa stava accadendo.

“Eldor…. non è un luogo ….”

Gli Spiriti dei loro Padri, erano accanto a loro. Coloro che un tempo avevano dato tutto per il loro popolo ora erano lì, invisibili e intangibili. E stavano assistendo alla nascita di una nuova era per la propria razza.

Resero omaggio un’ultima volta ai loro Padri, dopodichè decisero di marciare verso Est. Seguendo le scure nubi per raggiungere coloro che poco prima avevano combattuto al loro fianco ed aiutando gli Eserciti delle Terre Selvagge in quello che si rivelò essere un rituale per l’apertura di un varco verso la dimensione arcana di Faril Garil.

I Figli di Eldor marciarono fieri e combatterono fino allo stremo, dimostrando il loro valore alle genti delle Terre Selvagge.


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By Alathorn_Bk
#1351
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Il pavimento della caverna iniziò a tremare sotto i loro piedi.
Pietre, polvere e radici ricadevano su di loro mentre si facevano strada verso la superficie, scansando i corpi dei Grimlock e degli Orchi che ne ostruivano il passaggio.

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Avevano combattuto a lungo, facendosi strada dalla vecchia Loknar per onorare i caduti delle Terre Selvagge fino a spingersi poi nelle profondità della terra, cercando una via che conduceva nelle antiche sale di Eldor, ma il loro viaggio si rivelò essere assai più arduo e fuori dalla loro portata, nonostante la fierezza e la determinazione di Loknariani e Mezz’elfi.

Schiere di Orchi e Grimlock stavano dandosi battaglia ove un tempo sorgeva il regno di Eldor. Versando il loro sangue aberrante sulle ossa dei guerrieri che avevano cercato di difendere la loro casa dall'invasione dei Giganti provenienti dalle viscere di Ardania.

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Figli di Eldor e Loknariani nel cuore dell'antico regno di Eldor.

Erano stanchi.
Stremati e feriti, ma Loknariani e Mezz’elfi cercarono con tutte le loro forze di respingere i due eserciti. Ma a nulla servirono i loro sforzi. Per quanti Grimlock, Ragni ed Orchi abbatterono altri prendevano il loro posto.

I Figli di Eldor e gli Uomini di Loknar avanzavano senza mai voltarsi mentre un boato rimbombò nel cunicolo sotterraneo fino a travolgere i loro sensi. Boato che poi si rivelò essere una voce… Una voce misteriosa ed aberrante che riecheggiò dall'oscurità del Sotterraneo sino alle loro menti.

“Queste Caverne appartengono a Shagat”

Fu proprio in quel momento, quando la voce fece breccia nell’Oscurità, che Uomini delle Terre Selvagge e Mezz’elfi compresero che vi era una forza ben più oscura ed antica in gioco. Grimlock ed Orchi si stavano contendendo quelle sale… e forse per motivi ben più profondi e misteriosi del predominio territoriale.

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La misteriosa voce riecheggia nelle caverne sotterranee..

Orchi e Grimlock continuavano ad assalirli, sbucando da ogni crepa e fessura della galleria, che ora tremava sotto i loro piedi. Non restava altro che fuggire, cercando riparo nella luce argentea di Nùt e delle Belenìll.

La fuga fu frenetica e lunga. Il corridoio oscuro sembrava interminabile ma alla fine riuscirono ad avere salva la vita. Tornando a respirare l’aria pura delle Terre Selvagge. Stanchi e feriti, tornarono sull’isola di Derith ed i due popoli si divisero, consapevoli però che un’ombra si celava nell’oscurità delle caverne.

Chi era Shagat?
Cosa cerca in quelle caverne?

Molte erano le risposte che necessitavano risposta. Ma una cosa era certa e limpida nella mente dei Mezz’elfi: la profanazione delle sale di Eldor doveva cessare al più presto. Le tombe dei loro Fratelli meritavano rispetto e pace perpetua.


… continua
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By Eladriel
#1802
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C'è sempre un gran tumulto nelle taverne quando cala la notte...è il posto giusto per bere una pinta di birra e mangiare un buon pasto, ma quella sera Eladriel non si era recata ai confini del mondo civilizzato solo per ristorarsi.
Hammerheim, Amon, Helcaraxe, Tremec ed in fine Loknar, in ognuno di questi posti la mezz'elfa aveva portato il suo messaggio e aveva cantato la sua ballata, non per soldi, neppure per fama, ma per uno scopo ben preciso. La sua musica doveva fare quello che aveva sempre fatto nella sua vita, esprimere ciò che non si può dire e ciò che non si può tacere. La sua gente era allo sbaraglio. A lei era toccato il duro compito di risvegliare gli animi assopiti dei fratelli e delle sorelle che avevano dimenticato quanto orgoglioso possa essere il loro popolo.
Se è vero che il mondo è un libro e i luoghi che visitiamo sono pagine, poteva certamente affermare di aver letto fino allo sfinimento durante il suo lungo pellegrinaggio.
Molto provata e con due visibili occhiaie la barda si trascinò barcollante nell'angolo più scuro e fumoso della taverna di Loknar, nel momento in cui impugnò il suo liuto un gruppo le si era già raccolto attorno con aria incuriosita, le sue dita erano doloranti, le unghie si erano rotte in più punti, ma anche quella sera doveva cantare la sua canzone...


Chiuse gli occhi inspirando affondo per poi far scorrere le sue dita sulle corde con la delicatezza di chi accarezza un fiore.

Quel massacro avvenuto anni fa
ci ha legato insieme per l'eternità

Osservi sul mio cuore le mie cicatrici
ma non ne comprendi i sacrifici


Le sue dita si muovevano agilmente toccando appena le corde, mentre la sua voce dava all'ascoltatore la sensazione di un caldo abbraccio.

Oh fratello il sogno non è finito
mai si piegherà il nostro spirito

Siam divisi da stelle traditrici
ma son forti le nostre radici


Il suo tono di voce mutò improvvisamente lasciando trasparire un senso di malinconia che la sala gremita di gente empaticamente assorbì.

Impugna la tua spada se hai amor per te
se questo non è destino la via giusta qual'è?

Oh fratello il tuo sogno non devi abbandonare
chiudi gli occhi e riprendi ora a sognare


Chiuse gli occhi isolandosi dal mondo esterno, in quel momento era un tutt'uno con il suo strumento, poteva quasi sentire la musica pulsarle nelle vene.

A nulla serve voler se non hai il coraggio di agire
il nostro tormento deve finire

Una nuova famiglia ora cammina accanto a me
un posto per la paura nel mio cuore più non c'è.


Sul finale la voce si spezzò dissolvendosi gradualmente insieme al suono del suo liuto.
Riaprì gli occhi lentamente, sembravano lucidi, sul punto di versare lacrime.
Si asciugò gli occhi e regalò un candido sorriso al suo pubblico che letteralmente esplose in un boato di grida, fischi e applausi.


Seguirono complimenti e offerte di lavoro che lei, con l'estrema grazia e cortesia che la caratterizzavano, diniegò.
Stava ancora raccogliendo le sue cose quando un mezz'elfo la approcciò con aria timida.


“Sei in partenza?” chiese improvvisamente l'uomo con quel tipico sguardo spento che ormai troppe volte Eladriel aveva visto negli occhi della sua gente.

“Torno a casa.” disse semplicemente la mezz'elfa mentre si riavvolgeva nel suo manto blu.

Il mezz'elfo sembrò esitare qualche istante “Credi realmente in quello che hai cantato poc’anzi?” sbottò improvvisamente.

“Sai cosa credo?" chiese Eladriel con l'espressione rilassata di chi aveva trovato le sue certezze "Credo che a renderci fratelli non sia solo il sangue, tutti noi percorriamo la nostra strada in solitudine. Ma tutto ciò che facciamo nella nostra vita è direttamente collegato alla vita di ogni fratello e di ogni sorella. E' il destino che ci lega, credo in questo.” disse in fine la mezz'elfa per poi voltarsi e riprendere il suo cammino verso casa.

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By Alathorn_Bk
#2066
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I due Mezz’elfi si voltarono verso Est ad osservare il fumo che si innalzava spettralmente in cielo, fuoriuscendo dall’entrata della caverna. Da essa fuoriuscirono le lingue biforcute delle fiamme che stavano bruciando il Tempio dell’Invidioso, quasi a purificare con l’essenza del Padre dei Valar quelle terre sconsacrate.

Aerendir poggiò la mano sull'elsa della spada infoderata, osservando con aria compiaciuta.
Aveva adempiuto al suo dovere, guidando il Tòr Louis Erolar, suo fidato compagno d'avventura, in un’impresa ardua, ma che si era resa necessaria.

Da troppo tempo ormai i seguaci dell’Invidioso stavano tormentando il suo popolo, infierendo sulla Confraternita dei Figli di Eldor che ormai avevano trovato una dimora fissa nel villaggio di Ceoris. I loro assalti ormai erano diventati sempre più frequenti ed intensi, ma questo non placò l’animo della comunità.

Fu per questo motivo che Gerath en’Eldor, Midian Protettore, diede ad Aerandir un compito assai importante. Un chiaro messaggio ai seguaci dell’Invidioso. Il tempio di Luugh, ad ovest di Ilkorin doveva essere distrutto. E così fu.

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Louis Erolar ed Aerandir Sèregon durante il loro viaggio

I due si allontanarono, avvolti nei mantelli blu notte, svanendo come ombre nella foresta mentre le fiamme continuavano a crescere d’intensità.

La nottata non era terminata per i due Figli di Eldor, poiché sangue e fiamme oggi dovevano scorrere in nome della loro causa. Aerandir e Louis, con la benedizione del Padre, affrontarono e sconfissero pattuglie di guerrieri Drow. I Figli dell'Invidioso vennero dilaniate dai colpi di spada e dalle frecce letali dei due Mezz’elfi, che diedero battaglia in onore ai loro Fratelli.

Mai più prede.
Mai più soli.

Una lunga notte si era lasciato alle spalle, ma un forte segnale era stato lanciato a tutti coloro che ritenevano i Figli di Eldor un gruppo di sprovveduti e senza terra.

Aerandir aveva compiuto il suo dovere.
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By Nyr
#3956
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I mezz'elfi partirono dal porto di Ceoris silenziosi.
La loro missione era chiara, ed era stata decisa notti prima dal Concilio dei Midian, ma solo poco prima della partenza per le Terre Selvagge era stata loro rivelata.

Gerath espose l'obiettivo della spedizione.

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Dopo l'ultima battaglia che i Figli di Eldor avevano affrontato nelle viscere della montagna, fino a giungere nelle Sale di Eldor, un nome aveva riecheggiato durante la loro – obbligata – ritirata.

Shagat.

Dalle informazioni che avevano acquisito, Shagat era un orco sciamano appartenente ad un clan in conflitto con quello di Zanna, che attualmente detiene ancora il potere.
Per capire perché avevano deciso di infestare le caverne di Eldor quella notte avrebbero rapito un orco di rango, e lo avrebbero portato nelle celle della guarnigione di Ceoris.

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Nut si rifletteva sulle acque nere, la sua falce argentea gravava sulle teste dei mezz'elfi così come il loro destino, mentre il vento gonfiava le vele della nave, che svelta e silente, fendeva le acque e i mari che separavano i due continenti.

Una volta approdati sulla costa orientale delle Terre Selvagge, in prossimità dell'isola Derit, i mezz'elfi sbarcarono ordinati.

Affrontarono le creature che tentarono di ostacolare il loro cammino.
Il drappello proseguì saldo e unito, affrontando Grimlok, Ettin, e altre creature che infestavano le Terre Selvagge.

Giunsero così nei pressi delle Porte di Eldor, lì dove gli orchi brulicavano come le termiti nei pressi del termitaio.

I mezz'elfi affrontarono gli orchi che, accortisi del loro arrivo, iniziarono ad attaccarli.
Il loro obiettivo era isolarne uno, aggirarlo e catturarlo.

La battaglia infuriò.

Sangue venne versato.
Orchi e mezz'elfi si batterono ferocemente.
Sibili di frecce, mazze che si infrangevano contro gli scudi, palle di fuoco.
Entrambi gli schieramenti stavano per prevalere l'uno sull'altro, la situazione mutava di attimo in attimo.

Diverse volte lo schieramento dei mezz'elfi stava per cedere.
Ma non arretrarono.
Non arretrarono quando ormai tutto sembrava perduto.
Nessuno fu lasciato indietro.
I mezz'elfi, sentivano il legame del Sangue, si spalleggiavano, andando spesso in soccorso l'uno dell'altro.
Non fu facile.

Alla fine, durante uno scontro contro l'ennesimo drappello di orchi, uno di essi si isolò dal resto del gruppo quel tanto che bastava per far partire l'operazione.

Mentre alcuni tenevano a bada gli orchi che continuavano a sciamare verso di loro, altri stordivano il possente orco, legandolo con diverse corde.

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L'orco si dibatté, di dimenò, e maledisse più volte i mezzosangue.

Molte volte era sul punto di liberarsi, di strappare le corde.
I muscoli e le vene si gonfiavano e pulsavano, tendendo le corde.
Ma queste non si ruppero.
Grugniti e urla.

Con estrema fatica, il gigantesco orco venne caricato sull'orso e portato a bordo della nave.
I mezz'elfi ripiegarono veloci.

Una volta a bordo, l'orco venne saldamente legato all'albero maestro.
Anche lì, l'orco tentò più volte di morderli, di liberarsi, urlando e maledicendoli.

Non fu un viaggio silenzioso come quello dell'andata, ma i mezz'elfi fecero ritorno a Ceoris.
Di peso e con estrema fatica, trasportarono il loro prigioniero in una cella del Forte.
Lì venne incatenato.
La sua cella guardata a vista.

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<< Dategli pane e acqua. Quel tanto che basta affinchè non muoia, ma che non si senta mai sazio, né dissetato. Vedremo se dopo parlerà.>>

L'ordine dato alle guardie fu chiaro.

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I mezz'elfi avevano compiuto la loro missione.

O almeno, una parte.
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By Nyr
#4546
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Quella notte i Mezz'Elfi spiegarono le vele verso le Terre Selvagge.

Lesti sbarcarono sulle sponde orientali, negli immediati pressi del traghetto che conduce sull'Isola di Derit.

Sarebbero andati a caccia di Terathan, avrebbero trucidato gli abomini e mondato Ardania dalla loro ripugnante presenza.

Fecero tappa a Loknar per un breve ristoro, poi si diressero verso le valle dei Terathan.

I Mezz'Elfi si fecero strada tra la Prole di Kelthra, trucidandone quanto più poterono.

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Ognuno utilizzò l'Arte di cui disponeva.
Spada e scudo, arco e frecce, corde e note, flux e bestie.

Gli abomini continuavano ad attaccare gli assalitori che però non si arrestavano.

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Con passo deciso avanzarono fino alla fortezza.

Una volta raggiunta la vecchia costruzione in pietra, scesero la scalinata che si inabissava nel sottosuolo.

Lì la caccia ai Figli di Kheltra proseguì.

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Le urla di rabbia, odio e dolore del nemico riempiva gli stretti corridoi, finché la sete di sangue dei Mezz'Elfi non fu placata, e decisero di risalire.

Una volta in superficie, uno ad uno i Figli di Eldor depositarono dinanzi ad una stele sulla quale erano raffigurati i simboli della Promiscua, armi e resti della sua oscura Prole, caduti sotto i colpi dei Mezz'Elfi.

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Parole di vendetta, di rivincita e la promessa di proseguire nella Guerra Eterna giurata dai Mezz'Elfi dei Figli di Eldor, vennero pronunciate in una notte oscura, rischiarata solo dall'argentea luce di Nut.

Poi, diedero fuoco a ciò che avevano rinvenuto dalle carcasse delle loro prede.

Colonne di fuoco si alzarono alte quella notte, bruciando e distorcendo il metallo delle lame, finchè non rimase un mucchio di cenere e ferro.

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I Mezz'Elfi avevano adempito al proprio dovere.
Quella notte, la battaglia era stata vinta, ma molte altre aspettavano una Stirpe da sempre tormentata, ma che aveva trovato una nuova alba, un nuovo orgoglio, e una ritrovata Famiglia.

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Last edited by Nyr on Mon Nov 25, 2019 8:11 am, edited 1 time in total.
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#5722
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Le luci emanate dalle torce in movimento, illuminavano il sentiero che da Ceoris, conduceva a quello che per i mezzelfi era ormai conosciuto come "Il Bosco dei Sussurri".

La lenta processione dei Figli di Eldor e Rotinrim procedeva a passo lento ma deciso, fino a raggiungere il luogo che solo qualche mese prima, fu teatro di uno dei più recenti eccidi di massa della Stirpe Mezz’Elfica.

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In quel bosco, i Figli di Eldor fecero il loro primo incontro con i Machtar Yaren, i seguaci dell’Invidioso, i quali non esitarono a trucidarli prima, a smembrarli poi.
Ed infine, a dare fuoco a quello che era il simbolo della loro rinascita, quel mantello blu che ricordava la vecchia Eldor, un ricordo che riemergeva dalle montagne nelle Terre Selvagge e che reclamava nuova vita.

Una volta giunti, i presenti si disposero in cerchio.
Qui furono pronunciate alcune parole.

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Ma le parole pronunciate su note hanno un potere più forte di qualsiasi preghiera.

Eladriel, Musa dei Figli di Eldor, si staccò dal gruppo e raggiunse il centro di quello che in quel momento, era diventato a tutti gli effetti un tempio nel mezzo della foresta.

Cominciò a cantare, accompagnandosi con il suo strumento.

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Quel massacro avvenuto anni fa, ci ha legato insieme per l'eternità
il falò illumina le colline ondulate, sagome danzano in cerchio attorno
i tamburi che risuonano nell’oscurità, ma la luce il sentiero ci indicherà
osservi sul mio cuore le mie cicatrici, ma non ne comprendi i sacrifici
da qualche parte, da una memoria segreta, immagini mi fluttuano davanti agli occhi
notti profumate di fieno e di falò, questa notte omaggio ai caduti renderò
Oh fratello il sogno non è finito, mai si piegherà il nostro spirito
vedo le luci lontane tremule sul manto nero del cielo notturno
torce e lanterne danzano, danzano un valzer nella notte dei defunti
fantocci di granturco si flettono nell’ombra, ritti in piedi mentre le fiamme divampano
Oh fratello il tuo sogno non devi abbandonare, chiudi gli occhi e riprendi ora a sognare
siam divisi da stelle traditrici, ma son forti le nostre radici
impugna la tua spada se hai amor per te, se questo non è destino la via giusta qual'è?
a nulla serve voler se non hai il coraggio di agire, il nostro tormento deve finire
una nuova famiglia ora cammina accanto a me, un posto per la paura nel mio cuore più non c'è…
Durante l’esecuzione, i presenti ascoltarono in religioso silenzio la composizione della barda, che con voce ammaliante, riportava la mente dei Mezz’Elfi in quelle sale Sotto-la-Montagna, occupate ora da orde di orchi, e che un tempo invece erano diventate la Casa dei Mezz’Elfi di Ardania. Luogo in cui la Stirpe di mezzo poteva essere eguale e libera.

Terminato che fu il canto, molti dei presenti si asciugarono gli occhi, altri guardavano con aria malinconica il suolo, mentre nelle loro menti riemergevano momenti salienti della battaglia con il Nemico.

Eladriel, con solenne grazia, si produsse in un inchino, ricevendo i meritati complimenti per la sua composizione.

Subito dopo l’esecuzione, mezz’elfi e Rotinrim puntarono i piedi verso Ceoris, dirigendosi verso la parte ancora invasa dai ragni, oltre il fiume melmoso che taglia in due il villaggio fortificato, a mondare quelle terre dalla spregevole presenza di ragni e drow.

Mai più soli, mai più prede.
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By Alathorn_Bk
#14309
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Ventitreesimo giorno del Macinale dell'Anno Imperiale 284

Molto tempo era trascorso da quando i Figli di Eldor avevano marciato uniti per proseguire la loro causa e seguire i loro ideali, ma mai la fiamma di questa si era estinta nei loro animi, poichè ognuno dei Confratelli continuava a perseguire la via che conduceva ad una nuova vita per la comunità Mezz'elfica del nostro mondo.

Avevano combattuto contro i figli dell'Invidioso, affrontando e sconfiggendo la progenie di Luugh ed i suoi figli, i Drow, dando vita a sanguinosi scontri e perdite da entrambe le fazioni.
Avevano combattuto, marciando verso le profondità di Eldor, facendosi strada fra più che neri Orchi e giganteschi Grimlock.

Avevano udito la voce dei loro avi, alle mistiche porte della perduta Eldor. Voci che sussurravano ai loro orecchi ed ai loro animi che nulla era ancora perduto, e che Eldor viveva dentro ognuno di loro.

Eppure, la storia sta per proseguire, poichè i Figli di Eldor salparono per l'ultima volta dai moli del Villaggio di Ceoris, luogo da a lungo li aveva ospitati grazie alla cordialità e l'amicizia degli Elfi di Rotiniel, per dirigersi un passo più vicino casa: oltre gli alti Monti Orquirian.

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Fu qui che i Leoni di Amon proposero ai Figli di Eldor di stazionare, unendo le loro forze contro un nemico comune: gli Orchi delle Terre Selvagge, che giorno dopo giorno si facevano sempre più intrepidi e belligeranti.

Victoria Ek, Console della Guerriera, invitò i Figli di Eldor a stringere un legame di amicizia, offrendogli un avamposto ai pendii degli Orquirian, strappato al Clan di Orchi che vivevano in quelle terre. In cambio la Console chiese ai Confratelli un patto che li vedeva coinvolti direttamente nel pattugliamento delle Terre Orchesche e nella guerra contro i Pelleverde che infestavano quella parte delle Terre Selvagge che ad oggi era conosciuta come "Le Terre degli Orchi".

Un patto fu stretto quella notte, difronte ai Midian ed ai Confratelli. E quella notte stessa i Leoni di Amon ed i Confratelli dei Figli di Eldor si mossero verso le Terre Selvagge, lanciando un profondo segnale ai Clan Orcheschi: mai avrebbero trovato pace, neanche fra le mura della loro capitale.

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Quella notte era illuminata dai bagliori delle fiamme e bagnata dal sangue sporco degli Orchi, che insozzava la terra sotto i piedi degli uomini di Amon e dei Figli di Eldor.

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Un segnale fu lanciato quella notte ed un sodalizio d'amicizia fu stretto e firmato con il sangue dei loro nemici comuni.

Un nuovo capitolo della storia dei Mezz'elfi è stato appena aperto, e questa volta molto più vicino a casa.
Molto più vicino ad Eldor.
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By Nyr
#14353
Dal diario di Earon En'Deryon

1 Adulain A.I. 284

Il fragore della battaglia risuona ancora nella mia mente.
Tutto è così offuscato, suoni e immagini si sovrappongono in una nebbia rumorosa che lentamente si dissolve, svelando le immagini della dura battaglia che si è svolta solo poche ore fa.

Allo stesso tempo, l'amarezza e la rabbia per la sconfitta subita diventano sempre più tangibili e consistenti, sovrastando il dolore e la stanchezza.

Gli orchi ci avevano sorpresi proprio quando avevamo terminato di piazzare la palizzata.

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Dapprima uno a dorso di un lupo.
L'avanguardia.

Poi sbucarono fuori dalla foresta a sud dell'accampamento.

Ci attaccarono prima da un fronte, mirando ad abbattere la palizzata.
"ESSERE NOSTRE TERRE"

Balordo figlio di un cane.
Questo abbaiava, mentre lanciava pozioni esplosive contro la palizzata.

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Riuscimmo a resistere alle prime ondate.

Poi si calarono dalle colline a nord.
L'attacco stava avvenendo da due fronti.

Eravamo pochi...

Tentammo di resistere.
Merilwen cavalcò lesta verso Amon in cerca di aiuto, mentre nel frattempo la battaglia al campo proseguiva senza sosta.
Molti orchi caddero, ma il numero e la forza del nemico era troppo consistente per i pochi mezz'elfi che erano all'accampamento quella notte.

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Ci asserragliammo sulla torretta.
Cercammo di sfruttare il vantaggio tattico dell'altezza e i nostri archi.
Dovevamo resistere, dovevamo guadagnare tempo fino all'arrivo delle truppe amoniane.

Sembrava che stavamo per farcela, quando un gigantesco orco riuscì ad arrampicarsi su per la torretta, raggiungendoci in un attimo.

L'ultima cosa che ricordo fu la sua enorme figura.

Quando riaprii gli occhi la prima cosa che vidi fu un sacerdote amoniano.
Gli dei mi avevano concesso una nuova occasione, così come ai miei fratelli.

L'esercito amoniano si schierò di fronte a noi e ingaggiò lo scontro.
Dopo aver falciato gli orchi che erano rimasti in vita, dal folto della foresta un enorme orco come mai ne avevo visti prima, si scagliò contro l'armata.

I Leoni combatterono con ferocia, mentre noi, Figli di Eldor, senza neanche pensare al fatto che eravamo appena stati ricacciati dal mondo dei morti, ci unimmo allo scontro.

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Dopo una lunga battaglia, l'orco cadde fragorosamente. Lo stesso rumore prodotto da una quercia secolare abbattuta da due taglialegna.

Finito lo scontro, e dopo averli ringraziati per l'aiuto, i Leoni fecero ritorno ad Amon.


Io e i miei Fratelli ripiegammo poco dopo, salvando il salvabile dalla tenda ormai in fiamme.

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La battaglia di oggi ha lasciato ferite non solo nel corpo, ma anche nell'anima.

Saranno difficili da curare, ma alla fine si rimargineranno.
Come tutte quelle che la mia Stirpe ha dovuto subire nel corso degli anni.

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Non ci piegheremo.
La Consapevolezza dei mezz'elfi si sta risvegliando.
Altri Fratelli si stanno unendo alla causa, e solo se continueremo a combattere e a credere, potremo vincere la guerra.

Oggi dobbiamo leccarci le ferite, ma il tempo dei mezz'elfi infine giungerà, e finalmente faranno ritorno a quella che è stata la loro ultima Casa Accogliente.
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