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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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By Bardopanda
#37141
Un'altra notte placida alla Perla. Dal proprio letto Eco ascoltava lo sciabordìo delle onde sul molo della casa. Il risplendere della volta stellata filtrava dalle finestre creando giochi di luce sulle assi del pavimento e sul cuscino dove riposava sereno Carpentiere.
Sarebbe stata un'altra notte insonne per il telero. L'ennesima volta che le ore notturne sarebbero passate a rincorrere i pensieri, sfiorando leggermente le corde della lira, con buona pace dei vicini.
Notti insonni iniziate non molto tempo prima, dopo aver visto quel sorriso, dopo essersi perso in quello sguardo…


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Era stato come se il tempo si fosse fermato, come se fosse riuscito ad acchiappare con l'orecchio una melodia nel pieno di un mercato affollato. Una sensazione di pace che non aveva mai provato in tutta la sua vita.

Lure.

La sua voce risuonava cristallina e carezzevole come il tepore del sole primaverile. Già solo quella musica gli incantava l'animo, ma quando ebbe modo di avvicinarsi ai suoi occhi capì di star cadendo, inabissandosi in qualcosa di così immenso da togliere il fiato. Ma, stranamente, questo non lo spaventava. Era solo incantato da ciò che lo stava avvolgendo. Come un’enorme mareggiata che lo avesse colpito senza però arrecargli danno.

Parlando con lei non aveva saputo tenere a freno i pensieri e li cantò quella sera stessa, al suo fianco, sotto le stelle della Elentari e davanti al reame dell’Aran Tunmo.
Le parole fluivano dal petto più che dalla gola, come un fiume in piena, senza che potesse ,o volesse, fermarle.

Sguardi. Carezze. Saluti. Attese. Insonnia.


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I sentimenti di Kaymorn continuavano a rombargli dentro per giorni e notti, senza sosta, dilandiandogli l’animo impreparato a gestire qualcosa di simile. Un animo che non aveva mai saputo nemmeno che un sentimento così potesse esistere.
Chiese consiglio alle due persone con cui si era aperto di più alla Perla.
Marea e il Minya ebbero per lui parole di conforto e felicità condivisa, un balsamo per l’animo del telero, che si scopriva più fragile di quanto mai si sarebbe potuto immaginare.
Persino le ninfe, che secoli addietro lo ispirarono per le sue prime canzoni, vollero lenire gli spasmi del suo cuore, vedendolo struggersi dinanzi alla cascata da cui era nato il tutto.

Poi, inaspettatamente, di nuovo insieme a lei. Sotto le stelle. Davanti al mare.

E ancora una volta il cuore del telero si sciolse in una dichiarazione di resa totale in quella guerra di animo e sentimento.

E ancora sguardi, parole a mezza voce, attese.

Ma stavolta, a due passi da un bacio mancato, la brezza accarezzò i visi di due eldar stretti l’un l’altra in una melodia di speranze e sogni. Capelli rossi e neri che si mischiavano come onde di marea. In una notte lunga un’eternità.


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Eco continuava a sfiorare le corde della lira, disteso sul letto, mentre fuori albeggiava. La lama di luce dell’astro diurno illuminava ora il sorriso e lo sguardo di chi continua a sognare anche da desto.
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By Bardopanda
#37942
Il fuoco scoppiettava mentre Eco aggiungeva qualche ramo in più per prolungarne il chiarore. La piccola spedizione gli dava modo di ripetere gesti che prima erano quasi automatici. Era passato qualche mese dall’ultima volta che aveva dormito sotto le stelle e gli sembrava invece fosse più di un secolo. Decisamente ci si abitua in fretta alla comodità…

Nell’ultimo mese, poi, il suo mondo era cambiato ancor più radicalmente, stravolto da sentimenti nuovi, da progetti, sogni. Solo una cosa rimaneva immutata: ancora non riusciva a prender sonno facilmente.
I pensieri si affrettavano nella mente come note di un sonetto allegro, non lasciando spazio al riposo. Ed al centro di tutto rimaneva lei.
Continuava a chiedersi come fosse possibile meritarsi i suoi sorrisi, le sue confessioni...i suoi baci.

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Era impaurito da tutto questo. Per anni ed anni era rimasto convinto di valere ben poco agli occhi degli altri eldar. Un cantore girovago, una compagnia allegra per ridere una serata ma da prendere in giro ai suoi errori nei discorsi e di certo non meritevole di fiducia.
La mano corse automatica al taccuino nero consunto che portava appeso alla cintura. Lo aprì con gesto quasi rituale facendone scorrere alcune pagine. In ognuna di esse si susseguivano nomi e nomi di persone, città, oggetti. Il tutto scritto con grafia a volte incerta ma con opportuna precisazione sul giusto accento da tenere. Il frutto di anni di errori e prese in giro.

Tre le ultime pagine, una facciata intera ricoperta del suo nome.

Lure.

Ripetuto decine di volte, alcune volte calcato, altre volte con piccoli arabeschi ad incorniciarlo. Riguardando il tutto, il telero sorrise quasi imbarazzato.
Ogni volta che stava con lei aveva il terrore di rovinare tutto, di sbagliare, di esser troppo...Eco.

Aveva continuato a chiedere consigli alla Perla su queste paure, su questo turbine di sentimenti. La risposta era sempre stata rincuorante, parlavano di essere sé stessi, di capire cosa significasse esser scelti da lei. Ogni volta le paure si dissipavano, per riaffiorare la sera, dopo averla salutata ed averla guardata allontanarsi dalla piazza.

Le aveva cantato più volte dei suoi sentimenti, lasciandoli fluire tra le note della lira, ma gli restava sempre il dubbio dell’esser riuscito ad esprimere la loro grandezza, la loro importanza.
Forse aveva ragione Marea, era rimasto tanto tempo tra gli atani che il cuore aveva preso un altro tempo, un battito diverso, e ora...correva.

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Un topolino si avvicinava a piccoli tratti verso le bacche con cui aveva cercato di addolcire la serata. Eco lo vide con la coda dell’occhio, facendo finta di nulla. Un attimo dopo, il roditore saettava verso i cespugli vicini con una bacca vermiglia tra i denti. Ad attenderlo sul limitare dell’ombra al di sotto della vegetazione, un compagno, od una compagna. Si misero insieme a pasteggiare con quella piccola prelibatezza, mentre l’elfo sorrideva lieve.

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Poi un altro pensiero, fugace, rapido come quel topo, gli attraversò la mente, aggiungendo sia speranza che paura nel suo cuore. Qualcosa di audace, forse, ma qualcosa che doveva chiederle.
Il rientro sarebbe stato sicuramente ingombro di pensieri.
Altre notti insonni lo aspettavano.
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By Bardopanda
#40181
Dentro la camera spoglia, Eco agganciava con calma i pezzi dell’armatura lucente forgiata qualche giorno prima. Lo faceva con gesti lenti, senza nemmeno guardare, perso, come spesso accadeva, nei suoi pensieri.
Gli ultimi giorni erano stati carichi di emozioni e di preoccupazioni, portandolo spesso alle cascate a suonare, per calmare il proprio animo. I problemi nell’ex colonia da una parte, con tutti i pericoli ad essi legati; i piccoli e preziosi momenti con Lure dall’altra, che scendevano come un balsamo sul suo spirito.
Le scaglie del busto dell’armatura delle maree tintinnavano mentre ne assicurava l’aderenza al corpo stringendo le fibbie interne. Quasi una melodia, che accompagnava il suo prepararsi per la riunione.

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Prima di recarsi alla sala grande sarebbe passato dalla piazza principale, magari avrebbe avuto la fortuna di vedere lei prima del tutto.

La piazza era gremita, come al solito: saluti, sorrisi, risate. Poi, uno sguardo, come un brillare di stelle lontane. Era lì. Per qualche minuto il resto del vociare parve scomparire, lasciandoli soli, avvolti dalla brezza marina. Dovette ricordargli lei stessa che stava facendo tardi. Un bacio fugace e una corsa verso il Tempio.

La sala delle riunioni era ampia ma i membri dell’Ordine erano altresì numerosi ed i posti a sedere iniziarono subito a scarseggiare.
Qualche colpo alla porta, interruppe il chiacchiericcio, Eco si sporse per vedere chi stesse varcando la soglia.

Un sorriso gli si delineò sul volto nel vederla entrare, un’occhiata e capì che la decisione era stata presa. E non gli aveva detto nulla! Contava di sorprenderlo, come al solito. E, come al solito ci era riuscita.
La serata scivolò più rapida di quel che avrebbe mai pensato. Furon prese decisioni, assegnati compiti, dialogato sull’organizzazione delle prossime cerimonie…
Le promozioni! Vedere Herendil giurare di fronte al Tempio tutto lo fece sorridere d’orgoglio. Il tòr era giovane ma con un gran cuore, sarebbe stato un degno paladino.
Lure era raggiante, quando la Somma Sacerdotessa le bagnò la fronte con l’acqua benedetta, Eco riuscì ad intravedere l’emozione nei suoi occhi. Felicità, e il delinearsi di grandi progetti all’orizzonte.

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Al termine della riunione si fermò per qualche preghiera in più davanti alla statua della Tari Elenion. Nel voltarsi trovò Lure a guardarlo.
I suoi occhi brillavano ancora come poc’anzi. Un pensiero si fece largo nel cuore di Eco.

“Melamin, verresti con me? Vorrei parlarti…”

Per una volta, forse, sarebbe stato lui a sorprenderla.

Si fermò per un attimo dal banchiere dove prese, non visto, un piccolo involto, celandolo dentro la sacca velocemente. Poi di nuovo in cammino, con poche parole, per non tradire l’emozione.

Raggiunsero l’isolotto con poche remate, la barca era sempre ormeggiata, pronta all’uso di chiunque volesse rendere omaggio al Principe Ersyh. Lo sguardo di Lure era indagatore, curiosa di capire cosa il telero stesse progettando.

Ponendosi di fronte a lei le prese le mani, aprendo nuovamente il suo cuore, lasciandone fluire i sentimenti come una mareggiata estiva. Parlarono di quella prima sera insieme, mesi addietro, delle rivelazioni fatte l’un l’altra, dei sogni, dei ricordi…

Poi Eco trasse fuori dalla sacca il piccolo involto, sciogliendone i lembi e consegnadole il contenuto: un piccolo cofanetto in legno costiero. Il coperchio intagliato abilmente con la figura di alcune ninfe giocanti tra le onde.
Vederla senza parole fu una piccola rivincita per il cantore, che osservò con malcelata emozione le mani della telera aprire il cofanetto rivelandone il contenuto.

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Adagiato su un piccolo cuscino brillava ora alla luce delle stelle un anello. Il metallo, blu come il mare, era finemente inciso con la figura di un lupo in corsa ed una frase all’interno:

“Cuilórë lindo”

“Questo per ricordarti quella sera, l’emozione delle prime parole, la sensazione di trovarsi dentro un sogno, dentro il canto della Valie..”

“Ed il lupo?”


Eco sorrise dolcemente spiegandole come avesse scelto proprio quella figura, ricordandole un’altra serata, diverse settimane prima e quanto ogni sua parola lo colpisse nel profondo.

Prese poi l’anello e lo avvicinò per un attimo alle proprie labbra, mormorando qualche parola sottovoce, e glielo mise al dito mentre i loro sguardi affondavano l’uno nell’altro.
Poi una figura sola, unita in un bacio d’amore, l’abbraccio serrato di due anime nella notte.

Le prese poi la mano inanellata e la portò al proprio petto.

“Ti faccio ora anche un altro presente. Ti dono questi battiti, da ora sino all’ultimo canto. Essi saranno tuoi solamente, scandendo il ritmo di ciò che provo per te”

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Qualche minuto dopo le Belenin illuminavano due eldar dormienti accovacciati contro il tronco di un albero secolare. Stretti in un abbraccio di corpo e spirito, cullati dalle emozioni della sera, sotto il manto lucente di Morrigan.
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