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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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By Vipera Purpurea
#16214
“Proclamarono il Bosco dei Banditi terra libera”.
La donna scosse il capo in segno di chiaro disappunto. Erano passati molti anni da quella drammatica notte, ma le fiamme che avevano arso la Foresta sembravano ancora consumarla. Il ragazzo teneva fisso lo sguardo su di lei e, senza fiatare, restava in attesa che riprendesse a parlare. Osservava ogni sua espressione, cercando di individuarne il nesso con ciò che gli stava raccontando, pur consapevole di non avere davanti il suo vero aspetto.
La mezz’elfa prese il calice sul tavolo e lo svuotò d’un fiato.
“Libertà… arrivarono con violenza e bruciarono ogni cosa. Il covo venne distrutto, i miei fratelli dispersi. Tutto in nome della libertà. Ma quale? Quella di regnare di nuovo incontrastati.”
La donna poggiò i palmi delle mani sul tavolo e si sospinse in piedi. Dopo un primo passo falso, prese a camminare verso l’uscita della locanda. Si voltò verso il ragazzo, ancora seduto con gli occhi fissi su quella figura avvolta da un mantello color porpora.
“Vuoi rimanere lì ad ammirarmi le natiche? O pensi di seguirmi?!”
Il ragazzo la raggiunse rapidamente lanciando una moneta all’oste.

I due proseguivano affiancati, mentre una leggera brezza proveniente da nord agitava i loro mantelli.

“Tentammo di rimarginare quella ferita, ma senza una casa non può esistere una Famiglia.
Tornammo a vivere nelle ombre. Alcuni di noi smisero di seguire gli insegnamenti di Oskatat e finirono per abbracciare ciò contro cui avevano lottato. Altri decisero d’infiltrarsi, nel tentativo di condizionare le decisioni dei nostri nemici. Ma le risorse scarseggiavano e la nostra organizzazione era ormai troppo debole per riuscire a riprendersi rapidamente. E così, col passare del tempo, i contatti tra noi divennero sempre meno frequenti; le risposte tardavano ad arrivare e l’odio verso i regnanti corrotti, che un tempo animava i nostri spiriti, lasciava il posto agli affetti che, nel frattempo, si erano creati.”


I due erano ormai arrivati al limitare del Bosco Vecchio, l’antico bosco che occupa le rive del fiume Faver, a metà strada tra Deanad ed Amon. La fitta vegetazione era nuovamente rigogliosa e impediva alla luce di penetrare, lasciando spazio soltanto a nebbia e ombre. Tra i grandi alberi di Yew, la tomba di Oskatat era avvolta dall’edera. Con fare nervoso, la mezz’elfa tentò di ripulirla.

“Non smetto di pensare a quella notte. In tutti questi anni di esilio volontario, non ho fatto altro che ripercorrere quegli istanti. Se non mi avessero catturata e rinchiusa in quella fredda cella di Helcaraxe, tutto ciò non sarebbe accaduto.
Le Lame Silenti non erano mai state tanto forti e influenti, ma anche così vicine alla nostra rovina. Ed io non sono stata in grado di accorgermene per tempo”.


Gli occhi della donna erano adesso rivolti al fiume, mentre lo sguardo del ragazzo era rimasto fisso sulla lapide.

“Che cosa intendi? Che avresti potuto fare?” chiese alla mezz’elfa.

“E’ ciò che mi sono domandata per tutto questo tempo” rispose lei.

“Ed hai trovato una risposta?” la imbeccò l’umano.

La donna restò ferma ad osservare le lievi increspature che il vento creava sull’acqua, di solito quasi immobile in quel punto, poi annuì.

“Non avrei dovuto fidarmi così tanto di me stessa”.

Il ragazzo si voltò di scatto, quasi non credendo alle proprie orecchie. Restò in silenzio, mentre la mezz’elfa si accese l’erbapipa.
“Ero sola al comando. Fu questo il mio errore più grande. Avrei dovuto condividere quel fardello e fare in modo che la mia prigionia non risultasse così determinante. La prima ed unica volta che riuscirono a catturare La Viperai…”.

Il ragazzo si avvicinò alla donna e le sottrasse l’erbapipa dalle dita. Tirò una profonda boccata e poi le disse:
“E se ti dicessi che ho trovato un modo per rimediare al passato?”

La mezz’elfa si voltò aggrottando la fronte: “Di cosa parli?!”

“Seguimi”, replicò l’uomo, “Lo Sciacallo ti aspetta”. Poi rimontò a cavallo e si diresse verso la Capitale delle Westlands.
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By Nemiel
#16236
INCONTRO

Tanto l'uomo si duole alla perdita delle cose tanto è più grande il valore in esse. Che solo il nome diventi paura, fedeltà, timore, amore, sofferenza, gioia.
Che aumentino le tasse, le multe, la gloria, l'idea della Corona. Lo stesso fautore che infilza la lama, è lo stesso fautore che te la dona; questa è la realtà, questo, sei tu, Primo Consigliere.

Passano le stagioni: i giorni cupi in cui si scorgeva la piazza vuota ormai sembrano un lontano ricordo...
L'aquila sembra volare ma allo stesso tempo torna, docile, all'interno della voliera.

I poveri spiriti cantano sonetti di disgrazia intonando sofferenti lodi alla fame: eppure ti tendono la mano come al più caritatevole degli uomini.

Il labirinto delle Westlands, in un modo o nell'altro, incrocia ogni realtà ed ogni esigenza...

Al centro, c'è la Corona.



"Ho un'idea..."


"Ci rivedremo presto".
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By Bountyhunter
#16272
la chiamata


Una normale sera come tante..L'uomo passeggiava per la piazza,fumava erbapipa e chiacchierava col custode; tutto normale come sempre.
dall'alto del torrione il messaggero lo chiama a gran voce e gli consegna una pergamena appena giunta

Che tutti coloro legati al patto di sangue si riuniscano alla locanda di ****** firmato " Sciacallo "

Arrotolo' in fretta la pergamena e la consegno' al custode,era scosso,incredulo e diffidente.

Se e' uno scherzo uccidero' il simpatico che ha scritto queste parole

E se non fosse uno scherzo? Se non fosse morto? non poteva lasciare questo dubbio senza che vi fosse una risposta. Sello' rapidamente il cavallo,si armo' e come il vento raggiunse il luogo dell'incontro.

La locanda era deserta,un pigro locandiere puliva i bicchieri con uno straccio e con aria annoiata; sposto' uno sgabello e si sedette ad aspettare.
Non dovette aspettare molto,al suo lato emerse dalle ombre una figura incappucciata e prese posto al suo fianco,gli porse una bottiglia di vino e sorrise.

Veleno lo guardo' con aria interrogativa,erano passati quasi 7 anni dalla loro separazione,e il tempo non era stato clemente con nessuno dei due.

Alla salute,questa roba e' meglio del Veleno

Profuma meglio di uno sciacallo bagnato pero'

L'uomo incappucciato si annuso' l'ascella destra; i due scoppiarono in una fragorosa risata e si abbracciarono.

Parlarono del tempo trascorso in questi lunghi anni di assenza,del fratelli persi,di quelli ancora in circolazione e di...Agricultura.

Ho trovato un buon campo da seminare,il padrone sembra essere un buon uomo,vorrei piantare qualche seme da queste parti e vedere un po' che piante vengono fuori

Sciacallo non parlava mai con chiarezza,non si fidava delle ombre,delle orecchie indiscrete che i muri celano.

Questa citta' sembra essere un covo di Vipere,avro' bisogno di agricoltori disposti a mettere le mani nel concime

Ti fermerai e vedere le piante crescere? o Scomparirai un'altra volta?
Mi fermero',sono ansioso di sapere che frutti nasceranno

Veleno sorrise,non si aspettava tutto questo,ma d'altronde e' sempre cosi,qualcuno appare dal nulla con nuovi piani,nuovi propositi e nuovi stimoli...e tutto ricomincia.

Ti faro' avere una lista,credo che mia Sorella abbia degli ottimi semi qui in giro,vedi se possono essere utili,nel frattempo,fai attenzione e se hai bisogno sai dove trovarmi.

I due scolarono le bottiglie in silenzio,mille idee e pensieri arieggiavano nella stanza,qualcosa sarebbe diventato realta',qualcosa erano solo risordi e rimpianti per il passato,ma l'importante era essersi ritrovati.
Lasciarono la locanda e cavalcarono nel buio fino al bivio,li ognuno fece ritorno al proprio covo,l'alba era ormai vicina.

Veleno raggiunse di gran corsa la propria casa,tolse l'armatura e si accese l'erbapipa seduto sul suo giaciglio...La mano si mosse verso la sua spalla destra,le dita incontravano ancora una volta quel vecchio marchio a fuoco sulla sua pelle,lo accarezzo' pensando,poi sorrise e disse tra se e se:

E ancora una volta...eccoci qua!


Veleno
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By Bountyhunter
#16635
L’eco della Famiglia


Una fresca notte di Adulain, presso la Taverna di…


Era passato qualche giorno dalle ultime nuove.
Dopo l’inebriante notizia di altri due fratelli, i più vecchi, ancora sani e salvi.
Era il caso di vedere che aria tirasse da quelle parti.

Giunsero assieme. Attratti dal caldo luccichio che dai lumi si faceva largo fin oltre i vetri delle malmesse finestre e, non meno, da un qualcosa di familiare che aleggiava in quel luogo tanto vissuto.
L’austero portale si aprì, senza rivelar nessuno sull’uscio. Come spinto da una forza invisibile.
Fece strada Veleno, per primo, lo seguì la rossa. Guardinghi, come sempre.
Un’ombra sembrò protrarsi su di lei e, quando si volse, si trovò uno sconosciuto proprio accanto.
Insolitamente, non l’aveva neppure sentito arrivare, e ciò parve interdirla.

Si consumarono poche chiacchiere, avvolte nel sospetto.
Sciacallo tagliò corto e, dando le spalle ai due, si mise a far strada: <<A breve sarà qui Vipera>>
Protetti dai drappi sbiaditi, si sedettero a disquisir dei fatti loro.
Pareva che lo Sciacallo avesse pensato proprio a tutto, sembrava essersi sistemato bene.

Una folata d’aria smosse le tende e annunciò l’arrivo dell’ultima, tanto attesa, sorella.
Vipera si fece largo fra i loschi avventori, raggiungendo la tavolata.
Attraverso le fenditure dei drappi, la rossa aveva seguito con lo sguardo la temibile mezz’elfa e parve come se quei sette anni, dal giorno in cui la conobbe al giuramento, non si fossero mai messi in mezzo.
Sciacallo e Vipera si spartirono le sostanziose novità da rivelare.
Sarebbero ripartiti dai bassifondi, un passo alla volta, senza disturbare l'equilibrio di quei posti, senza dar nell'occhio.
Li attendeva un lavoro di fino.
Aggiunse Vipera <<Pochi ma buoni>>
Una premessa rassicurante.

Ci sarebbe stato però bisogno di trovare altri capaci di comprendere la causa, di condividerla. Non sarebbe stato facile. Serviva gente come loro.
Veleno, svelto come una volpe fece un cenno verso la rossa <<Tocca a te, vecchietta>>
Lei, ostentò un finto risentimento per l'appellativo usato.
Nuovi nomi. Qualcosa in mente già l'aveva ma frenò la mano dal prendere la pergamena arrotolata nella manica. Se doveva metterci la faccia così, avrebbe almeno voluto esserne un po' più certa.
Si sarebbe data dell'altro tempo.

<<...e visto che sono vecchia, il giovanotto qui presente mi scorterà a casa.>>

La Vipera ne rise, poi si fece seria guardandoli tutti: <<È stato bello rivedervi, Fratelli>>.
Si sollevò una strana aria attorno a quel banchetto. Il tempo non era stato clemente con nessuno di loro. Il dolore acre dei tempi persi si mescolò all'adrenalinica gioia di essersi ritrovati ancora.

Quei quattro, delinquenti come pochi, eppure, capaci di una così profonda fiducia.



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