La regata orchesca
Scritto da : Filit TamburMartello in data : 20/01/2006 15:41:48

Quella mattina, Kard Dorgast ferveva di un'insolita attivita, molto piu' frenetica dell'abituale laboriosita' djaredin.
Per un passante che si fosse fermato ad osservare la piazza principale, tutto quell'andirivieni sarebbe apparso incredibile. Fabbri, falegnami, cuochi, nani che trasportavano minerali o pesanti sacche, ki-rin che procedevano agili al comando dei padroni, tutti si incrociavano e mescolavano in un confuso e vociante guazzabuglio.
Per contrasto, la compagnia in assetto di guerra, schierata al centro della piazza, assomigliava ad uno scoglio contro cui si infrangono i flutti di un mare in tempesta.
Rigidi e silenziosi, controllavano il loro equipaggiamento, dando l'ultima lucidata alle proprie asce e mazze, stringendo i finimenti dei loro animali o masticando qualche foglia di tabacco essiccato.
Ormai tutti i preparativi erano stati completati, i guerrieri armati e le bisacce riempite. Restava solo da attendere lo Djare, Alrik Ranulfson, perche' si mettessero in marcia, diretti ai forti orcheschi, contro i quali si sarebbe scaricata loro furia vendicatrice.
Da alcuni giorni infatti le frequenti scorribande di quegli esseri immondi avevano causato molti problemi alle frontiere, nonche' disagi al gia' fragile commercio che i djaredin avevano instaurato con il mondo esterno. Era stato deciso pertanto di porre un freno alla situazione, e il mezzo sarebbe stato ladistruzione della linea di forti che dalla loro citta' portava ai confini djaredin.
Ma la vera notizia non era tanto la scorribanda, quanto piuttosto la compagnia che avrebbero avuto.
Pareva infatti che dei mezzelfi, gente vagabonda ma letale, si volessero unire alla spedizione, e sterminare la loro parte di orchi.

Un'improvviso agitarsi della folla preannunciò l'arrivo dello Djare, che, bardato di tutto punto con una corazza di piastre, si fece largo fino alla compagnia in attesa, che vedendolo lanciò urla e batté le armi sugli scudi.

*Gli djaredin schierati a Kard Dorgast*



Arrestatosi di fronte alla compagnia, li squadrò uno a uno, per sincerarsi che tutto fosse al suo posto, quindi senza proferire una parola alzò un braccio, segnalando la partenza, e si mise in cammino, seguito dai djaredin in assetto di guerra, con i guerrieri in prima fila spalleggiati dai genieri subito dietro.
Velocemente attraversarono Kard Dorgast, dirigendosi verso i cancelli a sud, superandoli ed infilandosi nel passaggio diretto alle terre orchesche. Come dei mortali segugi in silenzio attraversarono i profondi cunicoli, nei quali si sentivano come a casa, senza mai sbagliare una svolta o un incrocio.
Presto giunsero all'aperto e alla luce del sole, dove si fermarono per abituare gli occhi alla luce e permettere ai capisquadra di controllare tutti i presenti. Non mancando nessuno all'appello, con poche parole lo Djare descrisse la strada da seguire e dove era il rendez-vous con i mezzelfi, quindi ripartirono di corsa, diretti al ponte verso le terre orchesche a sud-est.
Costeggiando una lugubre palude, seguirono il corso del fiume che sbucava dai monti, fino a giungere ad un ponte sullo stesso.

*Gli djaredin in marcia*



Ivi, trovarono i mezzelfi in attesa, intenti a rifocillarsi e a provare colpi con le armi.
Ad un primo sguardo, potevano sembrare umani, corporatura robusta, lunghe e forti gambe, sguardo fiero. Ma un'esame più attento avrebbe rivelato le lunghe mani affusolate, i movimenti aggraziati, nonchè le lunghe orecchie a punta.
Salutandoli cordialmente, gli djaredin gli si fecero incontro, mentre questi salutavano a loro volta. Lo Djare e il capo dei mezzelfi di riconobbero immediatamente, e subito iniziare a confabulare, mentre le compagnie si mescolavano e caute parole venivano scambiate.

*L'incontro con i mezzelfi*



Dopo qualche minuto, i due comandanti, avendo deciso la strategia da seguire, fecero inquadrare le truppe, e annunciarono che avrebbero innanzitutto ripulito delle caverne in cui si sospettava gli orchi avessero accumulato i tesori sottratti, quindi avrebbero seguito la linea di forti che risaliva tutte le terre orchesche, radendo al suolo ogni installazione che avrebbero trovato, fino a giungere alla citta' degli orchi. Urla di rabbia e di furore si innalzarono dai nani, mentre i mezzelfi, più serafici, indurirono gli sguardi e strinsero forte le loro armi.
Si misero quindi in cammino, celeri e letali, diretti alle grotte orchesche.

Dopo qualche ora di cammino, giunsero all'ingresso, che trovarono non sorvegliato.
Silenziosi, djaredin e mezzelfi lasciarono gli animali impastoiati e nascosti tra gli alberi, quindi irruppero con violenza.

*L'irruzione*



Immediatamente si trovarono vari ogre e orchetti che riposavano, e molti non fecero in tempo nemmeno ad alzarsi dal sudicio giaciglio che si ritrovarono con la gola squarciata o le viscere all'aria.

*I cadaveri disseminati degli orchi*



Ben presto la lotta infuriò negli stretti cunicoli, in cui presto fecero la loro apparizione anche i maghi orcheschi, che iniziarono a invocare segugi infernali e a bersagliare con palle di fuoco le due compagnie.
Ma l'odio dei djaredin per la magia è ben noto, e non senza motivo: con un odio viscerale e possenti urla si lanciarono contro tali nemici, facendoli a pezzi e sterminando la progenie infernale apparsa.

*La furia unita degli djaredin e dei mezzelfi*



Di stanza in stanza djaredin e mezzelfi si fecero strada, con una velocità e una furia che niente potè arginare.
Dopo l'ingresso spazioso, ripulirno varie stanze laterali, addentrandosi all'interno della montagna, giungendo infine all'ultima stanza, una grotta umida e buia, nella quale gli orchi cercavano di concentrare le ultime residue forze.
Ma anche queste non durarono molto, ben presto giacquero a terra senza vita, mentre esclamazioni di trionfo si innalzavano da ambedue le stirpi.

*L'ultima resistenza orchesca stroncata nel sangue*



Lavorando alacremente e con metodo, ripulirono il luogo dai tesori accumulati, lasciando quindi a marcire i cadaveri senza vita degli orchi.

*I tesori vengono recuperati*



Tornati all'aperto, caricarono quanto recuperato sugli animali, rimontarono, e seguendo lo Djare iniziò il loro viaggio nelle foreste orchesche.

Di avamposto in avamposto, essi giungevano rapidi e terribili, trucidando e bruciando, gli djaredin possenti e inarrestabili e i mezzelfi veloci e mortali.
Le ore scorrevano rapide, e cosi' anche le miglia sotto i loro piedi, mentre alle spalle facevano terra bruciata, e costringevano alla fuga disordinata i pochi esseri miserabili che sfuggivano alle loro lame.
Il loro percorso di morte, per quanto con varie deviazioni, proseguiva costante verso la loro meta principale: la città orchesca.

Vi arrivarono sul finire del pomeriggio, sbucando dalla foresta in un'ampia radura, oltre la quale spuntavano dal terreno, come denti marci, le palizzate che circondavano il perimetro della fortezza, lasciando un angusto spazio nel centro per l'ingresso.

*Alle porte orchesche*



Dalla loro posizione, osservarono riversarsi fuori le forze orchesche, che come un cancro riempirono lo spiazzo antistante la città, lanciando urla roche e pronunciando maledizioni nel loro linguaggio aspro e secco.
Disponendosi in formazione, djaredin e mezzelfi si fecero incontro al nemico. Lo scontro fu terribile: numericamente inferiori, si trovarono ben presto circondati da nemici, e per ogni testa falciata altre due ne prendevano il posto.
Ma il pericolo maggiore apparve allora: dei titani orcheschi, bestioni alti più di quattro metri e armati di gigantesche lame, si lanciarono nella mischia, centuplicando il pericolo e la furia degli orchi.

*I titani orcheschi*



Varie ore durò lo scontro, ma l'abilità e possanza degli invasori non poteva soccombere di fronte al numero dei nemici.
Fu così che, morto l'ultimo titano, gli orchi spaventati si diedero alla fuga in tutte le direzioni, chi verso il bosco, chi verso la città.
Djaredin e mezzelfi fecero allora il loro ingresso, e niente sopravvisse alla loro furia.
Dividendosi in squadre, passarono al setaccio la fortezza, di guardiola in guardiola, di edificio in edificio, scovarono e trucidarono senza pietà ogni essere malvagio che incontrarono, ricongiungedosi quindi nel centrò della città, dove gli orchi tenevano un rogo perenne.
Ivi, si concentrò l'ultima resistenza, i pochi orchi scampati finora al massacro tentarono l'ultimo disperato assalto, e vennero sopraffatti.
I loro corpi furono gettati nel fuoco in cui solevano torturare i prigionieri per divertimento, e djaredin e mezzelfi, finalmente appagati, li osservarono bruciare.
Ripulirono quindi la città dall'oro e da quanto di utile gli orchi avevano rubato nelle loro scorrerie, spartendoselo e dividendo il bottino residuo. Neanche un'orco era rimasto vivo nel raggio di molte miglia, ma l'opera non era ancora completata.
Prendendo tizzoni dal fuoco centrale, appiccarono le fiamme a tutti gli edifici, trasformando quel luogo di malvagità ed iniquità in una immensa pira purificatrice.
Presero allora la via del ritorno, soddisfatti e stanchi,e si salutarono calorosamente, constatando solo allora la strada percorsa, i nemici abbattuti e le fortezze rase al suolo. Ridendo e scherzando, si diedero l'addio, e soprannominarono scherzosamente la loro avventura, a memoria dei posteri, la REGATA ORCHESCA.

*La regata orchescha*



-Estratto dalle memorie Djaredin-

Chiudi l'evento

Lo staff di The Miracle Shard (The Miracle) non si assume alcuna responsabilità sui contenuti di un evento. A priori ogni abuso di utilizzo del sistema di anteprima verrà punito . Segnalate gli abusi nell'apposita sezione del sito. .