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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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By raya
#29230
Quando avete letto racconti di mare, avrete pensato a chi sa quale bestia marina, quale tesoro o chi sa quale manigoldo,
e non ci siete andati lontano, ma ne parlerò attraverso gli occhi di una giovane cantastorie.
Le sue avventure parlano di strane serate stravaganti, travolgimenti, inseguimenti, fughe di mare in tempesta, ma per ora ci soffermeremo solo su alcune di queste.

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Questa giovane donna, viaggiava viaggiava
raramente si fermava.


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Conobbe ogni sorta di razza
dalla più nobile a quella più pazza.
fu lì che decise di sostare
su una spiaggia in riva al mare.


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Una notte la colse la marea
fu così che venne baciata dalla Dea.
Dal Merlo si fece battezzare ,
dal Nostromo testimoniare
e dal Capitano apprezzare.


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Vide giganti in fiamme
barche scricchiolanti.
Nulla poteva più fermarla
solo una tenera rete per intrappolarla.


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Conobbe tempo addietro il Mastro
un uomo alto forte come un pilastro
che con sorriso furbastro
sistema il tricorno bluastro.


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Una sera con Arpione
ci fu una bella animazione.
In un'arena si cimentò
e la pelle a casa riportò

Fu così che lui preso dal forte impatto
non si accorse che lei aveva addosso il suo manto scarlatto.

Ma la storia qui non finisce
perchè prosegue con il Merlo che esordisce.
Alla Capitale si recarono
lui zoppo, lei cieca, elemosinarono.
Il vecchio Auldan e Lord Finam incontrarono
e con un cesto pieno di leccornie si ritirarono.

Ma qui continua la storia
si recarono in altri luoghi a far baldoria.
In compagnia di Scimmia e Brillo, il Merlo....
dal profeta dell'amore dovettero immaginarlo.

Ma di storie ne ha ispirate
questa giovane fanciulla dalle mani fatate.
Nelle sue gesta appariscente
alla storia della Struggente.


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Per non parlar dei marinai valorosi
che si son cimentati in posti pericolosi
per le leggendarie prove corsare
si son fatte cose amare.

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Dagli insulti e corruzioni
si son viste maledizioni,
delle carte han dovuto indovinare
per poi sull'isola ritornare.


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E che dir dell'ultima impresa
che per tutti fu davvero una sorpresa,
Con furbizia e tanta astuzia
il Galeone Di Loknar rubarono con arguzia.


Silenziosi e quatti quatti
fu un impresa da veri matti,
di tutti i più grandi ratti,
di sicuro tra i più epici atti!


img]https://i.postimg.cc/t4HpTP1W/15.jpg[/img]

Insomma ce ne son tante da raccontare
di inseguimenti in aperto mare


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Tanti altri son i personaggi
e avranno presto anche loro i miei omaggi.
Continueranno le loro storie
di grandi bestie e tante gioie.
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By raya
#32051
Ah quanti affari negli anni aveva concluso Ruggine indossando il manto scarlatto.
La sua bilità ad usare una lingua affilata, che doveva ai Corsari tutti, la alternava a moine ed ancheggiamenti, frutto di esperienze nelle locande di Tremec e dei balli tribali imparati a Waka Nui, li dove sapeva poteva far cedere il maschio e guadagnarci più possibile.

Oramai per lei era divenuta normale e quotidiana consuetudine commerciare, sfruttare, guadagnare e molto spesso catturare informazioni utili, oltre che imparare.
Al Nord però le cose si sono parate a lei in modo del tutto differente. Non v'era la possibilità di raggirare e sedurre quei possenti guerrieri, che ancor di più le hanno nei mesi dimostrato di essere grandi nello spirito. Era affascinata da una tale rigorosità nelle scelte di vita.

Molti penserebbero che essendo un Corsaro, preferisse sempre l'aspetto lascivo della vita, ma l'Isola per lei rappresentava, o meglio, aveva rappresentato, un'idea, un modo di vedere, fede in Danu, libertà.
Il Nord le stava entrando nelle ossa prima del pungente freddo della Baronia, mentre nel frattempo i fratelli della costa e il Capitano parevano divenir un ricordo, come un castello di sabbia che vien spazzato dalla marea, lasciando solo torri qua e la.

Nonostante il fiero popolo la etichettasse come Suver, termine non propriamente dispreggiativo per definire gli umani del Sud, ma comunque non certo rispettoso, le lasciava bere e cibarsi a piene mani di quello che era il Nord, le lasciava vivere Helcaraxe.
In fin dei conti era gente semplice, di poche e ferree regole, gente libera, prima di tutto venivano Onore, Equilibrio, Fratellanza e Fede.

Fu così che per la prima volta Ruggine decise di concludere un contratto dove non erano dobloni a dettar compenso, dopo svariati anni sentiva il bisogno di radici e avventura, sentimento oramai dimenticato e seppur confusa ancora, chiese di esser pagata con un tetto sulla testa e un letto e il poter conoscere davvero il Nord come se fosse li nata e cresciuta e li destinata a restare.

Cosa che coincise con una strana richiesta del Capitano, che tutte le informazioni riguardanti la Guerra che interessava Helcaraxe voleva avere e che rese ancor più facile la risoluzione del contratto.
Le fu concesso ben presto l'onore di aver lette le Rune dal Kunningr, con un sacrificio di sangue. Le Rune rivelarono cose che parevano dettate da cuore e mente, riscoprendo passato e futuro, mettendola in una tale soggezione Ruggine da darle pensiero costante. Una vita vissuta per arricchire soprattutto gli altri, ma impoverendo il suo spirito.

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Eppure era difficile credere che il futuro non l'avrebbe riportata a Tortuga, chiese addirittura l'aiuto di un'altra sua vecchia conoscenza, la cartomante Eracliana, che le confermava sacrificio di se, sia materialmente che emozionalmente e che un duro cammino l'aspettava, dove alla fine avrebbe potuto trovare in una nuova famiglia la serenità perduta.

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Concetti confermati da una seconda lettura delle Rune arrivata quasi per caso, quando Ruggine aveva costretto per una serie di accadimenti, lo Jarl a farsele leggere. Ancora una volta il futuro era delineato in una stessa direzione: "Persa alla ricerca della felicità spezzata dalla famiglia, ma nonostante dovrai coglierne tu il senso e l'opportunità di una nuova vita, non rinnegando il passato, ma abbracciando il futuro".
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Decise di rimandare qualsiasi scelta alla fine della guerra, ove non prese parte, poichè sicuramente non le apparteneva e ancor di più il cammino spirituale non era che agli inizi, aveva soltanto incominciato a capire cosa fosse per un Nordico il Livmor.
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By raya
#32558
Non passarono molti giorni che si vide il patto di resa ad Hammerheim. Era si un popolo fiero ma non aveva i numeri del regno delle Westland e la sconfitta si palesava inevitabile. Camminando per le vie della grande città, si sentiva solo qualche mormorio provenire dalle botteghe, il fruscio di un vento gelido che di tanto in tanto scrollava le fronde degli alberi, facendo cadere la neve al suolo.

Per un istante si fermò, face un profondo respiro e si diresse verso la cattedrale di Danu,o almeno quella che i Nordici chiamavano Danu anche se pareva riferendosi ad altro, chiudendosi in preghiera.
Il giorno successivo decise di recarsi a Tortuga, doveva continuare la sua preghiera verso quella Dea che per molti anni ha accompagnato lo spirito di avventura e ideali che hanno sempre prevalso in lei. Lungo il viaggio di ritorno, incontrò un druido che era alla ricerca di altri segnali come quella grossa fiamma che vide il giorno prima in Baronia insieme a coloro che ormai facevano parte della vita quotidiana, così il viaggio divenne l’ennesima ricerca e insieme navigando per mare ed esplorando tutte le isole del sud, giunsero sul continente umano dove ne trovarono un’altra fiamma, da lì si separano le loro strade e Ruggine proseguì verso quella che ormai considerava casa.

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Non aspettò molto e si mise subito a scrivere alla ciurma e il Capitano, su ciò che aveva visto, colonne di fiamme altissime quanto una montagna, che risucchiavano energie da portare allo svenimento. Una sensazione stranissima mai provata prima, poteva essere un segnale di qualcosa di grave che stava per accadere.

Passarono giorni e aspettava notizie dall’isola, ma niente, i giorni si susseguivano in terre ormai familiari, accompagnata da gente che più volte l’hanno difesa e aiutata, che ormai a mala pena riusciva a cavarsela da sola, dopo i lunghi anni rinchiusa sull’isola a lavorare.

Il freddo si stava facendo pungente ma per fortuna aveva un comodo giaciglio dove potersi rifugiare e riscaldarsi con un bel boccale della sua riserva di Grog Trinciabudella, da sola, o meglio in compagnia del suo piccolo amico Volpino, donato a lei qualche settimana prima, dal vecchio amico Dan, il Gerofante.
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Guardando le fiamme danzare nel camino cadde in un sonno profondo, fece uno strano sogno:
Le fiamme danzare con volti effimeri ma che avevano un senso, erano riconoscibili con delle sensazioni, tristezza, paura, rabbia, vendetta e il doppio volto, poi d’un tratto si avvicina una figura che lentamente fa spegnere queste fiamme quasi soffocandole. Era così luminosa che non riusciva a scorgerne il volto, sussurrò solo tre parole:
Fratellanza! Rispetto! Onore! Poi andò via dissolvendosi come vapore.

Aprendo gli occhi l’indomani, un po’ confusa dalla nottata, si alzò dal tappeto dove solitamente si addormentava e mordendo un grosso pezzo di focaccia farcita prese una decisione. Era tempo di tornare su Tortuga e parlare con il Capitano, era tempo di lasciare la ciurma e intraprendere un nuovo cammino.
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By raya
#34081
Erano diversi giorni ormai che le notti non erano più fredde come prima. Il calore del camino, del buon cibo e un tenero abbraccio che la cullavano nelle notti gelide .

Tra un pranzo e l’altro ebbe modo di discutere di vari affari, lavori, investimenti, fu così che si decise di mettere tutto per iscritto e ufficializzare in qualche modo quella che diventerà una società.
Corse ad organizzare un incontro speciale che volesse sbalordire i suoi soci.
Una lunga missiva fu scritta al Console per fissare un incontro e poter avere accesso alle terme per una sera.
L’acqua calda e abiti comodi, potevano far si che in tutta tranquillità si potesse parlare di progetti futuri e quelli in corso.
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Avuta la disponibilità del luogo, si apprestava a scrivere due missive sull’incontro.

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Subito approntò dei cofanetti contenendo all’interno l’indispensabile per mangiare e bere qualcosa durante la serata e degli abiti da far indossare una volta dentro le terme. Già sapeva cosa preparare e sistemare, poiché un tempo si occupava di quel posto insieme ai suoi soci Ingram e Ivade.

Giunse la sera prestabilita e si ritrovarono in locanda, dopo due chiacchiere e saluti, li bendò e afferrando le mani li guidò fino all’ingresso interno delle terme. Spalancò la seconda porta per poi togliere le bende.

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Non potevano crederci, un posto per loro mai visto, quelle acque limpide e l’odore dell’incenso, anche a lei sembrava che tutto fosse rimasto come ultima volta che vi era entrata.
Offrì delle tuniche e mostrando gli spogliatoi li mandò a cambiare.
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Nel frattempo sistemò qualche candela intorno la vasca calda e cercò di metterli a loro agio dopodiché si infilò in acqua anche lei.
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La serata terminò con un massaggio e poi tutti sul terrazzo con un una danza in memoria dei vecchi tempi e si ricordò del messaggio di propaganda che aveva usato anni addietro con gli altri soci:
"Se ti senti un po' cinghiale, alle Terme devi andare. Vuoi una sera proverbiale? corri ad Amon ..non pensare!"


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By raya
#37416
Sono passati molti giorni da quando il manto che Raya indossa venne impregnato nel sangue della battaglia. Lo Jol fu solo l'inizio di una lunga serie di eventi che coinvolsero la giovane donna, portando con essi diversi cambiamenti.

Gotterdamerung

Le rune continuavano ad essere poco propizie e la sua mente era offuscata da pensieri che si susseguivano, alcuni di essi erano nostalgia dei tempi passati.

Era stufa di essere sola, vagare per mete che non la portavano da nessuna parte, con il rischio di morire da un giorno all'altro sotto la morsa di chi sa quale bestia.
Doveva dare un senso alla sua vita, qualcosa di incisivo, fu così che durante la festa in onore di Awen, nei pressi del Monastero, vide qui piccoli bambini con gli occhi sperduti e ingenui. Li vide giocare nel prato non curandosi di ciò che il mondo fuori dall'orfanotrofio gli riservava.
Decise così di parlare con Mantasse della sua volontà di un affido, dare una famiglia ad uno di quei piccoli bambini.
Sapeva bene cosa significasse crescere senza una famiglia, una vera famiglia, questa cosa fu proprio ciò che la spinse ad andare verso il nord, i così detti cugini, gente che tra loro si appellano e si trattano come fratelli.
Ebbe modo così di poter parlare con i Templari di Amon, in compagnia anche di Mantasse che seguiva la donna consigliandola da vicino.

Non passò molto tempo per il secondo incontro e, nonostante Raya fosse capace di crescere una creatura sia economicamente che in tutto il resto, non si presentò da sola.
In quei giorni un grosso uomo, alto quanto una montagna, palesò più volte la sua volontà di sposarla.
Lei era abituata a ricevere questo genere di proposte, ma mai nessuno era stato così convinto come Joakim. Lei gli parlò di questo incontro e il motivo, non si tirò in dietro anzi, sembrava quasi che gli si illuminassero gli occhi.

Pochi giorni dopo lui si inginocchiò innanzi a lei e tenendogli la mano si mostrò nuovamente convinto nelle sue intenzioni e desideri.

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Una vera famiglia, Ruggine non ci poteva credere, una grossa famiglia che comprendeva tutto il Clan Van Duvel.
Si fece parlare della storia del Clan, gli sterminatori di Demoni, e fu così che decise di farne parte.
Una sera Joakim chiamò Bartas portandolo nella sua casa dove Raya aspetava, prima lui si fece rinnovare il tatuaggio a fuoco sul braccio destro raffigurante un lupo e subito dopo fu chiesto a Raya di ricevere lo stesso marchio sul braccio.


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Un pugnale scaldato sulla fiamma che ancora scintillava, del dolore che nulla era in confronto alla gioia di quello che significava, ora lei aveva una famiglia, e quella famiglia avrà una nuova generazione che riceverà in eredità le tradizioni di un Clan.
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By raya
#38887
Si avvicinò il giorno del torneo. Bisognava combattere per avere un campione ad Helcaraxe,lottatore che si sarebbe dovuto scontrare con il campione Huatban in nome di Yggr. La ferita del grande frassino andava risanata al più presto.
Joakim con le armi si fece strada fra i Syskar per ottenere questo onore e nel bel mezzo dell'arena, grondolante di sangue, chiese in sposa Raya innanzi a tutto il popolo.
Fu allora che lei decise di accettare la sua proposta pur consapevole che lo scontro con l'altro campione lo avrebbe potuto portare al sacrificio.

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Non sapeva se gioire o preoccuparsi per ciò che sarebbe potuto accadere, gli altri fratelli in quei giorni si dimostrarono vicini come non mai ai due promessi sposi e li accompagnarono anche all'orfanotrofio,dato che finalmente Raya poteva portar con se il bambino che aveva deciso di adottare.

Un bambino tanto dolce quanto pestifero. Aveva avuto modo di conoscerlo nel corso di vari incontri lì in orfanotrofio con e senza i Templari.
Ora quel bambino non avrebbe avuto solo una mamma, ma un padre e una grande famiglia, i Van Duvel.

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Arrivò il giorno in cui si sarebbe dovuto fare il sacrificio e spalleggiati dal clan Huatban, riuscirono ad abbattere quei grossi giganti, bruciandone poi i resti insieme a tutti gli elementi che gli era stato commissionato di raccogliere, la fiamma ai piedi dell'Yggdrasil era imponente.
Rimaneva solo un ultimo scontro da fare e il vincitore si sarebbe dovuto sacrificare in nome di Yggr.
Joakim perse quello scontro, ma la battaglia per lui non era terminata, il suo animo era combattuto fra l'essere deluso per la sconfitta o contento per il fatto che la sua vita sarebbe potuta andare avanti, portando fede agli impegni presi con la propria famiglia e la donna che aveva chiesto in moglie.

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L'Yggrasil si risanò da ogni ferita e così fu per per tutta la valle nel corso dei giorni.
Iniziarono così i preparativi per il matrimonio.

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Scelse le damigelle, che il giorno prima del matrimonio gli prepararono una sorpresa proprio nelle terme di Amon. Banchettarono e si divertirono sguazzando nell'acqua come bambine.

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Il giorno seguente andarono all'albero degli innamorati a nord di Grandinverno a incidere sulla corteccia dell'albero la loro promessa.

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Gli allestimenti erano ormai pronti, Raya inizia a prepararsi e prepara Uther per la festa, lo lava e veste con abiti nuovi.
Era molto nervosa, le passò tutta la vita d'avanti, le sue storie e avventure passate, sarebbe cambiato tutto dopo, ma era pronta ad affrontarlo.

Le damigelle si misero al suo fianco e l'accompagnarono per tutto il tragitto, giungendo al circolo dei Gael sulla cascata, lanciavano petali di fiori facendone un tappeto e lentamente la conducono verso Joakim.

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La cerimonia si svolse come le antiche usanze nordiche dettano,si scambiarono le promesse, fecero un patto di sangue scambiandosi la lama e il Kunnigr gli donò il cuore di un'orsa con il quale lui stesso vi fece un patto di sangue e entrambi ne mangiarono la carne. Sacrificarono un grosso purosangue e raccogliendone il sangue, gli sposi vennero marchiati con la runa Mannaz sulla fronte e successivamente si scambiarono gli anelli.

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Si avviarono così al banchetto e la serata proseguì con un brindisi e carne di purosangue arrosto e alcuni ubriachi, sotto effetto di funghi, giocarono al "Porco Insugnato".



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By raya
#41162
C'era una volta e tutti vissero felici e contenti.
Raya non aveva mai avuto né una vita monotona, né scevra di problemi o decisioni difficili, eppure per una volta era abbastanza serena.

Sarebbe stata una bella favola se quello che era suo marito, non l'avesse abbandonata e tornando dopo lunghi giorni di assenza non motivati, denunciasse furti dentro casa, la stessa casa che condividevano e che lei continuava ad accudire e dove teneva al sicuro quella piccola creatura che aveva deciso di proteggere adottando, decisione che aveva creduto l’uomo avesse fatta sua. Non solo, le era stato chiesto di lasciare il suo credo, il credo verso Danu che segnò le prime decisioni importanti della vita della donna.
Aveva preso parte a quelle rivelazioni che il Nord aveva avuto eppure non riusciva a dimenticare La Luminosa, non poteva pensare di aver creduto a favole sino a quel momento. Inoltre, sembrava quasi che il mantello bagnato nel sangue dei Teschio Rosso, avesse una sorta di maledizione, non vi fu neanche bisogno di intingerlo nelle budella di un sacrificio per la sua iniziazione per quanto aveva lottato a fianco dei nordici in quelle notti, eppure non le veniva riconosciuto nessun merito, né commerciale, né diplomatico, ne di combattente, seppur non esperta e feroce come i Syskar forgiati al nord.

Nella sua testa vorticosamente riecheggiava la beffa di una promessa mai mantenuta, accuse di essere una mera approfittatrice pronta alla scalata per potere economico, parole come “non hai nessun diritto, non hai preso parte a nessuna guerra al nostro fianco”, oppure l’essere trattata come una sguattera inutile se non a far compere per la famiglia che l’ospitava in casa.

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Finché non giunse consiglio amico, riflessione, meditazione e preghiera a Danu, il sorriso nello sguardo degli occhi riconoscenti di Uther.

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Non poteva lasciar che l’amicizia verso la famiglia Van Duvel, tolto l’uomo che l’aveva umiliata e soggiogata, o delle figure amiche come Thorgad e Clauss , la incatenassero ad un posto che prima o poi l’avrebbe annichilita. In realtà il coraggio molto spesso non è prendere una decisione, ma pesarla, misurarla e scartarla, anche tornando sui propri passi. In realtà era semplice, cedere a ira e pazzia o la libertà.

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La “Banca”, il potere economico, un figlio a cui lasciare eredità, questo a sua volta la sua più grande eredità lasciata ad Ardania, tutto sotto la luce guida della Magnifica Danu, cullata dalle onde di una speranza e dal contratto stretto con un uomo certo più leale e che alle clausole si attacca con tutto il suo essere e vigore.

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Il Nord era solo un iceberg giunto sino ad una donna del Sud, ma neanche nelle favole più fantasiose, il ghiaccio può unirsi al fuoco, tornava con la mente alla lettura delle rune fatta dal Kunningr:
“Quando fuoco e ghiaccio si scontreranno…”
La visione della lettura era stata forzata da un volere proprio, ora diveniva più chiara, non era un legame, ma un innaturale legame destinato a sciogliersi…. E come dicono le favole c’era una volta il Nord… appunto c’era!
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By raya
#41886
Per quanto siano vari e vasti i colori, Il bianco e il nero sono il tutto, mistici e latenti, dove prima o poi prenderanno forma, anzi potremmo dire che sono nel tutto, sono la partenza.

Da diversi giorni Raya, stava ripercorrendo tratti di sentieri calpestati affondando con i piedi nel fango intriso di sangue, fallimenti che sono esperienza e saggezza, gioie andate che sono rimpianti e semi per la nuova felicità.

Fulmini e tempeste che prendono il sopravvento per mare, dove solo abili marinai riescono a portare la pellaccia a casa.
Il sole caldo e la luce intensa del bianco candido della neve, si alternavano a delicate carezze nel buio.

Come una regina coronata di stelle che brillano, seduta nel suo regno avvolto dal buio, non può essere il suo stesso faro.

Aveva affrontato mille battaglie, ma sapeva che questa sarebbe stata la più ardua eppure la vittoria avrebbe portato a qualcosa di concreto, non il mero denaro, non possedimenti terrieri o materiali, ma un’eredità, una firma indelebile del suo passaggio su Ardania.

Per essere felici ci vuole la vita, per essere pieni della vita la si deve condividere e darne al mondo una nuova è la condivisione più estrema che si possa adoperare.

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By raya
#41950
La notte appariva di una luminosità innaturale, Nut era immensa, il suo riflesso nelle scure acque notturne sembrava dilaniare la tenebra e dar chiarore a tutto, per alcuni dei presenti anche ai sentimenti.

Il lieve fruscio degli alberi in foresta, il vento che sfiorava i volti a tener svegli nell'attesa, striduli versi che si udivano in lontananza dalla palude,
gli abomini si facevano sentire, ma sembravano venir dimenticati grazie a quell' atmosfera che si stava creando esclusivamente per poche persone riunite per l'organizzato evento.

Oltre ai Ramjalar solo pochi Druidi eran presenti, poiché Raya aveva invitato Haryon approfittando del un falò previsto per mantenere una vecchia promessa: una danza intorno al fuoco, e poi desiderosa della perfetta riuscita della serata, chi meglio di lui poteva accender un magnifico fuoco.

Essendo Rosalie ad aver voluto la riunione di quel manipolo, il tema non poteva che ruotar intorno a due cose, ovvero l'amore e Awen, anche se degli interlocutori pochi erano legati alle Divinità Umane, ma quando si parla d'amore non v'è alcuna differenza fra razze o religioni, tutto accomuna, come ahimé succede per l'odio.

La stessa Raya aveva una sua visione particolare riguardo l'amore e su i vari doni di Awen, e poche volte si è ritrovata a parlarne con non poca difficoltà e l'aneddoto proposto da Rosalie, ancor più perplessità creava in lei e solo un pensiero la rassicurò...

Finalmente dopo Loknar e Hammerheim, aveva preso una nuova strada che la riportava ad essere "Libera", quello solo per ora aveva intenzione di assaporare,
l'amore sarebbe prima o poi giunto, era dove voleva essere e poteva viaggiare quanto voleva, incontrare e conoscere chi voleva, ora solo quello contava.

Quindi si rimboccò le maniche e si diede da fare per aiutar l'amica a organizzare quella serata tra prelibatezze grigliate, danze e melodie di sottofondo. Infatti fra pasti e storielle, ancora non è chiaro per colpa di chi, o per come, quasi quasi i presenti stessi si bruciavano a dovere, poiché da piccola pira per cucinar e commemorare, quasi si rischiava l'incendio della baita druidica.

Ma chissà perchè fra scherzi e battutine tutti un solo nome fecero: "Raya è colpa tua".
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By raya
#41981
Attraversò la palude, non curante dei pericoli, raggiunse la goletta e finalmente giunse alla Grande Errante.
Il sole accarezza dolcemente la pelle, il vento soffia leggero come la brezza d'estate.
Il galeone si lascia cullare dalle onde, lo scricchiolio del legno accompagna quella leggera danza.
Iniziò a volteggiare su se stessa con braccia larghe, godendo ogni attimo di quell'istante, fino a quando gli mancò il fiato, si gettò a terra stremata.
Il respiro affannato, il cuore che pare uscir dal petto, sembrava impazzita, ma è solo perchè assaporò ciò che di più bello credeva si potesse avere. Un respiro profondo, socchiuse gli occhi.....
L'acqua si infrange contro gli scogli, provoca una dolce melodia dal ritmo continuo, sembra una danza armoniosa, si alzò e scalza si avvicinò alla prua, sedendosi sul bordo iniziò a guardarsi intorno.
Socchiudendo gli occhi e iniziò a cantare.....


Ah! Il mare.... il mare,
mi offre il suo letto.
la sua culla inizio ad amare,
il cuore mi batte nel petto.

Onde gentili
il mio corpo fan danzare,
con sorrisi infantili.
Unica distrazione è il mangiare!

Com'è limpido il fondo marino,
da esso distolgo lo sguardo
solo per il fondo del bicchierino,
ben attenta a non cader da bordo.

Respiro brezza marina e pace
incamerando serenità.
il mio spirito ora dorme e tace,
il mare mi ha donato sazietà.


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By raya
#42055
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Erano al rifugio, avanti al camino, fuori una tempesta d'acqua, ma a noi poco importava quella sera. Raya si mise a preparare qualcosa da poter sgranocchiare durante la serata insieme agli altri prahla, quando tra una chiacchiera e un'altra Rubina parlò di questa sua idea.
Addestrare dei volatili, per lei non era cosa semplice, ma d'altronde alla giovane donna, le cose semplici non sono mai piaciute. Dall'entusiasmo, prese delle bottiglie di birra e con gli altri prahla brindarono sotto la luce di un candelabro, fino a quando non si consumarono le candele e andarono tutti a dormire.

Il giorno dopo decise di mettersi subito alla ricerca di volatili, ancora non era molto capace ad addomesticare grossi volatili, abbastanza robusti per poter sopportare lunghe distanze. Iniziò a girare in lungo e in largo, cercando di imparare e conoscere meglio alcune specie, fino a quando non trovò un grosso corvo dinanzi a lei.

Era perfetto, le sue piume di un nero lucido mai visto prima. Era li che la fissava, Raya si tolse gli stivali e con passo felpato, si avvicinò lentamente senza farlo scappare, prese un biscotto dalla sua sacca e con un gesto lento e delicato, porse il biscotto.

Il corvo continuava a fissarla, i suoi occhi sembravano squadrarla, quando di scatto si fiondò sul braccio e prese il biscotto. Gli artigli penetrarono leggermente la carne,
strinse i denti, non curandosi molto del sangue che iniziò a fluire dalle ferite, continuava a fissare quel corvo. Con una mano sistemò il mantello sulla spalla e sopra vi poggiò un altro biscotto facendo spostare così il corvo.
Scoppiò a ridere, "da oggi ti chiamerai Biscotto".

Tornò al rifugio fiera del volatile, che finalmente riuscì ad addomesticare, lo sistemò sul muretto e arrotolando una pergamena parlava al corvo.
"Vedi Biscotto, questo foglio dovrai portarlo legato alla zampa, ti insegnerò la via che dovrai fare" Accarezzò il corvo e legò la pergamena facendo un fiocco con dei fili di erba, cercando di non stringere troppo.
Andò a cercare Utghard all'accampamento e si incamminarono verso Loknar. Arrivarono a destinazione " Vedi biscotto è da qui che dovrai portare questi rotoli di carta" .
Lo sistemò sopra la banca e dandogli degli altri biscotti lo lasciò per un po' di tempo li facendolo familiarizzare con il posto. Dopo un paio di giorni lo riportò al rifugio.

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By raya
#42093
Dopo le avventure con i Ramjalar la via la condusse sull'isola di Tortuga.


Il Patto di sangue

Era una sera come tante, la ciurma era a girovagare per mare, la piazza fin troppo tranquilla.
Il mare era leggermente increspato, il rinfrangere delle onde sui ruderi di navi crollate a picco,
rimbombava, anche se per brevi attimi alternati, nella stanza.
Si alzò lentamente senza far rumore dalla sedia, avvicinandosi alla porta e molto lentamente l' aprì cercando di non farla scricchiolare.
Chiuse la porta dietro di sè e scese velocemente le scale giungendo così in piazza.
Si affacciò per un attimo sulla spiaggia osservando il cielo, fece un lungo sospiro socchiudendo gli occhi, poi tornò dal custode.
Si sentì toccare la spalla, si voltò con un leggero scatto impugnando il manico della scimitarra, e vide il Guercio.
I loro sguardi s'incrociarono per un attimo, che tra loro due ci fosse un'affinità era ormai fin troppo palese, fu il primo tra tutti i corsari che Ruggine conobbe.
Il loro incontro fu molto particolare, lui era alla ricerca del proprietario di un grosso galeone ormeggiato presso il rifugio, fu così che loro due s' incontrarono.
Non riusciva ad accettare che una donna così giovane, sperduta tra le terre selvagge, fosse il capitano di un grande galeone, mentre il più temuto dei filibustieri scarlatti,
tra i più vissuti e longevi di Tortuga, forse anche il più ricco, non ne possedesse più uno.
Non poche furono le loro discussioni, molte delle quali prevedevano in parte, il futuro della giovane donna. Lui riuscì a procurasi un galeone, rinunciando così a rubare quello di Ruggine, ma ottenne ben altro che il solo galeone,
ma la presenza costante sull'isola della giovane fanciulla.
Di lune ne son passate molte da quella notte, sembrano quasi come un lontano ricordo, che al lume di una torcia i due ricordano tracannando grog, nella stiva della Lacrima Nera.

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Le loro discussioni quella sera s'incentrarono sulle future prove, lui sarebbe stato disposto a scommettere tutto sulla fanciulla.
Riponeva così tanta fiducia in lei spingendolo fino a proporre il "Patto di sangue tra fratelli della costa".

Ruggine rimase sorpresa dalla sua proposta, e conoscendolo bene la prima cosa che pensò, che sarebbe stato uno dei suoi tranelli, ma qualcosa per un istante la fece ricredere.
Un Patto di sangue è considerato come un legame tra i più importanti su Tortuga, uno dal quale non si può retrocedere se non con la morte stessa.

Furono interminabili quegli attimi, il sangue colava dalle loro mani unite sporcando le assi sotto i loro piedi.
Il patto ora era compiuto, non vi saranno tracce a confermarlo, nessuno scritto, se non solo la loro memoria, fin quando non perderanno loro stessi la ragione.
Le acque stranamente sembrarono essersi calmate, Danu quella notte era lì come a confermare la sua benedizione. Ruggine così tornò in camera con passo felpato e sedendosi alla scrivania si soffermò a riflettere per tutta la notte al lume di una piccola candela, volgendo lo sguardo di tanto in tanto verso la balconata illuminata dalla luce di poche torce rimaste accese.
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By raya
#42112
[24 Macinale 277 Amon]

*Nel bel mezzo di una serata, una giovane musica, circondata da molte persone, inizia a pizzicare dolcemente le corde di un luito, intonando una melodia*


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Una notte solitaria s'incontrarono casualmente
tre figure.... una bionda sorridente,

l'uomo alto e affascinante
e la rossa un po ammiccante.

Si racconta per la strada,
di quanto fosse stata animata la serata.

A squarciagola risa e canti
da far risvegliare tutti quanti.

"Fateci dormire maledetti!"
Gridarono impazziti da sotto i tetti.

Che strano incontro fu per loro,
ma trovarono in comune "PA LA TE" d'oro.

E da qui che comincia la storia,
tra sghignazzi, alcol e baldoria.

Ahimè il Governatore poverino,
si ritrovò nel mezzo e concludemmo l'affarino.

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Che lavoraccio Danu Santa
lavorammo come cinquanta.

Un grosso spettacolo spettacolare
organizzammo in mezzo al mare.

Non Uno ma ben due Galeoni
governato da coloro che si fan chiamare "Leoni"

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Un'avventura marinaresca, con mozzi e Capitani
che si pugnalano tra loro come varani.

Tra urla, canti e pure balli
quei tre saltavan su e giu dalle navi come cavalli.

Vira a tribordo e poi a babordo, poi a prua e pure a poppa
Inpugnarono le spade e in fine accesero dei fuochi la stoppa.

Scalpitii, urla e applausi,di tutte qelle genti,
si godettero il trionfo delle loro geniali menti.

Chiudettero in fine la serata
in locanda con una bella abbuffata!

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