I segreti degli Juka
Scritto da : Fengar TestaPiatta in data : 11/09/2013 16:02:09


4242° Ciclo Solare, settimo giorno del mese di Jnust



Se c’è una cosa che agli Djaredin non manca di certo è il desiderio di apprendere. Mentre gli Umgaz e gli Snorby sono costretti a riunirsi in circoli e scuole per vantare una qualche forma di istruzione, per la nostra razza non è così. A prescindere dalla Corporazione, ogni Djaredin cerco di mantenere un alto profilo nel campo dello studio teorico e pratico. La motivazione è semplice, la scienza e la conoscenza sono alla base della nostra sopravvivenza. Non deve sorprendere, dunque, se il misterioso popolo degli Juka eserciti un “fascino” tutto particolare per noi. E’ per questo che, spesso, andiamo a far loro visita e non sempre per fare loro qualche cortesia.



Non accade spesso che si attacchi in forze il sotterraneo di queste creature, ma in questa spedizione, chi vi scrive, ha deciso di andare a fondo nei misteri che avvolgono questi luoghi. Con l’aiuto di Dera e di altri sei valorosi Djaredin ci siamo quindi inoltrati in quella che è la dimora dei servitori dell’oscuro Exodus. Duggerdin Occhiolungo, Bund dell’Armata, ha preso il comando quale più alto in grado. La prima fila era composta dal baluardo in armatura conosciuto col nome di Rurik Piroscoppio e dalla fiera guardiana di Berzale che il nostro Dio ha donato a Jull Scioglineve. Nella seconda linea Talemor il Fiamma Nera con i suoi velenosi dardi era affiancato dall’esperta Bortrox Grelle Straziarospi. A chiudere le fila vi eravamo io, Fengar TestaPiatta e Setek del clan Tremil. L’inizio è glorioso..



Nulla possono i loro combattenti di prima fila, gli Juka sono costretti ad arretrare sotto gli incessanti colpi delle nostre armi. Perfino i loro Tecnomanti, Maghi e Scienziato allo stesso tempo, sono atterriti dalle urla di battaglia Djaredin. La nostra formazione fa breccia nelle loro fila come un proiettile mentre lacera le carni e trapassa le ossa. Il lavoro è veloce, pulito, ma rumoroso come si confà alla nostra razza. Così gli Juka, allertati, ci scatenano contro i loro costrutti in difesa dei luoghi vitali. Ma a nulla servono i loro scattanti Droni ed il loro tentativo di contrattacco si infrange sul fiero muro di carne, ossa e barbe. Anche i Golem di bronzo, lenti e goffi, falliscono nel loro meccanico scopo, le difese si spezzano, le strategie saltano, la fuga del nemico è inevitabile.



Giungiamo nella loro sala di comando. Qua viene probabilmente prodotto l’energia necessaria per creare ed attivare gli ingegnosi costrutti che gli Juka comandano. Non riusciamo a raccogliere abbastanza informazioni da poter rubare i loro progetti di costruzione, ma comprendiamo molto sulle loro potenzialità e sui punti di debolezza che li contraddistinguono. Inaspettato si palesa quel per cui io e Duggerdin ci siamo mossi, il Lich. Lo affrontiamo col sorriso sulle labbra, curiosi di mettere alla prova la sua leggendaria forza. Non sanguina il signore dei dannati, ma l’urlo di dolore erutta con violenza dalla sua gola senza età. A nulla servono gli interventi dei suoi adepti, il legame tra la morte e gli Juka è forte e non spetta a noi reciderlo, il nostro metallo li accoglie nel suo gelido abbraccio.



L’ultimo orrore che gli Juka ci presentano sono i loro laboratori o prigioni. In entrambi i casi i mostri racchiusi al loro interno sono estranei a qualunque nostra idea di “essere vivente”. In futuro dovrò studiare meglio questi esseri perché essi sembrano adatti a ben altri ambienti, alieni al nostro mondo. Nonostante lo sgomento iniziale non ci facciamo impensierire e compattiamo i ranghi, pronti all’urto. Le creature misteriose differiscono di molto dai mostri che noi conosciamo, ma una cosa hanno in comune con loro, la paura. Dopo aver saggiato la nostra forza, guaiscono terrorizzate al suono dei nostri archibugi e alla vista del loro stesso sangue. La giornata è nostra ed io mi concentro sui miei appunti, ci sarà molto da scrivere.


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