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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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By Haramiel
#24942
9 solfeggiante 284

Alban Elued era prossimo.
Tutto si ripete ciclicamente: questo fa parte dei principi che un druido segue e un seguace non transige.
Mi trovavo nelle imperturite terre dell'Hildoriath, al guado, dove il ricordo di Arabella vive nella sua morte.
Posando i miei piedi nudi in quelle acque cristalline, qualcosa tornò fievole tra i miei ricordi.

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Decisi di vagare per le terre natiee, certa di aver lasciato qualcosa in sospeso, qualcosa che aveva attirato l'attenzione di diverse genti e che non era solo parte della mia mera curiosità.
Camminai fino a raggiungere gli altri, Custodi al Circolo Dridico del Doriath, intenti nei loro racconti: i Drudjah custodiscono il Sapere facendolo risuonare in ogni Circolo, silente alle orecchie degli altri Primati.

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Mi sedetti in disparte, affondando i piedi nella soffice erba, in contatto con Arda, circondata dall'appena percettibile vociferare dei Drudjah ed iniziai a far riemergere gli avvenimenti di quel breve periodo.
By Haramiel
#24976
I pensieri si aprono, propagandosi come onde sulla superficie di uno specchio d'acqua, da una fascia in Veldrin fino al volto e alla piccola figura di Nimue.
Spirali e rune adornano il suo volto, ma la mia attenzione viene rapita sempre da quelle piume corvine in contrasto col chiarore dei suoi capelli, forse per via anche della nostra diversa statura.

Accennava ad un Naucor che voleva parlarmi.

Tengo sempre la mia solita espressione distaccata e apparentemente assente, fredda senza far trasalire particolari emozioni o espressioni.
Nel tempo, loro ed io, abbiamo imparato a sopportarci e a scambiarci qualche saluto e frase di circostanza, ma non vi è tutta questa indifferenza nei loro sguardi puntati dal basso verso le mie orecchie.
D'altro canto, non è facile nemmeno per me nascondere un certo disagio.

Pensò lei all'incontro, e con poca sorpresa il luogo prescelto fu la Baita nei pressi del Trivio dove potevo stare più tranquilla con la presenza di altri Drudjah tra quei legni.

Apparve, con passo non elegante e grezzo, meno sporco di altri Naucor, ma la sua barba emanava un forte odore di birra di radice abbandonato ad una fermentazione non controllata tra quel groviglio ispido, un groviglio che poteva nascondere più di quanto potesse pungere il mio olfatto.

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Dentro la baita offrii all'ospite quello che i drudjah hanno da offrire: rifiutò esclamando a squarciagola.


ELFA!

Tendono a non chiamarmi Snorby, come io tendo a rivolgermi in loro presenza definendoli Djaredin.

Cosa sai di quelle rovine che si trovano nei nostri territori Snorby!

Era interessanto a delle rovine, quelle rovine sporche di sangue Eldar e Djaredin.

Non so cosa volesse sapere, d'altro canto non avrebbe mai dato spiegazioni ad un Elda.
Non potevo mentire: non sono genti stupide e il suo sguardo si levava spesso alla mia bionda chioma come a cercare le punte delle mie orecchie.
Non potevo stare zitta o non dire abbastanza: erano Drudjah i mediatori di quell'incontro che tanto avevano fatto per poter osservare da vicino il popolo della Gemma ed interagire con essi.

Ma i Naucor spesso dimenticano che anche la mia stirpe è beneficiata da decadi di insegnamenti ed esperienze: gli Djaredin non chiedono aiuto.

Stava chiedendo informazioni ad una Calequendi, seppur drudjah, dopo una guerra appena conclusa con una grande ferita nel cuore degli Eldar: certamente non ero stata la sua prima scelta.

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Cercando di distogliere l'attenzione dal miasma di quella barba, mi limitai a raccontare quanto storicamente si conosce anche nelle terre atane, lasciandogli credere che la Piediscalzi Snorby avesse detto tutto.

Ah! Hai confermato quanto sapevo! Me ne vado Elfa, le tue orecchie sono salve anche oggi.

Non feci nemmeno in tempo a salutarlo, e chissà... ad aggiungere altro.
Alzai le spalle mentre la porta della baita accompagnava la sua uscita attraverso quegli stipiti che sembravano stretti rispetto alla sua sagoma.

Ero abbastanza certa sull'origine delle informazioni a cui il Naucor doveva dare conferma, ma sapevo che avrei trovato una fonte più apprezzabile altrove.



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By Haramiel
#25021
Alzai lo sguardo verso gli altri Drudjah, spostandolo poi al tenue falò serale.
Quella luce tremolante era quasi ipnotica.
I pensieri ed i ricordi iniziarono a vibrare all'unisono con quella fiamma, divampando alla luce del faro della Perla. Diietro si aprono le sue strade di ciottoli abbracciati alle acque.
Portai i miei passi verso il centro della città di Rotiniel, tra i palazzi di pietra e i ponti, verso la biblioteca.

Trovai nozioni che già conoscevo, qualcosa ovviamente in più di quanto il Naucor potesse sapere.

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Eppure, poteva ancora esserci qualcosa in quell'ala riservata solo a pochi e a che prezzo!
Il valore del commercio è spesso fraintesto perchè è il Sapere è ciò che può essere molto particolare nell'animo dei Teleri: un pessimo errore è paragonarli a classici mercanti atani incantati dai ninnoli dorati.

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Nulla di nuovo.

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Meditabonda. restai poco con lo sguardo perso sul riflesso di quella fonte, al centro di quella piazza ricca del trafficare tipico di una città portuale.
Presi a vagare fino alle bacheche; non avevo nemmeno iniziato a spaziare tra tutti quei brevi scritti, che dal nulla


Aaye!

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Eccola li, fuori posto: lontana dal tavolo di pietra e con abiti insoliti ai miei occhi.
Selèr Fanie.

I miei ricordi dilagano su qualche intruglio alchemico esplosivo e metalli fino ad uno scambio. Quale moneta migliore della Conoscenza per quello?


Vorrei conoscere al meglio il passato di Falmalonde.

Come sai è molto fumoso, si perde nella storia antica ma per quel che posso volentieri. Vedo di prepararti quel che trovo.

Distolsi lo sguardo dalla fiamma tremolante e osservai poi il bianco scintillio ai miei polsi ricadere sulla pelle. Un profondo espiro.
By Haramiel
#25201
Sentii tutto l'amaro della mia posizione marginale rispetto alla collettività.
Sono solo gioielli, ma sono anche il ricordo del mio passato alla Silala.
Quell'espirò si interruppe presto con un groppo alla gola: mi ero totalmente dimenticata di quanto accaduto a Valinor.

Presi a tamburellare con le dita per poi sdraiarmi a terra, incredula di tale dimenticanza...non potevo biasimarmi: molti eventi avevano turbato gli equilibri.

Divagai tra Hammerheim e i Demoni, i manti corvini e l'attacco al volere stesso di Ella ... ci furono diverse guerre e scorribande da quel che ho udito anche in terre Atane.
Ma come ben sappiamo, a noi Drudjah non importa molto di questi atti belligeranti.
E' più degno di attenzione come il dono dell'Intelletto viene sminuito dai Primati comportandosi da animali guidati da istinti primordiali.

I Drudjah sono, nei propri limiti culturali, simili agli Eldar in quanto a pazienza e attesa: oltre che alla comprensione degli Equilibri e della Natura, sanno che Ella si manifesta sempre bilanciano il Suo Disegno, reagendo alle azioni ed agli eventi che hanno mosso Arda.
Dove vi è vita vi è morte, altrimenti ne una ne l'altra avrebbero ragione di esistere e senza questi Doni tornerebbe il Nulla.

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Limiti culturali, già... anche se la natura di un Drudjah...

Sentivo il vociferare attorno a me divenire più ridondante rendendomi conto che stò divagando nei miei pensieri, non ricordando cosa avevo in mente.

Tornai a focalizzarmi sui discorsi dei druidjah, osservando Nut tra le chiome degli alberi al Circolo, alzando poi il polso sinistro soffermandomi nuovamente sul luccichio bianco ricadere sulla pelle come i riflessi delle acque più pure adornano le bianche sponde.

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Valinor, delle due stirpi.
Tra l'ardesia bianca si fa spazio il Palazzo della Conoscenza.
Comunemente viene definita la bibblioteca di Ondolinde, conserva tomi di origine arcaica, notizie di tempi remoti che vanno comprese solo con la corretta chiave di lettura.

Probabilmente quanto sapevo derivava già da quanto avevo letto qui, però oltre i miei ricordi, anche la sequenza di eventi che mi stava guidando era confusa.

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Parlai con Tòr Galuneth.

Selèr, mi preoccuperò io di farti avere tutte le informazioni esistenti. Vi sono scritti accessibli a pochi Valinorìm.


Nemmeno la cittadella di Tulip mi era interdetta, chissà cosa custodivano e dove.

Strabuzzai gli occhi distogliendo lo sguardo dal mio monile e mi alzai di scatto attirando gli sguardi degli altri Drudjah.

Come una sorgente d'acqua sgorga zampillando, diversi ricordi ripresero ad affiorare: decisi di avere maggiori informazioni sui tempi antichi di quelle rovine già quando il popolo Djaredin iniziò ad accamparsi in quella porzione di Doriath, prima dell'esplodere della guerra e ovviamente prima di quell'incontro col Naucor.

Volsi lo sguardo verso Ovest, il Baluardo di Nolwe, ma il giorno in cui mi congedai con Galuneth fiduciosa delle sue parole, cercai comnuque informazioni anche al balluardo creato dai Mactar Yaren.

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Scaffalature alte, attentamente ponderate e pensate, senza lasciare nulla al caso.
Sfogliai diverse pagine, cercai tra diversi titoli: il nulla.

Sono persa in un vortice di ricerche e ricordi.
La confusione è troppa e non sufficientemente giustificata.
Era tempo di riposare.
Mi appoggiai a dei viticci, circondata dai Drudjah, e chiusi gli occhi accoccolata in me stessa.

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By Haramiel
#25308
Stavo sistemando alcune armature, sporche di polvere e mistate con martelli, quando silenziosa mi salutò.

"Dia duit"

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Le sorrisi ricambiando il saluto e per mia fortuna non aveva nulla con se o non avrei avuto spazio per impilare correttamente tutto il cuoio lavorato dalle sue mani.

"Mi reco al Monastero, ho un incontro con Mantasse riguardo a quelle rovine. Discuterò con i Cavalieri per quanto riguarda anche altri acquisti, poi ti aggiornerò...sperando che non ci si dilunghi troppo parlando di valore e monete, ma purtroppo ci siamo in mezzo."

"Grazie, Haramiel. A più tardi."

"Slan leat"

"Slan leat"

Erano passati anni da quando avevo deciso di aiutare a tempo pieno chiunque passasse davanti a questa Baita e ne avesse bisogno.
Un piatto caldo, qualche oggetto di necessità.
Poi vi erano veri e propri appassionati di mercanzie che cercavano anche profumi, essenze ed altre chincaglierie...la cosa che mi dava soddisfazione era il loro sorriso compiaciuto quando trovavano qualcosa di loro interesse.
Negli ultimi anni ho potuto aiutare i viandanti con protezioni di vario genere ed ora Haramiel si sta dedicando a qualcosa di davvero intricato.
Continuai a sistemare e pulire, tenendo gli occhi aperti verso quei loschi figuri che spesso si avvicinano con fare ostile, ma il mio fianco non è mai scoperto.


Alzanado lo sguardo le vedo tornare, con quel suo passo leggero, quasi sembra librarsi in punta di piedi.

"Come è andata Haramiel?"

Mi raccontò vagamente di un accordo, di poco interesse alle orecchie di un Drudjah.
Poi prese a tamburellare le dita meditabonda.

"Cosa ti turba?"

"Oh, nay, non sono turbata. Ho chiesto a Mantasse di aiutarmi con la ricerca di alcune rovine, mi ha aiutata anche Hickaru."

Da druidjah a druidjah, il Sapere viene Custodito.

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Ci sedemmo vicine e prese a raccontarmi tutto, anche del relativo ordine che vide rispetto a quanto era abituata nelle biblioteche del Doriath.

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"Che si parli di un abitande di Ondolinde o di quelle rovine di un tempo, beh, non è molto chiaro. Un Tòr si fece corrompere da una Selèr e ne risultò prossimo alla non morte. Ma con quel potere prese a cacciare senza tregua i Minotauri. Probabilmente rasentò la pazzia e iniziò a vedere nemici in Istari e Sacerdoti. La Collettività comprese quel che stava accadendo...
Vedi Aja, le informazioni sono diverse e non tutte collegate tra di loro. Sono anche frammentate e confuse sia qui che nel Doriath, ma quel che sto cercando non sono in particolare guerre o spargimenti di sangue che si sono verificati in questi anni attorno a quelle rovine.
La morte nutre la terra, ed il ciclo continua.
Penso vi sia qualcosa di molto più antico, al di la dei testi scritti che ad ora possiamo leggere tutti.
Qualcosa dei primordi di queste terre, qualcosa che quelle rovine possono raccontare, qualcosa che ha influenzato gli eventi attorno.
Ma non posso negare la curiosità nel fatto che nessuno ricordi nulla, come se fossero lì da sempre e basta.
Dalle terre atane al Doriath, passando per paludi maleodoranti, monti e ghiacci, sembra che diversi individui abbiano mostrato interesse per quelle rovine note come Rovine di Falmalonde."


Tagliò a breve li il discorso, certa che a breve lo avrei condivo son i druidjah della baita. Non c'era altro da dire probabilmente.

"Penso sia il caso di scrivere qualche missiva. A volte i druidjah hanno anche delle risposte!"

Sorridemmo entrambe, con un filo di amarezza.

"Ma dimmi Aja, tu come stai qui?"

Quella domanda mi prese di petto.
Rimasi silente finchè Haramiel inclinò appena il capo come per capire se fossi ancora presente.

"B-b-bene?"

Difficilmente l'Elfa fa trasalire qualche espressione, ma si accigliò.

"Voglio dire...aiuto i viandanti, fornisco loro il necessario se ne hanno bisogno, armature. Così ho voluto, grazie ad Ella"

"Non ti piacerebbe farlo anche altrove?"

Rimasi in silenzio, ma i mi miei occhi stavano luccicando di emozione.
Haramiel accennò un sorriso.

"Slan leat Aja, li c'è ancora della polvere."

"S-s-slan leat."

By Haramiel
#25507
Da settimane avevo mandato missive a Tòr Galuneth e Selèr Fanie, senza ricevere risposta alcuna.
Gli avvenimenti erano recenti, e la ferita lasciata agli Eldar dai Naucor era profonda.

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Decisi di continuare le mie ricerce, ove ogni Sapere di Arda è custodito.
Spesso era più celere una ricerca nei luoghi più disparati sia di Arda che di Ankor Drek che li.

Tutto era tenuto catalogato e perfettamente organizzato da diversi Drudjah.
Il problema era la quantità.

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Guardai a destra e sinistra: i piccoli fuochi tremolavano illuminando le pagine che stavo sfogliando e tutto attorno le ombre si muovevano come indicato dalle fiammelle.

Feci un profondo espiro e mi alzai diretta all'uscita.
Bastò un cenno a Sawyer: aveva capito che era tutto da sistemare.
Mi dispiacque, però era il modo migliore per preservare la sistemazione di tutti quei rotoli.

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Abituai la vista velocemente alla luce dell'aria aperta, notando delle foglie danzare per poi adagiarsi sullo specchio d'acqua.
Quando il vento smuove le foglie crea dei vortici che non si possono smettere di fissare ed il loro moto armonioso, quando compreso, aiuta ad aprire gli occhi.

Presi a camminare prima lentamente e poi a passo accelerato.

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I miei movimenti erano veloci tra quei rami e quegli alberi, come in una danza, fino ad arrivare alla piana dove il vento soffia forte e libero.

Aprii le braccia ed era come volare...lontana da Città, Imperi, Villagi e anche dai Drudjah!

Libera da ogni pensiero, mi feci trasportare fino ad appesantire nuovamente il mio passo imbattendomi in quelle rovine che custodivano un segreto.

Il vento si calmò.

Qui è ricordato il simbolo degli eventi di cui non parlano.

Non si può negare che qualcosa venga dimenticato, ma nemmeno che possa essere solo gelosamente custodito e noi Drudjah ne sappiamo qualcosa.

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Indipendentemente dai motivi che vincolano alcune scelte, capii che dovevo allargare la mia visione e torvare le informazioni altrove fiduciosa nel Disegno di Ella.

Era tempo di tornare alla fatica della forgia.
By Haramiel
#26455
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...Naàmarie...
...Quel kaima...

Quel cofanetto con sette tomi, quel lavoro cosi pieno di dedizione e passione mi era stato donato.
Lo abbracciavo, tenendolo stretto mentre le nebbie si dissipavano al mio passo.
Percorrevo il Sentiero guardinga.

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Ricerche che avevano preceduto me e tutti quelli che avevo coinvolto... almeno fino a questo giorno.
Ipotesi e studi erano il lascito di Istari che non erano stati dimenticati ed ora il loro Sapere verrà anche custodito.

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Solo quando il disegno di Arda sarà rivelato inizieranno a sciogliersi i nodi ed i dubbi ad avere un destino.
By Haramiel
#30466
20 Nembonume 284 secondo la conta Imperiale.

Ricordo ancora l’affanno del messaggero che mi cercava alla Baita delle terre Immortali, quasi pronto a stramazzare a terra.
Non servì a nulla cercare di dargli almeno da bere: doveva consegnarmi una missiva, un avviso da Valinor prima di ogni altra cosa.
Raramente la fretta accompagna gli eldar, e quando lo fa non va sminuita.
Presi il rotolo finemente sigillato, facendo cenno a Chardien di aiutare il messaggero.

Ruppi il sigillo, con difficoltà, tastando il rotolo come se le mie dita non ne sentissero bene la trama: la fatica alla forgia stava emergendo.
Con passo leggero e veloce, mi voltai aprendo la porta richiamando gli altri drudjah puntando un brevissimo messaggio lì vicino: orde di Minotauri si apprestavano a sfondare le bianche porte della Silala.
Ogni forma di aberrazione di quella Corte si stava per abbattere su Valinor.

La preparazione di tutti i presenti è stata frettolosa, e come il vento ci recammo alle bianche mura dove ogni Eldar era presente e unito, pronto a difendere Hilldoriath.

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Ridestati, capi, sciamani, guerrieri… ogni sorta di Minotauro si stava abbattendo su di noi e quella era solo la prima orda: non avremmo resistito a lungo ed in cuor nostro lo sapevamo tutti.

Il clangore della battaglia echeggiava tra gli alberi aprendosi verso le mura dove il sangue si spargeva ovunque.


Ad un certo punto, mi ritrovai a terra, sbalzata da una di quelle enormi bestie aberranti e le vidi: due colonne, due steli, con incisioni che venivano erette oltre i cancelli.

Non ricordo quale fosse l’ultima ondata, ma ricordo chiaramente gli Istari pronunciare parole arcane, risonanti tra di loro all’unisono come a formare un'unica armonia.

I Valinorim ci chiamarono tutti verso i cancelli, oltre quelle due strane colonne che iniziano a vibrare, potevo percepire l’Essenza come ogni Drudjah in quel momento.

Il Canto degli Istari non si fermava.

Eravamo intrappolati in una piccola gola, ma non ci accadde nulla: la violenza della carica dei nemici del Doriath si arrestò a un passo dalle nostre vite cosi come un onda si infrange sullo scafo di una nave.
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Le bestie perdevano bava, la furia era palese, ma si spezzava come i loro corni su quella barriera.
Il loro odio incalzava, ma non poterono fare nulla, se non ritirarsi lasciando le carcasse del loro branco immondo.

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L’Argur Mythras En'Celebrian non comprendeva a pieno quanto avessero fatto quelle Colonne, ma non sembrava nemmeno totalmente all’oscuro.

La Valle Feconda era protetta ora più di prima da una magia antica.

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I drudjah aiutarono a prendersi cura dei feriti, ma io, come gli altri Eldar, ero totalmente serafica in quel momento con lo sguardo incollato alle colonne.
Il suono del vento smosse le fronde: Arda portò la mia attenzione agli Eldar che parlavano.

Discussero di cose alquanto interessanti, tra cui la non chiara provenienza di quelle steli, rinvenute nel Doriath in seguito al franare di una Montagna. Durante le vicende di Falmalonde a quanto sembra.
Potrei personalmente definirli artefatti di un tempo remoto e mi piace pensare che siano un lascito degli Yiu.

Chiudo quanto accaduto in questa data elencando quanto raccolto dai loro discorsi: Drudjah, gli Equilibri sono in fermento e si ristabiliranno, ma stiamo in guardia.

Per prima cosa...

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