
Era una brutta ferita, ma gli Dei vollero rispariarlo: Zanja era un uomo buono. Inge ando' in suo soccorso, li', al Picco dell'Aquila, lo trovo' in punto di morte, e le cure cui lo sottoposero lentamente sortirono il loro effetto. Zanja torno' ad Amon, in discreta salute. Fu in questo periodo che lo conobbi: un ragazzo gentile, cordiale, sempre disponibile ad ascoltare, di poche parole. Mi guido' mentre ponderavo le mie decisioni sui timidi passi che avrei intrapreso verso Amon, fu come un padre, anche se molto piu' giovane di me. Spesso era silenzioso, cercava di occultare una certa malinconia. Una volta gli chiesi come mai fosse triste, mi disse che aveva perso un'amica molto cara nei boschi attorno Rotiniel, e gli mancava... Allora non sapevo nulla di lui, solo questo. Poi comincio' a stare male, e Inge mi spiego' subito la natura della sua malattia: un graffio profondo, del lurido artiglio di un dragone, aveva riaperto la sua antica ferita. Lo visitarono molti curatori e religiosi, e Aramil gli disse di stare dal curatore vicino al Mastio. Il giorno dopo la sua situazione sembro' essere migliorata, ma poi precipito'. Nessuno riusci' a curare il suo male; neppure Isabella riusci' ad assorbirlo nell'intento di salvargli la vita.
 Ci lascio', nel sonno, la notte tra il sedicesimo e il diciassettesimo Forense 270. Si era addormentato felice, con attorno i suoi cari, con un sorriso etereo, e nella mente un'isola tropicale che gli avevamo promesso di visitare, e dove forse ora ci sta aspettando. Il ventesimo giorno del mese stesso Amon ha organizzato un funerale in suo onore, come promessa di una memoria eterna, e come augurio di buon viaggio. Grazie di essere stato tra di noi, Zanja.

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