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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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By greentree
#35111
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Era la sera del ventunesimo giorno di Narwain, il mese che aveva da poco dato inizio all'ottava parte della ventitreesima fioritura del Tulip secondo il computo del tempo degli Eldar.

La ultime tinte rosate della luce crepuscolare erano appena svanite oltre gli Elvenquist, lasciando che il Doriath si immergesse in una fioca notte illuminata appena dal bagliore delle eleni nel cielo.

Con il loro tipico ed appena percettibile passo, un gruppo di sindar guidati dall'Argur percorreva la strada boschiva alla volta del confine del Sacro Bosco. Il silenzio notturno si intervallava di tanto in tanto al bubolare di un gufo.

Procedevano con portamento solenne, preparandosi spiritualmente per il rituale cui a breve avrebbero preso parte, con l'intento di parlare con gli antichi spiriti della foresta.

Da sette anni ormai, erano stati costretti ad abbandonare Tiond, la Verde, e mai nel loro animo si era sopita la nostalgia per quella che un tempo era la loro casa. Nulla potrebbe difatti sradicare dall'animo di un sindar il legame che questi ha con la foresta.

La loro antica dimora ora giaceva in rovina, conquistata dalle forze naturali che si erano risvegliate. La natura selvaggia aveva preso il sopravvento senza che il popolo degli Edhil Mhithrin potesse spiegarsene il motivo. Spiriti irrequieti dalle sembianze di creature arboree vagavano ora nella zona, intenti a difenderla da chiunque fosse stato così stolto da avventurarsi nei suoi intricati sentieri.

Giunti che furono nei pressi del santuario di Suldanas, sotto le rosse fronde si liberarono delle armature, cosparsero il proprio corpo di polvere dorata e diedero inizio al rituale.

Intonando antichi cantici in sindarin, accesero un falò nel quale vennero offerti in dono parti di sacro legno dorato e manciate di muschio purpureo i quali, in pochi istanti, fecero divampare un'insolita fiamma che si stagliava alta oltre le fronde degli alberi.

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La zona fu presto pervasa di sacralità , piccole luci danzanti apparvero tutt'intorno e la figura eterea di un antico spirito prese a delinearsi oltre il fuoco.

Avendo compreso che nulla aveva da temere, questi si rese disponibile nel rispondere alle domande dei sindar, così che essi poterono apprendere che gli spiriti dormienti da millenni sotto Tiond, si erano destati prendendo la forma di esseri vegetali. Giungendo da un tempo molto antico, reputavano qualunque altro essere vivente diverso da loro come una potenziale minaccia.

I sindar compresero che avrebbero dovuto guadagnarsi la fiducia dei nuovi abitanti del Bosco Sacro, dando loro modo di percepirli non più come minaccia, ma come guardiani e difensori dei suoi confini.

Da quel momento nessun eldar si sarebbe avvicinato troppo a una di quelle creature, nè avrebbe levato la spada su di esse. I confini di Tiond sarebbero stati pattugliati dai sindar al fine di respingere chiunque vi si fosse avvicinato con l'intenzione di violarli.

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By Sandeman
#37632
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Il proclama dell'Argur parlava chiaro, l'ingresso nel Bosco di Tiond era proibito, i rovi e le piante ancestrali, seppur ostili e aggressive, andavano protette e non più cacciate. La quiete del Sacro Bosco andava preservata. I Draug avevano ricevuto ordine dal Minya Draug di pattugliare con attenzione la foresta, nessuno si sarebbe dovuto addentrare tra quegli alberi senza il permesso dell'Argur en'Valinor.

Si stava facendo notte, gli ultimi raggi del sole illuminavano le cime degli alberi più alti, dalla fitta boscaglia silenzioso apparve Lhaewon accompagnato dal suo lupo gigante. Quella sera era il turno dei due elfi silvani fare la ronda, Einaliam era pronta da tempo, sorrise cordiale al gwador e senza parlare, si avviarono tra gli alberi della Sacra Foresta di Earlann. Si muovevano agili e silenziosi, invisibili agli occhi di quelle creature, senza disturbare quella quiete e quell'equilibrio. Guadarono il fiume del nord, passarono tra i resti della perduta Tiond osservando con malinconia ciò che ne restava, seguirono la costa per controllare la presenza di eventuali imbarcazioni.

L'oscurità della notte era contrastata solo dalla fievole luce delle lanterne rimaste ad illuminare la foresta, Einaliam e Lhaewon si fermarono al vecchio faro di Tiond, la Minya Draug aveva ordinato di controllare quell'edificio, sarebbe potuto divenire un buon avamposto per i Draug. I due sindar si soffermarono a verificare la solidità della costruzione, sotto i rovi e le piante rampicanti il legno delle pareti era ancora solido ed in buono stato, sarebbero bastati pochi lavori per rendere di nuovo accogliente quel vecchio faro.

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All'improvviso i lupi giganti iniziarono a ringhiare, rumori di battaglia echeggiavano poco lontano da li, rapidi i due Grigi impugnarono l'arco ed in groppa ai lupi seguirono le tracce lasciate dagli intrusi. Si trovarono davanti tre Edain intenti a lottare con una di quelle piante ancestrali, lo scontro terminò all'istante appena fu intimato loro di fermarsi.

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I tre Edain portavano i manti neri, con le effigi di Loknar, non erano a conoscenza dell'ultimo proclama dell'Argur, ma una volta informati si mostrarono collaborativi e fecero rientro al loro regno.
I due Edhil Mithrin tornarono al faro, accesero un falò, il loro turno sarebbe terminato al sorgere del sole, si concentrarono ad ascoltare i suoni della foresta, i lupi erano all'erta, per i Draug la veglia sul Bosco Sacro era appena iniziata..

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By greentree
#38126
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Il cervo era stato finalmente catturato ed ora era lì, legato alle due pietre all'interno della valle celata, ove osservava con timore i presenti che si preparavano al rituale.

Da giorni giravano voci di avvistamenti di uno splendido e maestoso esemplare di considerevoli dimensioni con un lucente manto fulvo.

La stessa Bereth silvana, Beriannen, affermava di averlo avvistato presso le pendici degli Elvenquist.

Gli edhil mhithrin avevano dato così inizio alla caccia e solo dopo svariati giorni e vari tentativi di avvicinamento, tòr Thalion era riuscito a catturarlo con l'astuzia degna di un sindar.

Interpretando le indicazioni ricevute dall'antico faer di Tiond, spesso criptiche, le genti di Valinor, in accordo con i propri sovrani, avevano stabilito di officiare un sacrificio per risvegliare il primo dei tre grandi spiriti, il faer Draug, il cui legame con il popolo silvano doveva esser rinnovato, come una gemma che attende la fine dell'inverno per germogliare.
Così, al calar delle luci del giorno e sotto la distesa delle eleni, nella valle avevano iniziato a diffondersi le melodiose voci che si levavano in canti e preghiere a Suldanas.

Negli occhi della creatura si scorgeva l'istintiva paura della preda in balìa del predatore e ciò rappresentava il naturale procedere delle cose come la Grande Aquila aveva sancito all'alba dei tempi, il ciclo di morte e rinascita, di morte che porta a nuova vita.

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E fu con un taglio netto, impugnando il sacro pugnale rappresentante Caran Carch, o Zanna Rossa, che il grande cervo fulvo stramazzò al suolo esanime, mentre la vita, rappresentata dal sangue, si spargeva sull'erba sottostante penetrando nel terreno.

I sindar disegnarono antichi simboli sul proprio volto con il sangue raccolto dal suolo ed invocarono il faer Draug. La piacevole brezza serale mutò improvvisamente in un forte vento che agitava le fronde di tutti gli alberi nella valle.

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Dopo aver tagliato la pelliccia fulva del cervo, tutti si incamminarono verso il piccolo lago di Tindunan, ove avrebbero cotto le carni ottenute dal sacrificio per nutrirsene.

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Si manifestarono dapprima dei luminosi spiriti della natura, i quali assunsero una tonalità cremisi non appena una fiamma del medesimo colore si levò dalle carni che cuocevano sulle braci.

Poi apparve, tra lo stupore dei presenti, il faer Draug, lo spirito di un enorme lupo, simbolo del loro ritrovato legame. La sua sostanza era eterea, visibile grazie ai giochi di luci ed ombre provocati dal rosso fuoco, ma la sua forma era ben delineata.

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Parlò con voce solenne e profonda comunicando che, sebbene il suo legame con gli edhil mhithrin era stato risvegliato dal profondo del loro animo ove era da tempo sopito sopito, vi erano altri due einur faerin con cui avrebbero dovuto rinnovare il proprio patto: lo spirito della Quercia e lo spirito del Granito.

Prima di dissolversi, l'apparizione parlò loro un'ultima volta, consigliandoli di mettersi alla ricerca di alcuni alberi secolari, in qualche parte del Doriath, le cui fronde erano state colpite da un misterioso morbo e stavano marcendo. Solo l'acqua proveniente da una fonte sacra avrebbe potuto guarirli e, se fossero riusciti nell'intento, il faer Doror, lo spirito della Quercia, avrebbe mostrato la propria riconoscenza.

Il vento si placò e la piacevole brezza serale tornò ad accarezzare i volti dei presenti. Gli spiriti della natura si tinsero nuovamente di brillanti tonalità di verde prima di svanire tra gli alberi.

Ma la notte per l'Argur e i suoi più fidati consiglieri era appena iniziata: bisognava riflettere e meditare su quanto appena udito e stabilire il da farsi per i giorni successivi. Di quale fonte sacra aveva parlato il faer Draug?


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By Comsub
#38557
Cittadella di Ondolinde, Valle Celata, Regno di Valinor,
29^ Sulime, 8^ parte della 23^ Fioritura,

Il pomeriggio è ormai inoltrato quando l'Argur dei Valinrim, Mythras En' Celebrian, di stirpe Sindar, convoca i due tòronin, da poco diventati Angwar, Grifoni della Splendente Armata, Thalion del casato sindarin dei Mallen e Beleg, del casato quenya degli Halamir.

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"Tòronin" esordisce l'Argur, "In preparazione al Rito di Riconciliazione di questa sera, dobbiamo svolgere un compito importante, venite con me".

Con passo solenne e leggero, il gruppetto di eldar si dirige verso la Cittadella Reale, dimora dei Sovrani e del Tulip.

Giunti proprio d'innanzi a quest'ultimo, l'Argur, presa posizione di fronte all'altare, si accinge a cerimoniare.

"Beleg, tieni questo anello sul palmo della tua mano e tu, Thalion, cospargilo di sacra polvere". Con gesti lenti e solenni i due elfi rispettano le istruzioni della loro Guida.

Prendendo poi l'anello infuso con entrambe le mani, l'Argur recita la litania :"Sommo Tulip, di fronte alla tua sacralità noi fondiamo le essenze delle nostri stirpi, quenya e sindar, in questo anello. Lo stesso verrà donato allo Spirito della Fontana affinchè interceda per noi nella Riconciliazione con lo Spirito della Grande Quercia".

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E tutti gli eldar presenti, in coro, con voce solenne:" Valinor Valuvar".
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