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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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By Kuthzo
#41101
Giorni erano passati dalla riunione della Tribù nella capanna del Tlatoani, quando Spire Nere enunciò il suo piano e dunque il volere di Mawu stesso: i Qwaylar di Timata Ora avrebbero ancora una volta agito contro i Tremecciani colpendoli con una Macumba che avrebbe portato dolore all'intera Stirpe Nera e che sarebbe cessata solo alla liberazione di tutti gli schiavi tenuti lontani dalla giungla.

Già da diverso tempo, infatti, la Tribù agiva per il riscatto del proprio popolo nei confronti di quegli schiavisti abitanti delle sabbie e ciò che stavano per compiere nulla sarebbe stato se non un ennesimo segno che si sarebbe andato ad unire ai precedenti nel complesso disegno del volere del Grande Spirito.

Questa Macumba era dunque il completamento della precedente, ultimata insieme agli alleati Loknariani e che aveva avuto solo un esito parziale: con un grande pegno di dolore e morte di tutta la giungla, il malevolo "Wairua o te Whiu", spirito della malattia e della punizione, era stato creato.

Il prezzo venne pagato ed ora era tempo di riscattare ciò che era stato sugellato dal patto che condusse quell'entità in questo mondo.

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Gli spiriti avevano parlato: quella sarebbe stata la notte propizia.

Così, come nella volta precedente, anche in quest'occasione furono coinvolto i bianchi che adorano Sakapta chiamandolo con il nome di Vashnaar. Era notte fonda e i due popoli alleati si riunirono al limitare della giungla, come d'accordo, per poi procedere cercando un luogo adatto allo svolgimento del rito.
Nel buio, solo le piccole e flebili luci che avevano portato con loro si scorgevano lungo la linea della sabbia che andava sfumando verso il verde fuori dal deserto, mosse dalla loro ricerca. Trovarono una zona abbastanza libera e lì si fermarono.

Il piano era quello di catturare un predone del deserto per renderlo il contenitore dello spirito "Wairua o te Whiu" che poi, all'interno di quel corpo Tremecciano, si sarebbe mosso indisturbato dentro le mura di Tremec facendo esplodere lì la sua pestilenza.
Questo fondamentale primo passo fu semplice e, una volta ultimato, i Qwaylar di Timata Ora e Loknariani coinvolti nel rito si disposero in cerchio attorno a quel corpo immobilizzato, procedendo con il disporre sul fuoco un pentolone di melma fumante, posizionando le candele e predisponendo tutti i preparativi necessari per attirare l'entità in quel luogo...

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La Tlatoani miscelò il sangue raccolto agli altri ingredienti, poi versò la miscela di liquido così ottenuto in un contenitore più agevole da maneggiare e lo fece passare di mano in mano. Mentre la bacinella avanzava nel cerchio rituale, chi la passava al successivo intingeva le mani e lasciava cadere quella sostanza liquida sulla sabbia disegnando per terra un cerchio rosso. Infine alcuni dei presenti abbandonarono momentaneamente la propria posizione per completare il disegno con un pentacolo al suo interno.

Tutti i preparativi erano ormai compiuti...

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Partirono le invocazioni allo spirito malevolo e ben presto corvi e creature d'ombra iniziarono a circolare in quell'area, come attirati da ciò che stava accadendo.
D'improvviso un turbinio di denso fumo nero si palesò in una spirale che convergeva verso il centro del cerchio rituale. Una figura nera si formò davanti ai loro occhi, sopra il cadavere del Tremecciano ormai dissanguato: Wairua o te Whiu era giunto al loro cospetto...

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Il rituale era compiuto.

Wairua o te Whiu che inizialmente si era mostrato solo come una creatura fatta d'ombra ora era mutato in quello che sembrava a tutti gli effetti un Tremecciano.
Avanzava, determinato a portare a termine il compito per cui era stato creato, verso le mura dell'Oasi perdendosi nel deserto nel buio della notte...
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By Dilwen
#41924
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Quella notte avevano visto tutti Wairua o te Whiu, lo Spirito della Malattia, prendere forma davanti ai loro occhi e incamminarsi verso la Città di Sabbia. Gli avevano lasciato qualche giorno di tempo affinché si insinuasse di nascosto tra le loro genti con il solo scopo di instillare i primi sintomi della Macumba, ancora lievi ma costanti e peculiari alla vera sostanza da cui lo avevano generato: putridume e malattia.

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I Qwaylar avevano atteso pazienti che la malattia si diffondesse all'interno delle loro mura e poi avevano mandato ai Mangiasabbia un messaggio forte e chiaro: "Conosciamo la causa dei vostri mali, vi attendiamo per delle risposte."

La Tribù di Timata Ora si preparava a quel momento da anni, i guerrieri avevano impugnato le loro armi migliori, intrise del sangue delle loro prede più forti, avevano dipinto i loro corpi con i segni della guerra e richiamato a sé il Grande Spirito con i suoi Guardiani e le sue protezioni.
Per la prima volta Timata Ora varcava il confine della Jungla per cercare il suo più grande nemico nel Deserto, a viso aperto; una manciata di qwaylar, ognuno con la propria storia di prigionia e sofferenza, di fede e sacrificio...

Questa volta non cercavano di sopravvivere tra le insidie della Jungla e le trappole degli invasori.

Questa volta cercavano un riscatto per tutto il popolo di Mawu.

. ∼ . ∽ .

Spire Nere ricordava ancora quando per la prima volta aveva messo piede a Timata Ora: stava seguendo insieme al suo compagno di viaggio i segni inviati da Ao Toto, lo Spirito delle nuvole. Esso aveva disegnato nel cielo forme che solo Obadaya riusciva a capire e questi li aveva portati ad attraversare il mare e a lasciare la Jungla, una cosa che Kinyesi non aveva mai pensato di fare nella sua breve vita ma Mawu non le aveva concesso una scelta diversa da quando aveva lasciato il proprio villaggio con disonore.
Non era stata cresciuta per combattere e sopravvivere lontano dalla protezione dei guerrieri della Tribù e per questo nutriva ancora un profondo senso di gratitudine per colui che l'aveva salvata da una morte certa, prendendosi cura di lei. Fu solo questo il motivo per cui assecondò la sua scelta di rimanere in quel villaggio sperduto su un'isola a sud della Jungla, pur disprezzando ogni minuto passato lontano dalla sua terra e dalla Tribù in cui era nata. Da quel momento, ogni suo passo negli ultimi quattro anni, era stato pensato e studiato scrupolosamente con il solo scopo di avvicinarsi alla Jungla e riuscire un giorno a tornarci a testa alta.

Quando si autoproclamò Tlatoani di Timata Ora, tutti accolsero l'evento come il volere del Grande Spirito, giurandole lealtà e protezione. Kinyesi scelse per sé il nome di Spire Nere per ricordare a tutti che da quel momento rappresentava non solo la voce di Mawu nella figura a lei più affine, il Serpente, ma allo stesso tempo lei incarnava la volontà di ogni membro del villaggio che, nel disegno tracciato dalle Spire, dalla più piccola alla più grande, sono tutte parte dello stesso corpo.

. ∼ . ∽ .

Col tempo aveva raccolto attorno a sé tanti fratelli, molti li aveva persi nella crudeltà della Jungla ma alcuni resistevano al suo fianco da sempre, tenaci e fedeli, e quando fu il momento di decidere della sorte del villaggio, nessuno di loro ebbe il minimo dubbio su quello che sarebbe accaduto: Timata Ora entrava in guerra.

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Quella notte, la Tribù intera cavalcava le dune del deserto per incontrare le più alte cariche di Tremec e dire loro che il tempo dell'indifferenza era finito: Timata Ora era una minaccia vera e pericolosa e negarsi ancora al confronto con i qwaylar li avrebbe solo condotti alla morte.
L'Hawakan Khewe aveva notato subito che nonostante l'apparente scetticismo dei Mangiasabbia, alcuni accusavano malesseri ben riconducibili all'essenza di Wairua o te Whiu, lo Spirito della Malattia e li descrisse con precisione davanti a loro come prova del fatto che tutto quello che percepivano, ogni mutamento del loro corpo e della salute degli abitanti dell'Oasi, era frutto di una Macumba inflitta da Timata Ora e che sarebbe degenerata in tempi molto brevi.

I Mangiasabbia non dissero nulla. La maggior parte di loro guardava i selvaggi senza commentare, imperscrutabili come se quello che stava accadendo lì, in quel momento, non li riguardasse veramente... invece era tutto reale e tangibile in ogni tremore che gli percorreva le membra e in ogni fitta che gli lacerava la testa. In fondo lo sapevano anche loro ed è per questo che avevano accettato l'invito di Timata Ora ad incontrarsi quella notte, per questo si trattenevano ancora un po' ad ascoltare le minacce di quella Tribù di pazzi.

"Il vostro sangue è corrotto e sta marcendo, non vi resta molto tempo. Liberate tutti i qwaylar che ancora chiamate schiavi... oppure noi vi ucciderà tutti."
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By Ace
#42061
I preparativi erano ultimati.
Le menti erano pronte
Il corpo era in forze

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Avanziamo dunque.

Passò qualche giorno dalla Macumba che colpì Tremec e i qwaylar si stavano preparando per la raccolta di alcune piante rare che potevano rinforzare o curare la maledizione che affliggeva l'Oasi.
Come lo sapevano loro sicuramente anche i Tremecciani ne erano al corrente ed essendo piante rare e selvatiche era bene sottrarle per togliere loro possibili vantaggi.


L'edera purpurea selvatica che cresceva nella jungla
permetteva loro di curare i sintomi della malattia
che li stava poco alla volta logorando da giorni

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Il fiore di cactus solitario, invece, cresceva nel deserto
permetteva di intensificare la malattia
tramite un antico rituale rivolto allo spirito Sakapta

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Tutti i Qwaylar si aspettavano sia sortite nella jungla sia uno schieramento a difesa del deserto.
Quindi di tutto punto si armarono e iniziarono i giri di raccolta, pronti ad affrontare ogni nemico gli si parasse davanti con la ferocia degna del loro popolo.


"Jungla è calma" disse Kuthzo da sopra un albero di vedetta.
Strano ma comprensibile.
Si pensava i Tremecciani avessero schierato tutte le forze a difesa del loro territorio, così una volta finita la raccolta dell'edera il popolo di Mawu avanzò verso la savana per arrivare poi alla meta del grande mare di sabbia.


"Vedo grande cactus solitario in lontananza" disse Vudo "Ma non vedo Mangiasabbia" aggiunse.

Il sospetto si fece strada nelle menti di molti Qwaylar, tutto troppo strano, era sicuramente una trappola.

Kujo e altri Qwaylar andarono in avanscoperta velocemente e si assicurarono non ci fossero insidie pronte all'agguato.

Tutto calmo.

Il gruppo tornò dagli altri
"Tlatoani, non c'è traccia di Mangiasabbia. Credo non siano venuti a difende loro fiore raro" disse Kujo rivolgendosi a Spire Nere.

Lei annuì lentamente e si rivolse agli altri qwaylar "In marcia Qwaylar di Timata Ora" disse rivolgendo il suo scettro verso la meta.

Iniziò la raccolta dei fiori, tutti erano sulla difensiva attendendo come se un fulmine si scagliasse su di loro da un momento all'altro...ma non accadde nulla.

Lavoro finito, si torna al villaggio.

"Neanche l'ombra di un mangiasabbia...strano, troppo strano" era il dubbio nella testa di molti.
Tornati al villaggio Spire Nere cominciò il rituale dedicato allo Spirito Sakapta per far crescere il male che scorreva nel sangue degli abitanti dell'oasi
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Nonostante la serata insolitamente calma i qwaylar ancora erano convinti ci fosse qualcosa sotto.
Ma non c'è tempo di farsi annebbiare i pensieri, bisogna prepararsi gia al prossimo raccolto...


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