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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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By Bogardan
#4007
Ormai la moda dilagava a Kard Dorgast, qualsiasi djaredin – a prescindere dal lavoro che esercitava – sembrava si fosse dedicato alla cura e all'allevamento di animali. La città era piena di grilli, pipistrelli e scarafaggi dei più svariati colori, lasciati in mezzo alle strade senza nessuna cura.
Bogardan non aveva mai avuto grande empatia per gli animali, li amava ma solo nel momento in cui finivano nella sua pancia, annaffiati da svariati litri di buona birra. Era ora di finirla.
Si guardò attorno e si accorse che quella mattina in città sembrava non ci fossero molti cugini, le botteghe erano ancora tutte chiuse. Si avvicinò con la stessa modalità ad ogni animale lasciato incustodito. Prima fischiettava con noncuranza, dopodiché si avvicinava lentamente alla preda e infine voltandosi di scatto soffiava a pieni polmoni dentro la sua trombetta in oro. Gli animali iniziavano immediatamente a correre impazziti lasciando i luoghi dove i loro padroni li avevano lasciati. Il nano, come era arrivato, si allontanava fischiettando.

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Kard Dorgast in pochi minuti venne invasa da animali che correvano da una parte all'altra delle strade senza nessuna regola, djaredin che si lamentavano ad ogni angolo e sbraitavano contro di essi. Quando Gror Barbalenta vide tutti quegli animali nella piazza principale della città scrisse questo messaggio in bacheca:

"Intralciare le vie e i cunicoli crea disagio ai cugini e pericolo in caso di emergenza. Se l’intralcio sia costituito da animali lasciati in zone non adatte, che questi vengano spostati a suon di bastonate, nel caso l’intralcio sia continuativo vengano considerati proprietà del regno, o in caso di emergenza vengano abbattuti sul posto.

GLI ANIMALI ANCORA PRESENTI IN PIAZZA QUESTA SERA VERRANNO RIMOSSI O QUALORA NON SIA POSSIBILE PRESI A BASTONATE E I PROPRIETARI VERRANNO MULTATI!"

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Il malvagio e intricato piano di Bogardan era andato a buon fine. Finalmente questa moda sarebbe bene o male finita.
Ma tutti questi animali che correvano senza meta gli fecero venire in mente un’idea. Il nano iniziò ad addomesticare tutti i ratti che trovava per la strade di Kard: stava partorendo una delle sue malsane idee.

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By Bogardan
#4143
Bogardan scrutava da ore il suo esercito di topi. Eppure dovevano avere un qualche utilizzo come arma. Anni fa aveva progettato un lancia-talpe portatile ma faceva danni solo se la talpa era piuttosto grassa e aggressiva: il povero bersaglio si ritrovava addosso un roditore gigante che gli mordicchiava le membra ma nulla di più.
Decise di lasciare gli animali in arena e fare un salto in taverna per rischiararsi le idee. Nelle vicinanze della banca Thurlak lo chiamò per consegnargli un messaggio.

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Strana lettera, era sicuro che nessuno avesse visto quello che aveva fatto. Ma soprattutto era sicuro che cugino Ulfik non si facesse vedere alla Gemma da tempo: era lui solitamente il mittente di messaggi del genere.
Scacciò subito il pensiero della lettera e continuò verso la taverna dove si scolò quei cinque o sei boccali di birra scura, tanto per gradire.
Quando passò nuovamente dalla piazza il cugino postino gli consegnò un'altra lettera.

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Un messaggio poteva essere una coincidenza, due erano un complotto! Il djaredin si guardò attorno con aria sospettosa: chiunque poteva essere il mittente! Anzi la seconda lettera parlava al plurale, più persone! Quindi aveva anche dei complici!
Questo M.O.D.A. voleva forse rubargli l'idea dei ratti come arma di distruzione? O erano una cricca di druidi e snorby? Eppure la lettera era partita da Kard Dorgast ma il cugino postino non avrebbe mai parlato. Forse era lui stesso il mittente! Quel Thurlak non lo aveva mai convinto, nascondeva qualcosa.
Iniziò a brontolare e sbraitare mangiandosi le parole, tanto che i cugini in piazza in quel momento non capirono assolutamente ciò che stesse dicendo. Corse dove aveva lasciato il suo esercito di topi, girandosi spesso indietro per il timore di essere seguito.
Decise che i suoi esperimenti dovevano avvenire in un luogo più sicuro e si incamminò verso la foresta di funghi. Doveva scoprire chi avesse scritto quelle lettere.
La partita era aperta.
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By Bogardan
#42200
La pace tra djaredin ed elfi era stata firmata e siglata nella pietra. Finalmente Bogardan poteva tornare ad esplorare il Doriath come soleva fare subito dopo la liberazione del suo popolo dalla prigionia.
Passeggiando per Rotiniel aveva sentito parlare di una strana spada conficcata nella roccia nei dintorni di Ilkorin che nessuno riusciva ad estrarre. Già si immaginava trionfante con la spada rivolta verso il cielo mentre tutti gli elfi lo guardavano meravigliato. Magari gli avrebbero offerto una corona, dopotutto era già stato re di Kard Dorgast, perchè non provare ad essere re del Doriath? Sicuro il clima era migliore!
Spronato il suo fidato Lamardan - detto Cavalca-Tornado, ma questa è un'altra storia - non ci mise molto a vedere la spada scintillare su un'isolotto in mezzo ad un laghetto. Dopo aver lasciato il lama sulla riva si accinse a saltare su delle rocce che spuntavano dai flutti per raggiungere l'isola. L'ultima roccia era davvero distante dalla riva ma caricando tutta la forza sulle sue tozze gambe riuscì a raggiungerla ruzzolando in avanti e sbattendo la faccia a terra.
Guardandosi intorno e togliendosi la polvere dai vestiti, si avvicinò alla spada.
Si tirò su le maniche e si accinse ad estrarla con tutte le sue forza. Se qualcuno fosse passato nelle vicinanze avrebbe visto un nano rosso in viso più della sua fulva barba che sbuffava vapore come la caldaia di una Tullin Kir. Uno spettacolo sicuramente degno di nota ma non adatto a tutti.
Nulla, la spada non si era smossa si un millimetro ma i djaredin sono famosi per la loro caparbietà. Le forzute braccia sono un dono che ha dato loro Korg ma Berzale gli ha donato ben altro! E infatti il geniere subito iniziò a mescolare polvere nera per cercare di rompere la roccia con un'esplosione controllata. Accese la miccia, si tappò le orecchio e BBBOOOOOOOM! Nulla, anche quella non sortì effetto.
Ferito nell'orgoglio, Bogardan si incamminò verso la propria cavalcatura ma la riva era davvero lontana dalla prima roccia asciutta! Se all'andata la cosa era sembrata facile il ritorno non lo sembrava affatto!
Per altro l'unica soluzione era buttarsi nel fiume e il nano non era tanto intimorito dall'affogare quanto dal prendersi la ruggine e morire tra atroci e lunghe sofferenze.
In preda alla disperazione si guardò intorno e vide avvicinarsi un essere etereo a forma di volatile.
Questo atterrò a pochi passi da lui e iniziò a fissarlo.
Ovviamente il nano sulle sue fissò di rimando quella strana creatura senza battere ciglio.
"Cosa ti porta qui essere dalle gambe corte?" gli chiese lo spirito.
Il nano stupito dal fatto che parlasse, lo guardò per poi esclamare gesticolando: "Che mi presteresti le ali?"
Lo spirito visto il suo stupore puntualizzò: "Sono un antico spirito del Doriath"
Il nano rispose: "Oh beh ecco, come dire. Esploravo e ho visto la spada!
Lo spirito non sembrò apprezzare la risposta: "Esploravi ed ora hai paura di annegare, la tua avidità ti ha messo in un bel guaio"
Il nano guardò l'acqua preoccupato e gesticolando esclamò: "Più che annegare ho paura della ruggine. Il mio prozio da parte di mamma ci è morto!"
Lo spirito sembrò ignorare le strane storie parentali del nano: "Io potrei aiutarti essere dalle corte gambe ma tutto ha un prezzo. Per me puoi anche rimanere qui. Noi spiriti siamo legati al Doriath e vivremo e moriremo con esso. Tu hai tutto questo tempo per attendere?"
Il nano si guardò attorno sbuffando: "Qualche centinaio di anni ancora si ma che mangio?"
"Ti potrei portare delle bacche e qualche frutto. Vivresti su questa isoletta come guardiano" disse lo spirito.
Ma il nano non era molto convinto: "Mi sembra tedioso e la la paga non mi sembra granchè. Cosa vorresti per aiutarmi?"
Lo spirito sembrò sogghignare: "Dovrai pronunciare delle parole, delle ammissioni per ingraziarti il favore degli spiriti che permeano questo posto"
"Ammissioni?" esclamò il nano alquanto confuso.
Lo spirito sembrò annuire: "Si, gli spiriti dovranno sentirsi rasserenati e amati"
"Ah ma devo adularli?" esclamò il nano.
"Esatto, inoltre dovrai far capire loro che sei amico degli elfi, che ami gli elfi e che sono bellissime creature ed incantevoli" gli rispose.
"Dove stanno gli spiriti? O mi rivolgo a te?" chiese il nano guardandosi attorno.
"Gli spiriti sono ovunque" gli spiegò la strana creatura.
Il nano a quel punto si aggiustò la cintura dei pantaloni, prese un bel respiro e dopo essersi schiarito la voce iniziò a urlare a squarciagola verso tutte le direzioni agitando freneticamente le mani: "O GRANDI SPIRITI DEL DORIATH! AVETE FATTO UN GRAN BEL LAVORO! GRAN BEL POSTO, QUASI CHE NON VOGLIO FAR ESPLODERE I MONTI!"
Lo spirito subito lo redarguì: "Non urlare questo è un posto di quiete e pace!"
Il nano annuì e riprese: "Dicevo, quasi non voglio far esplodere i monti! E se ve lo dice un naucor è un complimento!"
"E cosa pensi degli elfi" si insinuò lo spirito
Il nano, ripreso il fiato, continuò: "E poi questi elfi che abitano le vostre terre! Quali essere bellissimi nella loro fragilità! Con i loro lunghi capelli e le loro orecchie a punta! Belli come dei fiori"
Ma lo spirito iniziò a punzecchiarlo: "Vuoi bene agli elfi? Sei loro amico?"
Il nano allargò le braccia: "Un sacco! Oh beh ne avevo pure qualcuno di amico elfo nei Corsari. Devo essere amico di tutti tutti?"
Lo spirito precisò: "Di tutti gli elfi che non portano corruzione e non soccombono al volere dell'Invidioso"
"Ah quindi quelli là no?" esclamò indicando verso la città degli elfi dal rosso mantello.
"Quelli là no" annuì lo spirito.
Il nano continuò gesticolando: "Oh beh voglio sicuramente bene agli elfi tanto quanto ne voglio al mio cugino Barbalenta! Tutti eh, apparte i rossi!"
Lo spirito sembrò un pò dubbioso: "Leggo nel tuo spirito che menti. Tempo fa, non molto tempo fa, una voce risuonò per il Doriath presso Falmalonde. Una voce contro un certo Barbalenta, per cui tu non puoi voler bene al Barbalenta."
Il nano si accigliò: "Ehi ehi ehi è maleducazione leggere nel pensiero" E comunque sono visioni diverse!"
Alchè l'essere spirituale gli domandò: "Vuoi più bene agli elfi che al Barbalenta?"
Il nano con un sorrisone stampato in viso esclamò: "Oh sicuro!"
"Allora sei libero di tornare a casa" detto questo il nano iniziò a fluttuare sopra il fiume e una forza lo adagiò delicatamente sulla riva vicino a Lamardan.
"Grazie spirito" gli gridò Bogardan dalla riva.
L'essere si congedò: "E ricordati di non disturbare la quiete e la pace del Doriath". Detto questo prese il volo per scomparire subito dopo tra le fronde degli alberi.
Bogardan, felice di non essersi bagnato con della pericolosissima acqua, spronò Lamardan verso Ilkorin. Aveva sicuramente bisogno di una bevuta.
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