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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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By Mantasse
#32385
Mantasse stava finendo di prestare servizio al Tempio di tutti i Giusti, finendo di ripulire una navata dalla polvere di pietra, lasciata dagli ultimi interventi architettonici per il rinnovamento dello stabile. Mentre stava raccogliendo la polvere, raggruppata in precedenza con una scopa, il sacerdote si sentì tirare la tonaca e, voltandosi, vide Dugan con il faccino sorridente. Mantasse allora sorrise di rimando e gli disse: "Ho quasi finito, tu va di sotto, prendi da Basha un bel diarietto e fatti dare anche il pennino ed il calamaio, poi arrivo". Dugan, un ragazzino biondo di 8 anni, cominciò a correre felice, mentre Mantasse provò a redarguirlo: "Dugan l'inchin......", ma il ragazzino corse veloce fuori dalla Chiesa e giù per le scale della Fortezza.
Il mezz'elfo terminò cosi i suoi doveri e, in linea con la dottrina, si inchinò sei volte e si segnò altrettante volte, volgendo lo sguardo nella direzione di ogni statua, prima di lasciare il luogo di culto. Si incamminò cosi verso l'aula studio, la sala dove si svolgono le lezioni per il postulantato, e giunto ivi trovò Dugan, seduto su di un banco e con tutto l'occorrente che Mantasse gli aveva chiesto di reperire. Il sacerdote si avvicinò al bambino e, con una carezza sul capo, gli stropicciò un po' i capelli; Dugan gli fece cosi posto sullo sgabello, per poi sedersi in braccio a lui.
"Pap....ehm Padre Mantasse, cominciamo?", chiese ansioso il ragazzino, mentre il sacerdote annuì con il capo.
"Ora guarda bene Dugan, voglio che impari a leggere e scrivere anche tu, perchè è veramente importante.....cominciamo"

"Durante una spedizione, per verificare che i tremendi echi del passato rimangano solo ricordi nelle segrete delle macerie di quella che fu la Torre dei Necrarchi, io, il novizio Edgar Wortley ed il novizio guardiano Liam Grime, ci imbattemmo nella solita resistenza dei briganti, che lì si sono stanziati da ormai anni. La resistenza sembrava più coriacea del solito, ma raggiungemmo ugualmente le stanze di uno dei loro "capibanda", sbaragliando le sue difese e rendendo vano il suo tentativo di imboscata. Perlustrando la stanza, in una scarsella da cintura, trovammo una missiva stropicciata ma ancora leggibile, che raccogliemmo e leggemmo una volta tornati verso la zona della locanda del Trivio.
Nella missiva si enuncia di una spedizione, ad opera di un gruppo di avventurieri, in un antro di Monte Zefiro (non ben specificato, ma si presume fosse il covo dei Briganti del Corvo, per via della descrizione sommaria di posto occupato e pericoloso nella montagna) alla ricerca di qualcosa, non ben specificato cosa. Durante il recupero della refurtiva perdono la vita Joe e Hander, quest’ultimo un prete, un certo Herb detto “lo smilzo” viene dato per disperso e, infine, questo Lawrance invece riesce a fuggire. Braccato e ferito, Lawrance nasconde nel Bosco sotto Daenad la refurtiva e scrive questa lettera a Gwen Althyran per indicarne il luogo, nella speranza che le giungano mai, lettera e refurtiva.
Lawrance, l'uomo che ha scritto la lettera, perderà la vita quella notte stessa, tra il timore dei lupi e dei rumori spettrali che provengono dal villaggio maledetto.
Cercando di identificare la zona della refurtiva, spiegata a grandi linee nella lettera, riuscimmo nel nostro intento e recuperammo una piccola cassa ed il suo contenuto. Portammo tutto al Monastero, nelle Sacre Terre del Verbo, dove misi tutto in un sacco; chiesi ai fratelli di non dividere la refurtiva, ma che fossi intenzionato a trovare questa Gwen di cui parla la lettera. I fratelli acconsentirono, cosi caricai il sacco su Grigiore, la mia giumenta, e, con la lettera in saccoccia, partii alla ricerca della fanciulla. Awen non mi avrebbe mai perdonato se non avessi trovato quella ragazza, che invano attende il suo amore, che mai tronerà tra le sue braccia.
Le poche informazioni sul gruppo, chela missiva mi tramandò, mi fecero venire un'idea: il sacerdote, che seguiva quella compagnia, doveva pur aver preso i voti in qualche Chiesa o prestato servizio in qualche tempio, quindi il nome non poteva suonar nuovo, mentre la seconda idea era quella di chiedere di una ragazza di nome Gwen...."


"Pap.....ehm....Padre Mantasse anche voi avete combattuto i briganti? Che arma usavate? Lo scudo era grande? E.....", chiese in rapida successione il bimbo, il quale osservava le mani di Mantasse scrivere e cercava di seguire le parole mentre il sacerdote le ripeteva a voce. Il giovane mezz'elfo sorrise e prese parola: "Hey calma calma, frena. Io non so combattere Dugan, le armi non fanno proprio per me, la difesa e l'offensiva l'hanno portata Edgar e Liam, io sarei morto laggiù da solo. Loro sono Cavalieri valorosi e abili. E poi mi ci vedi? Quegli scudi grandi che vedi portati da loro pensano forse più di me!", terminando con una sonora risata di entrambi.
Ripresero poi con lo scritto e con il racconto.

"La prima indagine mi portò nel borgo di Nosper, la cui contadina ricordava di aver sentito dalla filatrice parlare di una certa Gwen. La filatrice poi mi disse di chiedere ai cuochi della locanda del paese, i quali mi dissero che vi era un mercante, il quale aveva un banco nel mercato cittadino di Amon, la cui figliola portava proprio il nome che andavo chiedendo in giro. Giunto dal mercante ad Amon, tuttavia, la figliola si chiama si Gwen, ma era appena nata, e per poco non mi denunciava alle autorità per aver osato chiedere un incontro con lei. Spiegate le mie intenzioni e scusatomi per il disturbo, ricomincia la ricerca. Questa volta fu il liutaio di Eracles, vecchio amico di mio padre, a darmi la dritta circa una ragazza di nome Gwen, ma mi disse di chiedere a colei che gestisce la locanda del borgo, poichè ella diede, tempi addietro, un lavoro alla ragazza. Tuttavia, in un componimento, mi mise in guardia che colei che stavo cercando, era abile di bocca, ma non per cantare o narrare storie....Lasciai cadere la cosa. Giunto dalla locandiera, essa, con la conferma di un avventore abituale del luogo, mi disse che Gwen lavorò da lei come "intrattenitrice per uomini" e mi diede il profilo di una ragazza bellissima e molto libertina. Mi disse che, se la mia intenzione era rintracciarla, sarei dovuto andare ad Hammerheim. Giunto alla capitale delle Westlands, girai per la città cercando informazioni, fino a che, nella bottega delle sartorie, per poche monete d'oro, sciolsi la lingua di un'artigiana, la quale mi rimandò a Nosper, in cerca di una certa Salena, una contadina molto amica di Gwen.
Trovai Salena, una brava ragazza, dedita alla coltivazione della terra ed alla famiglia, la quale però rimaneva restia e sul chi va là, una volta sentitomi pronunciare il nome di Gwen. Cercando di tranquillizarla, giungemmo ad un compromesso: mi avrebbe detto dove trovare Gwen, se prima fossi riuscito a riportarle il marito scomparso, Herb detto "Lo smilzo", scomparso da diversi giorni. Mi diede una rapida descrizione fisica dell'uomo e mi congedò. Sapendo della pericolosità dei luoghi, che la spedizione ha affrontato, tornai allora alla Fortezza del Sacro Verbo..."


"Ma quanti giri......povera Grigiore, sarà stata distrutta......", esclamò Dugan.
Mantasse annuendo continuò.

"Alla Fortezza del Sacro Verbo trovai Edgar, al quale chiesi aiuto per la ricerca, e, poco prima di partire, anche il Primo Cavaliere Erik PhoenixFlame, il quale, senza nemmeno voler sapere bene i fatti, accettò di darmi una mano, vista la mia premura e preoccupazione circa i fatti che stavano succedendo. La nostra cerca ci portò a controllare le miniere accanto a Forte Zefiro, ma le speranze di trovarlo lì si rivelarono vane, cosi cavalcammo verso Daenad. Là i non morti erano in subbuglio, più del solito, mentre trovammo un servitore dell'Oscuro, coloro che vengono chiamati Litch Antichi, fuori dalla sua abituale dimora. Non fu facile sconfiggerlo, ma ce la facemmo, e trovammo poi il corpo di Herb. Lo caricammo sul destriero di Ser Erik, e cosi lo riportammo a Salena. Dopo una rapida benedizione della salma e qualche parola di commiato, cercammo di donare un po' di conforto alla povera donna, la quale ci ringraziò per averle riportato almeno il corpo del marito e ci diede l'informazione, tenendo fede al patto stipulato. Preso congedo, ci dirigemmo verso dove ci fu indicato: Il Trivio."

"E qui avete incontrato me, ci sono anche io nella storia...", urlò di gioia il bambino. "Sshhh, piano.....si certo che ci sei anche tu, è il tuo diario", disse calmo Mantasse, in risposta.

"Nonostante l'ora tarda della sera, vi trovammo un ragazzino, vestito di stracci e un po' sporco, che giocava nella terra..."
"Hey papà.....ehm....Padre Mantasse.........", borbottò Dugan, ma il prete continuò, subito dopo aver mormorato: "E' vero...lo sai".

"Avvicinato il ragazzino chiedemmo di Gwen e lui si offrì di portarci da lei. Qui iniziano i guai inaspettati: nel sottoscala della porta sul retro del Trivio, lato est per intenderci, sotto una grande foglia di felce, si trova un piccolo passaggio attraverso il quale il ragazzino ci invita a seguirlo. Non sappiamo tutt'oggi dire dove esattamente portasse, sembrava un labirinto di vie, per lo più scure, sola la torcia e Dugan (il ragazzino) a farci da guida. Giungemmo d'innanzi ad una sontuosa villa, che poca aveva a che fare con l'architettura semplice e rurale di Nosper, e, dopo che Dugan bussò, comparve quindi Lady Gwen. La donna si presentò vestita di veste pregiate, di una seta nera particolarmente rara, con gioielli sulle mani e tra i capell e un simbolo sacro al collo (ma alla domanda se fosse una sacerdotessa, glissò dicendo che fu un lascito del padre), alquanto vecchio e strano; lei era veramente bella ed affascinante: lunghi capelli lisci e neri, pelle candida e liscia, labbra rosse, corpo dalle forme perfette e profumato di fiori, voce suadente, capace di rapire i tuoi pensieri solamente con una parola, un gesto, un movimento o un semplice passo.
Entriamo nell’abitazione, una sala ricca di cimeli preziosi e antiche statuette ci attende, mentre scopriamo che il povero ragazzino era come uno “sguattero” per questa donna (e, all’ordine di lei, ci chiude dentro casa). Le consegniamo la refurtiva e la missiva di Lawrance, e qui una pantomima da attrice consumata ci travolge: lacrime forzate e finto svenimento tra le mie braccia. Oltre delle tende candide, troviamo una strana stanza da letto: un letto matrimoniale elegante, uno specchio molto simile a quello che si trova sul lago di lava sotto la caverna dei Solen, armadi molto pregiati e casse ricolme di preziosi o altro (che non ci è dato sapere). Posai sul letto la donna e lì Gwen cerca di irretirci, corromperci con pose da donna lasciva, salvo non trovare riscontro e quindi puntare sul “dolore della perdita del povero Lawrance, "tanto legata a lei e al ricordo del padre”, a suo dire. La donna ci chiese di aiutarla a terminare ciò che Lawrance non era riuscito a fare, per onorare la sua morte (“Lawrance non deve essere morto invano”, cosi disse più volte) e la memoria del padre.
Cosi, mentre il Primo Cavaliere resta con Dugan, io ed Edgard seguimmo Gwen attraverso una porta a muro. Il luogo era freddo e due stanze ci si attesero: una chiusa (che poi si dimostrerà una stanza delle torture), e quella nella quale corremmo prontamente. Una statua di Vashnaar troneggia nella ricca stanza, vigile su un circolo rituale di candele con un cuore umano al centro. Qui Gwen, corsa del centro del circolo, invocò il dio Oscuro, mentre cercai di resistere alle forze maligne che dal rituale cominciarono a propagarsi, nel tentativo di raggiungere il centro del rituale e cercare di controritualizzare nel nome dei Giusti. Riuscii, con una spinta, a far cadere la donna fuori dal circolo, versando prontamente sei boccette di acqua benedetta e cominciando una lunga preghiera per fermare le forze in atto, ma fu vano. Un'enorme potere si aggiunse a quello del rituale, proveniente dalla statua dell'Oscuro,
mi scaraventò fuori dal circolo, entro il quale comparve un terribile demone. Gwen iniziò a scusarsi con quella empia creatura, dichiarando di non essere riuscita a portare più cuori per “tenere fede al patto”, ma che ha portato anime pie in cambio, indicando noi. La creatura allora ci fece contro, dirigendo verso di noi un urlo intimidatorio. La Grazia di Awen, tuttavia, permise al mio animo di reagire a quel terrore e di far fronte alla luce armoniosa del Compassionevole, per richiamare a noi Ser Erik. Pregando per le loro cure, i miei due fratelli riuscirono ad abbattere il demone, smembrando poi il suo corpo.
Fatto questo, mentre io purifico il rituale, i fratelli cercarono informazioni interrogando Gwen e scoprendo che il simbolo sacro era si eredità del padre, a suo dire uno dei più grandi sacerdoti di Vashnaar esistiti, che questo “patto” sarebbe servito per riportarlo su Ardania e cosi facendo allungare la presa dell’Oscuro su tutto il continente. Persi la pazienza, le strappai il simbolo sacro dal collo e, in qualità di inquisitore e membro dell'Ordine Monastico dei Guardiani del Tempio, diedi l’ordine di arrestare la ragazza e portarla alla Fortezza. Detto questo, invocai la Benedizione dei Giusti per distruggere la statua dell’oscuro, ma fu allora che il circolo iniziò a pulsare instabilmente, innalzando fiamme che iniziarono a bruciare ogni cosa, e la donna, inneggiando ancora alla grandezza di Vashnaar, si gettò in esse, mentre un enorme demone comparve nuovamente e ci mise in fuga dalla casa in fiamme. Con grande fatica riuscimmo nell'intento di sconfiggerlo e di fuggire prima che le fiamme ci avvolgessero, riuscendo nella disperata impresa di salvare il bimbo. Dugan, spaventato, riuscì comunque a portarci nuovamente al Trivio, attraverso quei vicoli oscuri, mentre le fiamme inghiottirono la magione."


"E qui Dugan salvò i cavalieri, senza paura......" si esaltò il ragazzino, ripreso subito da Mantasse: "E qui Dugan pianse e tremò, ma fece ai cavalieri il più bel regalo che potesse fare, si fidò di loro. Cosi sei venuto da me, ti sei lasciato abbracciare e hai dormito nella mia cella, mentre io sono stato ospite della Locanda di Ser Vindir.....ed ora, eccoti qui. Il più bel dono degli dei.".

Con un bacio sulla guancia del sacerdote, Dugan si congedò, raggiungendo Aurora, figlia di Ser Vindir, e Harald, figlio di Ser Erik, per giocare nei giardini del borgo del Monastero. Mantasse ne approfittò per scrivere le ultime righe, come una nota di fine capitolo:

"Questa è la prima parte del diario di Dugan, che avrà ancora molto di cui scrivere. Possano i Giusti benedire il suo cammino".

La firma di Mantasse chiuse la pagina, elegante e ben curata.
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