[OND-TIO] Rituale Sacro al Tulip
Scritto da : Lontay'losse in data : 26/11/2013 19:12:20

25 Hìsime della Trentanovesima Parte della Ventunesima Fioritura.
L’Harad-Doriath affrontò un pericolo che da lungo tempo era recluso nel sottosuolo; gli Eldar tornarono a fronteggiare un Antico Nemico, un tempo chiamato Fratello, che ancora una volta cercò di artigliare con le sue zanne d’ombra la Terra Inghirlandata dal Mare -che lui stesso abbandonò, per cieco orgoglio-.

Un incanto, oscuro e terribile, ammorbò l’aria e il cuore stesso di Ceoris: una cappa di Tenebra impenetrabile oscurò il fulgore delle stelle, rese l’aere pesante ed un odore mefitico sembrò esser esalato da quella stessa terra che pochi giorni prima è stata fertile, rigogliosa e generosa, come il grembo dell’Amille Valarion Beltaine.

Si rese necessario agire. Ed alla nuova minaccia dei Drow, gli Eldar dell’Alleanza risposero, uniti e forti. C’era la necessità di respingere i Moriquendi, abbattere i loro incanti e distruggere le loro difese.
Per questo motivo l’Alleanza Elfica, I Silala ed I Càlen, insieme, officiarono un rituale elfico innanzi a Tulip, unendo le Arti Musicali tanto care al Sempre Saggio, l’Antica Scienza della Tessitoria Arcana Calaquendi e le Arcaiche Conoscenze Mistiche degli Edhil Mithrim.



Il Rituale si tenne nella Sala dei Sospiri, ove le Fronde più alte di Tulip venivan carezzate dai dolci venti della Valle sin dall’alba dei tempi; dove gli Eldar potean essere più vicini ai Valàr; dove i loro amati defunti sospiravan dolci parole di conforto, a guisa d’amabile corrente.

La Cima di Tulip in contrasto con le Radici ed il Sottosuolo; la Musica in contrasto con il Silenzio; i Venti in contrasto con l’immobile apatia del veleno; la Luce in contrasto con la Tenebra; Suldanas e Morrigan, Padre e Figlia, in contrasto con Luugh e Kelthra, uniti anche loro da tale legame.



Prese la parola Shanyah Ryl, Olwa en’Càlen e futura Doror, portatrice dei favori del Minya Lùva Suldanas. La sua voce fu sicura e forte mentre rimbalzava sulla volta d’Ondo-losse e sulle fronde di Tulip.
Ella invocò i favori di Suldanas con l’elemento primario che, nelle antiche pratiche mistiche Sindarin, lega gli Eldar al proprio Padre: il Sangue Puro degli Elfi. Ella praticò un taglio sulla propria mano e su quella dell’altro sacerdote, Lòntay’Lòsse Turundumelion, ed entrambi benedirono i partecipanti tracciando una linea di sangue sul volto di loro, affinché le Maledizioni della Orrida Figlia non li raggiungessero.



Parlò poi Lòntay’Lòsse Turundumelion, Manel en’Silala e futuro membro dell’Ordine del Sole, portatore dei favori divinatori di Elentari Morrigan, Valie di Magia ed Inganno.
Un’arpa trovava però questa volta posto tra le braccia di lui mentre cantando e suonando, intonò il racconto della Creazione della Musica, che nacque dal Dolore e dalle Lacrime del Sempre Saggio, affinché dal dolore causato dai Moriquendi potesse infine nascere nuova gioia; con dell’acqua benedetta poi, egli benedì gli strumenti che riempivan la stanza –arpe di legname sacro, flauti e conchiglie sacre recuperate nella Grotta dei Terzi a Rotiniel- e poi le mani stesse della Cantrice di Ondolinde, Velya dei Lòteluin.



Entrambi, nell’Estasi della Fede, incominciarono ad intonare un Canto Protettivo, come se a parlare fossero Vala Padre e Valie Figlia, Suldanas e Morrigan: parole d’Amore furon recitate, parole di Speranza e di Giusta Vendetta, affinché potessero contrastare il loro Empio Opposto, Luugh e Kelthra.
Ed i due si presero per mano, innalzando le loro voci innanzi alle Fronde di Tulip, così che i Valàr potessero sentirli vicini a loro. Inneggiarono al Fuoco Purificatore, ai Dardi dell’Acharn ed al Dono dell’Aracano Fanyaron mentre, coadiuvati dai messi dei loro rispettivi Patroni, supplicavano Padre e Figlia.



I tre Istari –Elendur, Turnar Anwa en’Silala; Arkhan Ehonis, Argur en’Càlen; Satras en’Zatyriel, Isil Alta-Istar en’Silala- eran posizionati con estrema precisione tra le correnti d’aria nella Sala dei Sospiri. Con un leggero ondeggiare del corpo, con gesti ricercati e precisi e con la loro voce che s’andava sempre più elevando, incominciarono a chiamare i Venti, incominciarono ad imbrigliarli e guidarli verso il Doriath del Sud ove più era necessario che la Musica e la Voce di Velya arrivasse, a mondare gli animi degli Eldar e ad abbattere le difese dei Moriquendi.
E i Venti risposero, le fronde di Tulip sospirarono, le correnti d’aria cominciaron dapprima gentilmente a suonare tutti gli strumenti per la Sala, intonando un canto unico e sublime, in onore dei Valàr. Circondati da quelle correnti, gli Istari innalzarono al cielo la loro Voce e la loro Possanza Arcana, nuovo tassello d’una Antica Pratica Calaquendi originariamente potentissima ma poi dimenticata.



Una voce, melodiosa e nobile, s’alzò lentamente nella Sala dei Sospiri: Velya Lòteluin, Càle Silmo e Minya Aiwe en’Silala, cominciò a cantare. Le sue dita scorrean dolci e veloci sugli strumenti innanzi a lei, delicate come fossero state di Ninfa.
Suonò tutti gli strumenti di cui si era circondata, coprendo tutte le tonalità della scala musicale; i Venti, poi, la seguivan ed aiutavan con gli strumenti più lontani, suonandoli per lei, intonando la sua stessa melodia. La voce di lei era gentile ed ammaliante, da impedir quasi di proferir parola tant’era sublime e preziosa. E quella era la nostra volontà: lasciare che i Venti trasportassero quel suono dolce e rassicurante verso gli Eserciti in battaglia e verso il Tempio di Kelthra, affinché i sacerdoti degli Empi fossero zittiti.



Le correnti cominciaron a turbinare nella Sala, sospingendo le fronde e le sete degli Eldar presenti. I mantra arcani e le preghiere cominciarono a unirsi con i Venti, affinché venissero trasportate dagli stessi verso Sud. Lòntay’Lòsse e Shanyah, come fossero un tutt’uno, cominciarono ad invocare gli Spiriti Bianchi dei Caduti, degli Avi ed i Valàr: invocazioni in Antica Lingua Quenya e in Antica Lingua Sindarin si fusero nel momento, affinché l’Oscurità ch’ammorbava l’aere di Ceoris potesse essere mondata, indebolendo i Drow che da essa traevan forza; affinché il Piccolo Villaggio potesse riprendere a respirare ed a mirare i cielo contesto di stelle argentee; affinché le Barriere Oscure dei Drow cadessero, indebolite, sotto le sferze dei Luminosi, dei loro Eserciti e dei loro Alleati ed Amici.



Nonostante la stanchezza d’un rituale atto a contrastare la Possanza dei Drow, gli unici le cui arti arcane eguagliarono quelle dei Calaquendi nelle Antiche Battaglie e soprattutto nella Guerra dei 100 Anni, le voci dell’Alleanza mai vennero meno, mentre gli Eserciti degli Elfi combattevano per la libertà del Doriath.
Cedere il passo non sarebbe stato minimamente contemplato: ne andava il presente ed il futuro di tutti i giovani germogli degli Eldar; tutto sarebbe inevitabilmente cambiato, ammorbato dall’Oscurità; non solo il Doriath sarebbe mutato, ma anche Arda tutta avrebbe conosciuto un dolore immenso.



L’Alleanza, a prescindere, non l’avrebbe permesso.

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